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Maria Lucia Riccioli

~ La Bellezza salverà il mondo (F. Dostoevskij).

Maria Lucia Riccioli

Archivi Mensili: febbraio 2018

Jane Austen a Sortino!

28 mercoledì Feb 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura

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Tag

16 dicembre 1775, 1° I.C. ''G.M. Columba'', A corto di libri, Alessia Lorefice, Bath, Biblioteca Comunale ''Andrea Gurciullo'', CineTeatro Italia, Donatella Motta, Emma., Giusi Norcia, I doni degli dei, Jane Austen, L'abbazia di Northanger, Lady Susan, Letteratu, Letteratura, Lisa Manca, Lucy Worsley, Mansfield Park, Maria Lucia Riccioli, Maria Sequenzia, Michelle Messina Reale, Northanger Abbey, Orgoglio e pregiudizio, Persuasion, Persuasione, Pier Paolo Pasolini, Pride and Prejudice, Qualcosa da dirti, romanzo epistolare, Sanditon, Sara Pascoe, Sense and Sensibility, Sortino. Comune di Sortino, Steventon, The Guardian, The Watsons, Verbavolant edizioni, Volume the First, Volume the Second, Volume the Third

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Incontro letterario-musicale al CineTeatro Italia a Sortino. L’evento è organizzato dal Comune di Sortino in collaborazione con la Biblioteca Comunale ”Andrea Gurciullo” e il ”1° I.C. ”G.M. Columba”.

https://allevents.in/provincia%20di%20siracusa/vi-presento-jane-austen/762078164002188

Uno splendido evento che coniuga comunità, scuola e cultura… grazie a Maria Sequenzia e Lisa Manca, oltre che alla Commissione cultura del Comune di Sortino, sindaco Vincenzo Parlato.

L’evento Facebook…

https://www.facebook.com/events/762078164002188/

 

Io e la pianista Donatella Motta siamo felici di riproporre il recital che ha debuttato lo scorso 11 luglio a Canicattini Bagni (SR)…

Ecco un flashback per chi se lo fosse perso… insieme ad altro materiale austeniano!

(Vedi anche il numero de LA CIVETTA DI MINERVA uscito il 30 giugno 2017).

Una splendida esperienza austeniana inserita in questo festival…

Risultati immagini per canicattini + austen

La Biblioteca Agnello ha organizzato interessanti attività per i bambini e gli adulti per un’estate all’insegna del divertimento e dei grandi temi culturali.

MARTEDÌ 11 LUGLIO
• ore 18.30: Aperitivo letterario musicale con Jane Austen, voce narrante Maria Lucia Riccioli, accompagnamento musicale Donatella Motta
MARTEDÌ 18 LUGLIO
• ore 16.00: Un’estate da giocare
GIOVEDÌ 3 AGOSTO
• ore 18.30: Aperitivo letterario con Pierpaolo Pasolini raccontato attraverso i colori e le fotografie, voce narrante Alessia Lorefice
VENERDÌ 11 AGOSTO
• ore 18.30: Presentazione del libro I doni degli Dei di Giusi Norcia, Verbavolant Edizioni.
• Proiezione del cortometraggio Qualcosa da dirti, vincitore premio “A corto di libri”
MARTEDÌ 22 AGOSTO
• ore 16.00: Un’estate da giocare

Duecento anni e non sentirli…

Sono trascorsi duecento anni da quel 18 luglio 1817, quando morì la grandissima scrittrice inglese Jane Austen.

Come vedete, la Biblioteca di Canicattini Bagni (SR) all’interno della propria programmazione estiva ha inserito un omaggio a Jane Austen!

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Aperitivo letterario musicale con Jane Austen, voce narrante Maria Lucia Riccioli, accompagnamento musicale Donatella Motta.

L’omaggio a Jane Austen, nel secondo centenario della sua morte, è un evento a ingresso libero rivolto a tutti gli appassionati della Austen.
Se volete rivivere le parole di una delle più grandi scrittici della storia della letteratura non potete farvi sfuggire questa serata all’insegna della cultura e della figura femminile.

Un aperitivo concluderà l’incontro

Info
3343418435

https://www.facebook.com/events/687756681396678/?acontext=%7B%22ref%22%3A%2222%22%2C%22feed_story_type%22%3A%2222%22%2C%22action_history%22%3A%22null%22%7D&pnref=story (ecco l’evento Facebook)

Ecco qualche foto e un video del bellissimo pomeriggio letterario all’insegna delle eroine austeniane!

Grazie davvero alla dottoressa Paola Cappè per aver realizzato il nostro sogno… quello di omaggiare Jane Austen leggendo qualcuna delle sue pagine e immergendoci nell’atmosfera musicale dell’epoca Regency…

Maria Lucia Riccioli voce narrante e Donatella Motta pianista protagoniste alla Biblioteca Agnello di Canicattini Bagni per l’omaggio a Jane Austen.

Ieri pomeriggio una fantastica rilettura di Jane Austen realizzata da Maria Lucia Riccioli accompagnata al pianoforte da Donatella Motta.
Interpretazione originale , interessante , coinvolgente,
Bravissime !!!!

SILENT WORSHIP, di G.F. Haendel… quale pezzo migliore per parlare di EMMA?

Ringrazio della presenza Tiziana Urso (le amiche di Facebook esistono davvero e vengono a trovarti! Molto orgogliosa, ma con pochi pregiudizi 😉 ) e Maria Sequenzia, oltre ai meravigliosi ragazzi del servizio civile…

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E adesso altro materiale che mi riguarda a proposito di una delle mie autrici del cuore…

http://www.letteratu.it/2013/12/16/lady-susan/

Su LETTERATU abbiamo ricordato la grandissima Jane Austen con la mia recensione di LADY SUSAN, romanzo epistolare giovanile della scrittrice, nata il 16 dicembre 1775.

E poi, tanto per rinfrescarci la memoria, un articolo mio dell’anno precedente:

IL COMPLEANNO DI JANE

La canonica era immersa nel silenzio. Il verde pendio sul retro della casa era una coltre buia e fredda.

La ragazza rabbrividì e ravvolse la coperta più strettamente sulla vestina da notte.

Ancora poche ore e il sole sarebbe sorto sul giorno del suo compleanno.

Riusciva quasi a vederli, il babbo e la mamma, sorpresi ma non troppo di trovarla alzata di buon mattino, pronti a darle il bacio d’augurio. Cassy avrebbe fatto un pudding o una delle sue torte fantasia. E la giornata sarebbe trascorsa così, tra una canzone al pianoforte, uno scherzo dei suoi fratelli, le faccende domestiche, il sermone di papà ancora da scrivere, la casa da preparare per i giorni di festa di là da venire. Bel giorno, il 16 dicembre, per venire al mondo. Troppo freddo per uscire e il Santo Natale alle porte.

Un tempo ideale per leggere. Finirò Gilpin. O meglio la Barney.

Ma non si era alzata per terminare l’ennesimo libro.

I quaderni reclamavano la sua attenzione.

Intinse la penna nella boccetta d’inchiostro e per un tempo indefinito – si fece giorno, il sole filtrò dalla siepe e batté alla finestra per augurarle buon giorno e buon compleanno, il reverendo Austen la vide intenta a scrivere e le carezzò la testa prima di abbracciarla – non ebbe più freddo né sonno, né riuscì a pensare al ballo di Natale o alla torta di Cassandra, alla mamma che le avrebbe rimproverato l’alzataccia.

Era a Lesley Castle, riviveva le avventure di “Love and Freindship”, palpitava per Catherine. Riandava con gli occhi e la mente ai suoi primi imparaticci e affrontava i nodi delle nuove storie.

Aveva iniziato per divertire se stessa, Charles e tutti gli Austen, e non aveva intenzione di smettere.

ACQUISTATE IN EDICOLA “LA CIVETTA DI MINERVA” DEL 30 GIUGNO!

TROVERETE ANCHE UN MIO ARTICOLO SULLA AUSTEN…

Due parole sulla Biblioteca “Giuseppe Agnello” di Canicattini Bagni (SR)…

L’evento su Jane Austen è stato fortemente voluto dalla dottoressa Paola Cappè, impegnata nel diffondere l’amore per i libri e la lettura (basti pensare alla recente premiazione al Salone del Libro di Torino nella sezione soggetto della nona edizione di A corto di libri del corto Qualcosa da dirti di Francesco Cultrera girato proprio nella biblioteca Agnello di Canicattini Bagni.

Ecco il link al video…

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjD2-7ukfnUAhXIKlAKHftdBFsQtwIINDAC&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DqMgN8PiKaNo&usg=AFQjCNEbcSHnKxK2oV2gGMgZu2YTLxbGwg

Let’s play…

Trovate 25 residenze citate dalla Austen nei suoi romanzi…

Ed ecco la locandina di PRIDE AND PREJUDICE con Keira Knightley.

Risultati immagini

Un suggerimento che devo a Michelle Messina Reale, thanks dear!

https://www.theguardian.com/books/audio/2017/jul/18/sara-pascoe-and-lucy-worsley-on-jane-austen-books-podcast

LA CIVETTA DI MINERVA del 16 febbraio 2018

18 domenica Feb 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica, scuola

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articoli, articolo, Bab el Gasus, cultura, Deir-el Bahari, Franco Oddo, giornale, giornali, inchiesta, La Civetta di Minerva, La porta dei sacerdoti, Maria Lucia Riccioli, Marina De Michele, Musées Royaux d’Art et d’Histoire di Bruxelles, news, Premio Mario Francese, scrivere, Siracusa, Sistema Siracusa, Teodoro Auricchio

Oltre al fatto che il nostro giornale è finito su Wikipedia… https://it.m.wikipedia.org/wiki/Roberto_Disma (sì,due miei articoli sono citati…) ecco il nuovo numero del giornale bisettimanale LA CIVETTA DI MINERVA!

