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Maria Lucia Riccioli

~ La Bellezza salverà il mondo (F. Dostoevskij).

Maria Lucia Riccioli

Archivi Mensili: ottobre 2018

LA CIVETTA DI MINERVA del 27 ottobre 2018

30 martedì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica, scuola

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Giorno 13 ottobre è tornata in edicola LA CIVETTA DI MINERVA dopo le vacanze estive che in realtà vacanze non sono state perché avete potuto continuare a vedere i contributi della redazione sul sito… ed ecco la locandina del nuovo numero, uscito il 27 ottobre 2018, quindi eccezionalmente di sabato…

Sostieni il nostro impegno: chiedilo in edicola. Per te è solo un euro, per noi un grande aiuto, per la realtà sociale un mezzo di informazione libero, unico e originale. Non fermiamo le poche voci che sono svincolate da chi decide cosa e quando bisogna sapere. L’informazione è potere. Riappropriamoci della capacità di avere un nostro strumento d’informazione. Ti aspettiamo!
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Ecco il link ai miei ultimi articoli usciti sul cartaceo e poi confluiti nel sito…
http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=17&Itemid=143
http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=17&Itemid=143option=com_content&view=article&id=3225:francesco-costa-dal-noir-all-horror-de-il-dottor-neanderthal&catid=17&Itemid=143

Francesco Costa, dal noir all’horror de “Il dottor Neanderthal”

MARIA LUCIA RICCIOLI

Sabato, 30 Giugno 2018 14:04

Sullo sfondo di una barocca Lecce dalle tinte gotiche, il protagonista invischiato in una trama suggestiva.“Anche i paesaggi roventi di sole sono ottimo sfondo per i mistery”

 

La Civetta di Minerva, 8 giugno 2018

Francesco Costa, scrittore e sceneggiatore napoletano (ricordiamo le esperienze cinematografiche e teatrali, anche attoriali, con nomi del calibro di Peter Dal Monte, Roberto Rossellini e Silvano Agosti, i lavori per la Lancio e le collaborazioni con importanti fumettisti, l’attività di recensore, la stesure di voci su attori cinematografici per la Treccani, i romanzi come “La volpe a tre zampe”, trasposto nel film di Sandro Dionisio interpretato da Miranda Otto, Nadja Uhl e Angela Luce, e “L’imbroglio nel lenzuolo” di Alfonso Arau con Maria Grazia Cucinotta, Anne Parillaud e Geraldine Chaplin), a Catania (presso la Libreria Catania) e Siracusa (Casa del Libro Rosario Mascali) ha presentato il suo ultimo lavoro, il primo di una trilogia, “Dottor Neanderthal – Il colore morto della mezzanotte”, edito da Cento Autori.

“È scivolato suo malgrado dentro una spirale perversa che, avvolgendosi attorno a un susseguirsi di sanguinosi eventi, si sviluppa verso soluzioni preoccupanti. Che cosa gli riserva il futuro?”.

“Il dottor Neanderthal” è incentrato, come tutti i personaggi dei romanzi di Costa, sulle vicende di un personaggio un po’ sprovveduto, in questo caso lo scrittore Leonardo Corona: sullo sfondo di una barocca Lecce dalle tinte gotiche il protagonista si trova invischiato in una trama che gli svelerà verità sconvolgenti.

Ne parliamo con l’autore.

Tu hai scritto un romanzo noir, “Orrore Vesuviano” (Bompiani, 2015), arrivato semifinalista al Premio Scerbanenco e adesso ti cimenti nel genere fantastico virando sull’horror, immaginando che i Neanderthal non si siano estinti e che addirittura siano stati le prime vittime di genocidio della storia umana: una storia originale e raccontata con ritmo ed eleganza, cogliendo le suggestioni della cronaca e dei reperti che ci narrano un passato remoto ma in fondo parte del nostro stesso codice genetico.

Calvino affermava che la Sicilia – ma potremmo estendere l’affermazione a tutto il Sud – non sarebbe adatta al giallo e potremmo dire meno che mai al noir e addirittura al gotico, che richiederebbero le atmosfere brumose del Nord. Con il tuo lavoro tu sembri smentire questa affermazione. Cosa puoi dirci in proposito?

Sicuramente si sbagliava. Il Sud è stato il fosco teatro dei primi romanzi gotici inglesi come il celeberrimo “Il castello di Otranto” (1764) di Horace Walpole, considerato il capostipite del genere, e seguito nel corso dei secoli da numerose altre opere di questo tono, scritte da romanzieri italiani, come “I misteri di Napoli” (1869) di Antonio Mastriani e “I Beati Paoli” (1909) di Luigi Natoli, fino ad arrivare ai nostri giorni con il successo di autori più sofisticati come Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri. Attualmente le classifiche dei libri più venduti comprendono molti romanzi gialli ambientati nel Meridione come, per esempio, quelli di Maurizio de Giovanni. Per concludere, non sono soltanto le brumose contrade del Nord a costituire lo sfondo ideale del mystery, ma anche i paesaggi semidesertici e arroventati dal sole accecante delle regioni meridionali. Nel caso di “Dottor Neanderthal” ho trovato che la splendida Lecce, seguita poi da Napoli e da Pozzuoli, fosse lo scenario perfetto per una vicenda che sconfina nel fantastico.

Nello scrivere questo romanzo (dove tra l’altro ritroviamo la tua passione per le donne enigmatiche, direi chandleriane, di certo cinema e di tanta letteratura, il tema dell’inganno e del protagonista apparentemente “ingenuo” che deve decifrare una verità che lo sovrasta, i Leitmotiv della tua produzione artistica) che peso ha avuto la fantasia e quanto invece la ricerca?

Sono andate avanti di pari passo, tenendosi a braccetto come due buone amiche, e dopo la folgorazione che mi ha colpito nel museo preistorico di Lecce (dove ho visto una statua raffigurante

un uomo di Neanderthal che mi ha profondamente suggestionato), non ho fatto altro che tuffarmi in

ricerche scientifiche su cui innestavo invenzioni di pura fantasia. Diciamo che immaginazione e ricerca si sono illuminate a vicenda durante un lavoro di scrittura che è durato praticamente un decennio fra interruzioni e riprese.

Durante la tua presentazione catanese parlavi di scrittori e scriventi: puoi approfondire? E cos’è per te la scrittura?

La scrittura è per me fondamentale come il respiro. È possessione, ispirazione, pienezza. È una vera

e propria militanza. Per gli scriventi è un modo d’illudersi di avere un’identità, un modo di passare il tempo, forse di guadagnare denaro.

Quali consigli daresti a un esordiente, data la tua esperienza di scrittore e sceneggiatore (ricordiamo ai lettori anche i tuoi successi come autore per bambini e ragazzi come “L’orologio capriccioso” o la serie per Touring Junior e la soddisfazione di aver visto tradotti i tuoi libri in Germania, Spagna, Grecia e Giappone)?

Gli suggerirei di indagare quanto sia profondo il suo desiderio di scrivere e, successivamente, di leggere quanti più romanzi è possibile per farsi le ossa e imparare un mestiere che non può limitarsi

all’attesa dell’ispirazione, come generalmente si crede, ma deve essere sostanziato da un’incessante applicazione e da una perfetta conoscenza della lingua italiana. Scrivere per gli altri non può essere

un semplice passatempo.

Quali sono le tue impressioni dopo il tour siciliano? Catania, Milo (per lo stage di scrittura con Luigi La Rosa, che ti ha accompagnato e presentato), Siracusa… Le tue origini sono campane ma anche tedesche quindi ti immagino come uno degli scrittori del Grand Tour affascinati dal Sud e in particolare dalla Sicilia. È così?

Il sommo Goethe scrive in “Viaggio in Italia” che la Sicilia è la chiave di tutto. Per me è un accecante lampo di luce, un tuffo nel sogno, una barca su cui salire per tagliare gli ormeggi con le abitudini di ogni giorno e salpare in direzione di qualcosa d’immenso. In Sicilia conto ormai molti amici che mi accolgono con un affetto che mi sorprende e mi commuove. Pensando a loro, mi conforta l’idea di poter rientrare nel sogno ogni volta che mi sarà possibile. E per osar tanto basta un volo lungo poco più di un’ora.

 

“Fondare biblioteche è un po’ come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”: non c’è forse citazione migliore di quella tratta da Marguerite Yourcenar per invitare i nostri lettori a (ri)scoprire il valore del ruolo delle biblioteche per la nostra vita personale e comunitaria.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=3116:nel-comprensivo-di-via-gela-leggimi-una-storia&catid=17&Itemid=143

Nel Comprensivo di via Gela “Leggimi una storia”

MARIA LUCIA RICCIOLI
Martedì, 15 Maggio 2018 10:42

Cappè, Politi e Astore presentano “Il mago tre P” di Moscon. Neil Gaiman: “Una città non è una città senza una biblioteca, anche se pretende di esserlo”

La Civetta di Minerva, 27 aprile 2018

I futuristi sognavano di dar fuoco alle biblioteche, viste come sepolcreti di libri morti. Magari, se oggi partecipassero alle iniziative che rendono la biblioteca cuore di un quartiere, punto di riferimento e d’incontro, luogo dove si sperimenta l’inclusione, istituzione che si muove per andare incontro ai lettori, forse cambierebbero idea.

Nello scorso numero abbiamo parlato di MediaLibraryOnLine, adesso disponibile in biblioteca: è possibile prendere in prestito, direttamente da casa, due e-book al mese tra 30.000 nuovi titoli e 800.000 testi classici, oltre che consultare gratuitamente l’archivio del Corriere della Sera, dal 1876 al 2016; in occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, presso la Biblioteca comunale di Canicattini Bagni (SR) intitolata a Giuseppe Agnello, si è svolto il Canicattini Bagni BookFest, che ha salutato l’inverno e festeggiato con la primavera il rifiorire delle più originali, diffuse e coinvolgenti occasioni di lettura, legate al Maggio dei Libri che torna con la sua sfida, leggere, e leggere ovunque: il 22 e 23 aprile scorsi, in collaborazione dell’Associazione La Tana dei Goblin Siracusa, Titò di Cettina Marziano e VerbaVolant edizioni, casa editrice siracusana specializzata nella letteratura per bambini e ragazzi, la biblioteca ha accolto attività di lettura e di gioco, coinvolgendo bambini e ragazzi di scuola elementare e media.

Altro appuntamento interessante sarà quello di “Leggimi una storia – Associazione Culturale”: il 2 maggio prossimo verrà approfondita la figura di Giuseppe Pitrè, oltre al tema dell’ “accessibilità” dei contenuti letterari a lettori con difficoltà di lettura insieme alla cooperativa Phronesis: presso il X Istituto comprensivo “Emanuele Giaracà” di via Gela a Siracusa, la dottoressa Paola Cappè (che non solo dirige la Biblioteca di Canicattini Bagni ma è anche responsabile per la regione Sicilia dell’AIB, l’associazione che riunisce e coordina le biblioteche italiane), la dottoressa Viviana Politi e la dottoressa Luana Astorepresenteranno “Il mago tre P” di Lilith Moscon, illustrato da Marta Pantaleo.

“La cultura è un bene primario come l’acqua; i teatri, le biblioteche e i cinema sono come tanti acquedotti”, diceva Claudio Abbado. Ci permettiamo di ricordarlo ai nostri amministratori, perché – e qui citiamo Neil Gaiman – “Una città non è una città senza una biblioteca. Magari pretende di chiamarsi città lo stesso, ma se non ha una biblioteca sa bene di non poter ingannare nessuno”.

 

 

 

 

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=3082:del-pasticciaccio-di-gadda-ho-riprodotto-assonanze-dissonanze-ritmi&catid=17:cultura&Itemid=143

Del Pasticciaccio di Gadda ho riprodotto assonanze, dissonanze, ritmi”

MARIA LUCIA RICCIOLI
Venerdì, 27 Aprile 2018 16:25

“In ogni pagina del romanzo c’è la storia dell’italiano”. Intervista all’avolese Jean Paul Manganaro, uno dei più importanti traduttori dal e in francese

La Civetta di Minerva, 13 aprile 2018

A coronamento del laboratorio di lettura organizzato dalla Biblioteca comunale di Siracusa sul romanzo“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda, il 10 aprile scorso si è tenuto l’incontro, moderato sapientemente da Salvo Gennuso, con uno dei più importanti traduttori dal e in lingua francese, Jean-Paul Manganaro, una vera e propria autorità nel proprio campo, che ha affrontato l’improba ma grata fatica – lunga e amorosa è la frequentazione di Gadda da parte del traduttore, che è nativo di Bordeaux, vive a Parigi ma è di origini avolesi – di trasporre il gliuòmmero, il pasticcio, lo strano oggetto che è quest’opera affascinante e impervia come una scalata.

Manganaro, nel corso di quella che è stata quasi una conversazione più che una conferenza, ha spaziato con ironia e competenza dall’infanzia difficile dell’autore, orfano di padre e lacerato da un irrisolto edipico rapporto con la madre, alla scrittura di Gadda, la cui biografia – apparentemente scarna e priva di fatti significativi – confluisce tutta nella scrittura: l’élan vitale di Gadda fluisce tutto nell’opera – basterebbe pensare a “La cognizione del dolore”.

Manganaro ha quindi narrato la parabola dell’ingegnere elettrotecnico “prestato” alla scrittura, che si nutrì di Leibniz e Spinoza, filosofi fondamentali per comprendere l’universo gaddiano, un universo policentrico, plurilinguistico e polifonico, dallo stile diremmo jazzato e cubista, se l’immaginifico barocco scrittore non sfuggisse a qualsiasi tentativo di sistematizzazione; dai saggi alle novelle, veri e propri frammenti di esistenza, alla pubblicazione di alcuni “tratti” ovvero capitoli, sezioni del romanzo su rivista – tra le più importanti dell’epoca ricordiamo per tutte “Solaria” e “Letteratura” –, Gadda ridefinisce il modello letterario ereditato dalla tradizione.

Per comprendere Gadda, Manganaro si serve delle spie linguistiche: le descrizioni, le digressioni che danno stoffa al ragionamento – pensiamo ai cieli e alle nuvole gaddiane –, l’utilizzo peculiare della punteggiatura, materializzano l’idea di Gadda – molto pirandelliana – secondo il quale la realtà della verità non esiste e anche se esistesse non potrebbe essere trovata: alla Deleuze, la soluzione potrebbe essere uno dei possibili che non si è attuato; un fatto non ha una sola causale ma tante causali; tutto è effetto e tutto è causa.Realtà e verità sono dunque punti di interrogazione… i puntini di sospensione rappresentano graficamente il non si sa, i chissà. Una frase che procedesse per virgole e punti e virgola passerebbe dalle tesi e antitesi ad una sintesi (secondo la logica classica), conferendo al discorso un ordine gerarchico che invece Gadda sovverte tramite l’uso quasi matematico dei due punti, che pongono tutte le situazioni sullo stesso piano di equivalenza e corresponsabilità. E qui il sovvertimento diventa anche politico: noto è il disprezzo di Gadda per il fascismo – sublime il grottesco di “Eros e Priapo” – e nel romanzo Polizia e Carabinieri, tra l’altro intralciandosi a vicenda, nonostante la dichiarata e muscolare intransigenza non riusciranno a dipanare l’imbroglio, impotenti come sono a dirimere il pasticciaccio, il gomitolo intrecciato del delitto.

Tradurre è trans-ducere, trasportare. Io la immagino come un barcaiolo intento a trasportare della merce preziosa da una riva all’altra – le lingue di partenza e arrivo –: qualcosa è andato perduto in acqua?

Il carico è arrivato tutto. Ho riprodotto assonanze, dissonanze, ritmi, la sinfonia di questo romanzo il cui stile mette il lettore sull’attenti: non permette distrazioni e per tradurlo, per cucire le parole punto per punto a maglia fina, per non perdere il filo, la musicalità della scrittura, ho impiegato dodici ore al giorno per un anno senza fare altro. Forse qualcosa si sciupa ma il carico è arrivato per intero. Non è il primo libro di Gadda che traduco e comunque questa traduzione arriva dopo anni di lavoro. L’amore per Gadda per me è viscerale, inspiegabile: prende qui – sorride – alle trippe. Rileggo “Quer pasticciaccio…” ogni due anni circa e ricordo la prima volta: non riuscivo a credere ai miei occhi. Tutta la storia della lingua italiana si ritrova in ogni pagina, in ogni riga del libro.

Oggi purtroppo la lingua – anche quella letteraria – sta subendo una sorta di normalizzazione che la fa somigliare non ad un organismo vivente e “multistrato” ma che la rende una lingua “Standa” più che standard, piatta e involuta, esattamente il contrario del lussureggiante e ben biodiversificato linguaggio gaddiano. Come ha reso la polifonia dialettale del romanzo, l’imbroglio linguistico oltre che quello della trama? Il napoletano, il romanesco, il molisano di Ingravallo e dei personaggi gaddiani… come sono stati “traghettati” in francese?

In Italia i dialetti sono ancora parlati, intesi, capiti: sono la vita quotidiana che entra nel discorso, anche del parlante colto. In Francia ci sono degli slang, l’argot, ma non dialetti: ho tradotto in un francese “strano” ma sempre comprensibile, come all’orecchio risulta strana ma comunque viene riconosciuta come italiana la lingua di Gadda (ricordiamo che all’epoca il cinema italiano, arte e industria insieme, supportava il napoletano ma soprattutto il romanesco come dialetto neorealistico per eccellenza); nel frasato diretto l’autore usa appunto i dialetti (che io rendo con un francese sviato o meglio traviato, con la sonorizzazione della dentale o una diversa tonalizzazione, scambiando per esempio T e D: le agglutinazioni sonore sono aggiunte di suono ma non di senso, le elisioni sono violente), mentre nel discorso indiretto utilizza dei ricami con il dialetto per non perdere la mescidanza tra le lingue. In questo mi ha facilitato l’aver lavorato a “Le baruffe chiozzotte” di Goldoni – anche in Gadda troviamo il legame con Venezia dato dalla contessa, ad esempio.

La traduzione è letterale oppure è più un lavoro di interpretazione? Che rapporto c’è tra un autore e chi lo traduce?

Interpretare vuol dire non essere stati capaci di tradurre, aggirare l’ostacolo senza trovare l’espressione, la parola precisa, esatta. La scrittura è il gancio, la materia e il terreno comune, il momento di confronto tra autore e traduttore che non può né deve essere traditore. Bisogna cogliere i soffi, i respiri, le pulsazioni di ciò che si traduce, sordi alle suggestioni, ingannevoli come sirene, dell’interpretazione.

E qui Manganaro senza dirlo credo che accenni anche ad una misura più alta del proprio mestiere, che è quella etica.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=3076:vaccaro-gli-uomini-dell-800-reagirono-alla-lotta-delle-donne&catid=17&Itemid=143

Vaccaro: “Gli uomini dell’800 reagirono alla lotta delle donne”

MARIA LUCIA RICCIOLI 
Giovedì, 26 Aprile 2018 11:25
“Chiamandole maliarde grifagne o angeli tentatori”. Intervista all’autore di “Silfide, maga e sirena – L’ideale femminile nella letteratura italiana dell’Ottocento”

 

La Civetta di Minerva, 13 aprile 2018

Forse l’Ottocento è stato il secolo che ci ha donato le più fulgide rappresentazioni femminili – connotate sia positivamente che in una valenza negativa –: pensiamo a Madame Bovary, ad Anna Karenina, alle protagoniste dei romanzi delle sorelle Brönte e prima ancora alle smaglianti invenzioni del genio di Jane Austen, per citare solamente i primi nomi in punta di penna.

Possiamo dire che l’Ottocento porta alla ribalta e forse esaspera non solo la femminilità, ma anche e soprattutto il conflitto tra i sessi e l’irriducibilità della loro complementarietà / differenza, proprio in un’epoca in cui tante artiste oltre che tante donne comuni pretendevano un proprio posto in una società mutevole e attraversata da cambiamenti rivoluzionari in campo politico, economico e sociale.

Sirene, incantatrici, maliarde, dame eleganti, virago, civette narcise da una parte – il cliché della femme fatale declinato in ogni possibile sfaccettatura – contro Nedda e gli angeli del focolare dall’altra: questo il catalogo dei destini delle donne rappresentate nella letteratura del secondo Ottocento, che riflette da una parte e dall’altra precorre i mutamenti socio-culturali di un’epoca convulsa, che segue a quella risorgimentale e si proietta verso il ventesimo secolo.

Dell’argomento si è recentemente occupato il giovane studioso ragusano Stefano Vaccaro nel suo saggio, fresco di stampa per i tipi de Il Convivio Editore, intitolato appunto “Silfide, maga e sirena – L’ideale femminile nella letteratura italiana dell’Ottocento”, presentato il 6 aprile presso la sala del fondo antico della Biblioteca diocesana di Ragusa – intitolata a Monsignor Pennisi e diretta da don Giuseppe Di Corrado – nell’ambito della manifestazione LIBeRI A RAGUSA (di cui l’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Ragusa è media partner; la prefazione, di cui vi abbiamo offerto qualche stralcio all’inizio del pezzo, è della docente e scrittrice Maria Lucia Riccioli); con l’autore l’eminente prof.ssa Margherita Bonomo (Università degli Studi di Catania), che tra l’altro si è occupata a lungo di carteggi femminili ottocenteschi.

“La Civetta di Minerva” lo ha intervistato per voi.

Com’è nato in te l’interesse verso la letteratura dell’Ottocento?

Nell’immaginario fanciullesco che già dalla più tenera età mi si palesava innanzi, l’Ottocento prendeva sempre più la forma di una lunga galleria di immagini gotiche e spettrali, un pentagramma vivificato da figure grottesche, al limite del picaresco, all’interno del quale personaggi e trame considerate scriteriate o insolite avevano liceità non solo di essere pensate ma anche narrate. Il  fascino esercitato dal “diverso” ha fatto sì che sentissi la letteratura del XIX secolo molto vicina a me scegliendola difatti come oggetto della mia ricerca. Gli anni di studio mi hanno poi restituito un secolo molto complesso letterariamente e stratificato culturalmente, attraversato da numerose correnti e diversi “modi di sentire”; un viaggio affascinante che dura tutt’oggi e che dall’analisi del Verismo mi ha condotto allo studio del Simbolismo, senza tralasciare l’approfondimento per “movimenti” quali il Naturalismo, il Romanticismo e il Decadentismo. Ciò che mi preme coniugare è il rigore del metodo critico-scientifico alla curiosità che mi spinse ad indagare la letteratura italiana anni fa.

Silfide, maga e sirena… spiegaci come mai l’eterno femminino assume questi volti. E poi… ritieni queste “classificazioni” ancora attuali? Quali personificazioni o maschere potrebbero raffigurare le donne odierne?

Silfide, maga e sirena è un trinomio che ho preso in prestito da Verga (Una peccatrice, 1865) e che ben sintetizza la visione che si ebbe della donna per tutto il XIX secolo. L’Ottocento è di per sé il secolo delle rivoluzioni in tutti i campi dell’esperienza umana, pensiamo a quello politico con le rivoluzioni del ‘48 prima e le lotte risorgimentali poi, e ancora agli scompaginamenti sociali portati dalla meccanizzazione del lavoro e dell’avvento della borghesia, e non da ultimo ai risvolti culturali dovuti alla presenza, per la prima volta massiva e consapevole, della figura femminile anche in ambito culturale la quale, minando un sistema maschilista e patriarcale, cominciò a ritagliarsi, con fatica, spazi del sapere prima preclusi, facendo sentire la propria voce attraverso la pubblicazione di romanzi, feuillettons, articoli e pamphlets. La determinazione e la tenacia con le quali le intellettuali dell’Ottocento si batterono affinché i propri diritti d’espressione venissero riconosciuti dovette apparire del tutto nuova e allarmante per gli uomini del tempo che per questo, non appare sbagliato pensare, caricano la donna di aggettivi non sempre lusinghieri, descrivendola come una maliarda grifagna o un angelo tentatore.

Già a cominciare dal Novecento la figura muliebre non è più, o non è solo, silfide, maga e sirena ma acquista caratteri nuovi anche in vista di un impegno civile più vistoso che non rifugge connotati politici (pensiamo alle battaglie del ‘68). Oggi il polinomio verghiano con il quale il Siciliano descriveva la sua peccatrice appare svuotato di senso, rimane però, a mio avviso, una dicotomia “ottocentesca” di fondo per cui l’accostamento angelo-demone ha nuove possibili interpretazioni: se da un lato, in alcuni contesti e società, la donna può dirsi emancipata ricoprendo prestigiosi incarichi istituzionali e posizioni di rilievo nel campo della scienza, delle arti, dell’imprenditoria, della moda e delle telecomunicazioni, dall’altro lato la stessa donna, e il suo corpo, è tristemente vittima di attenzioni “superomistiche” fin troppo invasive, violente e incontrollate, finanche manesche, sanguinose e mortali.

Hai in cantiere altri lavori? Come vedi lo “stato dell’arte” della critica? Quali altri campi sarebbero da esplorare e quali vorresti affrontare tu?