 
Sostieni il nostro impegno: chiedilo in edicola. Per te è solo un euro, per noi un grande aiuto, per la realtà sociale un mezzo di informazione libero, unico e originale. Non fermiamo le poche voci che sono svincolate da chi decide cosa e quando bisogna sapere. L’informazione è potere. Riappropriamoci della capacità di avere un nostro strumento d’informazione. Ti aspettiamo!
Non solo… LA CIVETTA DI MINERVA twitta pure!
Ecco il link ai miei ultimi articoli usciti sul cartaceo e poi confluiti nel sito…
http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=2863:restauratori-vengono-a-specializzarsi-qui-da-tutto-il-mondo&catid=17&Itemid=143

Fila ininterrotta di visitatori alla mostra dei sarcofagi egizi. Il professor Teodoro Auricchio (Istituto Europeo del Restauro): “Il restauro è un lavoro di équipe”. L’effetto sui minori: dopo la visita, un bambino è ritratto come un Egizio dalla sorella

La Civetta di Minerva, 19 gennaio 2018

Prosegue ancora, fino al 15 aprile 2018, la mostra egizia “La porta dei sacerdoti – I sarcofagi egizi di Deir-el Bahari” presso l’ex monastero e Chiesa di Montevergini in Ortigia.

Grande il successo di pubblico per questa che è molto più di un’esposizione: secondo le nuove tendenze della valorizzazione dei reperti, la fruizione è unita al contatto con i restauratori grazie alla futuristica cabina che permette di vederli al lavoro su questi antichi manufatti di legno – spesso composti di diversi pezzi assemblati data la cronica mancanza di legno in Egitto –, limo, creta, poi dipinti con scene figurative e non solo geroglifici tratti dal Libro dei Morti come nella XXVI dinastia.

Si tratta di pezzi unici e rarissimi a dominante giallo ocra, provenienti dalla Collezione Egizia del Musées Royaux d’Art et d’Histoire di Bruxelles ed appartenenti ad un periodo poco conosciuto della civiltà egizia, il terzo periodo intermedio, corrispondente alla XXI Dinastia (1070-900 a.C.). Provengono dal Secondo Nascondiglio di Deir el Bahari, comunemente conosciuto col nome moderno di “Bab el Gasus” che significa “La Porta dei Sacerdoti”, da cui il titolo della mostra. La tomba collettiva, scoperta casualmente nel 1891, comprendeva non meno di 450 sarcofagi ed un numero incalcolabile di suppellettili funerarie (splendidi gli ushabti, le statuette che avrebbero fatto da servitori ai defunti).

Il lavoro affascinantissimo di datazione – per vari motivi la tomba venne svuotata senza che se ne disegnasse una mappa precisa, che avrebbe permesso di collocare meglio nel tempo mummie e sarcofagi – e restauro ci viene raccontato non solo con competenza ma anche con signorile gentilezza dal professor Teodoro Auricchio dell’Istituto Europeo del Restauro: “Nel momento in cui restauriamo, proponiamo gli interventi. A questo punto si riuniscono i conservatori e i restauratori e si discute per decidere una linea comune: ad esempio, togliere tutto quanto non era originale, le integrazioni alle lacune… La diagnostica (a raggi infrarossi, ultravioletti) continua anche durante l’intervento. È un lavoro di équipe (esperti di diagnostica, restauratori, egittologi) e la comunicazione tra i portatori di diverse competenze è continua. Oltre ai miei due collaboratori, i restauratori, che vengono a specializzarsi qui, provengono un po’ da tutto il mondo (Taiwan, India, Galles, Bulgaria…)”.

Il professore ci ha illustrato non solo i reperti in mostra ma anche le tecnologie utilizzate per restaurarli, come gli occhiali che permettono al restauratore sia la visione normale che quella modificata, che offre a chi guarda la visione ad infrarossi e ultravioletti e quindi le risultanze di Tac, radiografie, analisi fisiche e chimiche (sui pigmenti, la composizione dei legni, la struttura, le parti moderne di raccordo…), oltre che filmare quanto si sta operando.

Scoperta nella scoperta, questi sarcofagi sono delle vere e proprie capsule del tempo: un biglietto da visita dell’Ottocento, rimasto nascosto all’interno di uno dei reperti, porta il nome di Armand Bonn. Il tempo dischiude i suoi portali e ci catapulta fino all’8 febbraio del 1864, quando la mano dell’esperto in “riparazioni invisibili” pensò di immortalare il proprio lavoro e di lasciare un messaggio ai restauratori del futuro: chissà che il lavoro del professore e della sua squadra non rivelino altre sorprese…

Emozionante anche leggere i nomi delle cantatrici di Amon, ammirare una stele dell’epoca di Tutmosi III, le corone di fiori che erano posate sulle mummie di Ramses II e Seti I o il papiro che ci racconta la storia del processo a quello che chiameremmo un “tombarolo”: testimonianze uniche che ci riportano ad un passato remotissimo che si rende presente ai nostri occhi interessati e stupiti.

La mostra prevede sconti particolari e “offerte” pensate per i gruppi, le famiglie, le scuole e in particolare (com’è avvenuto per l’Epifania) per i bambini: la mascotte Mumy – raffigurata nelle didascalie durante il percorso dedicato ai più piccoli con attività e testi dedicati – il 6 e 7 gennaio scorsi ha donato ai bambini presenti alla visita guidata offerta dal museo dei dolci offerti dalla pasticceria Condorelli.

Ecco le impressioni di Paolo, dieci anni, che è stato ritratto in vesti di Egizio con tutta la famiglia dalla sorellina Miriam, otto.

Cosa ti è piaciuto di più della mostra?

“I sarcofagi della diciannovesima dinastia, perché erano più antichi e più poveri di quelli della ventesima e ventunesima”.

Ti ha fatto impressione la mummia del bambino? (Non appartiene ai sarcofagi ritrovati, ma è stata inserita per completezza espositiva).

“Sì, tanto”.

E cosa ne pensi del professore?

“Molto intelligente e molto informato su un sacco di cose, infatti ha dato una spiegazione molto dettagliata”.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=2834:fake-news-fattoidi-e-fiction-specie-i-minori-indifesi&catid=15:attualita&Itemid=139

Don Fortunato Di Noto ammonisce i genitori e la scuola a vigilare su ciò che i ragazzi fanno con smart phone e computer

La Civetta di Minerva, 15 dicembre 2017

Stimolata da un’indagine social del professor Massimo Arcangeli, docente di linguistica italiana ed ex-preside della facoltà di lingue e letterature straniere presso l’Università degli Studi di Cagliari, rifletto insieme a voi lettori sullo statuto di verità che chiediamo alle cose, all’informazione, all’entertainment, alla letteratura e all’arte in genere.

Una delle espressioni dell’anno che sta per concludersi è certamente “fake news”, che fa il paio con la nostrana “bufala” e il trio con “fattoide”, notizia priva di fondamento, ma diffusa e amplificata dai mezzi di comunicazione di massa al punto da essere percepita come vera: sarebbe imminente un pronunciamento del nostro Parlamento per arginare il fenomeno della diffusione in rete di informazioni e notizie false – postate più o meno artatamente –, ma è bene che scuola e famiglia, specie per proteggere i minori in rete, si attivino per insegnare a bambini e ragazzi a navigare su Internet in maniera consapevole (e comunque resta valido e semmai si rafforza l’invito di associazioni come Meter e di esperti come Don Di Noto a vigilare sui minori che utilizzano sempre più smartphone e computer e a non postare immagini e video dei propri figli, dato l’uso sconosciuto e spesso criminoso che di tali dati può essere fatto, specie in un’ottica di lotta contro la pedofilia).

Attenzione dunque sia alle notizie non verificate – spesso basta una rapida conferma da parte di un motore di ricerca, sia per i testi che per le immagini o i video –, ma in effetti ci sarebbe da fare un lungo discorso sugli statuti di verità. Passiamo, nell’arco della stessa giornata, dall’indignazione contro le fake news (che comunque spesso sono trappole per gonzi: la storia e la letteratura ci riportano innumerevoli casi di notizie non verificate, veri e propri specchietti per le allodole) alla fame di reality, un vero e proprio genere a sé stante in cui di reale c’è ben poco (ci si domanda se le gesta di starlette e giovanotti alla Ken, di freak e gente in cerca di quindici minuti di notorietà siano davvero reali: non è vero ma ci credo, verrebbe da dire, allora dov’è la reality?), alla mai troppo deprecata tv verità: c’è chi sulla televisione del dolore, delle lacrime in diretta, delle riunioni familiari, dei casi umani, ha costruito una carriera.

E non è finita: le cosiddette fiction – a parte l’invasione degli anglismi, non si comprende cosa distingua gli sceneggiati di un tempo da film in due-tre puntate con attori improbabili e sceneggiature copiaincollate da analoghi prodotti d’oltralpe e oltreoceano detti fiction – dal latino fictio, finzioni dunque, recite – in cui spesso “il riferimento a fatti, persone, luoghi e avvenimenti reali è puramente casuale” (formula che può evitare querele, ma dietro cui si nascondono cinquantine di sfumature di verità). A fictional (che nel mondo anglosassone riguarda poesia e narrativa, contrapposte alla saggistica, che è appunto non fictional) di recente si contrappone factual: tale è stata definita una trasmissione con Roberto Saviano per il prevalere di situazioni reali, romanzate solo per esigenze di copione. Insopportabili poi le classiche domande su libri e film: “Ma è una storia vera? È veramente successo?”, che annulla secoli di pratica e teoria artistica e letteraria su reale, naturale, vero e trasfigurazione artistica.

Dato che spesso la confusione linguistica è indice di confusione concettuale, abituiamoci a riflettere sul gradiente di realtà di quanto proponiamo e ci viene proposto per una comunicazione ed informazione, oltre che espressione, più consapevole; rafforziamo il lavoro della scuola, che come obiettivo non solo didattico si propone quello di formare giovani adulti dallo spirito critico; battiamoci per la valorizzazione della ricerca e, nel campo dell’intrattenimento, per contenuti più formativi e meno banalmente massificati, altrimenti, dato che nel 2018 dovrebbe essere inammissibile contraddire millenni di scienza con affermazioni sulla Terra piatta o gravidanze ai limiti dell’alieno, non dovremo più stupirci di gruppi di “mamme pancine et coetera” o di “Earth flatters”, concentrati di fake news, fattoidi, bufale, purtroppo non fictional ma factual.

 

 

 

 

 

 

 

Ancora una volta una giornalista uccisa per le sue indagini

MARIA LUCIA RICCIOLI
Venerdì, 17 Novembre 2017 11:32
Daphne Caruana Galizia, mezz’ora prima di morire, scrisse: “A Malta c’è corruzione ovunque”. Un quotidiano americano l’aveva definita “una delle 28 persone che stanno formando, scuotendo e agitando l’Europa”.

 

La Civetta di Minerva, 3 novembre 2017

Si allunga la lista dei martiri della parola. È di pochi giorni fa la terribile notizia della morte di Daphne Caruana Galizia, giornalista e blogger maltese la cui colpa è stata quella di usare l’arma della penna e della tastiera contro intimidazioni e bombe per indagare sulla corruzione che a Malta sembra dilagare come un cancro che metastatizza nell’affarista e forse complice Europa.

Laureata in archeologia, madre di tre figli, è stata una firma regolare per The Sunday Times e redattrice associata per The Malta Independent, oltre che direttrice della rivista Taste & Flair.

Curava un popolare e controverso blog dal titolo Running Commentary, contenente segnalazioni investigative; diverse le battaglie legali dovute proprio alla pubblicazione di post su magistrati e leader politici ed importanti le sue rivelazioni sulla corruzione e la mancanza di trasparenza a Malta. Il quotidiano americano “Politico” ebbe a definirla come una delle “28 persone che stanno formando, scuotendo e agitando l’Europa”.

Minacciata di morte – dopo aver sostenuto che una società panamense fosse di proprietà della moglie del primo ministro Muscat e aver criticato Delia, leader dell’opposizione nazionalista –, Daphne Caruana Galizia è rimasta uccisa lo scorso 16 ottobre nell’esplosione di un’autobomba.

Unanimi e di circostanza i cori di condanna dell’accaduto ma diversa è la posizione della famiglia: in un messaggio su Facebook uno dei figli della donna –  giornalista appartenente all’International Consortium of Investigative Journalists – ha mosso forti accuse contro le autorità di Malta, in cui Stato e crimine organizzato sarebbero indistinguibili, responsabili e complici a suo dire dell’assassinio della madre.

Sospeso dal servizio e indagato un sergente di polizia maltese per il commento all’omicidio della giornalista in cui ha affermato che «Tutti hanno quello che si meritano, merda di vacca. Sono felice».

Al di là di questo e del prosieguo delle indagini – coinvolta anche l’FBI –, colpiscono le ultime parole scritte da Daphne Caruana Galizia sul suo blog mezz’ora prima della morte: “There are crooks everywhere you look now. The situation is desperate” (“Ora ci sono corrotti ovunque guardi. La situazione è disperata).

Non meno toccanti – sia dal punto di vista personale che da quello deontologico: cosa possono le parole di una giornalista coraggiosa contro quella che è stata definita la “cleptocrazia” del Mondo di Mezzo, il potere occulto che viene a patti con la malavita organizzata per tenere in piedi un impero basato sulla corruzione? – le parole del figlio di Daphne Caruana Galizia: «Mia madre è stata uccisa perché si è messa tra la legge e quelli che cercavano di violarla, come molti bravi giornalisti. Ma è stata colpita perché era l’unica persona a farlo. È questo quello che succede quando le istituzioni sono incapaci: l’ultima persona rimasta in piedi è spesso una giornalista. Il che la rende la prima persona a essere uccisa».

Ricordiamo ai lettori che nei primi 273 giorni del 2017 l’Osservatorio Ossigeno ha documentato minacce a 256 giornalisti ed ha inoltre ha reso note minacce ad altri 65 giornalisti per episodi degli anni precedenti conosciuti dall’Osservatorio solo di recente; dietro ogni intimidazione documentata dall’Osservatorio almeno altre dieci resterebbero ignote perché le vittime non hanno la forza di renderle pubbliche.

Questo dovrebbe farci riflettere sul lavoro dei giornalisti, profeti disarmati del nostro tempo, sentinelle contro abusi e corruzione, spesso voce di chi non ha voce.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=2718:nella-tv-di-padre-pio-tv-puntata-sul-reliquiario-del-santuario&catid=69&Itemid=200

Nella tv di Padre Pio tv puntata sul reliquiario del SantuarioEmail

MARIA LUCIA RICCIOLI
Categoria: Chiesa e dintorni
Martedì, 21 Novembre 2017 13:12
Per la prima volta la teca che contiene le lacrime della Madonna, prodigio avvenuto a Siracusa nel 1953, viene accolta in uno studio televisivo. Testimoni e studiosi narrano l’evento

La Civetta di Minerva, 3 novembre 2017

«Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti» (Mt 10, 27). Non c’è forse citazione biblica migliore per parlare dell’annuncio della parola di Dio attraverso i media: i “tetti” del Vangelo di Matteo ci richiamano quelli contemporanei, fitti di parabole e ripetitori che trasmettono in ogni parte del globo parole, immagini, suoni. E che possono diventare strumento sempre nuovo di diffusione di contenuti culturali e spirituali, di riflessione sui valori non solo confessionali ma latu sensu umani.

Per la prima volta il reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa viene accolto in uno studio televisivo: presso gli studi di Padre Pio tv è stata registrata una puntata speciale della trasmissione “Nella Fede della Chiesa” con la presenza del prezioso reliquiario. La puntata è andata in onda Martedì 31 Ottobre alle 16 ed in replica Mercoledì 1 alle 8:45, Giovedì 3 alle 13:45 e Venerdì 4 alle 22:45 al canale 145 del digitale terrestre, 852 di Sky e 445 di TvSat. Appuntamento speciale, quindi, per i santi e i defunti con la presenza del prezioso reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa – ricordiamone l’autore, Biagio Poidimani, che lo realizzò nel 1954 in oro, argento e pietre preziose, rappresentando Santa Lucia e San Marciano, il primo vescovo di Siracusa, San Pietro e San Paolo, oltre a quattro angeli che custodiscono l’urna di vetro con la fialetta contenente le lacrime.

In studio, Don Francesco Cristofaro, mentre ad accompagnare la reliquia e a spiegare l’evento prodigioso della lacrimazione del 1953 Don Raffaele Aprile– che ha anche recitato una sua poesia in onore della Madonna delle Lacrime, “quella metà di cielo che parla di salvezza”, oltre che a spiegare teologicamente il significato del prodigio – e la dottoressa Concita Catalano, che ha spiegato al pubblico quali analisi vennero compiute all’epoca dalla commissione medica appositamente istituita per accertare la veridicità del fenomeno, con l’ausilio di immagini e filmati – toccante anche dal punto di vista umano la vicenda del dottor Cassola, il cui contatto con le lacrime da esaminare trasformò profondamente la sua vita di uomo e di medico.

Significativa anche la coincidenza della presenza delle reliquie di Giovanni Paolo II in Santuario: papa Wojtyla, devoto della Madonna delle Lacrime, nel novembre del 1994 ne consacrò il santuario durante la storica visita a Siracusa; il pontefice polacco, maestro di comunicazione, ha dedicato scritti, riflessioni e interventi sul ruolo dei media nell’apostolato e nell’ottica dell’unità della famiglia umana.

Incastonate in un artistico reliquiario opera del maestro Gulino – in Basilica è possibile anche ammirarne anche altri pregevoli manufatti – le reliquie di Wojtyla hanno richiamato un buon numero di fedeli devoti di questo Santo della nostra contemporaneità.

 

Interessante mostra documentaria su 400 anni di vicende femminili. Non solo aborti, stupri e delitti ma anche testamenti e figure storiche. Donne dalle condizioni socioeconomiche diverse, donne dalle storie variegate, donne da conoscere e ricordare

La Civetta di Minerva, 19 maggio 2017

Sarà visitabile fino al 31 maggio 2017 – quindi anche durante l’Infiorata – nei saloni espositivi di Palazzo Impellizzeri, sede della Sezione di Noto dell’Archivio di Stato di Siracusa, la mostra documentaria ”Storie di donne nei documenti d’archivio”.

L’esposizione, inaugurata a marzo con un evento teatrale suggestivo, l’emozionante performance delle artiste Chiara Spicuglia, Rina Rossitto e Miriam Scala, che hanno dato respiro e anima con “Voci di donne” a Gaetana Midolo, Marianna Ciccone e Franca Viola, accompagnate dal gruppo dei ragazzi del S.Cuore –,  è stata realizzata utilizzando la documentazione proveniente da vari fondi archivistici: fascicoli processuali della Gran Corte Criminale, atti notarili, atti dell’Università di Noto e Prefettura, tutti documenti riferiti a vicende e figure femminili del nostro territorio vissute nell’arco di quattrocento anni.

Regestazione ed allestimento della mostra sono stati curati dalle archiviste della Sezione di Noto, Giuseppina Calvo e Anna Lorenzano, con la collaborazione di Maria Teresa Azzarelli. Coordinatore della mostra è Concetta Corridore, direttore dell’Archivio di Stato di Siracusa. Importante anche il contributo di Salvatore Zuppardo, che ha realizzato la brochure esplicativa dell’esposizione.