Dopo aver reso nota, attraverso quest’ultima raccolta di saggi da poco edita, alle voci e ai pensieri degli intellettuali dell’Ottocento e al loro modo di pensare ed interpretare la donna, sto lavorando affinché abbia voce la controparte femminile. L’impegno muliebre difatti ha coinciso con volti e figure ben definite il cui studio spero riesca a sottrarle dall’oblio a cui per troppo tempo e ingiustamente sono state condannate. La mia ricerca si concentra innanzitutto sulle letterate siciliane che operarono nell’Isola nel medio e tardo Ottocento, dalle più note Giuseppina Turrisi Colonna (1822-1848) e Mariannina Coffa (1841-1878) alle misconosciute palermitane Concettina Ramondetta Fileti (1829-1900), Rosa Muzio Salvo (1815-1866), Lauretta Li Greci (1833-1849) e alla messinese Letteria Montoro (1825-1893): un’intera generazione di autrici che con forza e coraggio si batté affinché potesse esprimere le proprie idee contravvenendo spesso ai dettami imposti dalla società, rischiando cioè l’esclusione familiare, la sofferenza della solitudine e la stessa reputazione. Altro campo d’indagine è ancora la poesia novecentesca con particolare attenzione a quel segmento letterario al femminile che operò un nuovo linguaggio lirico italiano: Antonia Pozzi (1912-1938), Amelia Rosselli (1930-1996), Nadia Campana (1954-1985) e Catrina Saviane (1962 -1991).

   
http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=2958:le-eroine-di-jane-austen-modelli-dell-eterno-femminino&catid=17:cultura&Itemid=143

Incontro letterario-musicale al cine teatro Italia di Sortino, organizzato dal Comune in collaborazione con la Biblioteca Comunale ”Andrea Gurciullo” e il Primo istituto comprensivo “G.M. Columba” di Sortino

La Civetta di Minerva, 2 marzo 2018

“Persuasione” e “Northanger Abbey”(1818) sono due romanzi postumi: mentre il secondo era già terminato nel 1803, il primo è in realtà l’ultima opera completa scritta poco prima dell’aggravarsi della malattia di Addison che ne porterà alla morte l’autrice il 18 luglio del 1817: quindi, quest’anno ricorrono duecento anni esatti dalla pubblicazione di due dei sei romanzi canonici – gli altri sono naturalmente “Orgoglio e pregiudizio”, “Ragione e sentimento”, “Emma” e “Mansfield Park” – di Jane Austen, il bicentenario della cui scomparsa è stato celebrato nel 2017.

L’autrice inglese, letta, parodiata, reinventata, frequentata dal teatro e dal cinema (ricordiamo per tutti “Il club di Jane Austen”), gode di un successo imperituro: Catherine, Anne, Elizabeth, Elinor e Marianne, Emma e Fanny, le sue eroine, sono modelli dell’eterno femminino in lotta per la propria affermazione nonostante l’epoca Regency e la nostra sembrino agli antipodi. La Austen, ironica e pungente, genio universale che è sbagliato imbrigliare nell’assurda categoria dei “romanzi per signorine” sebbene le apparenze mostrino il contrario – gli eventi storici non sembrano toccare i suoi romanzi, che ruotano intorno a balli, intrighi matrimoniali, pettegolezzi, concerti casalinghi, picnic –, ritrae con la sua penna acuta la piccola nobiltà di campagna e la borghesia che tenta la scalata sociale: nulla sfugge alla sua penna acuta che lavora su “tre o quattro famiglie in un villaggio di campagna” come un incisore, come un monaco alle prese con le miniature di una pergamena; la Austen paragonava infatti il proprio lavoro ad un “pezzettino di avorio, largo due pollici”, modellato “col più fine dei pennelli, in modo da produrre il minimo degli effetti col massimo dello sforzo”: nonostante una biografia apparentemente priva di avvenimenti rimarchevoli, la profondità della riflessione e la vastità dell’immaginazione – sense and sensibility, razionalismo illuminista e romanticismo ottocentesco, che la Austen comunque aborriva e parodiava nei suoi eccessi lacrimevoli e gotici – l’hanno resa universalmente nota e apprezzata sia dai lettori che da studiosi e critici.

Lo scorso anno, la pianista Donatella Motta e la docente e scrittrice Maria Lucia Riccioli, qui in veste di voce narrante, si erano rese protagoniste di un aperitivo letterario a tema Jane Austen organizzato dalla dottoressa Paola Cappè, impegnata nel diffondere l’amore per i libri e la lettura con varie iniziative che ruotano intorno alla biblioteca Agnello di Canicattini Bagni (SR); quest’anno, venerdì 2 marzo scorso il recital è stato riproposto all’interno dell’incontro letterario-musicale “Vi presento Jane Austen” che si è tenuto presso il CineTeatro Italia a Sortino. L’evento è organizzato dal Comune di Sortino in collaborazione con la Biblioteca Comunale ”Andrea Gurciullo” e il Primo istituto comprensivo “G.M. Columba” di Sortino: le classi seconde della scuola secondaria di primo grado – da rimarcare la sensibilità della docente Lisa Manca, oltre che l’impegno della dottoressa Maria Sequenzia, che ha fortemente voluto il progetto – hanno presentato un lavoro di ricerca sulla scrittrice che si è concluso con il recital del duo siracusano.

 

Nana nuota per Libriamoci 2018… cos’è la #bananave?

30 martedì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, scuola

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Tag

#balene, #bananave, Ada Santuccio, Adelia Battista, delfini, Elena Rispoli, Elio Cannizzaro, Fausta Di Falco, favola, fiaba, La bananottera, libri, libri belli, libri per bambini, Libriamoci, libro, Lucia Failla, mare, Maria Lucia Riccioli, Maria Sequenzia, Maria Sesti, Monica Saladino, Palazzolo Acreide, Pia Parlato, Riparare l'umano, Rita Larosa, Sabir fest, Sagra del miele, scuola, sea, Sortino, Verbavolant edizioni, Viviana Giubilo

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#marialuciariccioli #labananottera #verbavolantedizioni #faustadifalco #monicasaladino #libriamoci #libriamociascuola #teatro #libro #libroperbambini #mare #balene Adesso oltre alla #bananottera c'è la bananave! ✒✏📚📖🍌🐳💛

A post shared by Maria Lucia Riccioli (@mriccioli) on Oct 29, 2018 at 10:58am PDT

La bananottera già esisteva, ma sapevate della #bananave?

Accoglienza splendida per la mia dolce Nana al XII Istituto comprensivo “Belvedere”, plesso staccato di Città Giardino…

Grazie infinite alle colleghe Ada Santuccio, Maria Sesti, Rita Larosa, Elena Rispoli, Lucia Failla… e ai collaboratori scolastici.

I bambini della III A-B-C sono stati fantastici! Mi hanno commossa con le loro canzoni e le loro domande… che bello, una carica di energia bananotterosa!

Attendo con trepidazione la recita… la prima è stata nel maggio scorso, ma spero di poter assistere alla seconda rappresentazione!

 

http://www.libriamociascuola.it/II/sl/sl/4-appuntamenti.html

“LEGGIAMO E VOLIAMO CON LA FANTASIA”

LOCALITA’

Siracusa

REGIONE

Sicilia

DATE

IL 23/10/2018

DESCRIZIONE

Giorno 23 c. m. in occasione della manifestazione “Libriamoci 2018”, si terrà l’evento dal titolo “Leggiamo e voliamo con la fantasia” con letture ad alta voce da parte della lettrice Viviana Giubilo. Nelle classi quarte verrà letto il libro ‘La Bananottera” di Lucia Riccioli e nelle classi quinte “Archimede, una vita geniale” di Giuseppina Norcia della casa editrice VERBAVOLANT. Gli alunni parteciperanno alla manifestazione insieme agli insegnanti di lettere.

LIBRI SCELTI

La Bananottera
Archimede, una vita geniale

ORDINE SCOLASTICO

Scuola primaria

FASCE DI ETA’

8-9 anni
9-10 anni

FILONE TEMATICO

Lettura e solidarietà

WEBSITE

 www.14comprensivosr.it

LOCANDINA

 Locandine/1761.png

Nana nuota ancora per Libriamoci… giorno 29 ottobre sarà ospite, grazie ad Ada Santuccio, del XII Istituto comprensivo di Belvedere (SR), plesso di Città Giardino.

Le classi III A-B-C incontreranno LA BANANOTTERA… ecco la bellissima locandina dell’incontro!

Il Centro per il libro e la lettura mette a disposizione alcune bibliografie di riferimento per diverse fasce
d’età, utili per i temi suggeriti in questa edizione e non solo. Si possono consultare al
link
http://www.libriamociascuola.it/II/?tag=bibliografia,percorso-di-lettura
Ed è possibile trovare altri spunti su testi da leggere tra i moltissimi presentati sull’Atlante digitale del Novecento Letterario (www.anovecento.net).
Ecco altro materiale…
Nana a Palazzolo qualche giorno fa…
Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Che bello stand!
Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

 

Dopo la Sagra del miele di Sortino (SR) e il BookPride di Genova, ecco la nuova meta delle nuotate di Nana!

https://www.fanpage.it/sabirfest-2018-tra-messina-catania-a-reggio-calabria-torna-il-racconto-del-mediterraneo/

https://www.facebook.com/events/246990949350735/

Vi aspettiamo da domani alle 10 a Palazzo Platamone, Catania, per il Sabir Fest ’18 *Catania*. Ad accogliervi il sorriso di Viviana Giubilo e i nuovi libri freschi di stampa!

SabirFest 2018: tra Messina, Catania a Reggio Calabria torna il racconto del Mediterraneo

Dal 4 al 7 ottobre riparte il SabirFest 2018. Nel cuore di Messina, Catania e Reggio Calabria, quattro giorni di lettura, incontri, laboratori, musica e teatro per un programma in diverse sezioni. Tema del festival quest’anno è “Riparare l’umano”, affrontato in un momento fondamentale e di passaggio per la cultura del Mar Mediterraneo.

A distanza di un anno tutto sembra essere cambiato nel nostro Paese, eppure il Sabirfest torna per la quinta edizione. Tre città – Messina, Catania e Reggio Calabria – per dare corpo dal 4 al 7 ottobre a un dialogo condiviso e fecondo, intrecciando i percorsi di cittadini di ogni età, con quelli degli ospiti da diversi paesi in numerose occasioni di incontro, approfondimento e svago. Il tema del SabirFest 2018, quantomai necessario in questo momento, è dato dallo slogan “Riparare l’umano”,  invito e auspicio, ma al contempo tentativo di mettere in luce dissonanze, squilibri e abusi del nostro tempo e provare a far emergere il desiderio, la determinazione a non rassegnarsi, a non subirli.

Nel cuore di Messina, Catania e Reggio Calabria, tra piazze ed edifici storici, un programma fitto di appuntamenti con scrittori, registi, giornalisti e artisti di diverse nazionalità. Quattro giorni di letture, incontri, laboratori, cinema, teatro, musica che coinvolgono un pubblico di tutte le età. Oltre sessanta appuntamenti a Messina, oltre trenta a Catania e venti a Reggio Calabria per un programma che si articolerà in diverse sezioni.

Come tradizione al SabirFest 2018 la questione sarà affrontata da differenti ambiti disciplinari, dalla filosofia alla letteratura, dalla scienza al teatro, dalla musica alle arti visive, nel corso di seminari, laboratori, incontri performance, che coinvolgeranno insieme al pubblico scrittori, esperti, studiosi ospiti della manifestazione. Al centro dell’attenzione questo mare non solo come immenso patrimonio di storia, tradizioni, diversità tra i popoli che lo abitano, ma soprattutto come spazio culturale e sociale unico nel suo genere e determinante per progettare e vivere nuove forme di cittadinanza contro vecchie e nuove ingiustizie. Qui il programma completo del festival.

continua su: https://www.fanpage.it/sabirfest-2018-tra-messina-catania-a-reggio-calabria-torna-il-racconto-del-mediterraneo/
http://www.fanpage.it/

https://www.lastampa.it/2018/09/30/cultura/riparare-lumano-il-festival-della-cultura-e-cittadinanza-mediterranea-mfsQMCLlAzCy4YgR8hGfLJ/pagina.html

Come mi faceva notare la cara Adelia Battista, studiosa di Anna Maria Ortese, “Riparare l’umano” è anche una frase di Anna Maria Ortese. Un concetto importante, per non smettere mai di lasciarci coinvolgere!

https://www.facebook.com/sabirfestival/

Vi aspettiamo numerosi!

Ecco altro materiale sulle ultime nuotate di Nana…

L'immagine può contenere: una o più persone

La mia dolce bananottera gialla Nana è alla sagra del miele di Sortino insieme agli altri libri VerbaVolant edizioni… e ad accompagnarla c’è la mitica Giorgina, la macchinina verde VerbaVolant!

L'immagine può contenere: auto

L’11 maggio 2015 è stata pubblicata per i tipi di VerbaVolant edizioni la mia fiaba “La bananottera” (con illustrazioni di Monica Saladino), presentata in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino il 17 maggio presso il Bookstock Village al Laboratorio Scienza e Saperi, con lettura animata e laboratorio per i bambini.

La fiaba è stata poi presentata a Palermo presso la Libreria Un mare di libri, a Siracusa presso la Casa del Libro Rosario Mascali il 30 maggio, alla fiera “Una marina di libri” di Palermo il 5 e 6 giugno (presentazione e laboratorio), il 14 giugno a Ragusa (A tutto volume) con un laboratorio, il 20 giugno presso la Libreria dei Ragazzi di Siracusa con una labomerenda.

Il 28 agosto, presso la spiaggetta del Castello Maniace (che fa parte dell’area marina protetta del Plemmirio di Siracusa), la fiaba è stata ospite di “C’era un mare da favola…”.

Il 13 settembre è stata tenuta una lettura de “La bananottera” in Piazza Leonardo da Vinci a Siracusa nell’ambito della manifestazione “Il risveglio di Siracusa” organizzata da “Archimede in movimento”.

Il 18, 19 e 20 settembre la fiaba ha preso parte al Catania Book Festival presso il Cortile Platamone; il 3 ottobre, “La bananottera”, è stata ospite della manifestazione “Il mare al museo” presso il Museo del mare di Siracusa, mentre a Palermo la fiaba è stata protagonista di un laboratorio presso “È Bio”.

Il 25 ottobre “La bananottera” è stata tra i libri VerbaVolant in mostra al Book b@ng di Messina, dove è stato tenuto anche un laboratorio creativo presso la Biblioteca “Fata Morgana”; nello stesso giorno la fiaba è stata presentata presso La Città del Sole a Palermo, mentre il 31 ottobre è stata presentata a Ragusa presso “Le Fate”; il 15 novembre è stata ospite della nuova edizione di “Archimede in movimento”, mentre il 6 dicembre è stata protagonista di un laboratorio presso la Fiera della piccola e media editoria “Più Libri – Più Liberi” tenutasi a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni; il 13 dicembre è stata ospite della Fiera “Arriva Santa Lucia” presso il Centro “Pio La Torre” di Siracusa, mentre il libro è stato oggetto di un laboratorio con l’illustratrice dal 18 al 20 a Palermo presso Palazzo Asmundo in occasione di “Jingle books”.

L'immagine può contenere: auto

Il 20 febbraio 2016 “La bananottera” è stata ospite – con un laboratorio dedicato – di BUKids, la sezione di BUK Modena dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi, mentre il 25 febbraio presso l’associazione culturale Alimede è stata protagonista di una labomerenda.

Dal 18 al 20 marzo la fiaba è stata ospite presso il Palazzo del ghiaccio di Milano in occasione di “Bellissima fiera”.

Il 3 aprile la fiaba è stata ospitata alla IV edizione di “Archimede in movimento” presso la piazza Cesare Battisti di Siracusa, come pure in occasione dell’edizione speciale sul referendum riguardante le trivellazioni.

Il 23 e il 30 aprile “La bananottera” ha partecipato all’iniziativa benefica “Il Cestino dei Libri”, patrocinata dal BUK Modena e organizzata da La biblioteca del gufo e Casa Mazzolini per La Casa di Fausta e i suoi ospiti in occasione della Giornata mondiale del Libro, della Cultura e del Diritto d’autore, mentre a giugno è stata ospite della settima edizione di “Una marina di libri” presso l’Orto botanico di Palermo.

L’11 giugno la fiaba è stata ospitata presso l’Asilo nido comunale “Santa Maria Goretti” di Canicattini Bagni (SR), in occasione della festa finale del progetto “Nati per leggere”, a cura di Paola Cappè.

“La bananottera” è tra i libri “Scelti per voi” dallo staff de La Feltrinelli – Catania.

Il 24 ottobre, in occasione della campagna nazionale “Libriamoci” l’autrice de “La bananottera” è stata ospite insieme all’editrice Fausta Di Falco dell’Istituto comprensivo “Guglielmo Marconi” di Lentini (SR).

Il 18 novembre l’autrice ha registrato la quinta puntata della trasmissione di Telecittà (ch 654) “Libri in città”, dedicata ai libri e agli autori siracusani e non, condotta da Claudia De Luca e dal professor Luigi Amato.

Il 27 dicembre l’autrice ha premiato l’editrice Fausta Di Falco per la sezione editoria nell’ambito della prima edizione del premio intitolato al giornalista Dino Cartia (organizzato dal CAS, Comitato Attivisti Siracusani e patrocinato dal Comune di Siracusa) presso il Palazzo Vermexio di Siracusa.

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Il 3 aprile la fiaba “La bananottera” è stata ospite della scuola “Pascoli-Crispi” per un incontro con l’autore, nell’ambito dei progetti didattico-educativi di VerbaVolant edizioni e in collaborazione con la libreria Bonazinga; l’8 maggio gli alunni dell’Istituto comprensivo statale di Francavilla (SR) hanno realizzato uno spettacolo, lapbook e lavori multimediali su “La bananottera”. Il 16 maggio 2017 “La bananottera” è stata protagonista di un laboratorio artistico con l’illustratrice Monica Saladino presso la II B del I Istituto comprensivo “Trieste” di Palermo; con la casa editrice VerbaVolant edizione il libro è stato ospite di #SalTo30 e, a Modica, della fiera “ForteLibro”, mentre dal’8 all’11 giugno è stato presente all’edizione 2017 di “Una marina di libri” a Palermo e a fine giugno a TaoBuk, successivamente al NininFestival di Bogliasco (GE), oltre che a Libri d’aMare a Puntasecca, nei luoghi del commissario Montalbano.

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Il 5 dicembre, nell’ambito della rubrica “Consigli del libraio” della trasmissione “Ciao Gender” (Realpan Tv, Radio 3 network, Play dj, prima stagione, puntata 22), Alfredo Polizzano della Libreria Fenice di Catania ha proposto il libro per “piccoli e grandi lettori” da “regalare a chi si vuole bene”.

Oltre alle fiere e ai festival, tra cui Libridamare a Bisceglie nell’agosto 2018 o la sagra del miele di Sortino (SR), il BookPride di Genova, il Sabir Fest e altri appuntamenti, continua il viaggio del libro presso le scuole: il 18 dicembre 2017 l’autrice è stata ospite della IV BS del Liceo Corbino di Siracusa per il progetto di alternanza scuola-lavoro “Una biblioteca può cambiare un quartiere”.

Nel marzo 2018 La psicologa Eleonora Mangano ha utilizzato il libro per un laboratorio nella classe II A dell’Istituto comprensivo “Torrenova”.

Il 14 aprile “La bananottera” è stata protagonista di una labomerenda presso la Libreria Diana di Siracusa. Dal 23 al 25 aprile, in occasione dell’Earth Day, “La bananottera” è stata tra i libri proposti a Cefalù e continua ad essere tra i libri VerbaVolant presentati in occasione di fiere e festival dedicati. Il 21 agosto 2018 il libro è stato ospite della Biblioteca comunale di Canicattini Bagni (SR) presso il BiblioHUB recentemente inaugurato, nell’ambito dell’iniziativa “Lettori si cresce: tante storie per un’estate da leggere”.

In occasione di “Libriamoci a scuola 2018” il libro è stato ospite del XIV Istituto comprensivo di Siracusa giorno 23 ottobre, a cura della lettrice Viviana Giubilo che ha incontrato le classi quarte della scuola, mentre il 29 ottobre 2018 “La bananottera” sarà ospite del XII Istituto comprensivo di Belvedere (SR), plesso di Città Giardino, per un incontro con le classi terze. 

Ed ecco la foto dello stand VerbaVolant edizioni al BookPride di Genova!

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Nana nuota per Libriamoci 2018!

26 venerdì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, scuola

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http://www.libriamociascuola.it/II/sl/libriamoci/4-appuntamenti.html

“LEGGIAMO E VOLIAMO CON LA FANTASIA”

LOCALITA’

Siracusa

REGIONE

Sicilia

DATE

IL 23/10/2018

DESCRIZIONE

Giorno 23 c. m. in occasione della manifestazione “Libriamoci 2018”, si terrà l’evento dal titolo “Leggiamo e voliamo con la fantasia” con letture ad alta voce da parte della lettrice Viviana Giubilo. Nelle classi quarte verrà letto il libro ‘La Bananottera” di Lucia Riccioli e nelle classi quinte “Archimede, una vita geniale” di Giuseppina Norcia della casa editrice VERBAVOLANT. Gli alunni parteciperanno alla manifestazione insieme agli insegnanti di lettere.

LIBRI SCELTI

La Bananottera
Archimede, una vita geniale

ORDINE SCOLASTICO

Scuola primaria

FASCE DI ETA’

8-9 anni
9-10 anni

FILONE TEMATICO

Lettura e solidarietà

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Nana nuota ancora per Libriamoci… giorno 29 ottobre sarà ospite, grazie ad Ada Santuccio, del XII Istituto comprensivo di Belvedere (SR), plesso di Città Giardino.

Le classi III A-B-C incontreranno LA BANANOTTERA… ecco la bellissima locandina dell’incontro!

Il Centro per il libro e la lettura mette a disposizione alcune bibliografie di riferimento per diverse fasce
d’età, utili per i temi suggeriti in questa edizione e non solo. Si possono consultare al
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SabirFest 2018: tra Messina, Catania a Reggio Calabria torna il racconto del Mediterraneo

Dal 4 al 7 ottobre riparte il SabirFest 2018. Nel cuore di Messina, Catania e Reggio Calabria, quattro giorni di lettura, incontri, laboratori, musica e teatro per un programma in diverse sezioni. Tema del festival quest’anno è “Riparare l’umano”, affrontato in un momento fondamentale e di passaggio per la cultura del Mar Mediterraneo.

A distanza di un anno tutto sembra essere cambiato nel nostro Paese, eppure il Sabirfest torna per la quinta edizione. Tre città – Messina, Catania e Reggio Calabria – per dare corpo dal 4 al 7 ottobre a un dialogo condiviso e fecondo, intrecciando i percorsi di cittadini di ogni età, con quelli degli ospiti da diversi paesi in numerose occasioni di incontro, approfondimento e svago. Il tema del SabirFest 2018, quantomai necessario in questo momento, è dato dallo slogan “Riparare l’umano”,  invito e auspicio, ma al contempo tentativo di mettere in luce dissonanze, squilibri e abusi del nostro tempo e provare a far emergere il desiderio, la determinazione a non rassegnarsi, a non subirli.

Nel cuore di Messina, Catania e Reggio Calabria, tra piazze ed edifici storici, un programma fitto di appuntamenti con scrittori, registi, giornalisti e artisti di diverse nazionalità. Quattro giorni di letture, incontri, laboratori, cinema, teatro, musica che coinvolgono un pubblico di tutte le età. Oltre sessanta appuntamenti a Messina, oltre trenta a Catania e venti a Reggio Calabria per un programma che si articolerà in diverse sezioni.

Come tradizione al SabirFest 2018 la questione sarà affrontata da differenti ambiti disciplinari, dalla filosofia alla letteratura, dalla scienza al teatro, dalla musica alle arti visive, nel corso di seminari, laboratori, incontri performance, che coinvolgeranno insieme al pubblico scrittori, esperti, studiosi ospiti della manifestazione. Al centro dell’attenzione questo mare non solo come immenso patrimonio di storia, tradizioni, diversità tra i popoli che lo abitano, ma soprattutto come spazio culturale e sociale unico nel suo genere e determinante per progettare e vivere nuove forme di cittadinanza contro vecchie e nuove ingiustizie. Qui il programma completo del festival.

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Come mi faceva notare la cara Adelia Battista, studiosa di Anna Maria Ortese, “Riparare l’umano” è anche una frase di Anna Maria Ortese. Un concetto importante, per non smettere mai di lasciarci coinvolgere!

https://www.facebook.com/sabirfestival/

Vi aspettiamo numerosi!

Ecco altro materiale sulle ultime nuotate di Nana…

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La mia dolce bananottera gialla Nana è alla sagra del miele di Sortino insieme agli altri libri VerbaVolant edizioni… e ad accompagnarla c’è la mitica Giorgina, la macchinina verde VerbaVolant!

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L’11 maggio 2015 è stata pubblicata per i tipi di VerbaVolant edizioni la mia fiaba “La bananottera” (con illustrazioni di Monica Saladino), presentata in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino il 17 maggio presso il Bookstock Village al Laboratorio Scienza e Saperi, con lettura animata e laboratorio per i bambini.

La fiaba è stata poi presentata a Palermo presso la Libreria Un mare di libri, a Siracusa presso la Casa del Libro Rosario Mascali il 30 maggio, alla fiera “Una marina di libri” di Palermo il 5 e 6 giugno (presentazione e laboratorio), il 14 giugno a Ragusa (A tutto volume) con un laboratorio, il 20 giugno presso la Libreria dei Ragazzi di Siracusa con una labomerenda.

Il 28 agosto, presso la spiaggetta del Castello Maniace (che fa parte dell’area marina protetta del Plemmirio di Siracusa), la fiaba è stata ospite di “C’era un mare da favola…”.

Il 13 settembre è stata tenuta una lettura de “La bananottera” in Piazza Leonardo da Vinci a Siracusa nell’ambito della manifestazione “Il risveglio di Siracusa” organizzata da “Archimede in movimento”.

Il 18, 19 e 20 settembre la fiaba ha preso parte al Catania Book Festival presso il Cortile Platamone; il 3 ottobre, “La bananottera”, è stata ospite della manifestazione “Il mare al museo” presso il Museo del mare di Siracusa, mentre a Palermo la fiaba è stata protagonista di un laboratorio presso “È Bio”.