Il visitatore sarà suggestionato da tante voci provenienti dal passato: quella del charaullo – meraviglia lessicale per una tradizione tipicamente siciliana – che motus amore divino perdona la moglie adultera nel 1551, quella di Eleonora Nicolaci che parla attraverso il proprio testamento, quella del letterato e scienziato avolese Giuseppe Bianca che ringrazia la poetessa e patriota netina Mariannina Coffa per il dono della sua pubblicazione “Nuovi Canti” (1859)…

Interessante notare anche il progresso della condizione femminile (vedi il documento sull’Unione donne italiane ad esempio) nell’ambito dell’istruzione e dell’introduzione alle professioni.

Toccante leggere l’atto di nascita di Gaetana Midolo, che morì appena quindicenne nel rogo della fabbrica newyorkese “Triangle Waist Company”: insieme a tante altre operaie, sfruttate e sottoposte a condizioni di lavoro disumane, è una delle “camicette bianche” la cui vicenda ha dato origine alla tradizione dell’8 marzo e che è stata studiata da Ester Rizzo (il volume sulle ricerche della studiosa è edito da Navarra editore e ha permesso di dare un nome e far intitolare vie ed altri spazi pubblici alle operaie, 24 delle quali siciliane, morte nell’incendio della fabbrica di camicie).

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Riempite strade, piazze, cortili e chiese con note di armonia, canti, musica. Questa edizione dedicata a Salvatore Di Pietro, l’anno prossimo a Corrado Carbè

La Civetta di Minerva, 24 marzo 2017

Domenica 19 marzo, in occasione della Festa mondiale della poesia ad Avola, declinata in due giorni speciali tra Avola e Noto, si sono concluse la quindicesima edizione di “Dalle otto alle otto” e la sesta edizione di “Libri di-versi in diversi libri” dedicata a Salvatore Di Pietro: Carlo Sorgia, Alessandra Nateri Sangiovanni e Maria Pia Vido si sono classificati rispettivamente al primo, secondo e terzo posto in quella che non è tanto una tenzone letteraria ma un’occasione di incontro, scambio e crescita nel nome della poesia: in un tempo arido e materialista, in cui scrivere versi sembrerebbe anacronistico e del tutto inutile, poesia è anche riempire strade, piazze, cortili e chiese di Avola e Noto di armonia, canti, musica e, soprattutto, poesie, “celebrando” secondo l’anima di questo concorso, il libraio-editore Ciccio Urso, sostenuto come sempre da Liliana Calabrese, dai giurati e dal manipolo di artisti del Val di Noto che seguono le loro iniziative, “la magia della creatività, spontaneamente e senza programmazione, nonostante l’indifferenza di intellettuali egocentrici e della massa insignificante che ci circonda, e, soprattutto, senza sindaci e assessori e a personaggi di potere, perché l’unico potere abbracciato da ciascuno è quello della fantasia e della bellezza di un verso, dell’incontro con un accadimento inaspettato, ma collegato a ciascuno, e l’adesione entusiastica di persone graditissime”.

Tra i giurati, docenti e poeti: Maria Barone, Corrado Bono, Liliana Calabrese, Antonino Causi, Francesca Corsico, Luigi Ficara, Benito Marziano, Orazio Parisi, Vera Parisi, Fausto Politino, Maria Restuccia, Lilia Urso, Marco Urso e i poeti vincitori Giovanni Catalano, Manuela Magi, Maria Chiara Quartu, Pietro Vizzini, Nina Esposito.

Sono state consegnate le targhe della memoria dedicate a poeti sparsi in diverse città italiane e grazie all’intervento di poeti di diverse regioni italiane, compresa la Sardegna, è stato raggiunto l’obiettivo di creare ponte con gli altri, ascoltando e uscendo da sé, diventando ideali punti di riferimento e modelli di vivere creativo positivo, da moltiplicare nel mondo.

La nuova edizione del concorso letterario verrà come ormai consuetudine dedicata a un poeta amico della Libreria Editrice Urso, scomparso anzitempo, e cioè al poeta-scrittore Corrado Carbè scomparso il 20 febbraio 2017 nel mentre stava partecipando alla precedente edizione di questo Concorso, dove, tra l’altro, si classificava al sesto posto della classifica finale, insieme a Cettina Lascia Cirinnà, Mimma Raspanti, Federico Guastella, Rita Stanzione, Simona Forte, Marianinfa Terranova, Antonella Santoro, Gianluca Macelloni, Grazia La Gatta.

Meritano una menzione particolare e vanno incoraggiati i giovani artisti: in un’edizione di qualche anno fa Davide Giannelli scriveva che quando saprai che stai per morire, / dalle tue ceneri di nuovo un sorriso. / E la tua melodia canterai (da Vivere d’amore).

Miriam Vinci, selezionata nell’edizione 2016/2017, ben rappresenta l’anelito giovanile alla Bellezza nonostante il grigiore del quotidiano e le difficoltà dell’esistenza e ci piace chiudere proprio con i suoi versi, che con voce fresca in ritmi franti ricantano i temi eterni della poesia, tra illusioni ingenue dell’età ed echi leopardiani:

Ed è in questa nudità / che vorrei / vestiti di poesia.

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La Riccioli su Mariannina Coffa, Saffo netina dell’800

Salvo Amato
Sabato, 08 Aprile 2017 08:45
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La conferenza nei locali della biblioteca di Noto. Durante l’incontro, organizzato dal Rotaract, musiche eseguite dal maestro Gabriele Bosco al violino, mentre Giuseppe Puzzo, verseggiatore egli stesso, recita alcune liriche della poetessa e propri componimenti inediti

La Civetta di Minerva, 24 marzo 2017

“Mariannina Coffa, Una donna tante donne – La poetessa dell’Ottocento che parla alle donne di oggi”: questo il titolo dell’incontro che si terrà domani, venerdì 25 marzo, alle ore 17,30 presso la Biblioteca comunale “Principe di Villadorata” di Noto in via Nicolaci, biblioteca che custodisce amorosamente gli scritti della poetessa e patriota netina. L’incontro si inserisce nella programmazione del Rotaract volta alla valorizzazione del territorio e delle sue risorse culturali in senso lato.

Mariannina Coffa (Noto, 1841-1878), enfant prodige della borghesia netina nel passaggio difficile ed esaltante insieme dalla monarchia borbonica al Regno d’Italia, è stata dunque figlia, sorella, amica – corrispose con gli intellettuali dell’epoca pur senza muoversi dalla Sicilia –, innamorata (fu protagonista di un amore tipicamente romantico con Ascenso Mauceri, musicista e autore di tragedie), sposa malmaritata di un possidente terriero di Ragusa, madre (perse tra l’altro due dei cinque figli), patriota e poetessa (accompagnò con la sua poesia e le sue riflessioni i moti risorgimentali e la sua complessa personalità e spiritualità la portò ad un tentativo di emancipazione dagli stilemi dell’epoca verso soluzioni originali): interpretò ognuno di questi ruoli nonostante i limiti della propria condizione di donna, di siciliana, nonostante la malattia e le incomprensioni del contesto familiare e socio-culturale.

La conferenza, tenuta da Maria Lucia Riccioli, docente e scrittrice, autrice tra l’altro di un romanzo storico, “Ferita all’ala un’allodola”, incentrato proprio su Mariannina Coffa, giurata per due anni consecutivi del concorso di “Inchiostro e anima” intitolato alla Capinera di Noto, alla Saffo netina, tanto per ricordare alcune delle immagini cui la Coffa è stata associata, autrice di un saggio sulla prima tesi di laurea dedicata alla poetessa e inserito nel volume “Sguardi plurali” (Armando Siciliano Editore) curato da Marinella Fiume e uscito per raccogliere i lavori dell’omonimo convegno, oltre che di una lettera immaginaria alla Coffa pubblicata per i tipi di LiberAria in “Letteratitudine 3: letture, scritture, metanarrazioni” (a cura di Massimo Maugeri), sarà moderata da Federica Piluccio, presidente del Rotaract club Noto Terra di Eloro; le musiche che accompagneranno l’evento saranno eseguite dal maestro Gabriele Bosco al violino, mentre Giuseppe Puzzo, estimatore della Coffa e verseggiatore egli stesso, reciterà alcune liriche della poetessa e propri componimenti inediti.

A quasi centoquarant’anni dalla scomparsa della poetessa, la sua biografia e le sue opere presentano ancora fertili campi di indagine (pensiamo alla recente scoperta ad opera di Stefano Vaccaro di un inedito rinvenuto nella biblioteca del Castello di Donnafugata).

L’incontro del 25 marzo sarà occasione di riflessione sul modello femminile incarnato dalla Coffa e offrirà lo spunto per ricordare l’incendio del 25 marzo 1911, nel quale persero la vita le “camicette bianche” (pensiamo allo straordinario lavoro di Ester Rizzo per ridare nome dignità e memoria a queste donne), le operaie della Triangle Waist Company: tra di esse c’era una ragazza netina, Gaetana Midolo, cui è stata dedicata la rotatoria di Piazza Nino Bixio. Nel mese dedicato alle donne, ricordare un’emigrata e una figura del nostro Risorgimento non sembrerà un’operazione azzardata.

 

Rosalia Messina e il suo UNO SPAZIO MINIMO

05 lunedì Feb 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura

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Algra Editore, Casa del Libro Rosario Mascali, Città del Sole Edizioni, Don Antonio, Edizioni Arianna, Gabriella Vergari, Giovanni Venturi, Giulio Perrone Editore, Gli anni d'argento, La Sicilia che scrive, Leggere e scrivere, Libreriamo, Lombardi Editori, Maria Lucia Riccioli, Marilia Di Giovanni, Marmellata d'arance, MIchela Italia, Perrone Lab, Più avanti di qualche passo, Prima dell'alba e subito dopo, prima puntata, Rosalia Messina, rubrica, Spigolature, Youcanprint

https://www.facebook.com/events/787335824795012/?active_tab=about (l’evento Facebook)

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Lucia Corsale e Marialucia Riccioli tengono a battesimo “Uno spazio minimo” di Rosalia Messina (Melville Edizioni e, in digitale, Oakmond Publishing) nella Libreria Mascali – Casa del libro di Marilia Di Giovanni, in via Maestranza 20 – 22. Sarà presente l’autrice. E che il breve tour siciliano abbia inizio! 9 febbraio, ore 19.

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https://www.facebook.com/Uno-spazio-minimo-340173886450620/

Se acquistate LA CIVETTA DI MINERVA troverete una mia rece-intervista all’autrice…

L'immagine può contenere: una o più persone

Ecco altro materiale su Lia Messina…

GLI ANNI D’ARGENTO, Algra Editore.

http://www.algraeditore.it/index.php?option=com_content&view=article&id=121:23-febbraio-2015-gli-anni-d-argento&catid=13:news-ed-eventi

Ne approfitto per ripubblicare una mia recensione-intervista all’autrice, con la quale condivido non solo la sicilianità e le passioni ma anche il ruolo di coredattrice di Letteratu, il litblog che ci vede scrivere racconti e recensioni e ci vede pure impegnate in sfide lettorie e scrittorie.

A questo link trovate il blog di Rosalia Messina con qualcosa che mi riguarda:

http://rosaliamessina.blogspot.it/

Qui invece trovate LIBRERIAMO…

http://www.libreriamo.it/d/1073/rosalia-messina.aspx

Lia Messina

Rosalia Messina non ama parlare di sé.

Le presentazioni dei suoi libri sono l’occasione per incontrare gli amici, i lettori, per brindare insieme alla nascita di una nuova creatura letteraria, per festeggiare la vita che è anche una storia che viene alla luce.
Per la sua professione è costretta ad utilizzare quello che chiama “giuridichese” ma quando scrive, “prima dell’alba e subito dopo” (cito il titolo del suo esordio come autrice di racconti per i tipi di Perrone LAB), la sua penna diventa carveriana, asciutta ma intensissima, leggera nel tocco ma con una profondità che scava nel lettore e si fa ricordare.
Ci siamo conosciute parlando di libri e di scrittura e ci siamo seguite a vicenda nei nostri inizi esaltanti e difficili insieme e adesso continuiamo a leggerci, a incoraggiarci in questo cammino fatto di parole e silenzi, spazi bianchi e paragrafi.

I racconti di Lia raccontano avvenimenti minimi, sfumature, crepe e piccole svolte del vivere quotidiano.
Già dalle narrazioni di PRIMA DELL’ALBA E SUBITO DOPO si presagiva la scrittrice che sarebbe diventata: le sue prove successive – intanto la raccolta di racconti è diventata un e-book – hanno confermato la sua vena intimistica ma tutt’altro che sentimentale, il suo gusto per la memoria e le memorie, per una lingua che accoglie venature misurate e mai fuori contesto di dialetto siciliano; il suo italiano è disadorno ma mai sciatto, ossuto ma vigoroso, senza sbavature né indugi, al servizio di storie comuni ma mai banali, narrate da visuali oblique, che coinvolgono il lettore nella scoperta di piccole grandi verità, quelle della nostra esistenza, rivelate senza clamori, sottovoce ma a volte con ironia, con sarcasmi, con rabbia trattenuta e dolcezza, senza retorica né moralismi.
“Più avanti di qualche passo”, edito da Città del Sole Edizioni, aveva vinto come inedito il Premio “Angelo Musco” nel 2012, mentre si è classificato al primo posto al Premio Narrativa e Poesia “Città del Tricolore” a Reggio Emilia nel 2013 ed è un romanzo breve più che un racconto lungo, per l’ampiezza della linea narrativa, che copre diverse generazioni ed eventi di ampio respiro. Concentrato, densissimo, narra l’eterna storia del doppio che è più e meno di metà in una Sicilia anni ’50 restituita con tocchi brevi ma efficaci. Le gemelle Limuli cresceranno e impareranno sulla propria pelle il peso dei destini familiari, delle scelte personali e di quelle – apparentemente – casuali.
Rosalia Messina ha chiuso un 2013 letterariamente felice con la presentazione di “Marmellata d’arance”, edito da Edizioni Arianna.
Qui ci troviamo di fronte ad un racconto lungo, in cui i nodi familiari vengono districati grazie ad un percorso doloroso e catartico, dolce ed amaro insieme come la marmellata del titolo.

Conosciamo meglio Lia.

Sei passata dalla dimensione del racconto breve a quella del romanzo. Come hai vissuto questo passaggio?

Devo fare una premessa. Da lettrice “consumo” opere di tutte le dimensioni, dalle estreme (il romanzone di Eugenides e i racconti della Mansfield, tanto per fare due esempi) a quelle intermedie, cioè i romanzi brevi e i racconti lunghi. Forse con una leggera preferenza per la compiutezza del racconto, in genere immune da cadute di tensione e dalle inevitabili zone grigie del romanzo, soprattutto se lungo.
Ho cominciato scrivendo racconti, alcuni anche molto brevi. Mi affascina la possibilità di narrare una storia mettendo a fuoco un episodio, il tratto di un percorso, e lasciando intravedere sullo sfondo il passato dei personaggi, le vicende anche lontane (traumi infantili, avvenimenti in apparenza sepolti dall’oblio) che li hanno condotti a quel particolare momento esistenziale.
Anche nei romanzi (quello pubblicato per primo come quello che è appena uscito, “Marmellata d’arance”) la narrazione è compatta, procede per salti e flash-back. In Più avanti di qualche passo una storia familiare che si snoda per oltre cinquant’anni è condensata in un centinaio di pagine. Va detto che questo è possibile perché non sono molto interessata ai dettagli della trama, al “che succede” in senso storico, quanto piuttosto alle atmosfere, alla psicologia dei personaggi e alle relazioni interpersonali. E queste emergono da pochi episodi emblematici, senza che, tuttavia, la storia risulti frammentaria (almeno spero).

Le tue scelte di stile: puoi parlarcene?

Sono un’istintiva anche nella scrittura. Mi lascio guidare da un ritmo interiore. da una sorta di metrica che mi fa scegliere (per istinto, ripeto) una parola piuttosto che un’altra, un andamento dei periodi a volte sincopato e a volte disteso. Mi piace raccontare per immagini, per scene, nel tentativo di tradurre in parole per il lettore un film che mi gira in testa. Come dicevo prima, il passato dei personaggi è intravisto, ne intarsio il presente con la tecnica del flash-back, proprio come al cinema. E dai lettori questo viene avvertito: diverse volte mi sono sentita dire: “Leggendoti mi sembrava di veder scorrere le immagini di un film”.

Sei riuscita a ri-creare l’atmosfera della Sicilia degli anni ’50. Sei nata a Palermo ma vivi e lavori a Catania… come hai fatto ad immergerti nel tessuto economico-sociale ed emotivo di quell’epoca? Ricerche, proustiane memorie familiari o altro?

Per la scrittura ho una sola, modestissima ricetta: ascoltare. Parlo di ascolto profondo, di mettersi in sintonia con l’altro, di empatia, di scambio emotivo. Insomma, di condivisione, in una delle tante accezioni di questo termine, del quale sono innamorata. Io ho sempre parlato poco; da bambina, poi, era davvero difficile che tirassi fuori la voce. I silenziosi di solito sono buoni ascoltatori, sono attenti al mondo che li circonda, intuiscono anche il non detto. Per ragioni familiari ho trascorso molte estati, nel corso degli anni Sessanta e all’inizio dei Settanta, in paesini che ricordano quello in cui si muovono i personaggi di “Più avanti di qualche passo”: piccoli centri siciliani, calabresi, abruzzesi. Ho conosciuto donne con storie simili a quelle di Vincenzina e di Olimpia, ho avuto modo di incontrare ragazze che andavano a servire nelle case dei notabili a tredici, quattordici anni, o alcune, più fortunate, che imparavano un mestiere, di solito d’ago e filo. Ho ascoltato i loro racconti di lutti, di emigrazione, d’ingiustizia sociale, li ho immagazzinati da qualche parte; poi ho avvertito l’urgenza di scriverli. Le storie che abbiamo dentro chiedono di essere raccontate.

Il tema del doppio… la sorellanza e la “gemellanza” delle tue protagoniste.

La sorellanza in senso lato è uno dei miti della mia generazione. Forse è quello a cui sono più affezionata. Ho la fortuna di avere una sorella (oltre che un fratello) e, nel tempo, mi sono trovata a muovermi in una vasta rete di sorelle per reciproca scelta. Compro sempre un libro nel cui titolo figura la parola “sorella” o “sorelle”. Era fatale che la sorellanza entrasse prepotentemente nelle storie che scrivo.
Il rapporto gemellare fa parte della mia vita attraverso le mie nipoti, figlie di mia sorella, alle quali il romanzo è dedicato. Nella mia mente, questo legame a quattro è una sorta di cerchio che ci racchiude, senza tuttavia chiuderci al mondo, anzi.
Osservando le mie nipoti (ma anche altre coppie di gemelli che ho avuto modo di conoscere: l’ascolto, la chiave è sempre l’ascolto…) mi sono resa conto di alcune dinamiche, della meravigliosa e a volte faticosissima esperienza di una vita sospesa, come dico da qualche parte nel romanzo, fra il doppio e la metà. Il gemello si percepisce come metà di un’unità e al contempo come il duplicato dell’altro; parafrasando un passo del romanzo, i gemelli nemmeno l’aspetto fisico possono rivendicare come esclusivamente proprio, specchio come sono uno dell’altro. Tutto questo è affascinante, ed è metafora dell’oscillare di ogni essere umano fra individualismo e senso/bisogno di appartenenza, fra rivendicazione della propria unicità e aspirazione a riconoscersi membri di una comunità (anzi, di più comunità variamente intersecantisi: famiglia, chiesa, partito, classe sociale, categoria professionale, città, nazione, emisfero, pianeta).