Il 25 ottobre “La bananottera” è stata tra i libri VerbaVolant in mostra al Book b@ng di Messina, dove è stato tenuto anche un laboratorio creativo presso la Biblioteca “Fata Morgana”; nello stesso giorno la fiaba è stata presentata presso La Città del Sole a Palermo, mentre il 31 ottobre è stata presentata a Ragusa presso “Le Fate”; il 15 novembre è stata ospite della nuova edizione di “Archimede in movimento”, mentre il 6 dicembre è stata protagonista di un laboratorio presso la Fiera della piccola e media editoria “Più Libri – Più Liberi” tenutasi a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni; il 13 dicembre è stata ospite della Fiera “Arriva Santa Lucia” presso il Centro “Pio La Torre” di Siracusa, mentre il libro è stato oggetto di un laboratorio con l’illustratrice dal 18 al 20 a Palermo presso Palazzo Asmundo in occasione di “Jingle books”.

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Il 20 febbraio 2016 “La bananottera” è stata ospite – con un laboratorio dedicato – di BUKids, la sezione di BUK Modena dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi, mentre il 25 febbraio presso l’associazione culturale Alimede è stata protagonista di una labomerenda.

Dal 18 al 20 marzo la fiaba è stata ospite presso il Palazzo del ghiaccio di Milano in occasione di “Bellissima fiera”.

Il 3 aprile la fiaba è stata ospitata alla IV edizione di “Archimede in movimento” presso la piazza Cesare Battisti di Siracusa, come pure in occasione dell’edizione speciale sul referendum riguardante le trivellazioni.

Il 23 e il 30 aprile “La bananottera” ha partecipato all’iniziativa benefica “Il Cestino dei Libri”, patrocinata dal BUK Modena e organizzata da La biblioteca del gufo e Casa Mazzolini per La Casa di Fausta e i suoi ospiti in occasione della Giornata mondiale del Libro, della Cultura e del Diritto d’autore, mentre a giugno è stata ospite della settima edizione di “Una marina di libri” presso l’Orto botanico di Palermo.

L’11 giugno la fiaba è stata ospitata presso l’Asilo nido comunale “Santa Maria Goretti” di Canicattini Bagni (SR), in occasione della festa finale del progetto “Nati per leggere”, a cura di Paola Cappè.

“La bananottera” è tra i libri “Scelti per voi” dallo staff de La Feltrinelli – Catania.

Il 24 ottobre, in occasione della campagna nazionale “Libriamoci” l’autrice de “La bananottera” è stata ospite insieme all’editrice Fausta Di Falco dell’Istituto comprensivo “Guglielmo Marconi” di Lentini (SR).

Il 18 novembre l’autrice ha registrato la quinta puntata della trasmissione di Telecittà (ch 654) “Libri in città”, dedicata ai libri e agli autori siracusani e non, condotta da Claudia De Luca e dal professor Luigi Amato.

Il 27 dicembre l’autrice ha premiato l’editrice Fausta Di Falco per la sezione editoria nell’ambito della prima edizione del premio intitolato al giornalista Dino Cartia (organizzato dal CAS, Comitato Attivisti Siracusani e patrocinato dal Comune di Siracusa) presso il Palazzo Vermexio di Siracusa.

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Il 3 aprile la fiaba “La bananottera” è stata ospite della scuola “Pascoli-Crispi” per un incontro con l’autore, nell’ambito dei progetti didattico-educativi di VerbaVolant edizioni e in collaborazione con la libreria Bonazinga; l’8 maggio gli alunni dell’Istituto comprensivo statale di Francavilla (SR) hanno realizzato uno spettacolo, lapbook e lavori multimediali su “La bananottera”. Il 16 maggio 2017 “La bananottera” è stata protagonista di un laboratorio artistico con l’illustratrice Monica Saladino presso la II B del I Istituto comprensivo “Trieste” di Palermo; con la casa editrice VerbaVolant edizione il libro è stato ospite di #SalTo30 e, a Modica, della fiera “ForteLibro”, mentre dal’8 all’11 giugno è stato presente all’edizione 2017 di “Una marina di libri” a Palermo e a fine giugno a TaoBuk, successivamente al NininFestival di Bogliasco (GE), oltre che a Libri d’aMare a Puntasecca, nei luoghi del commissario Montalbano.

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Il 5 dicembre, nell’ambito della rubrica “Consigli del libraio” della trasmissione “Ciao Gender” (Realpan Tv, Radio 3 network, Play dj, prima stagione, puntata 22), Alfredo Polizzano della Libreria Fenice di Catania ha proposto il libro per “piccoli e grandi lettori” da “regalare a chi si vuole bene”.

Oltre alle fiere e ai festival, tra cui Libridamare a Bisceglie nell’agosto 2018 o la sagra del miele di Sortino (SR), il BookPride di Genova, il Sabir Fest e altri appuntamenti, continua il viaggio del libro presso le scuole: il 18 dicembre 2017 l’autrice è stata ospite della IV BS del Liceo Corbino di Siracusa per il progetto di alternanza scuola-lavoro “Una biblioteca può cambiare un quartiere”.

Nel marzo 2018 La psicologa Eleonora Mangano ha utilizzato il libro per un laboratorio nella classe II A dell’Istituto comprensivo “Torrenova”.

Il 14 aprile “La bananottera” è stata protagonista di una labomerenda presso la Libreria Diana di Siracusa. Dal 23 al 25 aprile, in occasione dell’Earth Day, “La bananottera” è stata tra i libri proposti a Cefalù e continua ad essere tra i libri VerbaVolant presentati in occasione di fiere e festival dedicati. Il 21 agosto 2018 il libro è stato ospite della Biblioteca comunale di Canicattini Bagni (SR) presso il BiblioHUB recentemente inaugurato, nell’ambito dell’iniziativa “Lettori si cresce: tante storie per un’estate da leggere”.

In occasione di “Libriamoci a scuola 2018” il libro è stato ospite del XIV Istituto comprensivo di Siracusa giorno 23 ottobre, a cura della lettrice Viviana Giubilo che ha incontrato le classi quarte della scuola, mentre il 29 ottobre 2018 “La bananottera” sarà ospite del XII Istituto comprensivo di Belvedere (SR), plesso di Città Giardino, per un incontro con le classi terze. 

Ed ecco la foto dello stand VerbaVolant edizioni al BookPride di Genova!

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100 motivi per amare Leopardi

19 venerdì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica, scuola

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Sono felice e onorata… un mio contributo fa parte del manifesto social di Casa Leopardi Recanati Pagina Ufficiale

Ha dato voce al dolore di tutti. 
È il cantore della giovinezza fatta di lutti e speranze.
E soprattutto è il poeta della felicità non PERCHÉ ma NONOSTANTE.

E poi anche la sua poesia più disperata è canto. 
È musica.
È profumo di ginestra che come un cigno morente effonde bellezza. 
😍

L'immagine può contenere: una o più persone

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Rileggendo la lista dei “50 motivi per amare Giacomo Leopardi” di Alessandro D’Avenia ci siamo chiesti: perché non arrivare a 100?
Noi di motivi ne abbiamo tanti, e VOI?

Ecco la nostra proposta: creiamo insieme la lista dei 💯 MOTIVI PER AMARE GIACOMO LEOPARDI. Come?
🔸Scrivete nei commenti a questo post uno o più motivi per cui amate Giacomo 
🔸Condividete il post con i vostri amici e invitateli a scrivere il loro motivo (potete anche taggarli)
Quando saremo arrivati a 100, stileremo la lista che diventerà il manifesto della nostra pagina!
Ce la faremo? 🤞

http://www.repubblica.it/…/motivi_amare_giacomo_leopardi_…/…

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100 motivi per amare Leopardi? Li abbiamo trovati e, a leggerli bene, sono anche di più! —– Qualche giorno fa abbiamo chiesto ai fan delle nostre pagine social di raccontarci il perché del loro amore per Leopardi. Volevamo raccogliere almeno 100 motivi per amarlo. Nessuno sapeva se ce l’avremmo fatta, ma… eccolo qua: il MANIFESTO di Casa Leopardi Recanati Pagina Ufficiale è pronto! Lo condividiamo con davvero tanto piacere, senza aggiungere altro, perché parla da sé. GRAZIE a voi una piccola iniziativa è diventata qualcosa di speciale. Antonella Maggini Sabrina Carpentieri Luciana Interlenghi Giovanna Maddalena Sisto Silvia Di Cicco Maury Pasy Roberto Tarenzi Serena Mrach Valentina Bachi Annalisa Trasatti Nausica Strever Daniela Masi Carmela Martina Ponti Giuseppe Bernardi ShpëtimAgata Muskaj Miriam Miry La Forgia Kira Manila Neyrs Valeria Buono Maria Lucia Riccioli Arianna Sarubbi Andrea Valenti Claudia Di Lorenzo Cristina Vannini Roby Chris Il Romanticismo di Leopardi Martina Carbone Elisea Laronca Marianna Cinti Chiara Marie Capala Rossella Marzano Natale Aeltan Trimarchi Maddalena Santacroce Giorgia Ruzzante Giacomo Mainagioia Leopardi Andrea Perego Giuseppe D’Emilio Claudio Perini Nuccia Grilli Stefano Settimelli Luciano Gennaretti Viviana Villa Anna Torregrossa Fiorella Gio Maria Taibi Camilla Bardella Simona Campese Maria Anita Cicconi Filomena De Benedictis Elena Marconi Manuela Sperti Alessia Santangeletta Alessia Lombardi Cinzia Pezzatini Anna Verna Diana Zanelli Ornella Politi Giuseppe Pilumeli Alessandro Pavolini Daniele Barrella Angela Andretta Vento d’estate Ambra Dalle Ave Lantz Rosita Vitetta Alba Di Carlo Anto Locurcio Ele Na Anna Nardelli Marco Ruina Alessia Poli Vanessa Rivi DA INSTAGRAM carlo.orastrana marinatassan11 ragoneedda michelamela_17 raffaella buccieri fedelestudio adrianodel ladyparanoia3 antonio.vanni.3 alemarru marziamancy esmelifestyle anna_esposito68 simoelulu cri1119 enrica_merlo cineabierto alba.dicarlo cate_sunrise Se per sbaglio avessimo dimenticato qualche nome, per favore segnalatecelo e lo aggiungeremo subito. Grazie!

Ma grazie infinite! Amo Leopardi dalle elementari, grazie alla mia dolce maestra… su di lui ho scritto la mia tesi di laurea (grazie a Paolo Mario Sipala), lo insegno con piacere… ❤ e se scrivo poesia, se amo la letteratura, se ho scritto un romanzo sull’Ottocento è grazie a lui. Giacomo sempre nel mio cuore.

 

LA CIVETTA DI MINERVA torna in edicola…

18 giovedì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica, scuola

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Giorno 13 ottobre è tornata in edicola LA CIVETTA DI MINERVA dopo le vacanze estive che in realtà vacanze non sono state perché avete potuto continuare a vedere i contributi della redazione sul sito…

Sostieni il nostro impegno: chiedilo in edicola. Per te è solo un euro, per noi un grande aiuto, per la realtà sociale un mezzo di informazione libero, unico e originale. Non fermiamo le poche voci che sono svincolate da chi decide cosa e quando bisogna sapere. L’informazione è potere. Riappropriamoci della capacità di avere un nostro strumento d’informazione. Ti aspettiamo!
Non solo… LA CIVETTA DI MINERVA twitta pure!
Ecco il link ai miei ultimi articoli usciti sul cartaceo e poi confluiti nel sito…
http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=17&Itemid=143
http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=17&Itemid=143option=com_content&view=article&id=3225:francesco-costa-dal-noir-all-horror-de-il-dottor-neanderthal&catid=17&Itemid=143

Francesco Costa, dal noir all’horror de “Il dottor Neanderthal”

MARIA LUCIA RICCIOLI

Sabato, 30 Giugno 2018 14:04

Sullo sfondo di una barocca Lecce dalle tinte gotiche, il protagonista invischiato in una trama suggestiva.“Anche i paesaggi roventi di sole sono ottimo sfondo per i mistery”

 

La Civetta di Minerva, 8 giugno 2018

Francesco Costa, scrittore e sceneggiatore napoletano (ricordiamo le esperienze cinematografiche e teatrali, anche attoriali, con nomi del calibro di Peter Dal Monte, Roberto Rossellini e Silvano Agosti, i lavori per la Lancio e le collaborazioni con importanti fumettisti, l’attività di recensore, la stesure di voci su attori cinematografici per la Treccani, i romanzi come “La volpe a tre zampe”, trasposto nel film di Sandro Dionisio interpretato da Miranda Otto, Nadja Uhl e Angela Luce, e “L’imbroglio nel lenzuolo” di Alfonso Arau con Maria Grazia Cucinotta, Anne Parillaud e Geraldine Chaplin), a Catania (presso la Libreria Catania) e Siracusa (Casa del Libro Rosario Mascali) ha presentato il suo ultimo lavoro, il primo di una trilogia, “Dottor Neanderthal – Il colore morto della mezzanotte”, edito da Cento Autori.

“È scivolato suo malgrado dentro una spirale perversa che, avvolgendosi attorno a un susseguirsi di sanguinosi eventi, si sviluppa verso soluzioni preoccupanti. Che cosa gli riserva il futuro?”.

“Il dottor Neanderthal” è incentrato, come tutti i personaggi dei romanzi di Costa, sulle vicende di un personaggio un po’ sprovveduto, in questo caso lo scrittore Leonardo Corona: sullo sfondo di una barocca Lecce dalle tinte gotiche il protagonista si trova invischiato in una trama che gli svelerà verità sconvolgenti.

Ne parliamo con l’autore.

Tu hai scritto un romanzo noir, “Orrore Vesuviano” (Bompiani, 2015), arrivato semifinalista al Premio Scerbanenco e adesso ti cimenti nel genere fantastico virando sull’horror, immaginando che i Neanderthal non si siano estinti e che addirittura siano stati le prime vittime di genocidio della storia umana: una storia originale e raccontata con ritmo ed eleganza, cogliendo le suggestioni della cronaca e dei reperti che ci narrano un passato remoto ma in fondo parte del nostro stesso codice genetico.

Calvino affermava che la Sicilia – ma potremmo estendere l’affermazione a tutto il Sud – non sarebbe adatta al giallo e potremmo dire meno che mai al noir e addirittura al gotico, che richiederebbero le atmosfere brumose del Nord. Con il tuo lavoro tu sembri smentire questa affermazione. Cosa puoi dirci in proposito?

Sicuramente si sbagliava. Il Sud è stato il fosco teatro dei primi romanzi gotici inglesi come il celeberrimo “Il castello di Otranto” (1764) di Horace Walpole, considerato il capostipite del genere, e seguito nel corso dei secoli da numerose altre opere di questo tono, scritte da romanzieri italiani, come “I misteri di Napoli” (1869) di Antonio Mastriani e “I Beati Paoli” (1909) di Luigi Natoli, fino ad arrivare ai nostri giorni con il successo di autori più sofisticati come Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri. Attualmente le classifiche dei libri più venduti comprendono molti romanzi gialli ambientati nel Meridione come, per esempio, quelli di Maurizio de Giovanni. Per concludere, non sono soltanto le brumose contrade del Nord a costituire lo sfondo ideale del mystery, ma anche i paesaggi semidesertici e arroventati dal sole accecante delle regioni meridionali. Nel caso di “Dottor Neanderthal” ho trovato che la splendida Lecce, seguita poi da Napoli e da Pozzuoli, fosse lo scenario perfetto per una vicenda che sconfina nel fantastico.

Nello scrivere questo romanzo (dove tra l’altro ritroviamo la tua passione per le donne enigmatiche, direi chandleriane, di certo cinema e di tanta letteratura, il tema dell’inganno e del protagonista apparentemente “ingenuo” che deve decifrare una verità che lo sovrasta, i Leitmotiv della tua produzione artistica) che peso ha avuto la fantasia e quanto invece la ricerca?

Sono andate avanti di pari passo, tenendosi a braccetto come due buone amiche, e dopo la folgorazione che mi ha colpito nel museo preistorico di Lecce (dove ho visto una statua raffigurante

un uomo di Neanderthal che mi ha profondamente suggestionato), non ho fatto altro che tuffarmi in

ricerche scientifiche su cui innestavo invenzioni di pura fantasia. Diciamo che immaginazione e ricerca si sono illuminate a vicenda durante un lavoro di scrittura che è durato praticamente un decennio fra interruzioni e riprese.

Durante la tua presentazione catanese parlavi di scrittori e scriventi: puoi approfondire? E cos’è per te la scrittura?

La scrittura è per me fondamentale come il respiro. È possessione, ispirazione, pienezza. È una vera

e propria militanza. Per gli scriventi è un modo d’illudersi di avere un’identità, un modo di passare il tempo, forse di guadagnare denaro.

Quali consigli daresti a un esordiente, data la tua esperienza di scrittore e sceneggiatore (ricordiamo ai lettori anche i tuoi successi come autore per bambini e ragazzi come “L’orologio capriccioso” o la serie per Touring Junior e la soddisfazione di aver visto tradotti i tuoi libri in Germania, Spagna, Grecia e Giappone)?

Gli suggerirei di indagare quanto sia profondo il suo desiderio di scrivere e, successivamente, di leggere quanti più romanzi è possibile per farsi le ossa e imparare un mestiere che non può limitarsi

all’attesa dell’ispirazione, come generalmente si crede, ma deve essere sostanziato da un’incessante applicazione e da una perfetta conoscenza della lingua italiana. Scrivere per gli altri non può essere

un semplice passatempo.

Quali sono le tue impressioni dopo il tour siciliano? Catania, Milo (per lo stage di scrittura con Luigi La Rosa, che ti ha accompagnato e presentato), Siracusa… Le tue origini sono campane ma anche tedesche quindi ti immagino come uno degli scrittori del Grand Tour affascinati dal Sud e in particolare dalla Sicilia. È così?

Il sommo Goethe scrive in “Viaggio in Italia” che la Sicilia è la chiave di tutto. Per me è un accecante lampo di luce, un tuffo nel sogno, una barca su cui salire per tagliare gli ormeggi con le abitudini di ogni giorno e salpare in direzione di qualcosa d’immenso. In Sicilia conto ormai molti amici che mi accolgono con un affetto che mi sorprende e mi commuove. Pensando a loro, mi conforta l’idea di poter rientrare nel sogno ogni volta che mi sarà possibile. E per osar tanto basta un volo lungo poco più di un’ora.

 

“Fondare biblioteche è un po’ come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”: non c’è forse citazione migliore di quella tratta da Marguerite Yourcenar per invitare i nostri lettori a (ri)scoprire il valore del ruolo delle biblioteche per la nostra vita personale e comunitaria.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=3116:nel-comprensivo-di-via-gela-leggimi-una-storia&catid=17&Itemid=143

Nel Comprensivo di via Gela “Leggimi una storia”

MARIA LUCIA RICCIOLI
Martedì, 15 Maggio 2018 10:42

Cappè, Politi e Astore presentano “Il mago tre P” di Moscon. Neil Gaiman: “Una città non è una città senza una biblioteca, anche se pretende di esserlo”

La Civetta di Minerva, 27 aprile 2018

I futuristi sognavano di dar fuoco alle biblioteche, viste come sepolcreti di libri morti. Magari, se oggi partecipassero alle iniziative che rendono la biblioteca cuore di un quartiere, punto di riferimento e d’incontro, luogo dove si sperimenta l’inclusione, istituzione che si muove per andare incontro ai lettori, forse cambierebbero idea.

Nello scorso numero abbiamo parlato di MediaLibraryOnLine, adesso disponibile in biblioteca: è possibile prendere in prestito, direttamente da casa, due e-book al mese tra 30.000 nuovi titoli e 800.000 testi classici, oltre che consultare gratuitamente l’archivio del Corriere della Sera, dal 1876 al 2016; in occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, presso la Biblioteca comunale di Canicattini Bagni (SR) intitolata a Giuseppe Agnello, si è svolto il Canicattini Bagni BookFest, che ha salutato l’inverno e festeggiato con la primavera il rifiorire delle più originali, diffuse e coinvolgenti occasioni di lettura, legate al Maggio dei Libri che torna con la sua sfida, leggere, e leggere ovunque: il 22 e 23 aprile scorsi, in collaborazione dell’Associazione La Tana dei Goblin Siracusa, Titò di Cettina Marziano e VerbaVolant edizioni, casa editrice siracusana specializzata nella letteratura per bambini e ragazzi, la biblioteca ha accolto attività di lettura e di gioco, coinvolgendo bambini e ragazzi di scuola elementare e media.

Altro appuntamento interessante sarà quello di “Leggimi una storia – Associazione Culturale”: il 2 maggio prossimo verrà approfondita la figura di Giuseppe Pitrè, oltre al tema dell’ “accessibilità” dei contenuti letterari a lettori con difficoltà di lettura insieme alla cooperativa Phronesis: presso il X Istituto comprensivo “Emanuele Giaracà” di via Gela a Siracusa, la dottoressa Paola Cappè (che non solo dirige la Biblioteca di Canicattini Bagni ma è anche responsabile per la regione Sicilia dell’AIB, l’associazione che riunisce e coordina le biblioteche italiane), la dottoressa Viviana Politi e la dottoressa Luana Astorepresenteranno “Il mago tre P” di Lilith Moscon, illustrato da Marta Pantaleo.

“La cultura è un bene primario come l’acqua; i teatri, le biblioteche e i cinema sono come tanti acquedotti”, diceva Claudio Abbado. Ci permettiamo di ricordarlo ai nostri amministratori, perché – e qui citiamo Neil Gaiman – “Una città non è una città senza una biblioteca. Magari pretende di chiamarsi città lo stesso, ma se non ha una biblioteca sa bene di non poter ingannare nessuno”.

 

 

 

 

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=3082:del-pasticciaccio-di-gadda-ho-riprodotto-assonanze-dissonanze-ritmi&catid=17:cultura&Itemid=143

Del Pasticciaccio di Gadda ho riprodotto assonanze, dissonanze, ritmi”

MARIA LUCIA RICCIOLI
Venerdì, 27 Aprile 2018 16:25

“In ogni pagina del romanzo c’è la storia dell’italiano”. Intervista all’avolese Jean Paul Manganaro, uno dei più importanti traduttori dal e in francese

La Civetta di Minerva, 13 aprile 2018

A coronamento del laboratorio di lettura organizzato dalla Biblioteca comunale di Siracusa sul romanzo“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda, il 10 aprile scorso si è tenuto l’incontro, moderato sapientemente da Salvo Gennuso, con uno dei più importanti traduttori dal e in lingua francese, Jean-Paul Manganaro, una vera e propria autorità nel proprio campo, che ha affrontato l’improba ma grata fatica – lunga e amorosa è la frequentazione di Gadda da parte del traduttore, che è nativo di Bordeaux, vive a Parigi ma è di origini avolesi – di trasporre il gliuòmmero, il pasticcio, lo strano oggetto che è quest’opera affascinante e impervia come una scalata.

Manganaro, nel corso di quella che è stata quasi una conversazione più che una conferenza, ha spaziato con ironia e competenza dall’infanzia difficile dell’autore, orfano di padre e lacerato da un irrisolto edipico rapporto con la madre, alla scrittura di Gadda, la cui biografia – apparentemente scarna e priva di fatti significativi – confluisce tutta nella scrittura: l’élan vitale di Gadda fluisce tutto nell’opera – basterebbe pensare a “La cognizione del dolore”.

Manganaro ha quindi narrato la parabola dell’ingegnere elettrotecnico “prestato” alla scrittura, che si nutrì di Leibniz e Spinoza, filosofi fondamentali per comprendere l’universo gaddiano, un universo policentrico, plurilinguistico e polifonico, dallo stile diremmo jazzato e cubista, se l’immaginifico barocco scrittore non sfuggisse a qualsiasi tentativo di sistematizzazione; dai saggi alle novelle, veri e propri frammenti di esistenza, alla pubblicazione di alcuni “tratti” ovvero capitoli, sezioni del romanzo su rivista – tra le più importanti dell’epoca ricordiamo per tutte “Solaria” e “Letteratura” –, Gadda ridefinisce il modello letterario ereditato dalla tradizione.

Per comprendere Gadda, Manganaro si serve delle spie linguistiche: le descrizioni, le digressioni che danno stoffa al ragionamento – pensiamo ai cieli e alle nuvole gaddiane –, l’utilizzo peculiare della punteggiatura, materializzano l’idea di Gadda – molto pirandelliana – secondo il quale la realtà della verità non esiste e anche se esistesse non potrebbe essere trovata: alla Deleuze, la soluzione potrebbe essere uno dei possibili che non si è attuato; un fatto non ha una sola causale ma tante causali; tutto è effetto e tutto è causa.Realtà e verità sono dunque punti di interrogazione… i puntini di sospensione rappresentano graficamente il non si sa, i chissà. Una frase che procedesse per virgole e punti e virgola passerebbe dalle tesi e antitesi ad una sintesi (secondo la logica classica), conferendo al discorso un ordine gerarchico che invece Gadda sovverte tramite l’uso quasi matematico dei due punti, che pongono tutte le situazioni sullo stesso piano di equivalenza e corresponsabilità. E qui il sovvertimento diventa anche politico: noto è il disprezzo di Gadda per il fascismo – sublime il grottesco di “Eros e Priapo” – e nel romanzo Polizia e Carabinieri, tra l’altro intralciandosi a vicenda, nonostante la dichiarata e muscolare intransigenza non riusciranno a dipanare l’imbroglio, impotenti come sono a dirimere il pasticciaccio, il gomitolo intrecciato del delitto.

Tradurre è trans-ducere, trasportare. Io la immagino come un barcaiolo intento a trasportare della merce preziosa da una riva all’altra – le lingue di partenza e arrivo –: qualcosa è andato perduto in acqua?