I premi letterari: sei abbastanza attiva nel partecipare ai contest ed hai anche raccolto delle belle soddisfazioni. Cosa puoi dirci in proposito?

Premetto che chi scrive vuol essere letto. Vuole raggiungere altre intelligenze, altre anime, disseminare le sue storie, trasmettere emozioni. Sappiamo bene quanto sia difficile per gli esordienti conquistarsi un pubblico: pubblicano con piccole case editrici (ed è già una fortuna riuscirci, ci vogliono costanza e capacità di non arrendersi ai rifiuti, di solito non espressi, perché gli editori raramente rispondono) che non hanno la forza e i mezzi per imporsi sul mercato. Ecco, mandare un’opera, già edita o ancora inedita, a un concorso letterario significa incontrare lettori sconosciuti. A prescindere dall’esito della selezione, a me questo sembra, già in sé, un risultato apprezzabile, un premio in senso lato. E inoltre, questo girare l’Italia da nord a sud, da Gorizia a Pisa, da Reggio Emilia a Mesagne, da Torino a Sortino, a Milo, mi ha consentito di conoscere persone meravigliose, ha fatto germogliare amicizie, occasioni di arricchimento culturale, condivisione di iniziative. E anche questo è un premio in sé.

E-book e libri cartacei. La tua scelta di far uscire il tuo primo libro anche in formato elettronico da cosa è stata dettata? Proiezione verso il futuro del libro svincolato dall’idea di esso come oggetto?

La scelta iniziale, sono sincera, non fu ideologica. L’editore Giulio Perrone chiuse la collana LAB e non ripubblicò più la mia raccolta di racconti, Prima dell’alba e subito dopo, che intanto andava raccogliendo riconoscimenti nei concorsi letterari. Decisi di pubblicarlo come e-book con Youcanprint; mi aiutò tecnicamente un altro esordiente, Giovanni Venturi (ancora la condivisione, in un’altra accezione). Non è che un autore esordiente venda moltissimo solo perché sceglie l’e-book. Però il fatto che ogni tanto Youcanprint mi mandi una mail per comunicare che è stata venduta una copia (proprio ieri, per esempio) mi illumina la giornata, perché significa che una persona sconosciuta sta entrando in contatto con le storie che ho mandato in giro per il mondo.
Adesso posso dire che i miei passi avanti verso il futuro si vanno facendo più consapevoli. Perché l’e-book, sempre che una catastrofe apocalittica non ci riporti indietro di secoli, è senz’altro il futuro. Inutile, secondo me, fare confronti fra i libri di carta e i libri digitali. Il nuovo avanza comunque, incurante del nostro gradimento. Come dico sempre, non incidiamo più le nostre parole sulla pietra; non usiamo più le tavolette cerate. I materiali della scrittura sono stati nel tempo sostituiti, grazie a nuove tecniche; questa è solo una delle tante tappe. L’opera letteraria non va identificata con il suo contenitore, è molto di più. E, come lettrice, sono sempre meno interessata al contenitore e comincio ad apprezzare la possibilità di portare in viaggio decine di libri senza le complicazioni di peso e di spazio della carta.

Parliamo di MARMELLATA D’ARANCE… com’è nato? Questa preparazione è una vera e propria madeleinette per la protagonista Fabrizia: un confronto dolorosissimo ma necessario con la madre – scatenato dalla morte della nonna Bianca, figura mitica, quasi magica nella sua pur concreta quotidianità – risolverà antiche questioni familiari e porterà Fabrizia più avanti di qualche passo – ancora! – nel cammino della sua esistenza.
Che ruolo ha il cibo in questo racconto?

Una prima risposta – più superficiale – è che ho scritto anni fa un racconto con lo stesso titolo per un’antologia di Giulio Perrone dedicata al colore arancio. La mia sicilianità e l’inclinazione a narrare storie di legami familiari, di conflitti interpersonali e della difficoltà di crescere mi hanno fatto immaginare la storia di Fabrizia, raccontata in poche pagine. Due amici mi incitarono a svilupparla.
Un’altra risposta è che in questa storia del tutto inventata ho travasato schegge di vita vissuta, acchiappate al volo guardandomi intorno e ascoltando il prossimo. Bianca è largamente ispirata a una mia cara amica: molto
del suo carattere, della sua saggezza, ho attribuito a questo personaggio di fantasia.
Il cibo è uno dei modi privilegiati, per le donne in genere e per le donne mediterranee in particolare, per esprimere l’affettività, per accogliere l’altro. Il cibo preparato e somministrato è una delle espressioni
del prendersi cura materno in senso lato. Le madri sono sempre molto rappresentate nelle mie storie, forse perché di madre non ce n’è mai abbastanza…

Progetti futuri? A cosa stai lavorando?

A un romanzo scritto a quattro mani con Santino Mirabella.
Quattro amni e due voci narranti alternate, un uomo e una donna. Una trama con venature gialle. Spero nel frattempo di riuscire a pubblicare gli altri due romanzi e una raccolta di racconti in lettura presso diversi editori.

Ringraziamo ancora Rosalia Messina e… alla prossima storia!

Oltre che, naturalmente, ai libri di Rosalia Messina, vi rimando al blog “Leggere e scrivere” che ha iniziato a curare:

http://rosaliamessinaioscrivo.blogspot.it/

Vi ricordo inoltre che sul sito letterario Letteratu Rosalia Messina si occupa della rubrica “Spigolature”:

http://www.letteratu.it/?s=rosalia+messina&x=15&y=16

LA CIVETTA DI MINERVA del 2 febbraio 2018

05 lunedì Feb 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica, scuola

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Oltre al fatto che il nostro giornale è finito su Wikipedia… https://it.m.wikipedia.org/wiki/Roberto_Disma (sì,due miei articoli sono citati…) ecco il nuovo numero del giornale bisettimanale LA CIVETTA DI MINERVA!

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Ecco il link ai miei ultimi articoli usciti sul cartaceo e poi confluiti nel sito…
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Don Fortunato Di Noto ammonisce i genitori e la scuola a vigilare su ciò che i ragazzi fanno con smart phone e computer

La Civetta di Minerva, 15 dicembre 2017

Stimolata da un’indagine social del professor Massimo Arcangeli, docente di linguistica italiana ed ex-preside della facoltà di lingue e letterature straniere presso l’Università degli Studi di Cagliari, rifletto insieme a voi lettori sullo statuto di verità che chiediamo alle cose, all’informazione, all’entertainment, alla letteratura e all’arte in genere.

Una delle espressioni dell’anno che sta per concludersi è certamente “fake news”, che fa il paio con la nostrana “bufala” e il trio con “fattoide”, notizia priva di fondamento, ma diffusa e amplificata dai mezzi di comunicazione di massa al punto da essere percepita come vera: sarebbe imminente un pronunciamento del nostro Parlamento per arginare il fenomeno della diffusione in rete di informazioni e notizie false – postate più o meno artatamente –, ma è bene che scuola e famiglia, specie per proteggere i minori in rete, si attivino per insegnare a bambini e ragazzi a navigare su Internet in maniera consapevole (e comunque resta valido e semmai si rafforza l’invito di associazioni come Meter e di esperti come Don Di Noto a vigilare sui minori che utilizzano sempre più smartphone e computer e a non postare immagini e video dei propri figli, dato l’uso sconosciuto e spesso criminoso che di tali dati può essere fatto, specie in un’ottica di lotta contro la pedofilia).

Attenzione dunque sia alle notizie non verificate – spesso basta una rapida conferma da parte di un motore di ricerca, sia per i testi che per le immagini o i video –, ma in effetti ci sarebbe da fare un lungo discorso sugli statuti di verità. Passiamo, nell’arco della stessa giornata, dall’indignazione contro le fake news (che comunque spesso sono trappole per gonzi: la storia e la letteratura ci riportano innumerevoli casi di notizie non verificate, veri e propri specchietti per le allodole) alla fame di reality, un vero e proprio genere a sé stante in cui di reale c’è ben poco (ci si domanda se le gesta di starlette e giovanotti alla Ken, di freak e gente in cerca di quindici minuti di notorietà siano davvero reali: non è vero ma ci credo, verrebbe da dire, allora dov’è la reality?), alla mai troppo deprecata tv verità: c’è chi sulla televisione del dolore, delle lacrime in diretta, delle riunioni familiari, dei casi umani, ha costruito una carriera.

E non è finita: le cosiddette fiction – a parte l’invasione degli anglismi, non si comprende cosa distingua gli sceneggiati di un tempo da film in due-tre puntate con attori improbabili e sceneggiature copiaincollate da analoghi prodotti d’oltralpe e oltreoceano detti fiction – dal latino fictio, finzioni dunque, recite – in cui spesso “il riferimento a fatti, persone, luoghi e avvenimenti reali è puramente casuale” (formula che può evitare querele, ma dietro cui si nascondono cinquantine di sfumature di verità). A fictional (che nel mondo anglosassone riguarda poesia e narrativa, contrapposte alla saggistica, che è appunto non fictional) di recente si contrappone factual: tale è stata definita una trasmissione con Roberto Saviano per il prevalere di situazioni reali, romanzate solo per esigenze di copione. Insopportabili poi le classiche domande su libri e film: “Ma è una storia vera? È veramente successo?”, che annulla secoli di pratica e teoria artistica e letteraria su reale, naturale, vero e trasfigurazione artistica.

Dato che spesso la confusione linguistica è indice di confusione concettuale, abituiamoci a riflettere sul gradiente di realtà di quanto proponiamo e ci viene proposto per una comunicazione ed informazione, oltre che espressione, più consapevole; rafforziamo il lavoro della scuola, che come obiettivo non solo didattico si propone quello di formare giovani adulti dallo spirito critico; battiamoci per la valorizzazione della ricerca e, nel campo dell’intrattenimento, per contenuti più formativi e meno banalmente massificati, altrimenti, dato che nel 2018 dovrebbe essere inammissibile contraddire millenni di scienza con affermazioni sulla Terra piatta o gravidanze ai limiti dell’alieno, non dovremo più stupirci di gruppi di “mamme pancine et coetera” o di “Earth flatters”, concentrati di fake news, fattoidi, bufale, purtroppo non fictional ma factual.

 

 

 

 

 

 

 

Ancora una volta una giornalista uccisa per le sue indagini

MARIA LUCIA RICCIOLI
Venerdì, 17 Novembre 2017 11:32
Daphne Caruana Galizia, mezz’ora prima di morire, scrisse: “A Malta c’è corruzione ovunque”. Un quotidiano americano l’aveva definita “una delle 28 persone che stanno formando, scuotendo e agitando l’Europa”.

 

La Civetta di Minerva, 3 novembre 2017

Si allunga la lista dei martiri della parola. È di pochi giorni fa la terribile notizia della morte di Daphne Caruana Galizia, giornalista e blogger maltese la cui colpa è stata quella di usare l’arma della penna e della tastiera contro intimidazioni e bombe per indagare sulla corruzione che a Malta sembra dilagare come un cancro che metastatizza nell’affarista e forse complice Europa.

Laureata in archeologia, madre di tre figli, è stata una firma regolare per The Sunday Times e redattrice associata per The Malta Independent, oltre che direttrice della rivista Taste & Flair.

Curava un popolare e controverso blog dal titolo Running Commentary, contenente segnalazioni investigative; diverse le battaglie legali dovute proprio alla pubblicazione di post su magistrati e leader politici ed importanti le sue rivelazioni sulla corruzione e la mancanza di trasparenza a Malta. Il quotidiano americano “Politico” ebbe a definirla come una delle “28 persone che stanno formando, scuotendo e agitando l’Europa”.

Minacciata di morte – dopo aver sostenuto che una società panamense fosse di proprietà della moglie del primo ministro Muscat e aver criticato Delia, leader dell’opposizione nazionalista –, Daphne Caruana Galizia è rimasta uccisa lo scorso 16 ottobre nell’esplosione di un’autobomba.

Unanimi e di circostanza i cori di condanna dell’accaduto ma diversa è la posizione della famiglia: in un messaggio su Facebook uno dei figli della donna –  giornalista appartenente all’International Consortium of Investigative Journalists – ha mosso forti accuse contro le autorità di Malta, in cui Stato e crimine organizzato sarebbero indistinguibili, responsabili e complici a suo dire dell’assassinio della madre.

Sospeso dal servizio e indagato un sergente di polizia maltese per il commento all’omicidio della giornalista in cui ha affermato che «Tutti hanno quello che si meritano, merda di vacca. Sono felice».

Al di là di questo e del prosieguo delle indagini – coinvolta anche l’FBI –, colpiscono le ultime parole scritte da Daphne Caruana Galizia sul suo blog mezz’ora prima della morte: “There are crooks everywhere you look now. The situation is desperate” (“Ora ci sono corrotti ovunque guardi. La situazione è disperata).

Non meno toccanti – sia dal punto di vista personale che da quello deontologico: cosa possono le parole di una giornalista coraggiosa contro quella che è stata definita la “cleptocrazia” del Mondo di Mezzo, il potere occulto che viene a patti con la malavita organizzata per tenere in piedi un impero basato sulla corruzione? – le parole del figlio di Daphne Caruana Galizia: «Mia madre è stata uccisa perché si è messa tra la legge e quelli che cercavano di violarla, come molti bravi giornalisti. Ma è stata colpita perché era l’unica persona a farlo. È questo quello che succede quando le istituzioni sono incapaci: l’ultima persona rimasta in piedi è spesso una giornalista. Il che la rende la prima persona a essere uccisa».

Ricordiamo ai lettori che nei primi 273 giorni del 2017 l’Osservatorio Ossigeno ha documentato minacce a 256 giornalisti ed ha inoltre ha reso note minacce ad altri 65 giornalisti per episodi degli anni precedenti conosciuti dall’Osservatorio solo di recente; dietro ogni intimidazione documentata dall’Osservatorio almeno altre dieci resterebbero ignote perché le vittime non hanno la forza di renderle pubbliche.

Questo dovrebbe farci riflettere sul lavoro dei giornalisti, profeti disarmati del nostro tempo, sentinelle contro abusi e corruzione, spesso voce di chi non ha voce.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=2718:nella-tv-di-padre-pio-tv-puntata-sul-reliquiario-del-santuario&catid=69&Itemid=200

Nella tv di Padre Pio tv puntata sul reliquiario del SantuarioEmail

MARIA LUCIA RICCIOLI
Categoria: Chiesa e dintorni
Martedì, 21 Novembre 2017 13:12
Per la prima volta la teca che contiene le lacrime della Madonna, prodigio avvenuto a Siracusa nel 1953, viene accolta in uno studio televisivo. Testimoni e studiosi narrano l’evento

La Civetta di Minerva, 3 novembre 2017

«Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti» (Mt 10, 27). Non c’è forse citazione biblica migliore per parlare dell’annuncio della parola di Dio attraverso i media: i “tetti” del Vangelo di Matteo ci richiamano quelli contemporanei, fitti di parabole e ripetitori che trasmettono in ogni parte del globo parole, immagini, suoni. E che possono diventare strumento sempre nuovo di diffusione di contenuti culturali e spirituali, di riflessione sui valori non solo confessionali ma latu sensu umani.

Per la prima volta il reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa viene accolto in uno studio televisivo: presso gli studi di Padre Pio tv è stata registrata una puntata speciale della trasmissione “Nella Fede della Chiesa” con la presenza del prezioso reliquiario. La puntata è andata in onda Martedì 31 Ottobre alle 16 ed in replica Mercoledì 1 alle 8:45, Giovedì 3 alle 13:45 e Venerdì 4 alle 22:45 al canale 145 del digitale terrestre, 852 di Sky e 445 di TvSat. Appuntamento speciale, quindi, per i santi e i defunti con la presenza del prezioso reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa – ricordiamone l’autore, Biagio Poidimani, che lo realizzò nel 1954 in oro, argento e pietre preziose, rappresentando Santa Lucia e San Marciano, il primo vescovo di Siracusa, San Pietro e San Paolo, oltre a quattro angeli che custodiscono l’urna di vetro con la fialetta contenente le lacrime.

In studio, Don Francesco Cristofaro, mentre ad accompagnare la reliquia e a spiegare l’evento prodigioso della lacrimazione del 1953 Don Raffaele Aprile– che ha anche recitato una sua poesia in onore della Madonna delle Lacrime, “quella metà di cielo che parla di salvezza”, oltre che a spiegare teologicamente il significato del prodigio – e la dottoressa Concita Catalano, che ha spiegato al pubblico quali analisi vennero compiute all’epoca dalla commissione medica appositamente istituita per accertare la veridicità del fenomeno, con l’ausilio di immagini e filmati – toccante anche dal punto di vista umano la vicenda del dottor Cassola, il cui contatto con le lacrime da esaminare trasformò profondamente la sua vita di uomo e di medico.

Significativa anche la coincidenza della presenza delle reliquie di Giovanni Paolo II in Santuario: papa Wojtyla, devoto della Madonna delle Lacrime, nel novembre del 1994 ne consacrò il santuario durante la storica visita a Siracusa; il pontefice polacco, maestro di comunicazione, ha dedicato scritti, riflessioni e interventi sul ruolo dei media nell’apostolato e nell’ottica dell’unità della famiglia umana.

Incastonate in un artistico reliquiario opera del maestro Gulino – in Basilica è possibile anche ammirarne anche altri pregevoli manufatti – le reliquie di Wojtyla hanno richiamato un buon numero di fedeli devoti di questo Santo della nostra contemporaneità.

 

Interessante mostra documentaria su 400 anni di vicende femminili. Non solo aborti, stupri e delitti ma anche testamenti e figure storiche. Donne dalle condizioni socioeconomiche diverse, donne dalle storie variegate, donne da conoscere e ricordare

La Civetta di Minerva, 19 maggio 2017

Sarà visitabile fino al 31 maggio 2017 – quindi anche durante l’Infiorata – nei saloni espositivi di Palazzo Impellizzeri, sede della Sezione di Noto dell’Archivio di Stato di Siracusa, la mostra documentaria ”Storie di donne nei documenti d’archivio”.

L’esposizione, inaugurata a marzo con un evento teatrale suggestivo, l’emozionante performance delle artiste Chiara Spicuglia, Rina Rossitto e Miriam Scala, che hanno dato respiro e anima con “Voci di donne” a Gaetana Midolo, Marianna Ciccone e Franca Viola, accompagnate dal gruppo dei ragazzi del S.Cuore –,  è stata realizzata utilizzando la documentazione proveniente da vari fondi archivistici: fascicoli processuali della Gran Corte Criminale, atti notarili, atti dell’Università di Noto e Prefettura, tutti documenti riferiti a vicende e figure femminili del nostro territorio vissute nell’arco di quattrocento anni.