Il carico è arrivato tutto. Ho riprodotto assonanze, dissonanze, ritmi, la sinfonia di questo romanzo il cui stile mette il lettore sull’attenti: non permette distrazioni e per tradurlo, per cucire le parole punto per punto a maglia fina, per non perdere il filo, la musicalità della scrittura, ho impiegato dodici ore al giorno per un anno senza fare altro. Forse qualcosa si sciupa ma il carico è arrivato per intero. Non è il primo libro di Gadda che traduco e comunque questa traduzione arriva dopo anni di lavoro. L’amore per Gadda per me è viscerale, inspiegabile: prende qui – sorride – alle trippe. Rileggo “Quer pasticciaccio…” ogni due anni circa e ricordo la prima volta: non riuscivo a credere ai miei occhi. Tutta la storia della lingua italiana si ritrova in ogni pagina, in ogni riga del libro.

Oggi purtroppo la lingua – anche quella letteraria – sta subendo una sorta di normalizzazione che la fa somigliare non ad un organismo vivente e “multistrato” ma che la rende una lingua “Standa” più che standard, piatta e involuta, esattamente il contrario del lussureggiante e ben biodiversificato linguaggio gaddiano. Come ha reso la polifonia dialettale del romanzo, l’imbroglio linguistico oltre che quello della trama? Il napoletano, il romanesco, il molisano di Ingravallo e dei personaggi gaddiani… come sono stati “traghettati” in francese?

In Italia i dialetti sono ancora parlati, intesi, capiti: sono la vita quotidiana che entra nel discorso, anche del parlante colto. In Francia ci sono degli slang, l’argot, ma non dialetti: ho tradotto in un francese “strano” ma sempre comprensibile, come all’orecchio risulta strana ma comunque viene riconosciuta come italiana la lingua di Gadda (ricordiamo che all’epoca il cinema italiano, arte e industria insieme, supportava il napoletano ma soprattutto il romanesco come dialetto neorealistico per eccellenza); nel frasato diretto l’autore usa appunto i dialetti (che io rendo con un francese sviato o meglio traviato, con la sonorizzazione della dentale o una diversa tonalizzazione, scambiando per esempio T e D: le agglutinazioni sonore sono aggiunte di suono ma non di senso, le elisioni sono violente), mentre nel discorso indiretto utilizza dei ricami con il dialetto per non perdere la mescidanza tra le lingue. In questo mi ha facilitato l’aver lavorato a “Le baruffe chiozzotte” di Goldoni – anche in Gadda troviamo il legame con Venezia dato dalla contessa, ad esempio.

La traduzione è letterale oppure è più un lavoro di interpretazione? Che rapporto c’è tra un autore e chi lo traduce?

Interpretare vuol dire non essere stati capaci di tradurre, aggirare l’ostacolo senza trovare l’espressione, la parola precisa, esatta. La scrittura è il gancio, la materia e il terreno comune, il momento di confronto tra autore e traduttore che non può né deve essere traditore. Bisogna cogliere i soffi, i respiri, le pulsazioni di ciò che si traduce, sordi alle suggestioni, ingannevoli come sirene, dell’interpretazione.

E qui Manganaro senza dirlo credo che accenni anche ad una misura più alta del proprio mestiere, che è quella etica.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=3076:vaccaro-gli-uomini-dell-800-reagirono-alla-lotta-delle-donne&catid=17&Itemid=143

Vaccaro: “Gli uomini dell’800 reagirono alla lotta delle donne”

MARIA LUCIA RICCIOLI 
Giovedì, 26 Aprile 2018 11:25
“Chiamandole maliarde grifagne o angeli tentatori”. Intervista all’autore di “Silfide, maga e sirena – L’ideale femminile nella letteratura italiana dell’Ottocento”

 

La Civetta di Minerva, 13 aprile 2018

Forse l’Ottocento è stato il secolo che ci ha donato le più fulgide rappresentazioni femminili – connotate sia positivamente che in una valenza negativa –: pensiamo a Madame Bovary, ad Anna Karenina, alle protagoniste dei romanzi delle sorelle Brönte e prima ancora alle smaglianti invenzioni del genio di Jane Austen, per citare solamente i primi nomi in punta di penna.

Possiamo dire che l’Ottocento porta alla ribalta e forse esaspera non solo la femminilità, ma anche e soprattutto il conflitto tra i sessi e l’irriducibilità della loro complementarietà / differenza, proprio in un’epoca in cui tante artiste oltre che tante donne comuni pretendevano un proprio posto in una società mutevole e attraversata da cambiamenti rivoluzionari in campo politico, economico e sociale.

Sirene, incantatrici, maliarde, dame eleganti, virago, civette narcise da una parte – il cliché della femme fatale declinato in ogni possibile sfaccettatura – contro Nedda e gli angeli del focolare dall’altra: questo il catalogo dei destini delle donne rappresentate nella letteratura del secondo Ottocento, che riflette da una parte e dall’altra precorre i mutamenti socio-culturali di un’epoca convulsa, che segue a quella risorgimentale e si proietta verso il ventesimo secolo.

Dell’argomento si è recentemente occupato il giovane studioso ragusano Stefano Vaccaro nel suo saggio, fresco di stampa per i tipi de Il Convivio Editore, intitolato appunto “Silfide, maga e sirena – L’ideale femminile nella letteratura italiana dell’Ottocento”, presentato il 6 aprile presso la sala del fondo antico della Biblioteca diocesana di Ragusa – intitolata a Monsignor Pennisi e diretta da don Giuseppe Di Corrado – nell’ambito della manifestazione LIBeRI A RAGUSA (di cui l’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Ragusa è media partner; la prefazione, di cui vi abbiamo offerto qualche stralcio all’inizio del pezzo, è della docente e scrittrice Maria Lucia Riccioli); con l’autore l’eminente prof.ssa Margherita Bonomo (Università degli Studi di Catania), che tra l’altro si è occupata a lungo di carteggi femminili ottocenteschi.

“La Civetta di Minerva” lo ha intervistato per voi.

Com’è nato in te l’interesse verso la letteratura dell’Ottocento?

Nell’immaginario fanciullesco che già dalla più tenera età mi si palesava innanzi, l’Ottocento prendeva sempre più la forma di una lunga galleria di immagini gotiche e spettrali, un pentagramma vivificato da figure grottesche, al limite del picaresco, all’interno del quale personaggi e trame considerate scriteriate o insolite avevano liceità non solo di essere pensate ma anche narrate. Il  fascino esercitato dal “diverso” ha fatto sì che sentissi la letteratura del XIX secolo molto vicina a me scegliendola difatti come oggetto della mia ricerca. Gli anni di studio mi hanno poi restituito un secolo molto complesso letterariamente e stratificato culturalmente, attraversato da numerose correnti e diversi “modi di sentire”; un viaggio affascinante che dura tutt’oggi e che dall’analisi del Verismo mi ha condotto allo studio del Simbolismo, senza tralasciare l’approfondimento per “movimenti” quali il Naturalismo, il Romanticismo e il Decadentismo. Ciò che mi preme coniugare è il rigore del metodo critico-scientifico alla curiosità che mi spinse ad indagare la letteratura italiana anni fa.

Silfide, maga e sirena… spiegaci come mai l’eterno femminino assume questi volti. E poi… ritieni queste “classificazioni” ancora attuali? Quali personificazioni o maschere potrebbero raffigurare le donne odierne?

Silfide, maga e sirena è un trinomio che ho preso in prestito da Verga (Una peccatrice, 1865) e che ben sintetizza la visione che si ebbe della donna per tutto il XIX secolo. L’Ottocento è di per sé il secolo delle rivoluzioni in tutti i campi dell’esperienza umana, pensiamo a quello politico con le rivoluzioni del ‘48 prima e le lotte risorgimentali poi, e ancora agli scompaginamenti sociali portati dalla meccanizzazione del lavoro e dell’avvento della borghesia, e non da ultimo ai risvolti culturali dovuti alla presenza, per la prima volta massiva e consapevole, della figura femminile anche in ambito culturale la quale, minando un sistema maschilista e patriarcale, cominciò a ritagliarsi, con fatica, spazi del sapere prima preclusi, facendo sentire la propria voce attraverso la pubblicazione di romanzi, feuillettons, articoli e pamphlets. La determinazione e la tenacia con le quali le intellettuali dell’Ottocento si batterono affinché i propri diritti d’espressione venissero riconosciuti dovette apparire del tutto nuova e allarmante per gli uomini del tempo che per questo, non appare sbagliato pensare, caricano la donna di aggettivi non sempre lusinghieri, descrivendola come una maliarda grifagna o un angelo tentatore.

Già a cominciare dal Novecento la figura muliebre non è più, o non è solo, silfide, maga e sirena ma acquista caratteri nuovi anche in vista di un impegno civile più vistoso che non rifugge connotati politici (pensiamo alle battaglie del ‘68). Oggi il polinomio verghiano con il quale il Siciliano descriveva la sua peccatrice appare svuotato di senso, rimane però, a mio avviso, una dicotomia “ottocentesca” di fondo per cui l’accostamento angelo-demone ha nuove possibili interpretazioni: se da un lato, in alcuni contesti e società, la donna può dirsi emancipata ricoprendo prestigiosi incarichi istituzionali e posizioni di rilievo nel campo della scienza, delle arti, dell’imprenditoria, della moda e delle telecomunicazioni, dall’altro lato la stessa donna, e il suo corpo, è tristemente vittima di attenzioni “superomistiche” fin troppo invasive, violente e incontrollate, finanche manesche, sanguinose e mortali.

Hai in cantiere altri lavori? Come vedi lo “stato dell’arte” della critica? Quali altri campi sarebbero da esplorare e quali vorresti affrontare tu?

Dopo aver reso nota, attraverso quest’ultima raccolta di saggi da poco edita, alle voci e ai pensieri degli intellettuali dell’Ottocento e al loro modo di pensare ed interpretare la donna, sto lavorando affinché abbia voce la controparte femminile. L’impegno muliebre difatti ha coinciso con volti e figure ben definite il cui studio spero riesca a sottrarle dall’oblio a cui per troppo tempo e ingiustamente sono state condannate. La mia ricerca si concentra innanzitutto sulle letterate siciliane che operarono nell’Isola nel medio e tardo Ottocento, dalle più note Giuseppina Turrisi Colonna (1822-1848) e Mariannina Coffa (1841-1878) alle misconosciute palermitane Concettina Ramondetta Fileti (1829-1900), Rosa Muzio Salvo (1815-1866), Lauretta Li Greci (1833-1849) e alla messinese Letteria Montoro (1825-1893): un’intera generazione di autrici che con forza e coraggio si batté affinché potesse esprimere le proprie idee contravvenendo spesso ai dettami imposti dalla società, rischiando cioè l’esclusione familiare, la sofferenza della solitudine e la stessa reputazione. Altro campo d’indagine è ancora la poesia novecentesca con particolare attenzione a quel segmento letterario al femminile che operò un nuovo linguaggio lirico italiano: Antonia Pozzi (1912-1938), Amelia Rosselli (1930-1996), Nadia Campana (1954-1985) e Catrina Saviane (1962 -1991).

   
http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=2958:le-eroine-di-jane-austen-modelli-dell-eterno-femminino&catid=17:cultura&Itemid=143

Incontro letterario-musicale al cine teatro Italia di Sortino, organizzato dal Comune in collaborazione con la Biblioteca Comunale ”Andrea Gurciullo” e il Primo istituto comprensivo “G.M. Columba” di Sortino

La Civetta di Minerva, 2 marzo 2018

“Persuasione” e “Northanger Abbey”(1818) sono due romanzi postumi: mentre il secondo era già terminato nel 1803, il primo è in realtà l’ultima opera completa scritta poco prima dell’aggravarsi della malattia di Addison che ne porterà alla morte l’autrice il 18 luglio del 1817: quindi, quest’anno ricorrono duecento anni esatti dalla pubblicazione di due dei sei romanzi canonici – gli altri sono naturalmente “Orgoglio e pregiudizio”, “Ragione e sentimento”, “Emma” e “Mansfield Park” – di Jane Austen, il bicentenario della cui scomparsa è stato celebrato nel 2017.

L’autrice inglese, letta, parodiata, reinventata, frequentata dal teatro e dal cinema (ricordiamo per tutti “Il club di Jane Austen”), gode di un successo imperituro: Catherine, Anne, Elizabeth, Elinor e Marianne, Emma e Fanny, le sue eroine, sono modelli dell’eterno femminino in lotta per la propria affermazione nonostante l’epoca Regency e la nostra sembrino agli antipodi. La Austen, ironica e pungente, genio universale che è sbagliato imbrigliare nell’assurda categoria dei “romanzi per signorine” sebbene le apparenze mostrino il contrario – gli eventi storici non sembrano toccare i suoi romanzi, che ruotano intorno a balli, intrighi matrimoniali, pettegolezzi, concerti casalinghi, picnic –, ritrae con la sua penna acuta la piccola nobiltà di campagna e la borghesia che tenta la scalata sociale: nulla sfugge alla sua penna acuta che lavora su “tre o quattro famiglie in un villaggio di campagna” come un incisore, come un monaco alle prese con le miniature di una pergamena; la Austen paragonava infatti il proprio lavoro ad un “pezzettino di avorio, largo due pollici”, modellato “col più fine dei pennelli, in modo da produrre il minimo degli effetti col massimo dello sforzo”: nonostante una biografia apparentemente priva di avvenimenti rimarchevoli, la profondità della riflessione e la vastità dell’immaginazione – sense and sensibility, razionalismo illuminista e romanticismo ottocentesco, che la Austen comunque aborriva e parodiava nei suoi eccessi lacrimevoli e gotici – l’hanno resa universalmente nota e apprezzata sia dai lettori che da studiosi e critici.

Lo scorso anno, la pianista Donatella Motta e la docente e scrittrice Maria Lucia Riccioli, qui in veste di voce narrante, si erano rese protagoniste di un aperitivo letterario a tema Jane Austen organizzato dalla dottoressa Paola Cappè, impegnata nel diffondere l’amore per i libri e la lettura con varie iniziative che ruotano intorno alla biblioteca Agnello di Canicattini Bagni (SR); quest’anno, venerdì 2 marzo scorso il recital è stato riproposto all’interno dell’incontro letterario-musicale “Vi presento Jane Austen” che si è tenuto presso il CineTeatro Italia a Sortino. L’evento è organizzato dal Comune di Sortino in collaborazione con la Biblioteca Comunale ”Andrea Gurciullo” e il Primo istituto comprensivo “G.M. Columba” di Sortino: le classi seconde della scuola secondaria di primo grado – da rimarcare la sensibilità della docente Lisa Manca, oltre che l’impegno della dottoressa Maria Sequenzia, che ha fortemente voluto il progetto – hanno presentato un lavoro di ricerca sulla scrittrice che si è concluso con il recital del duo siracusano.

 

Su Radio1 Plot machine… puntata di ieri

16 martedì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura

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#16ottobre1943, #AdelphiEdizioni, #Carrie, #marcellasullo, #Miniplot, #omardimonopoli, #radio, #Radio1PlotMachine, #raitv, #StephenKing, #vitocioce, Carlotta Tedeschi, concorso, eBook, If I were in your shoes, incipit, Luca Torrisi, Musica, Plot machine, RACCONTO, Rai Radio1, scrittura, Tea Ranno, Vito Cioce

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Radio1 Plot Machine è con Maria Lucia Riccioli e altre 4 persone.

21 h · 

Il Vincitore del gioco del Miniplot è Maria Lucia Riccioli da Siracusa:

” Quando i vicini udirono le grida… si rigirarono tra le coperte.
– Vengono a prendere gli ebrei…?
– Non tocca a noi, torna a dormire.
16 ottobre 1943- 2018.”

Incipit scelto da Omar Di Monopoli (Adelphi Edizioni) e tratto da “Carrie” di Stephen King
Ascolta dal sito www.plot.rai.it la puntata di lunedì 15 ottobre su Radio1 Rai con Vito Cioce e Marcella Sullo.

#raitv #radio #concorso #scrittura #ebook #musica

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Ecco qualche commento…

Maria Lucia Riccioli Grazie a tutti… è il mio piccolo modo per onorare questa giornata di riflessione.
2
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 · Rispondi · 49 min

Vinci Miriam
Vinci Miriam Maria Lucia
2
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 · Rispondi · 11 h

Vittorio Fontana
Vittorio Fontana Bellissimo e tristissimo nello stesso tempo, complimenti. Poche righe davvero evocative di un clima che speriamo di non rivivere mai
2

Gestire

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 · Rispondi · 4 h

Giovanni Boano
Giovanni Boano Complimenti per il toccante miniplot!
2

Gestire

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 · Rispondi · 10 h

Claudio Cavaleri
Claudio Cavaleri Complimenti!
1

Gestire

In una delle scorse edizioni del programma un mio racconto è stato selezionato e letto in trasmissione…
Lo ricordo qui.

Grazie comunque a Carlotta Tedeschi, splendida interprete del mio racconto.
Grazie a tutti coloro che mi hanno votata – amici o gente sconosciuta, il cui voto vale doppio, grazie!
Scrivere è una delle mie ragioni di vita e quindi bravi Tea Ranno e Vito Cioce per questa bella trasmissione…

Radio1 Plot Machine

Ecco il risultato finale delle votazioni per i due racconti della precedente puntata:

CALZATURE OSTILI di Roberto Canobbio n°90 Mi piace

IF I WERE IN YOUR SHOES… di Maria Lucia Rìccioli n°42 Mi piace

Il racconto CALZATURE OSTILI entra nella rosa dei finalisti e verrà pubblicato sull’ebook di Rai Eri e Libri Mondadori.

Riporto i bellissimi commenti di alcuni lettori – non degli amici, cosa che sarebbe scontata…

…non so come dirvi grazie… i vostri commenti mi hanno veramente fatto piacere.

Bea Ary Spero l’altro venga ripescato…

Maurizio Recchia Bea non ci conosciamo ma la penso come te sull’altro racconto e faccio proprio un appello a Radio1 Plot Machine affinchè lo ripeschi. Non merita l’esclusione, ha una forza e una suspance difficilissime da ottenere e l’autrice l’ha realizzata con una grazia da invidiare. Ciao a tutti.

Ecco un articolo che parla della trasmissione…

L’ANSA parla di te, giovane scrittore, in gara alla Radio. Quanto e che cosa leggi per regalare emozioni con la tua storia?

RADIO1: A PLOT MACHINE, GIOVANI SCRITTORI

(ANSA) – ROMA, 25 OTT – La pubblicazione con Rai Eri e
Mondadori è il premio per gli aspiranti scrittori che
partecipano al Concorso Letterario lanciato da Radio1 Plot
Machine, il programma settimanale per appassionati di
letteratura e social network, ideato e condotto da Vito Cioce,
in onda il lunedì alle 23.05.
Ogni settimana, in gara due racconti a tema, in 1500 caratteri,
selezionati tra quelli inviati al sito plot.rai.it e
interpretati dalle voci di Radio1 e del Giornale Radio. Vince la
puntata il racconto che ottiene il maggior numero di ”Mi
piace” sulla fanpage Radio1 Plot Machine di Facebook. I 12
vincitori e altri tre racconti scelti da una giuria di esperti
tra quelli andati in onda saranno pubblicati in E-book da Rai
Eri e Libri Mondadori. Durante la finale del 22 dicembre verrà
proclamato il vincitore della stagione autunnale.
Nell’appuntamento di lunedì, due racconti sul tema ”le scarpe”
saranno letti da Emanuela Falcetti, conduttrice di ”Italia
sotto inchiesta”, e dal radiocronista di ”Tutto il calcio
minuto per minuto”, Francesco Repice.
Altro protagonista della puntata il nuovo gioco del
”Miniplot”. La scrittrice siciliana Tea Ranno lancia un
incipit tratto dal testo di un romanzo e seleziona le proposte
di epilogo della scena, inviate dagli ascoltatori attraverso sms
e Whatsapp al numero di Radio1 335-6992949. Al termine viene
scelto il migliore.
Durante la trasmissione Vito Cioce si collegherà con ”Nazione
Indiana”, uno dei più noti blog letterari italiani. La regìa
del programma è di Leonardo Patanè.(ANSA).

‪#‎giovani‬ ‪#‎scrittori‬ ‪#‎rai‬ ‪#‎radio‬ ‪#‎Mondadori‬ ‪#‎Ranno‬ ‪#‎facebook‬ ‪#‎racconti‬‪#‎nazioneindiana‬ ‪#‎blog‬

Le scarpe.

Un tema che mi è molto caro e che ho affrontato in diversi racconti, tra cui uno finalista al concorso internazionale “Inchiostro e anima” – seconda edizione.

Ne ho scritto un altro ispirata dalla sfida lanciata dal programma di Rai Radio1 “Plot machine”, che va in onda ogni lunedì alle ore 23.05.

Condotto da Vito Cioce e Tea Ranno – professionisti validissimi del giornalismo e della scrittura – e supportato da una redazione di cui ho conosciuto Luca Torrisi, che ringrazio per la cortesia e l’entusiasmo, il programma affronta in maniera seria e giocosa insieme i temi dello scrivere e del leggere, le ragioni della creatività…

Il tutto grazie al gioco del miniplot – righe di grandi scrittori che diventano incipit per far scatenare l’immaginazione degli ascoltatori – e al concorso letterario a tema.

Il mio racconto, IF I WERE IN YOU SHOES – ecco le scarpe che ritornano! – è stato selezionato per essere letto in trasmissione dalla splendida voce di Carlotta Tedeschi.

Che emozione ascoltare le proprie parole, familiari e distanti insieme, rese più belle da un’interpretazione da brivido!

Leggete i racconti sul sito, se vi va riascoltate la puntata qui:

http://www.radio1plotmachine.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-aa009349-981a-4516-b60e-28dc9d03b12f.html#

(Mentre qui avete l’home page: http://www.radio1plotmachine.rai.it/dl/portali/site/page/Page-d455faae-9f69-4974-b7f6-25fc9da1f504.html)

e… il racconto è stato votato qui!

https://www.facebook.com/radio1plotmachine?ref=br_rs

Nana nuota al Sabir Fest!

03 mercoledì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura

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#balene, Adelia Battista, delfini, Elio Cannizzaro, Fausta Di Falco, favola, fiaba, La bananottera, libri, libri belli, libri per bambini, libro, mare, Maria Lucia Riccioli, Maria Sequenzia, Monica Saladino, Pia Parlato, Riparare l'umano, Sabir fest, Sagra del miele, sea, Sortino, Verbavolant edizioni, Viviana Giubilo

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

 

Dopo la Sagra del miele di Sortino (SR) e il BookPride di Genova, ecco la nuova meta delle nuotate di Nana!

https://www.fanpage.it/sabirfest-2018-tra-messina-catania-a-reggio-calabria-torna-il-racconto-del-mediterraneo/

https://www.facebook.com/events/246990949350735/

Vi aspettiamo da domani alle 10 a Palazzo Platamone, Catania, per il Sabir Fest ’18 *Catania*. Ad accogliervi il sorriso di Viviana Giubilo e i nuovi libri freschi di stampa!

SabirFest 2018: tra Messina, Catania a Reggio Calabria torna il racconto del Mediterraneo

Dal 4 al 7 ottobre riparte il SabirFest 2018. Nel cuore di Messina, Catania e Reggio Calabria, quattro giorni di lettura, incontri, laboratori, musica e teatro per un programma in diverse sezioni. Tema del festival quest’anno è “Riparare l’umano”, affrontato in un momento fondamentale e di passaggio per la cultura del Mar Mediterraneo.

A distanza di un anno tutto sembra essere cambiato nel nostro Paese, eppure il Sabirfest torna per la quinta edizione. Tre città – Messina, Catania e Reggio Calabria – per dare corpo dal 4 al 7 ottobre a un dialogo condiviso e fecondo, intrecciando i percorsi di cittadini di ogni età, con quelli degli ospiti da diversi paesi in numerose occasioni di incontro, approfondimento e svago. Il tema del SabirFest 2018, quantomai necessario in questo momento, è dato dallo slogan “Riparare l’umano”,  invito e auspicio, ma al contempo tentativo di mettere in luce dissonanze, squilibri e abusi del nostro tempo e provare a far emergere il desiderio, la determinazione a non rassegnarsi, a non subirli.

Nel cuore di Messina, Catania e Reggio Calabria, tra piazze ed edifici storici, un programma fitto di appuntamenti con scrittori, registi, giornalisti e artisti di diverse nazionalità. Quattro giorni di letture, incontri, laboratori, cinema, teatro, musica che coinvolgono un pubblico di tutte le età. Oltre sessanta appuntamenti a Messina, oltre trenta a Catania e venti a Reggio Calabria per un programma che si articolerà in diverse sezioni.

Come tradizione al SabirFest 2018 la questione sarà affrontata da differenti ambiti disciplinari, dalla filosofia alla letteratura, dalla scienza al teatro, dalla musica alle arti visive, nel corso di seminari, laboratori, incontri performance, che coinvolgeranno insieme al pubblico scrittori, esperti, studiosi ospiti della manifestazione. Al centro dell’attenzione questo mare non solo come immenso patrimonio di storia, tradizioni, diversità tra i popoli che lo abitano, ma soprattutto come spazio culturale e sociale unico nel suo genere e determinante per progettare e vivere nuove forme di cittadinanza contro vecchie e nuove ingiustizie. Qui il programma completo del festival.

continua su: https://www.fanpage.it/sabirfest-2018-tra-messina-catania-a-reggio-calabria-torna-il-racconto-del-mediterraneo/
http://www.fanpage.it/

https://www.lastampa.it/2018/09/30/cultura/riparare-lumano-il-festival-della-cultura-e-cittadinanza-mediterranea-mfsQMCLlAzCy4YgR8hGfLJ/pagina.html

Come mi faceva notare la cara Adelia Battista, studiosa di Anna Maria Ortese, “Riparare l’umano” è anche una frase di Anna Maria Ortese. Un concetto importante, per non smettere mai di lasciarci coinvolgere!

https://www.facebook.com/sabirfestival/

Vi aspettiamo numerosi!

Ecco altro materiale sulle ultime nuotate di Nana…

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La mia dolce bananottera gialla Nana è alla sagra del miele di Sortino insieme agli altri libri VerbaVolant edizioni… e ad accompagnarla c’è la mitica Giorgina, la macchinina verde VerbaVolant!

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L’11 maggio 2015 è stata pubblicata per i tipi di VerbaVolant edizioni la mia fiaba “La bananottera” (con illustrazioni di Monica Saladino), presentata in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino il 17 maggio presso il Bookstock Village al Laboratorio Scienza e Saperi, con lettura animata e laboratorio per i bambini.

La fiaba è stata poi presentata a Palermo presso la Libreria Un mare di libri, a Siracusa presso la Casa del Libro Rosario Mascali il 30 maggio, alla fiera “Una marina di libri” di Palermo il 5 e 6 giugno (presentazione e laboratorio), il 14 giugno a Ragusa (A tutto volume) con un laboratorio, il 20 giugno presso la Libreria dei Ragazzi di Siracusa con una labomerenda.

Il 28 agosto, presso la spiaggetta del Castello Maniace (che fa parte dell’area marina protetta del Plemmirio di Siracusa), la fiaba è stata ospite di “C’era un mare da favola…”.

Il 13 settembre è stata tenuta una lettura de “La bananottera” in Piazza Leonardo da Vinci a Siracusa nell’ambito della manifestazione “Il risveglio di Siracusa” organizzata da “Archimede in movimento”.

Il 18, 19 e 20 settembre la fiaba ha preso parte al Catania Book Festival presso il Cortile Platamone; il 3 ottobre, “La bananottera”, è stata ospite della manifestazione “Il mare al museo” presso il Museo del mare di Siracusa, mentre a Palermo la fiaba è stata protagonista di un laboratorio presso “È Bio”.

Il 25 ottobre “La bananottera” è stata tra i libri VerbaVolant in mostra al Book b@ng di Messina, dove è stato tenuto anche un laboratorio creativo presso la Biblioteca “Fata Morgana”; nello stesso giorno la fiaba è stata presentata presso La Città del Sole a Palermo, mentre il 31 ottobre è stata presentata a Ragusa presso “Le Fate”; il 15 novembre è stata ospite della nuova edizione di “Archimede in movimento”, mentre il 6 dicembre è stata protagonista di un laboratorio presso la Fiera della piccola e media editoria “Più Libri – Più Liberi” tenutasi a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni; il 13 dicembre è stata ospite della Fiera “Arriva Santa Lucia” presso il Centro “Pio La Torre” di Siracusa, mentre il libro è stato oggetto di un laboratorio con l’illustratrice dal 18 al 20 a Palermo presso Palazzo Asmundo in occasione di “Jingle books”.

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Il 20 febbraio 2016 “La bananottera” è stata ospite – con un laboratorio dedicato – di BUKids, la sezione di BUK Modena dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi, mentre il 25 febbraio presso l’associazione culturale Alimede è stata protagonista di una labomerenda.

Dal 18 al 20 marzo la fiaba è stata ospite presso il Palazzo del ghiaccio di Milano in occasione di “Bellissima fiera”.

Il 3 aprile la fiaba è stata ospitata alla IV edizione di “Archimede in movimento” presso la piazza Cesare Battisti di Siracusa, come pure in occasione dell’edizione speciale sul referendum riguardante le trivellazioni.

Il 23 e il 30 aprile “La bananottera” ha partecipato all’iniziativa benefica “Il Cestino dei Libri”, patrocinata dal BUK Modena e organizzata da La biblioteca del gufo e Casa Mazzolini per La Casa di Fausta e i suoi ospiti in occasione della Giornata mondiale del Libro, della Cultura e del Diritto d’autore, mentre a giugno è stata ospite della settima edizione di “Una marina di libri” presso l’Orto botanico di Palermo.

L’11 giugno la fiaba è stata ospitata presso l’Asilo nido comunale “Santa Maria Goretti” di Canicattini Bagni (SR), in occasione della festa finale del progetto “Nati per leggere”, a cura di Paola Cappè.

“La bananottera” è tra i libri “Scelti per voi” dallo staff de La Feltrinelli – Catania.

Il 24 ottobre, in occasione della campagna nazionale “Libriamoci” l’autrice de “La bananottera” è stata ospite insieme all’editrice Fausta Di Falco dell’Istituto comprensivo “Guglielmo Marconi” di Lentini (SR).

Il 18 novembre l’autrice ha registrato la quinta puntata della trasmissione di Telecittà (ch 654) “Libri in città”, dedicata ai libri e agli autori siracusani e non, condotta da Claudia De Luca e dal professor Luigi Amato.

Il 27 dicembre l’autrice ha premiato l’editrice Fausta Di Falco per la sezione editoria nell’ambito della prima edizione del premio intitolato al giornalista Dino Cartia (organizzato dal CAS, Comitato Attivisti Siracusani e patrocinato dal Comune di Siracusa) presso il Palazzo Vermexio di Siracusa.

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Il 3 aprile la fiaba “La bananottera” è stata ospite della scuola “Pascoli-Crispi” per un incontro con l’autore, nell’ambito dei progetti didattico-educativi di VerbaVolant edizioni e in collaborazione con la libreria Bonazinga; l’8 maggio gli alunni dell’Istituto comprensivo statale di Francavilla (SR) hanno realizzato uno spettacolo, lapbook e lavori multimediali su “La bananottera”. Il 16 maggio 2017 “La bananottera” è stata protagonista di un laboratorio artistico con l’illustratrice Monica Saladino presso la II B del I Istituto comprensivo “Trieste” di Palermo; con la casa editrice VerbaVolant edizione il libro è stato ospite di #SalTo30 e, a Modica, della fiera “ForteLibro”, mentre dal’8 all’11 giugno è stato presente all’edizione 2017 di “Una marina di libri” a Palermo e a fine giugno a TaoBuk, successivamente al NininFestival di Bogliasco (GE), oltre che a Libri d’aMare a Puntasecca, nei luoghi del commissario Montalbano.

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Il 5 dicembre, nell’ambito della rubrica “Consigli del libraio” della trasmissione “Ciao Gender” (Realpan Tv, Radio 3 network, Play dj, prima stagione, puntata 22), Alfredo Polizzano della Libreria Fenice di Catania ha proposto il libro per “piccoli e grandi lettori” da “regalare a chi si vuole bene”.

Oltre alle fiere e ai festival, tra cui Libridamare a Bisceglie nell’agosto 2018 o la sagra del miele di Sortino (SR), il BookPride di Genova, il Sabir Fest e altri appuntamenti, continua il viaggio del libro presso le scuole: il 18 dicembre 2017 l’autrice è stata ospite della IV BS del Liceo Corbino di Siracusa per il progetto di alternanza scuola-lavoro “Una biblioteca può cambiare un quartiere”.

Nel marzo 2018 La psicologa Eleonora Mangano ha utilizzato il libro per un laboratorio nella classe II A dell’Istituto comprensivo “Torrenova”.

Il 14 aprile “La bananottera” è stata protagonista di una labomerenda presso la Libreria Diana di Siracusa. Dal 23 al 25 aprile, in occasione dell’Earth Day, “La bananottera” è stata tra i libri proposti a Cefalù e continua ad essere tra i libri VerbaVolant presentati in occasione di fiere e festival dedicati. Il 21 agosto 2018 il libro è stato ospite della Biblioteca comunale di Canicattini Bagni (SR) presso il BiblioHUB recentemente inaugurato, nell’ambito dell’iniziativa “Lettori si cresce: tante storie per un’estate da leggere”.

Ed ecco la foto dello stand VerbaVolant edizioni al BookPride di Genova!

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Mariannina Coffa and me

02 martedì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica

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Ecco le gentili parole del giovane studioso Stefano Vaccaro, scritte a proposito dell’uscita su LA CIVETTA DI MINERVA di un mio articolo sul suo lavoro svolto presso il Castello di Donnafugata (RG) e che ha visto coinvolta la poetessa e patriota netina Mariannina Coffa…

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=2099%3Anel-castello-di-donnafugata-un-inedito-di-mariannina-coffa&catid=17%3Acultura&Itemid=143

Nel Castello di Donnafugata un inedito di Mariannina Coffa

Maria Lucia Riccioli
Giovedì, 16 Febbraio 2017 16:40

Il componimento della poetessa netina, senza data né titolo, trovato all’interno di una miscellanea tra i volumi del barone Corrado Arezzo e del genero visconte. Dalle sue scoperte Stefano Vaccaro ha tratto un libro

La Civetta di Minerva, 10 febbraio 2017

Nell’anno 1878, in una brevissima tornata di giorni (il 9 gennaio il monarca, il 7 febbraio il pontefice) morivano due protagonisti del sofferto e discusso Risorgimento italiano: Vittorio Emanuele II e Papa Pio IX. A Noto, in Sicilia, per un altro dei misteriosi giochi del tempo, a soli trentatré giorni di distanza l’una dall’altra muoiono padre e figlia, la poetessa e patriota netina Mariannina Coffa (il 6 gennaio del 1878, giorno dell’Epifania) e il padre, l’avvocato Salvatore Coffa, massone e liberale (l’8 febbraio).

Tanta e tale è la mole degli studi su questi argomenti e personaggi che fare nuove scoperte in tal senso sembrerebbe impossibile, ma così non è: specie dalla microstoria arrivano rinvenimenti fortunosi che riescono anche a gettare nuova luce sulla macrostoria.

È il caso di Stefano Vaccaro, giovane studioso che si è occupato dell’epistolario di Mariannina Coffa: grazie al Comune e alla Biblioteca di Ragusa ha recentemente pubblicato il saggio “Biblioteca svelata – a carte scoperte” riuscendo ad offrire al pubblico non solo il catalogo della mostra omonima, ospitata nell’antibiblioteca e nella Sala degli Stemmi, ma anche il risultato delle sue scoperte al Castello di Donnafugata, tra i libri del barone Corrado Arezzo e del genero, il visconte Combes de Lestrade (che nome letterario!).

Tra le voci femminili che riemergono dagli scaffali di Donnafugata – segno che un fitto reticolo di penne femminili si intrecciava in Sicilia, nonostante il contesto socio-culturale spesso poco favorevole all’affermazione dei talenti artistici e delle intelligenze delle donne siciliane – spiccano Rosina Muzio Salvo, Letteria Montoro, Giuseppina Turrisi Colonna e la netina Mariannina Coffa, rappresentata con diverse prime edizioni dei volumi dei suoi versi. E non solo.

Una miscellanea è una raccolta di scritti diversi e fascicolati insieme, spesso rilegati più o meno elegantemente. E proprio da una miscellanea della biblioteca del castello Stefano Vaccaro ha tratto una pubblicazione finora sconosciuta: un componimento inedito, senza data né titolo, pubblicata dalla famosa tipografia Piccitto e Antoci di Ragusa, scritto proprio da Mariannina Coffa e donato al dottor Filippo Pennavaria, amico e sodale della poetessa (ne studiò le manifestazioni “medianiche”  quali la “sognazione spontanea”, ovvero il suo raccontare e poetare in apparente stato di trance), che curò la miscellanea.

La poesia, sicuramente composta in periodo quaresimale – e azzardiamo che il dono dei versi dovette avvenire un Venerdì Santo, durante l’Adorazione della Croce -, termina con dei versi drammaticamente potenti: “O sommo Iddio! per te, per la tua Croce, / Trovi perdon chi di perdono è indegno!!..”.

Stefano Vaccaro nel suo saggio ricostruisce i rapporti tra Mariannina Coffa e i baroni di Donnafugata, tramati di poesia naturalmente e di politica, il milieu sociale, politico e culturale che illumina certi particolari dell’epistolario e delle stesse liriche della poetessa: scopriamo che il barone Arezzo fu tra i primi sottoscrittori del monumento a Mariannina Coffa poi inaugurato nel 1892 e che tra gli interessi comuni ai due personaggi ci sono il magnetismo animale, il mesmerismo e l’esoterismo in genere (prova ne sono i volumi afferenti a queste tematiche, oggetto delle poesie “esoteriche” della Coffa).

Un plauso e un incoraggiamento sono dovuti a questo giovane ricercatore, cui auguriamo di poter lumeggiare ancora più approfonditamente i rapporti tra il Castello, la sua biblioteca, la città di Ragusa e la cultura del Val di Noto nell’Otto-Novecento, al Comune di Ragusa e a chi si spende per la valorizzazione del Castello come l’architetto Giuseppe Nuccio Iacono, che ha curato il programma della manifestazione culturale con cui si è aperta la mostra documentaria.

Il 6 gennaio del 1878 si spegneva a Noto la poetessa e patriota Mariannina Coffa, protagonista del mio romanzo FERITA ALL’ALA UN’ALLODOLA.

Il 30 settembre si ricorda invece il compleanno della poetessa, nata nel 1841.

 

Mariannina copertina

Ecco un omaggio poetico…

LA MORTE DI MARIANNINA COFFA

di

Giuseppe Puzzo

Sol Mariannina, non più
Coffa Caruso e in Morana!
Rinnegando chi la distrusse
In quella città da Noto lontana!
Vuol tornare, i bauli son pronti
In quella Noto che non più la vorrà!

Scappò la gentile signora
Tormentata da pene e da lutti!
Quella creatura che mai arte
Conobbe di viver come tutti!
Disperata al mondo gridò che
Libera nacque e libera morrà!

Collere, disprezzi, tradimenti,
Viaggi, infamie e vergogne!
Parole che scriveva la donna esausta
Di un mondo pieno di menzogne!
Lo spirito afflitto ma sempre fiero
Mentre la vita finiva col dolor!

Distesa malata nel letto
in solitudine soffre la poetessa,
Una donna delicata e fragile
Che mai padrona fu di se stessa!
Pensa, rimugina e piange
Ricordando il suo unico amor!

Nel buio delle notti comincia il delirio!
La poveretta parla con  l’angelo!

Uriel è il suo nome e ispirazione le diede
invocandolo rintanata in un angolo!

I suoi versi stanno per avverarsi:
In altri cieli avrà le sue gioie alfin!

Chiamandola Madre, agonizzante
Invoca l’Addolorata nel gelo!
Le parla, scrive mesta alla Vergine
”Gli affetti miei rendimi in cielo!”

Nell’Epifania di Nostro Signore
La moribonda chiuse gli occhi infin!

Così, nel dolore e nell’abbandono
Finisce la passione dell’ispirata
Rinnegata da tutto il suo mondo
raggiunse la pace sospirata!

La gente ipocrita che la maledisse
A San Nicolò il feretro accompagnò!

Vola in cielo o infelice creatura!
Dormi in eterno con gli eletti spiriti!
Tanto dolor patisti in vita
Un’agonia intensa e senza limiti!
Vola in cielo o infelice creatura
Iddio su di te la sua mano posò!

Una foto suggestiva, che ritrae Giuseppe Puzzo intento a rendere omaggio a Mariannina Coffa sulla sua tomba.

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Giuseppe Puzzo, estimatore della poetessa e patriota netina Mariannina Coffa, appassionato del nostro Ottocento letterario e musicale, ha dedicato alla Nostra vari componimenti tra cui questo.

A MARIANNINA COFFA CARUSO

Poetessa Netina

di Giuseppe Puzzo

O sublime spirito gentile!
L’infelicità fu il calice di tua vita!
Tanto cara a me fosti perché in te il mio io scoprì!
Un affetto a te mi lega
Che sol che nel pregare
manifestare non si può
per le diverse ere in cui il Creatore,
per qual mistero ci creò!

O sublime spirito gentile!
Il tuo Angelo dona a me
perché m’ispiri e canti come te
Patria e Dio, Amor e Umanità!
Ma Iddio piu d’ogni cosa
è al centro di mia Psiche!
Sol per lui è il mio canto,
E il lamento delle fatiche!

O sublime spirito gentile!
Quegli sguardi indefiniti
E il grazioso riso sulle labbra!
Qual lecite apparenze
che occultavano
il sanguinar del cor!
Assai dolente fu in tua vita
l’agghiacciante pena d’amor!
O sublime spirito gentile!
La poetessa e il musicista!
Un amore puro e sacro
Che nell’avello non s’estinse!
So ben ciò che vuol dire
Patire le pene dell’amor!
L’alma brucia e della vita
Ogni voglia spenta è ognor!

O sublime spirito gentile!
Il tuo tormento
Generava immani versi
e, come l’alma mia,
nei tuoi canti il mondo perfetto
lamentando desiavi!
Ma sapevi tutta mesta
Che del Terrestre Paradiso non ci son chiavi!

O sublime spirito gentile
Esiliata dalle mura natie
E le brutali amare nozze!
Delle figlie il crudel trapasso
E l’asfissiante comando del vil rozzo!
Poteva l’alma tua, o Mariannina
Desiderosa della Patria Eterna
non pensare alla morfina?

O sublime spirito gentile
Quanto dolente
E’ il Calvario della terrena vita!
Gli istanti dei tanti dì trascorriamo
Col desio dei Santi
Di volare lieti in cielo;
quella Patria dall’alme pure desiata
a cui vorrei squarciare il velo!

O sublime spirito gentile
pochi furon quelli che ti confortavan!
I tuoi versetti
per l’ amica Enrichetta
a me dicati mesto sento!
Come me il bello amavi
E fra i veleni della vita
La bellezza contemplavi!
O sublime spirito gentile
Indefinite sensazioni
La mia mole tutta assalgono
Quando attraverso via Sallicano, ove spirasti
E la via a te dicata ove venisti al mondo
nella quiete delle serate netine!
Il continuo ricordarti
per me non avrà mai fine!

O sublime spirito gentile
Quando passo dalla villetta d’Ercole
Nel tuo viso in marmo meditando
Lo sguardo non posso che posare!
Mi addolora veder che tanta gente
Lo mira senza saper di tua storia il favellìo!
Possa la tua memoria
Non cadere nell’oblìo!

 

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Ecco l’articolo scritto da Giuseppe Puzzo per LA VITA DIOCESANA, il periodico che racconta la vita della Diocesi di Noto (uscito il 30 settembre 2018).

Approfitto dell’occasione per ricordare che la poetessa Mariannina Coffa non teme oblio dato che risulta essere di ispirazione per poeti artisti musicisti… studiosi.

Ringrazio Stefano Vaccaro per questo inedito…

Il 6 gennaio 1878 lasciava questo mondo Mariannina Coffa, la ricordiamo con due quartine inedite di un più ampio componimento scritto dalla Poetessa. Il testo integrale fa parte dei documenti visibili al Castello di Donnafugata all’interno della mostra “La biblioteca svelata – A carte scoperte”.

Si prostri l’empio a cui le voglie immonde Giammai non sazia la viltate e l’oro;
Chi al grido dell’onor mai non risponde,
Chi fa del vizio il suo maggior tesoro.

Chi, turpe il labbro e per velen feroce,
Strazia la fama altrui, l’alma, e l’ingegno…
O sommo Iddio! per te, per la tua Croce,
Trovi perdon di chi perdono è indegno!!

MARIANNINA COFFA E CORRADO AREZZO: STORIA DI UN’INEDITA AMICIZIA

Sono storie di donne e storie di letterate quelle raccontate al Castello di Donnafugata attraverso la mostra documentaria “La biblioteca svelata – A carte scoperte”. Gli ultimi studi condotti ci restituiscono un panorama culturale per molti aspetti inedito e affascinante come fino ad oggi inedita è stata l’affezione del barone Arezzo per certo tipo di letteratura a firma delle maggiori intellettuali isolane del XIX secolo finanche il rapporto d’amicizia che lo legò alla più singolare voce poetica muliebre della Sicilia orientale: Mariannina Coffa.
Ringrazio di cuore Davide Bocchiere per il bell’articolo.

Grazie al lavoro di tanti studiosi e cultori di poesia e critica letteraria e ad artisti sensibili come Carlo Muratori…

SALE

Sopra ho postato una pagina del cd-libro di Carlo Muratori, SALE. Sono emozionata non solo del fatto che mi abbia citata e ringraziata, ma anche del fatto che io e Franco Battiato, per dire, siamo nello stesso disco!

Sì, perché Carlo e Franco cantano assieme uno dei pezzi più intensi di Battiato, POVERA PATRIA, che dava il titolo al tour dedicato da Muratori ai 150 anni dell’Unità d’Italia (e qui torna in gioco la cara Mariannina Coffa, poetessa e patriota netina il cui sonetto OMBRA ADORATA Carlo Muratori ha portato in tour musicandolo).

Ecco una mia breve riflessione sul testo della Coffa e il link per ascoltare il brano di Carlo Muratori.

Il sonetto di Mariannina Coffa “Ombra adorata” è stato pubblicato da Miriam Di Stefano in “Scritti inediti e rari di Mariannina Coffa”, edito dalla FIDAPA di Noto nel 1996.

Ho letto il prezioso volumetto anche grazie al suggerimento della professoressa Renata Russo Drago, esimia docente e cultrice di storia patria.

Qui sarebbe impossibile condensare la vita e l’opera della patriota e poetessa netina, ma mi piace offrire un’analisi – non esaustiva, ci mancherebbe – di questa composizione della Coffa.

Che l’ombra adorata sia quella dell’antico maestro di musica, del fidanzato e sposo mancato, Ascenso Mauceri, possiamo supporlo anche se non darlo per certo.

Già tra i primieri studiosi e critici della Coffa ci fu chi mise in dubbio la realtà effettuale di quest’ombra, dell’angelo di tante liriche della poetessa. Si parlò digenius, del daimon…

Oggi, anche alla luce dei nuovi apporti critici – penso agli studi della Fiume, che affratella anzi assorella la Coffa alle correnti spiritualistiche di area esoterica, massonica, magnetica, che furono tanta parte della cultura del tempo – potremmo anche azzardare un’interpretazione differente: è quasi come se l’ombra adorata fosse quella di uno spirito-guida, di un “angelo” che voglia guidare la poetessa a gradi più alti di perfezione.

Certo che però il fascino romantico della storia d’amore Coffa-Mauceri rimane intatto: immaginiamo Mariannina in preda al rimpianto, malmaritata poetessa che sconta l’esilio – impoetico come il borgo in cui si sente leopardianamente relegata “la giovane favolosa”, come mi è piaciuto definirla durante il convegno “Sguardi plurali” dedicato alla Nostra – a Ragusa pensando all’amato irrimediabilmente perduto.

Dal punto di vista formale, lodevole la musicalità del verso, cantabile nel senso migliore del termine, al punto che il sonetto è stato musicato dal “chiant-autore” (così scherzosamente si autodefinisce) Carlo Muratori, che lo ha eseguito per la prima volta nel 2011 – in occasione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia – presso l’Archivio di Stato di Noto a Palazzo Impellizzeri durante il convegno dedicato a Mariannina Coffa poetessa e patriota. Successivamente Muratori lo ha cantato durante il tour dedicato ai canti siciliani di epoca risorgimentale – Povera Patria il significativo titolo del tour.

Lo ha eseguito poi a conclusione dell’ultimo convegno dedicato a Mariannina Coffa, che segna una tappa importante nell’evolversi degli studi sulla poetessa.

(Ecco il link per ascoltarlo su YouTube:

Mi piace riportare qui la fotografia dell’originale – tratta sempre dal volume della Di Stefano.

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Le varianti, i pentimenti, le cancellature di un manoscritto ci fanno entrare con emozione e curiosità nella bottega dello scrittore. E quella di Mariannina Coffa è una bottega coltivata fin dalla fanciullezza, sotto la guida di precettori e maestri come Francesco Serra Caracciolo e Corrado Sbano, nutrita di letture e studi, permeata dei dolori di una vita breve ma densissima. Attraversata e trasfigurata dal mistero della creazione, che rimane tale anche per la stessa poetessa, che vive di ispirazione e scrive e va significando al modo che il suo genius le detta dentro.

La grafia peculiare della Coffa, disordinata eppure chiarissima, i pasticci, i versi imbastiti eppure venuti fuori già compiuti: la pagina parla da sé.

Il senno del verso 1 diventa il core,

Se te perdendo ogni Ciel perdei? (v. 2)

nasconde, ci pare di capire,

se perduto il mio Ciel tutto perdei?

Significativa appare la variante del verso finale che cambia il senso della frase.

E più che il labro tuo parla il tuo pianto

diventa

E più che il labro tuo trovo il tuo pianto.

Il dolore muto dell’angelo della Coffa viene trovato anziché manifestarsi parlando alla poetessa, che però non cancella la parola variata.

A proposito… oltre al tour di Carlo Muratori, da segnalare lo spettacolo FIMMINA…

Si parla di sale e anche di Mariannina Coffa…
Rita Abela è una straordinaria performer e attrice che ho avuto il piacere di intervistare spesso e con cui ho lavorato per l’Accademia di Canto Carmelo Mollica e per dei saggi musical-teatrali…
Ricordo anche la bellissima esperienza della rassegna POETI E SCRITTORI DEL VAL DI NOTO, i vari convegni dedicati alla poetessa e il concorso INCHIOSTRO E ANIMA a lei intitolato…
Un mio saggio sulla poetessa è presente in questo volume, frutto degli studi del convegno omonimo dedicato alla poetessa netina.
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Il concorso letterario intitolato a Mariannina Coffa… onorata di far parte della giuria!
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Questa è solo una minima parte delle attività e iniziative legate alla poetessa di Noto… navigando sul mio blog troverete immagini, video e molto altro!
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Si può trovare un su Mariannina Coffa nel volume incentrato sull’anniversario del blog letterario LETTERATITUDINE, uscito per i tipi di LiberAria editrice…
letteratitudine
Grazie a Massimo Maugeri per avermi coinvolta nel progetto!