Regestazione ed allestimento della mostra sono stati curati dalle archiviste della Sezione di Noto, Giuseppina Calvo e Anna Lorenzano, con la collaborazione di Maria Teresa Azzarelli. Coordinatore della mostra è Concetta Corridore, direttore dell’Archivio di Stato di Siracusa. Importante anche il contributo di Salvatore Zuppardo, che ha realizzato la brochure esplicativa dell’esposizione.

Il visitatore sarà suggestionato da tante voci provenienti dal passato: quella del charaullo – meraviglia lessicale per una tradizione tipicamente siciliana – che motus amore divino perdona la moglie adultera nel 1551, quella di Eleonora Nicolaci che parla attraverso il proprio testamento, quella del letterato e scienziato avolese Giuseppe Bianca che ringrazia la poetessa e patriota netina Mariannina Coffa per il dono della sua pubblicazione “Nuovi Canti” (1859)…

Interessante notare anche il progresso della condizione femminile (vedi il documento sull’Unione donne italiane ad esempio) nell’ambito dell’istruzione e dell’introduzione alle professioni.

Toccante leggere l’atto di nascita di Gaetana Midolo, che morì appena quindicenne nel rogo della fabbrica newyorkese “Triangle Waist Company”: insieme a tante altre operaie, sfruttate e sottoposte a condizioni di lavoro disumane, è una delle “camicette bianche” la cui vicenda ha dato origine alla tradizione dell’8 marzo e che è stata studiata da Ester Rizzo (il volume sulle ricerche della studiosa è edito da Navarra editore e ha permesso di dare un nome e far intitolare vie ed altri spazi pubblici alle operaie, 24 delle quali siciliane, morte nell’incendio della fabbrica di camicie).

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Riempite strade, piazze, cortili e chiese con note di armonia, canti, musica. Questa edizione dedicata a Salvatore Di Pietro, l’anno prossimo a Corrado Carbè

La Civetta di Minerva, 24 marzo 2017

Domenica 19 marzo, in occasione della Festa mondiale della poesia ad Avola, declinata in due giorni speciali tra Avola e Noto, si sono concluse la quindicesima edizione di “Dalle otto alle otto” e la sesta edizione di “Libri di-versi in diversi libri” dedicata a Salvatore Di Pietro: Carlo Sorgia, Alessandra Nateri Sangiovanni e Maria Pia Vido si sono classificati rispettivamente al primo, secondo e terzo posto in quella che non è tanto una tenzone letteraria ma un’occasione di incontro, scambio e crescita nel nome della poesia: in un tempo arido e materialista, in cui scrivere versi sembrerebbe anacronistico e del tutto inutile, poesia è anche riempire strade, piazze, cortili e chiese di Avola e Noto di armonia, canti, musica e, soprattutto, poesie, “celebrando” secondo l’anima di questo concorso, il libraio-editore Ciccio Urso, sostenuto come sempre da Liliana Calabrese, dai giurati e dal manipolo di artisti del Val di Noto che seguono le loro iniziative, “la magia della creatività, spontaneamente e senza programmazione, nonostante l’indifferenza di intellettuali egocentrici e della massa insignificante che ci circonda, e, soprattutto, senza sindaci e assessori e a personaggi di potere, perché l’unico potere abbracciato da ciascuno è quello della fantasia e della bellezza di un verso, dell’incontro con un accadimento inaspettato, ma collegato a ciascuno, e l’adesione entusiastica di persone graditissime”.

Tra i giurati, docenti e poeti: Maria Barone, Corrado Bono, Liliana Calabrese, Antonino Causi, Francesca Corsico, Luigi Ficara, Benito Marziano, Orazio Parisi, Vera Parisi, Fausto Politino, Maria Restuccia, Lilia Urso, Marco Urso e i poeti vincitori Giovanni Catalano, Manuela Magi, Maria Chiara Quartu, Pietro Vizzini, Nina Esposito.

Sono state consegnate le targhe della memoria dedicate a poeti sparsi in diverse città italiane e grazie all’intervento di poeti di diverse regioni italiane, compresa la Sardegna, è stato raggiunto l’obiettivo di creare ponte con gli altri, ascoltando e uscendo da sé, diventando ideali punti di riferimento e modelli di vivere creativo positivo, da moltiplicare nel mondo.

La nuova edizione del concorso letterario verrà come ormai consuetudine dedicata a un poeta amico della Libreria Editrice Urso, scomparso anzitempo, e cioè al poeta-scrittore Corrado Carbè scomparso il 20 febbraio 2017 nel mentre stava partecipando alla precedente edizione di questo Concorso, dove, tra l’altro, si classificava al sesto posto della classifica finale, insieme a Cettina Lascia Cirinnà, Mimma Raspanti, Federico Guastella, Rita Stanzione, Simona Forte, Marianinfa Terranova, Antonella Santoro, Gianluca Macelloni, Grazia La Gatta.

Meritano una menzione particolare e vanno incoraggiati i giovani artisti: in un’edizione di qualche anno fa Davide Giannelli scriveva che quando saprai che stai per morire, / dalle tue ceneri di nuovo un sorriso. / E la tua melodia canterai (da Vivere d’amore).

Miriam Vinci, selezionata nell’edizione 2016/2017, ben rappresenta l’anelito giovanile alla Bellezza nonostante il grigiore del quotidiano e le difficoltà dell’esistenza e ci piace chiudere proprio con i suoi versi, che con voce fresca in ritmi franti ricantano i temi eterni della poesia, tra illusioni ingenue dell’età ed echi leopardiani:

Ed è in questa nudità / che vorrei / vestiti di poesia.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=2219:la-riccioli-su-mariannina-coffa-saffo-netina-dell-800&catid=17&Itemid=143

La Riccioli su Mariannina Coffa, Saffo netina dell’800

Salvo Amato
Sabato, 08 Aprile 2017 08:45
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La conferenza nei locali della biblioteca di Noto. Durante l’incontro, organizzato dal Rotaract, musiche eseguite dal maestro Gabriele Bosco al violino, mentre Giuseppe Puzzo, verseggiatore egli stesso, recita alcune liriche della poetessa e propri componimenti inediti

La Civetta di Minerva, 24 marzo 2017

“Mariannina Coffa, Una donna tante donne – La poetessa dell’Ottocento che parla alle donne di oggi”: questo il titolo dell’incontro che si terrà domani, venerdì 25 marzo, alle ore 17,30 presso la Biblioteca comunale “Principe di Villadorata” di Noto in via Nicolaci, biblioteca che custodisce amorosamente gli scritti della poetessa e patriota netina. L’incontro si inserisce nella programmazione del Rotaract volta alla valorizzazione del territorio e delle sue risorse culturali in senso lato.

Mariannina Coffa (Noto, 1841-1878), enfant prodige della borghesia netina nel passaggio difficile ed esaltante insieme dalla monarchia borbonica al Regno d’Italia, è stata dunque figlia, sorella, amica – corrispose con gli intellettuali dell’epoca pur senza muoversi dalla Sicilia –, innamorata (fu protagonista di un amore tipicamente romantico con Ascenso Mauceri, musicista e autore di tragedie), sposa malmaritata di un possidente terriero di Ragusa, madre (perse tra l’altro due dei cinque figli), patriota e poetessa (accompagnò con la sua poesia e le sue riflessioni i moti risorgimentali e la sua complessa personalità e spiritualità la portò ad un tentativo di emancipazione dagli stilemi dell’epoca verso soluzioni originali): interpretò ognuno di questi ruoli nonostante i limiti della propria condizione di donna, di siciliana, nonostante la malattia e le incomprensioni del contesto familiare e socio-culturale.

La conferenza, tenuta da Maria Lucia Riccioli, docente e scrittrice, autrice tra l’altro di un romanzo storico, “Ferita all’ala un’allodola”, incentrato proprio su Mariannina Coffa, giurata per due anni consecutivi del concorso di “Inchiostro e anima” intitolato alla Capinera di Noto, alla Saffo netina, tanto per ricordare alcune delle immagini cui la Coffa è stata associata, autrice di un saggio sulla prima tesi di laurea dedicata alla poetessa e inserito nel volume “Sguardi plurali” (Armando Siciliano Editore) curato da Marinella Fiume e uscito per raccogliere i lavori dell’omonimo convegno, oltre che di una lettera immaginaria alla Coffa pubblicata per i tipi di LiberAria in “Letteratitudine 3: letture, scritture, metanarrazioni” (a cura di Massimo Maugeri), sarà moderata da Federica Piluccio, presidente del Rotaract club Noto Terra di Eloro; le musiche che accompagneranno l’evento saranno eseguite dal maestro Gabriele Bosco al violino, mentre Giuseppe Puzzo, estimatore della Coffa e verseggiatore egli stesso, reciterà alcune liriche della poetessa e propri componimenti inediti.

A quasi centoquarant’anni dalla scomparsa della poetessa, la sua biografia e le sue opere presentano ancora fertili campi di indagine (pensiamo alla recente scoperta ad opera di Stefano Vaccaro di un inedito rinvenuto nella biblioteca del Castello di Donnafugata).

L’incontro del 25 marzo sarà occasione di riflessione sul modello femminile incarnato dalla Coffa e offrirà lo spunto per ricordare l’incendio del 25 marzo 1911, nel quale persero la vita le “camicette bianche” (pensiamo allo straordinario lavoro di Ester Rizzo per ridare nome dignità e memoria a queste donne), le operaie della Triangle Waist Company: tra di esse c’era una ragazza netina, Gaetana Midolo, cui è stata dedicata la rotatoria di Piazza Nino Bixio. Nel mese dedicato alle donne, ricordare un’emigrata e una figura del nostro Risorgimento non sembrerà un’operazione azzardata.

 

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Maria Lucia Riccioli

La Bellezza salverà il mondo (F. Dostoevskij).

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Quando verrai, o dio dei ritorni, mi coprirò di rugiada e forse morirò per ogni possibile resurrezione

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