Un manuale sulla lettura, uno scrigno zeppo di consigli di scrittura, l’ingresso nel laboratorio creativo di tante scrittrici e tanti scrittori di fama nazionale e internazionale, un insieme di percorsi che, tra autoracconti d’autore, interviste e saggi, conducono nel dietro le quinte di libri, scrittori e personaggi letterari che conosciamo e amiamo.
In questi e in tanti altri modi può essere definito Letteratitudine 3 – letture, scritture e metanarrazioni, il nuovo libro curato da Massimo Maugeri, che celebra le attività culturali e letterarie del noto blog Letteratitudine, a dieci anni dalla sua nascita.

Un manuale che si legge come un romanzo, e che costituisce una vera e propria miniera di consigli e ispirazioni per chiunque, addetto ai lavori o semplice appassionato di letteratura, desideri conoscere da vicino i meccanismi che regolano l’universo che ruota intorno alla scrittura e ai suoi protagonisti, siano essi reali o immaginari.

http://www.liberaria.it/catalogo/letteratitudine-3/

Ricordo anche che altri scritti sulla poetessa e patriota netina sono stati da me pubblicati come introduzione alle antologie del premio INCHIOSTRO E ANIMA dedicato alla Coffa e su LA CIVETTA DI MINERVA.
http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=1795:a-palazzo-nicolaci-di-noto-il-premio-dedicato-a-mariannina-coffa&catid=17:cultura&Itemid=143
https://www.google.it/search?q=LA+CIVETTA+DI+MINERVA+%2B+COFFA&client=firefox-b&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwi7yaTowq_RAhUFQBQKHXiWBRkQ_AUICCgB&biw=1116&bih=537 (le immagini correlate)
Segnalo il concorso dedicato a Mariannina Coffa con annesso convegno e mostra dedicata… al link qui sotto tutte le informazioni.
https://www.facebook.com/marianninacoffacaruso/

Ha pubblicato, per i tipi di Perrone Lab, il suo primo romanzo, “Ferita all’ala un’allodola”, uscito nel gennaio 2011 e dedicato alla figura della poetessa e patriota risorgimentale Mariannina Coffa Caruso.

Il romanzo è stato presentato a Siracusa presso il Palazzo della Cultura di Siracusa (Palazzo Impellizzeri) da Luigi La Rosa e Simona Lo Iacono il 27 febbraio 2011.

Successivamente è partita la tournée di presentazioni che ha toccato Acireale (Istituto Brunelleschi, Fidapa), Catania (Istituto Lombardo Radice, Cafè de Flore), Palermo (Libreria Modusvivendi), Raffadali (Le Cuspidi), Siracusa (Liceo “M.F. Quintiliano”, Istituto comprensivo “Paolo Orsi”), Roma (Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone).

È stata tra i relatori del convegno dedicato a Mariannina Coffa con un intervento sul trattamento romanzesco della poetessa (Noto, Palazzo Impellizzeri, Archivio di Stato, 12 aprile 2011).

   Un dibattito sul suo romanzo e le donne del Risorgimento è uscito su “Letteratitudine” e su “Flannery”; il libro è stato recensito, tra gli altri, da Luigi La Rosa su “Centonove”, dalla scrittrice e giornalista Lucia Corsale (“La Sicilia”), da Maria Rita Pennisi (“La Sicilia”), dallo scrittore e giornalista Remo Bassini (“La Nuova Sesia”), da Loredana Faraci (“La Repubblica”, edizione di Palermo), da Luisella Pacco (“Konrad”).

   Il romanzo è entrato nella top five relativa alla narrativa più venduta in Sicilia (“La Repubblica”, edizione di Palermo, 15 maggio 2011) ed è stato segnalato dal libraio Stefano Palumbo come libro rappresentativo della scrittura siciliana sempre su “La Repubblica” – Palermo.

   È stata invitata al Letterando InFest di Sciacca, durante il quale ha presentato il romanzo insieme ad Elena Doni del gruppo “Controparola”, collettivo di giornaliste e scrittrici fondato da Dacia Maraini.

In occasione de “Il Maggio dei Libri 2012”, campagna nazionale per la promozione della lettura patrocinata dall’Unesco e dalla Presidenza della Repubblica, ha vinto il concorso letterario per incipit di romanzi editi “InciZine – Regalami un incipit”, organizzato da Scripta volant e dall’Associazione culturale “Aliantide”. Una volanzine con l’incipit di “Ferita all’ala un’allodola” è stata distribuita gratuitamente in tutta Italia durante le manifestazioni collegate all’iniziativa.

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Il 13 ottobre 2012 è stata premiata come vincitrice ex aequo della sezione “Frammenti letterari” nell’ambito del premio “Portopalo – Più a Sud di Tunisi” per il suo romanzo “Ferita all’ala un’allodola”.

 In occasione del convegno nazionale del 21 – 22 dicembre 2012 dedicato al bicentenario di Matteo Raeli ospitato al Palazzo Trigona di Noto un brano di “Ferita all’ala un’allodola” è stato inserito in un pannello e nel catalogo della mostra realizzata da docenti e allievi del Liceo “Matteo Raeli” di Noto.

 Nell’aprile 2013 l’incipit di “Ferita all’ala un’allodola” è stato pubblicato, insieme alla sinossi e alla biografia dell’autrice, sul primo numero della rivista on line a cartacea POST SCRIPTA, a cura dell’associazione Aliantide.

   Il romanzo è stato presentato durante la mostra-mercato “Io valgo” organizzata dalla FIDAPA di Siracusa presso i locali della Provincia regionale dal 21 al 23 maggio 2013 ed è stato rieditato nel giugno 2013 dalla casa editrice L’Erudita.

   Il 9 giugno del 2013 l’autrice ha presentato il proprio lavoro editoriale presso il complesso di San Domenico a Palermo in occasione di “Una marina di libri”, manifestazione organizzata da Navarra Editore.  Ha preso parte inoltre all’estemporanea di scrittura presso la Cappella di Santa Barbara nell’ambito della stessa kermesse.

Nel gennaio 2014 è risultata finalista, insieme – tra gli altri – a Beatrice Monroy e agli scrittori di Leima edizioni, del Kaos festival di Montallegro (AG) con il suo romanzo.

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   L’8 febbraio 2014 presso la Casa del Libro Rosario Mascali di Siracusa si è tenuta una conversazione tra l’autrice e la scrittrice Annamaria Piccione a proposito della riedizione di “Ferita all’ala un’allodola”.

   Il 14 febbraio 2014, presso la Sala Gagliardi di Noto, è stata tra le relatrici di “Semaforo rosa”, convegno dedicato a “Mariannina e le altre” insieme a Marinella Fiume, avvocate, psicologhe e scrittrici sul tema della violenza contro le donne in nome di Mariannina Coffa. L’evento è stato promosso dal Comune di Noto con il coordinamento artistico dell’associazione “Lighea”.

L’8 marzo, per Historica Edizioni, è uscita l’intervista realizzata con la scrittrice e giornalista Rai Laura Costantini, pubblicata insieme agli interventi di altre autrici nell’e-book “Scrivere? Non è un mestiere per donne”, opera disponibile anche in versione cartacea.

 

   Il 7 novembre 2014 ha preso parte al convegno “Sguardi plurali” dedicato a Mariannina Coffa nell’ambito della manifestazione “Noto per Mariannina”, conversando con Marinella Fiume e Biagio Iacono sull’epistolario curato dagli stessi ed è stata intervistata da Vincenzo Rosana per “Tutto su Noto”.

Il 28 febbraio 2015, presso il Palazzo della Cultura di Modica, è stata ospite del XII appuntamento del Caffè letterario “Salvatore Quasimodo” presieduto da Domenico Pisana, che ha introdotto l’autrice e il romanzo “Ferita all’ala un’allodola” insieme a Lucia Corsale, con letture a cura di Franca Cavallo e Antonella Monica, musiche a cura del pianista Stefano Cintoli.

Il 7 novembre 2015, in qualità di giurata della terza edizione del concorso letterario “Inchiostro e anima” dedicato alla poetessa e patriota netina Mariannina Coffa Caruso e organizzato da “La carovana degli artisti”, ha presenziato presso la sala Gagliardi di Noto (SR) alla cerimonia di premiazione; un suo racconto e un suo scritto di ringraziamenti hanno aperto il volume antologico pubblicato in occasione della manifestazione.

Il 4 maggio 2016, presso la Sala Gagliardi di Noto (SR) ha presenziato in qualità di relatrice e di autrice di uno dei saggi presenti nel volume (“Intorno a Voglio il mio cielo – La scoperta di un inedito sulla Coffa”) alla presentazione di “Sguardi plurali” (a cura di Marinella Fiume, Armando Siciliano Editore), atti dell’omonimo convegno di studi sulla poetessa e patriota netina Mariannina Coffa.

Il 1 ottobre, in qualità di giurata del concorso letterario internazionale “Inchiostro e anima”, quarta edizione, intitolato alla memoria della poetessa e patriota netina Mariannina Coffa, ha presenziato alla cerimonia di premiazione presso il Salone delle feste di Palazzo Nicolaci a Noto (SR). Un suo inedito sulla poetessa ha aperto l’antologia con gli elaborati premiati.

Il 17 gennaio 2017 è stata invitata presso la Feltrinelli Musica e Libri di Catania per la presentazione del volume “Letteratitudine 3”, uscito per i tipi di LiberAria in occasione dei dieci anni del litblog di Massimo Maugeri; all’interno del volume è presente una sua lettera a Mariannina Coffa; il volume è stato presentato ad Adrano (SR) e Siracusa, prime tappe di un lungo tour di presentazioni.

   Il 25 marzo, ospite del Rotaract di Noto sezione Terra di Eloro, ha tenuto una conferenza intitolata “Mariannina Coffa – Una donna, tante donne (La Poetessa dell’Ottocento parla alle donne di oggi)” presso la Biblioteca comunale “Principe di Villadorata” a Noto (SR), relatrice Federica Piluccio, con le musiche eseguite dal maestro Gabriele Bosco.

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   Il 25 novembre 2017, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, presso il Teatro Vecchio Mercato di Gassino Torinese (TO), per la regia di Tommaso Massimo Rotella, Teresa Caporale ha interpretato la poetessa e patriota netina Mariannina Coffa nello spettacolo “Il mio nome è Psiche”, ispirato al romanzo “Ferita all’ala un’allodola”, evento prodotto dall’associazione culturale “Magdeleine G” nell’ambito della stagione “Un’Italia in provincia”, patrocinato dalla Fondazione Piemonte dal Vivo, circuito regionale multidisciplinare, e dal Comune di Gassino Torinese. 

http://www.piemontedalvivo.it/event/mio-nome-psiche/

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  Sul numero 27 (agosto 2018) dell’aperiodico tematico di letteratura online “Euterpe”, avente come tema “Il coraggio delle donne: profili ed esperienze femminili nella storia, letteratura ed arte”, è uscita la recensione di Domenico Pisana intitolata “La “poetessa maledetta” Mariannina Coffa nel romanzo Ferita all’ala un’allodola di Maria Lucia Riccioli”.

Un grazie particolare a Domenico Pisana, di cui vi invito a leggere il saggio…

https://www.ecodegliblei.it/MODICA-LA-VICENDA-DI-MARIANNINA-COFFA-IN-UN-ROMANZO-DI-MARIA-LUCIA-RICCIOLI.htm

https://drive.google.com/file/d/1IboaGLe7fPhxTj3z371WF-a5CoKVAPl1/view

Troverete l’intervento dotto e documentato di Pisana nel pdf della rivista…

Risultati immagini per ferita all'ala un'allodola

… e i trailer!

…e un bel lavoro scolastico…

https://ita.calameo.com/books/002913555c8d9b86fc9e8

… l’intervista di Vincenzo Rosana.

Mariannina Coffa 1841-2018

01 lunedì Ott 2018

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica

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Il 30 settembre del 1841 nasceva la poetessa e patriota netina Mariannina Coffa Caruso, una delle protagoniste del Risorgimento siciliano ed eroina del mio romanzo FERITA ALL’ALA UN’ALLODOLA uscito per i tipi di Perrone LAB nel 2011 (a 150 anni dall’Unità d’Italia) e poi rieditato da L’Erudita editrice nel 2013.

Nel corso di questi anni tante sono state le presentazioni, i convegni, le pubblicazioni cui ho preso parte non solo come autrice del mio romanzo storico sulla Coffa ma anche come “esperta” della poesia e della biografia coffiana.

Occasioni di incontro, di studio, di amicizia nel nome della poetessa netina.

Approfittando dell’anniversario della nascita di Mariannina Coffa, vi ripropongo questo studio di Enzo Papa su Mariannina raccontata, studio che cita e analizza anche il mio romanzo, cosa di cui gli sono grata.

https://enzopapa.wordpress.com/2016/09/05/mariannina-coffa-raccontata/
 
 
 

MARIANNINA COFFA RACCONTATA

 

MARIANNINA COFFA RACCONTATA

Devo innanzitutto esprimere il mio personale compiacimento non solo per l’iniziativa, sicuramente opportuna, che tuttavia va ad aggiungersi alle altre che nel corso degli anni si sono succedute nel tentativo di rendere sempre viva la memoria di Mariannina Coffa e, ma non per ultimo, il mini-convegno del settembre 2000, cioè 14 anni fa, in occasione della presentazione, in questa sala, dell’importante e fondamentale libro di Marinella Fiume, Sibilla arcana1 , con gli interventi di Anna Scattigno dell’Università di Firenze e del qui presente prof. Nicolò Mineo. Ma il mio compiacimento consiste soprattutto nel vedere riuniti insieme, come co-autori, Biagio Iacono e Marinella Fiume, come dire l’amore e la scienza. Senza scienza non basta amore: era questo, se ben ricordo, il titolo di una stroncatura, per certi aspetti feroce, apparsa sul quotidiano “La Sicilia”2 a firma di Marinella Fiume che aveva come oggetto, come bersaglio, la pubblicazione del libro Poesie scelte di Mariannina Coffa3 a cura di Biagio Iacono. Evidentemente da allora se n’è fatta di strada e adesso sembra che si sia capito che amore e scienza devono andare insieme come un inscindibile binomio. Voglio il mio cielo4, questo libro a quattro mani, come si dice, che è stato presentato ieri sera, credo che suggelli definitivamente l’assunto.
Dal titolo del mio intervento si capisce che il tema che mi accingo a trattare non riguarda la poesia di Mariannina Coffa; altri, più competenti di me e anche più affezionati di me a quella poesia l’hanno fatto e continueranno a fare. Io, per mio conto, non mi sono mai occupato criticamente dell’opera poetica di Mariannina, pur conoscendola fin da ragazzo, com’era quasi doveroso essendo io notinese. E ciò per due motivi. Intanto per i giudizi che su di essa venivano espressi da qualcuno dei miei maestri, magari di estrazione crociana e forse anche condizionati da quello che su Mariannina intorno agli anni ‘30 del secolo scorso aveva scritto e sentenziato Carmelo Sgroi5, nume tutelare e punto di riferimento della cultura netina negli anni del Fascismo e in quelli immediatamente successivi all’avvento della Repubblica; poi anche dagli scritti, quasi sempre agiografici, se non melodrammatici, e quindi per me privi di significato e anche antipatici, che periodicamente apparivano a Noto, non solo scritti da dilettanti ammiratori, ma anche da persone di un certo livello culturale, e tutti notinesi, che tuttavia nulla aggiungevano alla conoscenza critica della produzione poetica di Mariannina e invece, quasi sempre si tendeva ad esaltare la poetessa come gloria cittadina e nazionale, sol perché il De Sanctis aveva dettato ad una delegazione di notinesi quattro striminzite e stitiche parole di presentazione per il volumetto voluto dal Comune di Noto, che nulla dicevano, nulla potevano dire e nulla dicono tuttora6.
Ma nel 1957 erano apparse le Le lettere ad Ascenso7, a cura di Gino Raya che con la sua prefazione aggiungeva carne al fuoco, destituendo di valore, come lo Sgroi, la poesia e rinvenendo invece significato narrativo e anche con accenti poetici nelle lettere inviate all’amato Ascenso, suscitando per questo reazioni e risentimenti nella classe dei devoti e ammiratori netini. In verità Raya ne aveva dato anticipazioni su “La Nuova Antologia”8 e su “La Sicilia”9 almeno un paio d’anni prima, nel 1955. Le Lettere aprivano nuovi scenari, più sulla figura, sulla vita, sulla vicenda umana, che sull’opera poetica di Mariannina. Quelle lettere, in numero di 39, si leggevano come un romanzo e per certi aspetti scendevano come una mannaia e aprivano nuovi orizzonti sull’avventura umana della poetessa e portavano crudelmente alla luce, e nei particolari, quel che da sempre sottilmente si sapeva o semplicemente si sospettava. Le Lettere costituivano in effetti il romanzo d’amore di Mariannina per Ascenso. Non solo. Ma in esse facilmente si potevano rinvenire molte chiavi di lettura di tante poesie apparse, prima, di difficile decodificazione. La dichiarazione dei rapporti di Mariannina con Migneco e con Bonfanti, con l’omeopatia e col magnetismo, con la simbologia massonica e con i valori culturali e ideologici ad essa connessi, consentivano una più facile comprensione delle difficoltà ermeneutiche, della penetrazione della produzione lessicalmente occulta, simbolica e anche visionaria. E proprio di esperienza visionaria ha parlato anche Nicolò Mineo: La poesia della Coffa – egli ha scritto – somiglia ad una esperienza di tipo visionario. Chi conosce o ha esperienza di come siano organizzate le scritture dei Mistici, guidate o legate da esperienze confessionali, vede che ci sono in M.Coffa molti punti in comune con questi10.
Insomma, con la pubblicazione delle lettere si dava inizio, così, al mito della “Capinera di Noto”, come lo stesso Raya ebbe a definirla, il quale tuttavia era consapevole che le lettere da lui pubblicate, importante testimonianza psicologica, letteraria e di costume, costituivano appena l’inizio di una storia crudele e terribile che sicuramente avrebbe conquistato altri orizzonti con la pubblicazione di altre lettere del carteggio amoroso e non solo di quello, ma anche quello con il canonico Sbano, con Giambattista Lupis, con Filippo Pennavaria e col ritrovamento di altre lettere andate smarrite. (Vedi, ora, il voto compiuto in Voglio il mio cielo!)
Dunque le lettere, l’epistolario amoroso. E’ questo che più ha acceso l’interesse per Mariannina Coffa, mettendo in subordine la sua poesia, inserendola, secondo me correttamente, nella produzione letteraria minore del tardo Romanticismo, anche se, come ha scritto Mineo, è una produzione che raggiunge il massimo della letteratura minore ottocentesca.: Ci possono essere gradazioni di minori – egli ha scritto – che si avvicinano al massimo o che vanno sino al niente. Rispetto, quindi, ai tanti “minori” della provincia italiana ed anche dei grandi centri culturali, sicuramente la Coffa si colloca in una posizione che è di assoluto e grande rilievo11.
Ora, mentre Francesco Genovesi o Giuseppe Leanti potevano scrivere la Storia di una martire12 e Una poetessa della patria e del dolore13, raccontando quel che sapevano o quel che di Mariannina, della sua vicenda umana, era nella memoria collettiva della comunità netina, alimentando, così, una agiografia, una sorta di mitologia iniziata già il giorno successivo alla morte della poetessa, successivamente, dopo il pesante giudizio di Carmelo Sgroi, altri ammiratori, altri amanti appassionati, soprattutto netini, anzi quasi esclusivamente netini, hanno affondato il loro sguardo curioso, quasi famelico, nelle pieghe, nelle ferite, nelle cicatrici di una storia straordinaria, sezionando ogni parola, ogni espressione, ogni costrutto dell’epistolario amoroso, portando alla luce lentamente, piano piano, una straordinaria figura di donna che era rimasta legata e circoscritta ad un’immagine fragile e tremolante. Non intendo entrare nel merito della poesia di Mariannina, pur con gli strumenti interessanti che gli orientamenti critici di oggi ci offrono, perché credo che non ci sia più tanto da dire dopo Sibilla arcana, né quella poesia, pur studiata e inserita nel periodo storico in cui è stata prodotta, può rivelare altro oltre quel che già ha rivelato dopo la pubblicazione delle Lettere a cura di Gino Raya e quelle successive di Francesco Lombardo, di Biagio Iacono, di Teresa Carpinteri, di Marinella Fiume e forse anche di altri. Tentativi, spesso sicuramente ben riusciti, di mettere in relazione tra loro poesia e prosa epistolare, e di rinvenire in quest’ultima, come ho detto, le giuste chiavi di comprensione di oscuri testi poetici.
L’epistolario amoroso è in realtà un romanzo epistolare, così come l’ha ordinato Marinella Fiume che, con un attento e scrupoloso lavoro d’indagine e armata di grande pazienza nel ricostruire, nel datare e nell’interpretare gli originali, è riuscita a pubblicare quel che né Raya, né Iacono erano riusciti a pubblicare, e cioè le lettere di Ascenso a Mariannina per ricostruire – ha scritto – la storia attraverso il dialogo, l’intrecciarsi delle due voci da cui scaturisce una teatralità melodrammatica che esplora aspetti più ampi del costume del tempo e ne rispecchia i meccanismi culturali14. Difficoltà enormi, soprattutto per le lettere di Ascenso, perché, scrive, trattasi di minute zeppe di cancellature e chiamate, spesso a mala pena leggibili, di fogli volanti non numerati, e contenenti a volte missive indirizzate a destinatari diversi, tra cui non è stato facile districarsi per cercare di ricostruire l’inizio e la fine di singole interminabili lettere, talora prive di intestazione o di commiato o semplicemente della firma di chiusura e restituirle alla compiutezza del messaggio15. E allora, come non essere riconoscenti a Marinella Fiume per avere offerto e messo a disposizione degli studiosi, a quelli che hanno scienza e a quelli che hanno amore, un patrimonio di informazioni, di minuterie, di nuove tessere di quel vasto, tragico e amaro mosaico.
Il primo romanzo, o, meglio, la prima biografia romanzata di un certo rilievo si deve, come si sa, a Teresa Carpinteri che nel 1978 pubblica L’eringio16. Tralascio Mariannina e il mal d’amore della novarese Pina Ballario, pubblicato a Roma nel 1956 perché mai ho potuto vederlo e di cui non so nulla. Teresa Carpinteri, originaria di Canicattini Bagni, ma romana di adozione, sorella maggiore della scrittrice Laura Di Falco, aveva già al suo attivo tre romanzi e una serie di premi ricevuti. Quel libro si impose subito all’attenzione della critica perché per la prima volta si ricostruiva, direi filologicamente e minutamente e sulla puntuale scorta dell’epistolario,la storia sfortunata dell’infelice poetessa, una storia dominata da una borghesia socialmente arretrata e conservatrice, arroccata nei suoi pregiudizi, specie per quanto riguardasse la condizione della donna, per di più sotto l’aspetto insolito di intellettuale… che in un arco assai breve di vita, appena 36 anni, maturò e concluse progressiva e sicura presa di coscienza dei suoi diritti di donna nella società; con cento e più anni di anticipo rispetto a quel che succede oggi. Così scrive nel risvolto di copertina la Carpinteri. Da quel libro e dai suoi precedenti articoli su Mariannina pubblicati su “La Fiera Letteraria” (1972) e su “La Nuova Antologia”, ma anche su “Netum” (1976), prese avvìo un rinnovato e diverso interesse per Mariannina, ma più per il romanzo della sua vita che per la sua produzione poetica.
Il libro della Carpinteri che anch’io, come tanti, ebbi modo di recensire, rispondeva al classico modello ottocentesco della “storia di un’anima”, strutturato con la prevalenza della dimensione spirituale su quella della realtà effettuale, cioè, fondamentalmente, come “biografia psicologica” in cui i dati reali della biografia della Coffa interagiscono con la tensione ad intraprendere un viaggio nell’animo femminile. Cosicché emerge spesso tra le due donne una sorta di affinità elettiva, una specie di complicità, che si rivela nell’intromissione diretta, in prima persona, della scrittrice che ripercorrendo le vicende di Mariannina e condividendone slanci e incomprensioni, e sempre partecipe di ogni sommovimento interiore, scopre parallelamente in un personaggio così lontano nel tempo la dolorosa attualità della condizione femminile. C’è nel libro quasi un dialogo tra Teresa e Mariannina, tra biografa e biografata, i cui confini spesso si perdono e sfumano, come quando va in cerca dei luoghi in quella Noto libro aperto, dalle pagine di pietra dove leggere la storia di Mariannina17. Scrive, ad esempio: Impresa disperata ora ritrovare la casa dove morì. Di un solo cenno dispongo, del nome di una strada, via Mazzini, e debole anche questo, oggi che molti nomi sono cambiati da allora. Vado a caso, girovagando a lungo. Oltrepassata la torre dell’orologio di città, su una via Sergio Sallicano costeggio sulla destra l’edificio del carcere dalle persiane abbassate sulle finestre, all’interno lo sferragliare ritmico delle macchine a cui lavorano i carcerati. Mi spingo fino alla chiesa settecentesca del Crocifisso dalla facciata incompiuta, in piazza Mazzini; quel nome è un indizio, torno indietro sui miei passi, gli occhi mi vanno a caso su una lapide….18 Inoltre, l’alternarsi, nella narrazione, della prima e della terza persona, di questo interagire, di questo commentare partecipato, sono sicura testimonianza di quanto detto. Ad esempio, quando presenta la scena del matrimonio, interrompe la descrizione e scrive: Non mi risulta come i C. abbiano giustificato allo sposo l’insolito apparato di quella cerimonia…19; oppure, quando descrive la scena del ballo a Ragusa, scrive: E a questo punto mi piace immaginare Mariannina, tenutasi in disparte dalla finale baraonda, mettersi anche lei a battere le mani, corrugando le ciglia, in una espressione che le era solita nei rari momenti di divertita malizia20. O ancora l’intromissione relativa alla ricerca, a Genova delle strenne della rivista “La Donna e la Famiglia” a cui Mariannina collaborò e dove nel 1875 pubblicò l’ Ode a Giuseppe Migneco: Al mio tavolo di fòrmica e metallo attendo con una certa trepidazione. E giunge il commesso, sorridente e preciso mi dispone accanto le pile dei volumi della “Donna e la Famiglia”21. E tuttavia, tali interventi, insieme alla ricchezza di note a piè di pagina, danno al libro una strana qualità, assai particolare, che sta, appunto, tra la biografia romanzata, l’autobiografia e il saggio critico. Si aggiunga a ciò le innumerevoli citazioni dalle lettere con relativi e puntuali riferimenti e richiami e anche un breve intermezzo in cui la Carpinteri immagina un dialogo concitato, quasi alterco, tra Mariannina ed Ascenso, tratto dal carteggio e teatralmente presentato. Allora, si tratta proprio di un romanzo, come si attesta nella copertina? Non credo. In ogni caso, il libro aveva una sua intrinseca necessità e valide motivazioni, e come tale si proponeva ai lettori, agli ammiratori e agli studiosi della figura e dell’opera di Mariannina Coffa. In quegli anni, sappiamo bene, si discuteva animatamente sulla funzione del romanzo.
Ma quanti sono i notinesi, me compreso, che si sono incontrati con Mariannina Coffa? Tanti, in verità, hanno voluto dire il loro punto di vista, tanti hanno scritto articoli e interventi di varia natura; qualcuno, come il mio amico Biagio Iacono, ne ha fatto come un suo tema dominante e ha dedicato, si può dire, gran parte della sua vita intellettuale allo studio, alla conoscenza, alla fruizione, e alla diffusione della figura e della poesia della nostra poetessa. E tuttavia scarsa, a mio avviso assai scarsa, risulta l’attenzione critica sulla poesia di Mariannina, sulla sua piagnucolosa, dolorante, lacrimosa produzione poetica. E neppure in questo convegno mi sembra che ci sia stata particolare attenzione al problema. La vicenda personale e umana ha sempre avuto il sopravvento. Proprio su quella tristissima storia personale, Corrado Marescalco, un poeta anch’egli netino, nel 2003 ha voluto raccontare a modo suo “la triste storia di Mariannina Coffa”22; è questo, infatti, il sottotitolo di una biografia strutturata come un dramma in quattro parti ed un epilogo, dove vengono chiamati ad agire i personaggi più importanti di quella atroce vicenda umana ognuno per la sua parte, amici e nemici, samaritani e carnefici di questa giovane che avrebbe potuto avere ben altro destino23. Un’opera che, nella sua semplicità e direi quasi innocenza, testimonia un’ accorata partecipazione sentimentale, umana ed emotiva. Mettendo a confronto, in dialoghi accesi e vibranti i personaggi della storia, Marescalco sa restituire il clima di quegli anni che certamente ha studiato e conosciuto attraverso l’epistolario amoroso e non solo esso.
Lo studio di Angelo Fortuna Mariannina Coffa, L’Incompiuta24 si propone come racconto e insieme come saggio critico e l’autore correda di note entrambe le parti in cui divide il suo lavoro, aggiungendo una bibliografia degli scritti di e su Mariannina Coffa. La prima parte, infatti, è sostanzialmente il racconto della vita di Mariannina, dalla nascita ai funerali, dalla culla alla tomba. Fortuna racconta i vari momenti della vita di Mariannina, e li commenta a suo modo, deducendo e interpretando, leggendo tra le righe del carteggio amoroso anche il non detto, a volte anche proponendo sue soluzioni come quando di Ascenso Mauceri dice di riuscire a comprendere il giovane, ma non l’uomo maturo, l’umanista, lo scrittore, l’intellettuale che nel corso degli anni non poté realizzare il dramma interiore dell’amica, il suo desiderio di comprensione se non di perdono. Se questo fosse avvenuto, probabilmente le sofferenze morali della poetessa non sarebbero rimaste così fulminanti ed intense25. Riconosco al mio amico Angelo ottime capacità e lucidità di analisi, ma non sono d’accordo con lui su alcuni punti, sia quando, ad esempio ritiene che la Coffa non sia da collocare nel migliore dei casi tra la cosiddetta letteratura minore26, o quando, pur ritenendo fondamentale la raccolta delle lettere ordinata da Gino Raya, che egli dichiara essere stata la sua fonte principale, resta dell’opinione che la fama della Coffa resti più saldamente ancorata alla produzione poetica, lirica. Non se la prenda il mio amico, se io sono di opinione contraria, me egli sa bene che diverse voci fanno o potrebbero fare dolci note. Ogni opinione merita di essere rispettata ed io rispetto la sua, come rispetto la lettura delle poesie che egli affronta nella seconda parte del suo libro, premettendovi una breve introduzione, una giustificazione, un redde rationem. Cercherò –egli scrive – per quanto possibile, di ridurre all’essenziale i giudizi di merito, dal momento che lo scopo del presente studio è di avvicinare i lettori alla lettura di Mariannina Coffa, i cui versi, contrariamente alla convinzione di Gino Raya, che ha però l’indiscutibile merito di aver messo in evidenza il valore letterario e umano della corrispondenza col Mauceri, non meritano di essere sepolti nell’oblio. Varie composizioni, è vero, mancano di elaborazione artistica e di intensità poetica; molte altre, però, possono degnamente figurare in qualunque raccolta antologica comprendente i migliori poeti dell’Ottocento. Ignorarlo non è più possibile. La sua voce, poco ascoltata finora, merita certamente un posto non secondario nel panorama letterario italiano27. Passa quindi ad esaminare le varie raccolte, dalla prima, Poesie in differenti metri28 della tredicenne fanciulla fino ai versi della maturità, agli ultimi versi. Non entro nel merito della produzione poetica giacché, come ho detto, non è questo, qui il mio compito, ma non posso non dichiarare che, a mio avviso, nelle poesie l’oggetto amoroso viene spesso caricato oltremodo di segnali positivi e tende ad assumere connotazioni di maniera, sciogliendosi nei luoghi comuni del dettato tardo-romantico e facendosi altra cosa dal sentimento interiormente inteso; liriche, ritengo, di maniera, in cui il sentimento dovrebbe scorrere pianamente perché frutto non certo di una menzogna poetica, ma di una macerata prospettiva intima, e allineate e vincolate a forme compositive che altri già si sono lasciati alle spalle. E, ancora una volta, non posso non dichiarare di non essere d’accordo, con Angelo Fortuna sui rapporti di Mariannina con la Massoneria. Commentando infatti la famosa ode dedicata a Giuseppe Migneco, Fortuna ritiene che sbaglia chi pensa che il contatto con la massoneria totale, tramite il Migneco, abbia allontanato la poetessa dalla fede dell’infanzia, il giro della ruota: dalla visione cristiana all’armonia universale, all’immortal concetto. Lo dimostrerebbe anche l’uso, evidente, del linguaggio iniziatico. Indiscutibile l’accostamento alla Massoneria, indiscutibile l’influsso del medico omeopata su di lei. Ma sembra altrettanto indiscutibile che della Massoneria abbia recepito tutto ciò che poteva armonizzarsi con la fede in Gesù Cristo, nella trascendenza e nell’al di là cristiano: il ”gran concetto” per lei è, in sostanza, la verità cristiana29 . Io non ne sono convinto, non propendo per questa interpretazione; ma forse è per questo che Fortuna, quando racconta i funerali della Coffa, non fa alcun accenno alla presenza delle “insegne” massoniche, che pure c’erano, né che la “Loggia Elorina”, fondata da Lucio Bonfanti, fece imbalsamare il corpo della poetessa dal Dottor Francesco Orsoni e dal Dottor Corrado Rubera30, come attesta il cronachista netino sac. Corrado Puglisi. Ma tant’è. Ogni confronto è sempre produttivo, soprattutto per chi ritiene, come me, di non avere in tasca le chiavi della verità, che anzi va cercando.
Ancora nel 2003 un’altra biografia raccontata, La capinera che non sorrise31. di Concetto La Terra. Il ragusano La Terra, guidato da Biagio Iacono, ha voluto realizzare “un suo antico voto personale” come quello di porre un altro umile fiore ibleo sulla memoria della Donna e della Poetessa”. Ed è lo stesso Iacono ad affermare, nell’introduzione, che egli merita, proprio per questa sua candida semplicità letteraria, tutto il nostro sentito consenso emotivo specie quando, immergendosi nell’interiore travaglio di Mariannina, ne ripercorre con personale partecipazione i sogni e le angosce, ne mette a fuoco il dramma dei suoi quotidiani rapporti in seno alla Famiglia Morana di Ragusa, quando si reinventa nel dialetto ibleo del tempo pure i dialoghi con gli oltraggiosi o medievali rimproveri del rozzo Suocero verso la Nuora poetessa, istruita e… per questo, disonorata!32 . Tanto basta.
L’ultimo e più recente racconto della vita di Mariannina si deve alla siracusana (ma fattasi quasi adottare da Noto) Maria Lucia Riccioli che nel 2011, anno del 150° dell’Unità d’Italia, pubblica Ferita all’ala un’allodola33, ristampato da Giulio Perrone lo scorso anno. Non si tratta di un romanzo e di ciò ne hanno consapevolezza sia Paolo Di Paolo nei risvolti, sia Lia Levi che in quarta di copertina scrive che una ricerca storica tanto approfondita e minuziosa farebbe presupporre un romanzo che tragga il suo valore dalla forza dei fatti. Niente di più sbagliato. Del resto il termine “romanzo”, di cui oggi tanto impropriamente si abusa, non appare neppure in sottotitolo. Ferita all’ala un’allodola (verso preso in prestito, come dichiarato in epigrafe, dal visionario William Blake) è propriamente una biografia romanzata che va a fare il paio con quella di Teresa Carpinteri e che nulla aggiunge di nuovo alla conoscenza della biografia umana e intellettuale di Mariannina. Costruita, come l’altra, sul carteggio amoroso e su quanto da esso sia facile intuire, il pregio di questo libro tuttavia può essere squisitamente letterario, anche se, a mio avviso, esso è condizionato da una scrittura che alterna a lampi di sicuro e lucido lirismo la pesantezza della lezione linguistica di Camilleri. L’uso, infatti, di una terminologia dialettale ormai datata, a cui spesso la Riccioli ricorre e che non so se resiste ancora nell’inventore del commissario Montalbano, (è monotono, non lo leggo più, che altro avrebbe da dire?) è trapassato da gran tempo in favore di un uso smaliziato, originale, sapiente della lingua italiana che è la quarta lingua del mondo. Ma si sa, queste sono posizioni personali, poiché so bene che non si può stabilire a priori una lingua della narrazione o conformarsi a norme prestabilite e codificate. E mi viene in mente quel che diceva Vann’antò’: “nun è u cuntu ca importa, ma comu si cunta”. E tutti capiamo cosa vuol dire. Ma c’è, a mio avviso, un altro pregio, in questo libro, e cioè la capacità della scrittrice di saper costruire il testo con una sapiente tecnica di montaggio dei vari lacerti biografici e ricomporre il tutto in una unità armonica e, direi, cantante, cantilenante, come una sinfonia, soprattutto con l’elegante, soffice inserimento, tra le righe, della sua sensibilità e della sua capacità di commuoversi e di commuovere. Ma anche, e non è un aspetto del tutto secondario, la minuziosa e convincente ricostruzione del milieu storico nel tentativo, abbastanza riuscito, di ricomporre un ritratto, il più autentico possibile, rimettendo a posto i ruoli e i personaggi, scavando nelle situazioni, tracciando un quadro insieme storico e sociale. Ne vien fuori, alla fine, uno spaccato del tempo di cui si denunciano i sintomi negativi attraverso la reale mancanza di una dialettica sociale e culturale, ma assegnando a Mariannina un ruolo di indiscussa protagonista, quasi di eroina, anche se probabilmente caricata eccessivamente di positività.
A raccontare Mariannina, oltre che a studiarla con scienza ed amore, non si è sottratta neppure Marinella Fiume, che ha scritto un racconto, Notte chiara, riportato anche nel citato libro di Concetto La Terra; un racconto di poche pagine che scruta col fulmine della sintesi e in profondità la personalità di Mariannina utilizzando un iter narrativo dai tocchi leggeri e sapienti.
Ma prima di concludere desidero con qualche esempio, mettere a confronto la trasfigurazione narrativa che nelle varie narrazioni è stata fatta delle lettere di Mariannina, soprattutto della famosa lettera del 9 marzo 1870 che ovviamente qui sarebbe stato troppo lungo riportare34.

La scena del matrimonio
Mariannina
Sposai all’alba – la chiesa era deserta – camminavo come trasognata e mi pareva di non essere più sulla terra. Mio padre non mi accompagnò – non ebbi accanto un amico – da un lato avevo mia madre confusa e dolente anch’essa, dall’altro lato mio suocero, che col suo viso arcigno mi faceva spavento come l’angelo del male. Nicastro mi guardò commosso, e non ho obliato quello sguardo. Vi fu un istante in cui, senza parlarci, noi ci svelammo una lunga storia di dolori, di tradimenti, di miserie. Io ero impassibile –quando mi si pose in dito l’anello, Nicastro aveva gli occhi pieni di lagrime e non poteva leggere la lunga orazione latina di cui non compresi una parola. Terminata la cerimonia, ritornammo a casa; ma le strade erano ancora deserte perché di buon mattino. Presso la soglia della chiesa vi erano una povera e una fanciulla –forse avevano assistito alla cerimonia. La vecchia ci si accostò per chiedere l’elemosina e intanto diceva alla fanciulla: “è una sposa, come è bella, come è contenta”. Poverra donna! io non fui mai bella –ma d’onde argomentò la mia contentezza? – ero vestita modestamente e nulla in me addimostrava la sposa.
Carpinteri
Le nozze furono celebrate all’alba, con carattere di estrema riservatezza, dall’amico Sebastiano Nicastro; che alcuni giorni prima aveva ricevuto, come di rito, il “reciproco e libero” consenso degli sposi. Nicastro mi guardò commosso e non ho obliato quello sguardo. Vi fu un istante in cui, senza parlarci, noi ci svelammo una lunga storia di dolori, di tradimenti, di miserie. Io ero impassibile. Quando mi si pose l’anello al dito – da rilevare, non accenna mai allo sposo, nemmeno nel momento saliente della cerimonia- … Nicastro aveva gli occhi pieni di lagrime e non poteva leggere la lunga orazione latina di cui non compresi una parola. Era vestita modestamente, “nulla in lei addimostrava la sposa”, da un lato la madre, dall’altro il suocero. Il padre non la aveva accompagnata. Due testimoni e nessun invitato… All’uscita la sposa scese macchinalmente i gradini, la mano appoggiata al braccio del marito. Ancora di buon mattino, si avviarono per le strade deserte (pag. 127).
M. Fiume
Già, le sue fastose nozze! La chiesa deserta… camminava come trasognata nel suo modesto vestito…le pareva di non essere più sulla terra. Non c’era suo padre al suo braccio… glien’era mancata la faccia… da un lato sua madre, confusa e preoccupata, dall’altro il viso arcigno di suo suocero. Impassibile si fece mettere l’anello di gemme al dito. Le strade al ritorno deserte…Davanti alla soglia della chiesa una vecchia mendicante: “ Che bella sposa! E com’è felice!”, mentiva per ricevere una generosa elemosina…(pag. 107)
M.L. Riccioli
Padre Saverio Nicastro finì di pronunciare le parole del rito –strano matrimonio, strano davvero… I testimoni quasi seccati di dover presenziare…I genitori della sposa…una mummia impietrata lei, e dov’era Salvatore Coffa?… non aveva accompagnata la figlia all’altare… Fece giorno. Era e non era giorno ancora… Le strade deserte s’andavano animando poco a poco. Lo strano corteo nuziale venne fermato da una vecchia e una fanciulla.
-E’ una sposa… com’è bella, com’è contenta..
Morana, per farla tacere, le cacciò in mano una moneta. Mariannina alzò la testa. La vecchia la guardò e smentì con gli occhi la bugia detta per rimediare un’elemosina svogliata. (pagg. 162-163)

La scena del pranzo

Mariannina
Giunte a casa trovai la sola famiglia Sierna, il Nicastro e il Notaro Luigi Perricone. Restammo tutti insieme pel pranzo. Mio Padre si sentiva poco bene, e pareva invecchiato di venti anni. Si pranzò; non vi era gioia, non accenti scherzevoli, eravamo come fantasmi – perchè l’amore non allegrava il convito. Ascenso, non oblierò mai le lagrime di mio fratello Peppino durante quell’eterno pranzo. Era gioia – era dolore?

Carpinteri
Il pranzo si svolse sullo stesso tono della cerimonia. Soli invitati il notaio e il sacerdote Nicastro, i familiari di Peppina Siena… Durante quel pranzo “interminabile” il pianto improvviso del fratello Peppino. Lo guardò con distaccata meraviglia, non apparteneva ormai lei ad un altro mondo’? E perché egli piangeva, “era gioia, era dolore”? (pag. 127)

Riccioli
A casa i Siena, padre Nicastro e il notaio Luigi Perricone. Il pranzo sembrò un convito di fantasmi. Peppino lacrimava sul piatto. Salvatore Coffa non sostenne lo sguardo della figlia e sedette a tavola senza quasi toccare cibo. Sembrava che quella mattinata l’avesse invecchiato di vent’anni.(pag. 163-164)

La Terra
Al pranzo erano presenti i Siena, il notaio e il prete Nicastro: Peppino, forse per la gioia di veder Mariannina sposata oppure perché andava a Ragusa, ruppe in un pianto senza fine rendendo quel pranzo ancor meno nuziale. (pag. 44)

La scena dell’anello

Mariannina
Prima di partire Peppina mi confessò tutto – essa era stata avvisata, sapeva pria di me l’intreccio del matrimonio, e aveva agito per la mia felicità. Mi donò un piccolo anello, che mi pose essa stessa al dito accanto a quello che mi si era dato in chiesa. “Così va bene, mi disse, accennando ai due anelli, l’amore e l’amicizia”. Ci guardammo, e forse si spaventò del mio sguardo, perché io mi tolsi dal dito l’anello di sponsalizio e lo conservai. “Pensi al passato? –mi disse sbigottita- alienati, hai fatto un sacrifizio, ed hai messo la pace nella tua famiglia”. Io non risposi, ma sin d’allora non portai più l’anello di gemme.

Carpinteri
In camera, già vestita da viaggio, badava agli ultimi preparativi. Peppina Siena, in aria misteriosa e insieme trionfante – Bene, ora che è fatta, voglio dirti proprio tutto: io sapevo dell’intreccio di questo matrimonio quando tu non ne sapevi niente… Se qualche volta ho esagerato nel riferirti qualche cosetta, devi pur credere, lo ho fatto per la tua felicità. La fissò in volto senza capire, come colta nel sonno…La guardò in fondo agli occhi, con le ciglia corrugate. Quella abbassò la testa, come intenta ad infilarle al dito un suo piccolo anello accanto a quello nuziale:- Così va bene – disse – l’amicizia accanto all’amore. Per tutta risposta si sfilò dal dito il recente anello nuziale con le gemme e lo ripose, decisa a non più portarlo.
-Pensi al passato?
Le voltò le spalle.(Pag. 128)

La Terra
Mentre, poi, Mariannina si preparava per il viaggio, Peppina –l’amica fidata – tutta contenta le disse: “ Ora che ti sei sposata, voglio dirti tutto. Io sapevo di questo matrimonio, se non ti ho detto nulla avrò anche esagerato un po’, ma l’ho fatto per il tuo bene e per la tua felicità”… La fissò negli occhi atterrita e con quello sguardo l’accusava d’infamia. Peppina, intanto, s’era sfilato un anello e glielo mise al dito accanto a quello nuziale dicendole.” L’amicizia accanto all’amore”! Mariannina non rispose e, poi, cosa mai avrebbe potuto dirle, se anche lei l’aveva tradita? (pag. 44)

Riccioli
Peppina l’abbracciò prima di partire, prese la sinistra di Mariannina e le pose al medio, accanto all’anulare ingemmato, un anello.
-Così va bene: l’amore e l’amicizia.
Mariannina si tolse la fede nuziale e trapassò l’amica con uno sguardo che l’atterrì. Dunque le scottava, quell’anello. Sposa da poche ore e non sopportava di sentirselo addosso. Peppina lottò per ricacciare indietro le lacrime, per trovare parole per…Trovò quelle che le parvero più adatte…
– Io sapevo tutto, ma ho agito per la tua felicità…perché pensi al passato? Hai fatto un sacrificio, ed hai messo la pace nella tua famiglia.
Mariannina si passò le mani sull’abito da viaggio.
– E’ tardi, devo andare. (Pag. 164)

La scena della treccia

Mariannina
Quando io guardo questi oggetti sì cari, dico talora a me stessa: conservò Ascenso i miei capelli? O li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito?…Oh se sapeste: quando venni qui, quando ero costretta a vestirmi con eleganza per ricevere le persone che mi visitavano, io intrecciavo i miei capelli innanzi alla cognata che mi faceva compagnia e mi amava come una sorella. Peccato!, mi disse un giorno, ti manca quasi la metà di una treccia – e come è avvenuta questa disgrazia? – Disgrazia! Aveva ragione. Balbettai alcune parole di scusa e mutai discorso.
Carpinteri
Doveva cambiarsi in tutta fretta, vestirsi con eleganza; arrivava gente in visita, a conoscere la nuova sposa. La aiutava ad acconciarsi la cognata Lucia, sposata al Comitini, la sola a mostrarle qualche familiarità di sorella: – Peccato, ti manca quasi la metà di una treccia. E come ti è successa questa disgrazia?
-Disgrazia.
(Ancora Ascenzio, la ciocca che gli aveva regalata. “Conservò egli i suoi capelli, o li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito?” (pag. 137)
La Terra
Nei primi giorni fu tutto un ricevimento di parenti ed amici, fra i quali venne anche a renderle omaggio il Dott. Filippo Pennavaria, medico della famiglia. Mariannina, sempre elegantemente vestita, veniva aiutata dalla cognata Lucia che, pettinandola, s’accorse della ciocca di capelli mancante e, tutta stupita, le chiese: “Come ti è capitata questa disgrazia?” Ella trasalì, inventò una scusa e, col cuore, ricordò quando s’era tagliata quella ciocca per darla in pegno d’amore ad Ascenzio. Mille idee e mille pensieri invasero la sua mente (pag. 46).
Riccioli
Mariannina disfaceva il pratico toupet e le onde dei capelli, non più domate da mollette e fermagli, dilagavano sulla schiena sul collo sul petto. Poi, davanti alla cognata Comitini, l’unica che le volesse un po’ di bene e che dagli occhi non saettasse invidia o veleno, iniziava ad intrecciarli.
-Peccato!
-Che cosa?
-Ti manca quasi metà d’una treccia… e com’è avvenuta questa disgrazia?
Mariannina balbettò qualche parola di scusa. –Oh.. una pilucchera inesperta, quando mi fidanzai con vostro fratello… io ero nervosa e…
Poteva dirle che Ascenzio custodiva i suoi capelli? O forse no, li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito… (pag. 208-209)

Mi avvìo a concludere, ma devo anche dire che Mariannina è stata raccontata anche in versi e per questo, visto che di una poetessa stiamo trattando, mi piace leggervi una poesia in dialetto siciliano di Gaetano Passarello, pubblicata nella sua raccolta titolata La carcarazzata35, anche per fare omaggio ai “cugini” ragusani:

A RAGUSA DAVANTI ALLA CASA
DI MARIANNINA COFFA

All’angulu di ‘na strada c’è ‘palazzu
ca pari ca vulissi arriparari
di tramuntana quannu c’è vintazzu
li massari ca stannu a raggiunari
di provuli, furmaggiu e di viteddi.
E’ na fudda d’ommini vistuti
di nivuru affumatu. Li cappeddi?
-Sunnu ppi cavaleri arrinisciuti.
Dicinu sti massari rausani
ca se li senti e si li vuoi studiari
pari s’ancora siculi e sicani
sunnu tinuti cca a rapprisintari.
Nuddu s’adduna di ‘na valatedda
unni c’è scrittu un nomu fimminili.
Cca parrunu di caciu e muzzaredda!
Hannu raggiuni, nun su cosi vili!
Ma ‘n ta dda petra quantu ‘n fazzulettu
c’è scrittu un nomu: Coffa Mariannina.
Arreri a stu barcuni avia lu lettu,
e di cca s’affacciava ogni matina.
Vardava u celu, la chiesa e la campana
E s’asciugava l’occhi lacrimanti.
Pinsava alla sua Notu assai luntana
E pinsava puru a lu so amanti.
Poi riturnava intra muta e stanca
E tanti versi amari idda scrivìa
Dicennu: Ascenzu miu, tuttu mi manca,
nun pozzu cchiù campari senza tia.
E morsi, e fu pp’amuri ca sinn’ìu!
Scrivennu versi chini di duluri.
Ora è luntana ed è vicina a Diu
E nui sintemu ancora lu so’ amuri.
Amici ragusani, spissu sentu
Ca tra li dui città, Notu e Ragusa,
c’è un rapportu d’amuri, un sintimentu.
E c’è sta puitissa, sta carusa

C’a a stringiri stu vinculu cuncurri.
E’ comu l’acqua d’un ciumi ‘nto jardinu
C’arrifrisca dui spondi quannu scurri
Abbivirannu rosi e biancuspinu.
Ora non vi scurdati st’angiliddu
Ca scrissi tanti versi ‘nzuccarati.
Se ‘nta dda petra mittiti un ciuriddu
‘nforza l’amuri di li dui citati.

E desidero chiudere con le parole di Gino Raya, per rendere omaggio anche alla sua memoria, al ricordo di chi, nel 1957, con la pubblicazione delle Lettere ad Ascenso, portò all’attenzione degli studiosi l’avventura umana e letteraria di Mariannina Coffa:
Un Comune, anche di modeste possibilità, non dovrebbe mai trascurare il ricordo dei suoi figli migliori, pur senza snaturarne il volto mediante le solite apologie. (G. Raya, Lettera a B. Iacono da Fiuggi, Ferragosto 1984).

NOTE

1 Marinella Fiume, Sibilla arcana- Mariannina Coffa (1841 -1878), Caltanissetta, Lussografica, 2000.
2 Cfr. “La Sicilia”, Catania, 7 giugno 1978, pag. 42
3 Mariannina Coffa, Poesie scelte, a cura di B. Iacono, Noto, Sicula editrice, 1988
4 M. Fiume – B. Iacono, Voglio il mio cielo, Acireale-Roma, Bonanno Editore, 2015
5 Cfr. Carmelo Sgroi, Cultura e movimenti d’idee in Noto nel sec. XIX, Catania, Studio editoriale moderno, 1930, pagg. 67-81. Tra l’altro, nella sua impietosa analisi scrive: …Ma, purtroppo, lo stile abbondante, verboso, cascante, in lei si era come connaturato, sicché quando prendeva a cantare i suoi affetti, non le riusciva di abbandonare la solita maniera, di umiliare la sua mente alla precisione dell’espressione. Ella si abbandonava all’impeto irrompente del verso, all’espressione impropria, vaga, alla facile aggettivazione…
6 Cfr. in M. Coffa, Poesie scelte, a cura del Municipio, Noto, Zammit, 1882. Una delegazione di cittadini promotori dell’iniziativa e innamorati della poesia della Coffa, si recò a Napoli per ottenere dal De Sanctis, ormai vecchio e quasi cieco, un suo giudizio. Il Maestro, che non poteva più leggere, ascoltò le poesie lette da uno dei delegati ed espresse il seguente giudizio che venne pubblicato come prefazione all’elegante volumetto: L’autrice di questi versi non osò essere donna, e cullò tutta la sua vita nei sogni e nei desii vaghi, indefiniti della prima età. Ti giungono sussurri, mormorii, melodie, e non sai onde vengono e dove vanno. Martire della sua anima rimasta vergine e quasi infantile, passò sulla terra, guardando al Cielo dove cercava la patria sua, e dove sperava quiete. Questi versi raccolse la sua città natale con pietosa cura e onorando lei , onorò se stessa.
7 M.Coffa, Lettere ad Ascenso, a cura di Gino Raya, Siracusa-Roma-Milano, Ed. Ciranna, 1957
8 G. Raya, L’occulto fuoco di M. Coffa. Un epistolario inedito, Roma, “La Nuova Antologia”, agosto 1955, pagg. 500-516
9 G. Raya, Le caste e appassionate lettere d’una poetessa siciliana,
10 Nicolò Mineo, Mariannina Coffa in “Sibilla arcana”, (a cura di B. Iacono), in “La Gazzetta di Noto”, n. 4, ottobre 2000, pag. 115.
11 Ibid. pag. 114
12 Francesco Genovesi, Storia di una martire, Napoli, Chiurazzi, 1900
13 Giuseppe Leanti, Una poetessa della patria e del dolore, Noto, Zammit, 1923
14 Cfr. M. Fiume, Sibilla arcana, cit., pag. 151
15 Ibid, pag. 152
16 Teresa Carpinteri, L’eringio, Palermo, Flaccovio, 1978
17 Ibid. pag. 18
18 Ibid. pag. 19
19 Ibid. pag. 127
20 Ibid. pagg. 153-154
21 Ibid. pag. 155
22 Corrado Marescalco, Solitudine – La triste storia di Mariannina Coffa, Noto, Edizioni Pro Noto, 2003
23 Ibid. pag. VI
24 Angelo Fortuna, Mariannina Coffa-L’incompiuta, Noto, Editrice Alveria, 2002
25 Ibid. pag. 27
26 Ibid. pag. 145
27 Ibid. pag. 87
28 M. Coffa, Poesie in differenti metri, Siracusa, Pulejo, 1855
29 A. Fortuna, cit., pagg. 141-142
30 Corrado Puglisi, Cronica della città di Noto, vol. I, 1871-1880, Noto, Edizioni Pro Noto, 1988, pag. 124.
31 Concetto La Terra, La capinera che non sorrise, a cura di B. Iacono, Noto, Sicula editrice – Netum, 2003
32 Ibid. pag. 9
33 Maria Lucia Riccioli, Ferita all’ala un’allodola, Roma, Perrone editore, 2013
34 Tale lettera, scritta da Ragusa e indirizzata ad Ascenso, in quindici facciate, si può leggere integralmente sia nella raccolta di Lettere curata da Gino Raya (pagg. 137-144), sia in Sibilla a,mrcana di M. Fiume (pagg. 314-317)
35 Gaetano Passarello, La carcarazzata, Noto, Sicula Editrice, 1972

Vi offro il mio pezzo inedito a commento del saggio di Enzo Papa, che ringrazio ancora.

Sono onorata e felice che Enzo Papa, studioso e critico oltre che scrittore di non poco merito – “La città dei fratelli”, uscito per Le Edizioni dell’Ariete, è stato una delle mie fonti per scrivere di Mariannina Coffa e del suo milieu storico-politico – nel suo saggio “Mariannina raccontata” (uscito nel volume edito nel 2016 da Armando Siciliano Editore per raccogliere gli interventi del convegno “Sguardi plurali” del 2014) abbia citato e analizzato il mio romanzo storico “Ferita all’ala un’allodola”, che ha come protagonista la poetessa e patriota netina di cui quest’anno ricorrono i 140 anni della scomparsa, avvenuta il 6 gennaio del 1878.

Sentirsi parte di un continuum ininterrotto di studi e di scritti sulla poetessa rappresenta una grande soddisfazione perché ci si rende conto di aver potuto fornire un contributo ancorché modesto alla conoscenza sempre maggiore e approfondita della vita e delle opere di Mariannina Coffa.

Queste mie note costituiscono un semplice ringraziamento ad Enzo Papa ma anche l’occasione per alcune precisazioni.

“Ferita all’ala un’allodola” si pone come un’opera di tipo differente rispetto ai lavori di Biagio Iacono, Marinella Fiume, Angelo Fortuna – che insieme ad altri studiosi della poetessa ho letto e leggo, ammiro e stimo –: per il mio scritto rivendico lo statuto di romanzo, per diversi motivi.

Ben nota Papa che l’epistolario amoroso Coffa- Mauceri costituisce “in effetti il romanzo d’amore di Mariannina per Ascenso”, più precisamente “un romanzo epistolare”, grazie al certosino lavoro di Marinella Fiume che ha ricostruito entrambe le voci del dialogo in forma di lettera e sommamente letterario che è la corrispondenza tra la poetessa e il suo maestro di pianoforte, drammaturgo impegnato nel fermento politico pre e post risorgimentale, docente e primo preside del Liceo di Noto.

Ma anche se possiamo leggerlo come un romanzo, sempre di un epistolario si tratta, mentre il primo romanzo, anzi “la prima biografia romanzata di un certo rilievo si deve, come si sa, a Teresa Carpinteri”: nel 1978, primo centenario della morte di Mariannina, per i tipi di Flaccovio esce infatti “L’eringio” (anche se sarebbe interessante leggere “Mariannina e il mal d’amore” della novarese Pina Ballario, pubblicato a Roma nel 1956). “L’eringio” ricostruisce la vicenda coffiana con scrupolo documentario e a mio modo di vedere con uno stile in cui il narratore – la stessa Carpinteri – spesso interviene dialogando a distanza con la poetessa. Non per questo il libro perde il proprio status di romanzo, come accade per esempio in “Vita” di Melania G. Mazzucco (Rizzoli 2003), in cui l’autrice ricostruisce la vicenda dell’emigrazione del proprio nonno in America, intrecciando alla narrazione il proprio viaggio alla ricerca delle tracce dei propri antenati. Vita e Melania sembra che giochino a rincorrersi, proprio come Teresa e Mariannina ne “L’eringio”: Papa scrive che la “strana qualità, assai particolare” del libro sta nel suo essere una biografia romanzata, un’autobiografia e un saggio critico insieme, cui però il critico non riconosce lo status di romanzo, “etichetta” che io rivendico non solo per il mio “Ferita all’ala un’allodola” ma che credo si attagli anche al libro di Teresa Carpinteri, perché il romanzo, la cui morte è annunciata da almeno un secolo ma il cui necrologio nessuno riesce ancora a scrivere, prevede molti gradi di separazione tra l’ellissi/ eclissi totale del narratore e la sua esibizione o perfino la sua deliberata intromissione nella narrazione.

Ecco cosa scrive Papa a proposito del mio romanzo: “L’ultimo e più recente racconto della vita di Mariannina si deve alla siracusana (ma fattasi quasi adottare da Noto) Maria Lucia Riccioli che nel 2011, anno del 150° dell’Unità d’Italia, pubblica “Ferita all’ala un’allodola”, ristampato da Giulio Perrone lo scorso anno. Non si tratta di un romanzo e di ciò ne hanno consapevolezza sia Paolo Di Paolo nei risvolti, sia Lia Levi che in quarta di copertina scrive che una ricerca storica tanto approfondita e minuziosa farebbe presupporre un romanzo che tragga il suo valore dalla forza dei fatti. Niente di più sbagliato. Del resto il termine “romanzo”, di cui oggi tanto impropriamente si abusa, non appare neppure in sottotitolo. “Ferita all’ala un’allodola” (verso preso in prestito, come dichiarato in epigrafe, dal visionario William Blake) è propriamente una biografia romanzata che va a fare il paio con quella di Teresa Carpinteri e che nulla aggiunge di nuovo alla conoscenza della biografia umana e intellettuale di Mariannina”.

Vero, verissimo il fatto che dietro la stesura di questo romanzo – mi ostino a chiamarlo tale – ci sia stata una ricerca minuziosa e approfondita: gli scritti di e su Mariannina sono stati da me scandagliati non con il piglio dello storico o del critico ma con quello del romanziere, che nelle crepe, nelle fessure, nel non detto, negli strappi e nelle lacune dei documenti cerca il dicibile romanzesco, la narrazione, la descrizione, il dialogo, la polifonia del contesto – per scrivere “Ferita all’ala un’allodola” ho tra l’altro ri-letto tanta narrativa coeva per allenare la mia penna e farla correre al ritmo della scrittura ottocentesca, ho scandagliato carte d’archivio la cui lingua così peculiare è confluita nella mia scrittura; c’è inoltre tanta, tantissima musica in questo romanzo, specie l’opera, che era la colonna sonora del Risorgimento e che sia Mariannina che Ascenso frequentavano sia come fruitori che come dilettanti, cantando e suonando romanze e arie. Ricordo per inciso che Ascenzio Mauceri aveva frequentato a Napoli il Conservatorio di San Pietro a Maiella, da cui erano usciti musicisti del calibro di Vincenzo Bellini. Chi legge “Ferita all’ala un’allodola” noterà gli incastri, le tarsie, gli impasti che ho tentato di fare ri-ascoltando tanta musica dell’epoca e ri-leggendo i libretti d’opera, spesso vera e propria poesia di per se stessi e non solo base per la musica.

Continua Papa: “Costruita, come l’altra, sul carteggio amoroso e su quanto da esso sia facile intuire, il pregio di questo libro tuttavia può essere squisitamente letterario, anche se, a mio avviso, esso è condizionato da una scrittura che alterna a lampi di sicuro e lucido lirismo la pesantezza della lezione linguistica di Camilleri. L’uso, infatti, di una terminologia dialettale ormai datata, a cui spesso la Riccioli ricorre e che non so se resiste ancora nell’inventore del commissario Montalbano, (è monotono, non lo leggo più, che altro avrebbe da dire?) è trapassato da gran tempo in favore di un uso smaliziato, originale, sapiente della lingua italiana che è la quarta lingua del mondo. Ma si sa, queste sono posizioni personali, poiché so bene che non si può stabilire a priori una lingua della narrazione o conformarsi a norme prestabilite e codificate. E mi viene in mente quel che diceva Vann’antò’: “nun è u cuntu ca importa, ma comu si cunta”. E tutti capiamo cosa vuol dire”.

Papa riconosce pregi letterari al mio romanzo, ma contesta l’utilizzo del dialetto e per di più di un dialetto camilleriggiante, se mi si passa il termine. La mia familiarità con il dialetto è di lunga data: sono cresciuta perfettamente bilingue grazie alla sapienza di mia madre – posso davvero dire che il siciliano è per me lingua mater in tutti i sensi – e frequento il dialetto anche per scrivere poesia: è del 2014 il mio “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu”, uscito per i tipi di Algra Editore, in cui ho messo in versi i “cunti” dei miei nonni materni, lavoro più che decennale. Mi sono nutrita di Verga, Capuana, Pirandello, Sciascia, Bufalino, Consolo e non solo: amo Martoglio e altri grandi e minimi che ci hanno regalato poesia e teatro in siciliano con risultati letterari altissimi. Camilleri, che leggo per le sue capacità di affabulatore e cui riconosco il pregio di essersi ritagliato a sua immagine una scrittura personale, uno stile che ormai ci suona familiare, se ha avuto un’influenza sulla stesura di “Ferita all’ala un’allodola” lo ha fatto perché ho riletto per l’occasione i suoi romanzi storici (quelli ambientati nella Vigàta ottocentesca); l’uso che faccio del dialetto nel romanzo è funzionale alla caratterizzazione dei personaggi: vari registri linguistici per l’Italiano delle classi più o meno alfabetizzate e colte, il dialetto per le classi popolari, senza dimenticare il fatto che il siciliano veniva utilizzato correntemente per la comunicazione quotidiana anche dalle persone più istruite – come si evince anche dall’epistolario coffiano scandagliato da Marinella Fiume e Biagio Iacono, in cui è interessante notare le interferenze del dialetto sulla scrittura pur sorvegliata e sempre in lingua italiana della poetessa.

“Ma c’è, a mio avviso, un altro pregio, in questo libro, e cioè la capacità della scrittrice di saper costruire il testo con una sapiente tecnica di montaggio dei vari lacerti biografici e ricomporre il tutto in una unità armonica e, direi, cantante, cantilenante, come una sinfonia, soprattutto con l’elegante, soffice inserimento, tra le righe, della sua sensibilità e della sua capacità di commuoversi e di commuovere. Ma anche, e non è un aspetto del tutto secondario, la minuziosa e convincente ricostruzione del milieu storico nel tentativo, abbastanza riuscito, di ricomporre un ritratto, il più autentico possibile, rimettendo a posto i ruoli e i personaggi, scavando nelle situazioni, tracciando un quadro insieme storico e sociale. Ne vien fuori, alla fine, uno spaccato del tempo di cui si denunciano i sintomi negativi attraverso la reale mancanza di una dialettica sociale e culturale, ma assegnando a Mariannina un ruolo di indiscussa protagonista, quasi di eroina, anche se probabilmente caricata eccessivamente di positività”: qui Papa evidenzia i pregi riscontrati nel mio libro e non posso non ringraziarlo. Il mio lavoro mirava al verosimile manzoniano: il contesto andava ricostruito senza invenzioni gratuite né forzature, men che mai anacronismi o proiezioni del 2011 sul 1860. Per quanto riguarda il rapporto con la protagonista, ho tentato un approccio empatico, per potermi avvicinare – io donna del XXI secolo – ad una conterranea del XIX: per commuovere i lettori ho dovuto commuovermi io per prima, per farli immergere nel milieu storico-politico dell’epoca ho dovuto ristudiarla io per prima, per creare suggestione, per tentare di far rivivere l’atmosfera poetica, culturale, musicale del nostro Risorgimento ho dovuto riviverla in prima persona aiutandomi con i libri, le “sudate carte”, i documenti, la musica, l’arte, senza tralasciare i sopralluoghi in loco, quasi a voler ripercorrere le orme dei miei personaggi eliminando – o fingendo di farlo, questa è la magia della letteratura – le barriere spazio-temporali che ci dividono.

Il saggio di Papa conclude mettendo a confronto “la trasfigurazione narrativa che nelle varie narrazioni è stata fatta delle lettere di Mariannina, soprattutto della famosa lettera del 9 marzo 1870” in cui Mariannina Coffa narra delle proprie nozze con Giorgio Morana, possidente ragusano: all’alba dell’8 aprile del 1860, giorno di Pasqua, data fatidica per i moti risorgimentali in Sicilia, nella Cattedrale di Siracusa avviene lo sposalizio tanto aborrito dalla poetessa.

“La scena del matrimonio

Mariannina

Sposai all’alba – la chiesa era deserta – camminavo come trasognata e mi pareva di non essere più sulla terra. Mio padre non mi accompagnò – non ebbi accanto un amico – da un lato avevo mia madre confusa e dolente anch’essa, dall’altro lato mio suocero, che col suo viso arcigno mi faceva spavento come l’angelo del male. Nicastro mi guardò commosso, e non ho obliato quello sguardo. Vi fu un istante in cui, senza parlarci, noi ci svelammo una lunga storia di dolori, di tradimenti, di miserie. Io ero impassibile –quando mi si pose in dito l’anello, Nicastro aveva gli occhi pieni di lagrime e non poteva leggere la lunga orazione latina di cui non compresi una parola. Terminata la cerimonia, ritornammo a casa; ma le strade erano ancora deserte perché di buon mattino. Presso la soglia della chiesa vi erano una povera e una fanciulla –forse avevano assistito alla cerimonia. La vecchia ci si accostò per chiedere l’elemosina e intanto diceva alla fanciulla: “è una sposa, come è bella, come è contenta”. Poverra donna! io non fui mai bella –ma d’onde argomentò la mia contentezza? – ero vestita modestamente e nulla in me addimostrava la sposa.

Carpinteri

Le nozze furono celebrate all’alba, con carattere di estrema riservatezza, dall’amico Sebastiano Nicastro; che alcuni giorni prima aveva ricevuto, come di rito, il “reciproco e libero” consenso degli sposi. Nicastro mi guardò commosso e non ho obliato quello sguardo. Vi fu un istante in cui, senza parlarci, noi ci svelammo una lunga storia di dolori, di tradimenti, di miserie. Io ero impassibile. Quando mi si pose l’anello al dito – da rilevare, non accenna mai allo sposo, nemmeno nel momento saliente della cerimonia – … Nicastro aveva gli occhi pieni di lagrime e non poteva leggere la lunga orazione latina di cui non compresi una parola. Era vestita modestamente, “nulla in lei addimostrava la sposa”, da un lato la madre, dall’altro il suocero. Il padre non la aveva accompagnata. Due testimoni e nessun invitato… All’uscita la sposa scese macchinalmente i gradini, la mano appoggiata al braccio del marito. Ancora di buon mattino, si avviarono per le strade deserte (pag. 127).

  1. Fiume

Già, le sue fastose nozze! La chiesa deserta… camminava come trasognata nel suo modesto vestito…le pareva di non essere più sulla terra. Non c’era suo padre al suo braccio… glien’era mancata la faccia… da un lato sua madre, confusa e preoccupata, dall’altro il viso arcigno di suo suocero. Impassibile si fece mettere l’anello di gemme al dito. Le strade al ritorno deserte…Davanti alla soglia della chiesa una vecchia mendicante: “ Che bella sposa! E com’è felice!”, mentiva per ricevere una generosa elemosina…(pag. 107).

M.L. Riccioli

Padre Saverio Nicastro finì di pronunciare le parole del rito – strano matrimonio, strano davvero… I testimoni quasi seccati di dover presenziare… I genitori della sposa… una mummia impietrata lei, e dov’era Salvatore Coffa?… non aveva accompagnata la figlia all’altare… Fece giorno. Era e non era giorno ancora… Le strade deserte s’andavano animando poco a poco. Lo strano corteo nuziale venne fermato da una vecchia e una fanciulla.

– È una sposa… com’è bella, com’è contenta…

Morana, per farla tacere, le cacciò in mano una moneta. Mariannina alzò la testa. La vecchia la guardò e smentì con gli occhi la bugia detta per rimediare un’elemosina svogliata (pagg. 162-163).

 

La scena del pranzo

 

Mariannina

Giunte a casa trovai la sola famiglia Siena, il Nicastro e il Notaro Luigi Perricone. Restammo tutti insieme pel pranzo. Mio Padre si sentiva poco bene, e pareva invecchiato di venti anni. Si pranzò; non vi era gioia, non accenti scherzevoli, eravamo come fantasmi – perché  l’amore non allegrava il convito. Ascenso, non oblierò mai le lagrime di mio fratello Peppino durante quell’eterno pranzo. Era gioia – era dolore?

Carpinteri

Il pranzo si svolse sullo stesso tono della cerimonia. Soli invitati il notaio e il sacerdote Nicastro, i familiari di Peppina Siena… Durante quel pranzo “interminabile” il pianto improvviso del fratello Peppino. Lo guardò con distaccata meraviglia, non apparteneva ormai lei ad un altro mondo? E perché egli piangeva, “era gioia, era dolore”? (pag. 127).

 

Riccioli

A casa i Siena, padre Nicastro e il notaio Luigi Perricone. Il pranzo sembrò un convito di fantasmi. Peppino lacrimava sul piatto. Salvatore Coffa non sostenne lo sguardo della figlia e sedette a tavola senza quasi toccare cibo. Sembrava che quella mattinata l’avesse invecchiato di vent’anni (pag. 163-164).

La Terra

Al pranzo erano presenti i Siena, il notaio e il prete Nicastro: Peppino, forse per la gioia di veder Mariannina sposata oppure perché andava a Ragusa, ruppe in un pianto senza fine rendendo quel pranzo ancor meno nuziale (pag. 44).

 

La scena dell’anello

 

Mariannina

Prima di partire Peppina mi confessò tutto – essa era stata avvisata, sapeva pria di me l’intreccio del matrimonio, e aveva agito per la mia felicità. Mi donò un piccolo anello, che mi pose essa stessa al dito accanto a quello che mi si era dato in chiesa. “Così va bene, mi disse, accennando ai due anelli, l’amore e l’amicizia”. Ci guardammo, e forse si spaventò del mio sguardo, perché io mi tolsi dal dito l’anello di sponsalizio e lo conservai. “Pensi al passato? –mi disse sbigottita- alienati, hai fatto un sacrifizio, ed hai messo la pace nella tua famiglia”. Io non risposi, ma sin d’allora non portai più l’anello di gemme.

Carpinteri

In camera, già vestita da viaggio, badava agli ultimi preparativi. Peppina Siena, in aria misteriosa e insieme trionfante – Bene, ora che è fatta, voglio dirti proprio tutto: io sapevo dell’intreccio di questo matrimonio quando tu non ne sapevi niente… Se qualche volta ho esagerato nel riferirti qualche cosetta, devi pur credere, lo ho fatto per la tua felicità. La fissò in volto senza capire, come colta nel sonno… La guardò in fondo agli occhi, con le ciglia corrugate. Quella abbassò la testa, come intenta ad infilarle al dito un suo piccolo anello accanto a quello nuziale: – Così va bene – disse – l’amicizia accanto all’amore. Per tutta risposta si sfilò dal dito il recente anello nuziale con le gemme e lo ripose, decisa a non più portarlo.

– Pensi al passato?

Le voltò le spalle (Pag. 128).

La Terra

Mentre, poi, Mariannina si preparava per il viaggio, Peppina – l’amica fidata – tutta contenta le disse: “ Ora che ti sei sposata, voglio dirti tutto. Io sapevo di questo matrimonio, se non ti ho detto nulla avrò anche esagerato un po’, ma l’ho fatto per il tuo bene e per la tua felicità”… La fissò negli occhi atterrita e con quello sguardo l’accusava d’infamia. Peppina, intanto, s’era sfilato un anello e glielo mise al dito accanto a quello nuziale dicendole.” L’amicizia accanto all’amore”! Mariannina non rispose e, poi, cosa mai avrebbe potuto dirle, se anche lei l’aveva tradita? (pag. 44).

Riccioli

Peppina l’abbracciò prima di partire, prese la sinistra di Mariannina e le pose al medio, accanto all’anulare ingemmato, un anello.

– Così va bene: l’amore e l’amicizia.

Mariannina si tolse la fede nuziale e trapassò l’amica con uno sguardo che l’atterrì. Dunque le scottava, quell’anello. Sposa da poche ore e non sopportava di sentirselo addosso. Peppina lottò per ricacciare indietro le lacrime, per trovare parole per…Trovò quelle che le parvero più adatte…

– Io sapevo tutto, ma ho agito per la tua felicità… perché pensi al passato? Hai fatto un sacrificio, ed hai messo la pace nella tua famiglia.

Mariannina si passò le mani sull’abito da viaggio.

– È tardi, devo andare (Pag. 164).

 

La scena della treccia

 

Mariannina

Quando io guardo questi oggetti sì cari, dico talora a me stessa: conservò Ascenso i miei capelli? O li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito?… Oh se sapeste: quando venni qui, quando ero costretta a vestirmi con eleganza per ricevere le persone che mi visitavano, io intrecciavo i miei capelli innanzi alla cognata che mi faceva compagnia e mi amava come una sorella. Peccato!, mi disse un giorno, ti manca quasi la metà di una treccia – e come è avvenuta questa disgrazia? – Disgrazia! Aveva ragione. Balbettai alcune parole di scusa e mutai discorso.

Carpinteri

Doveva cambiarsi in tutta fretta, vestirsi con eleganza; arrivava gente in visita, a conoscere la nuova sposa. La aiutava ad acconciarsi la cognata Lucia, sposata al Comitini, la sola a mostrarle qualche familiarità di sorella: – Peccato, ti manca quasi la metà di una treccia. E come ti è successa questa disgrazia?

– Disgrazia.

(Ancora Ascenzio, la ciocca che gli aveva regalata. “Conservò egli i suoi capelli, o li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito?” (pag. 137).

La Terra

Nei primi giorni fu tutto un ricevimento di parenti ed amici, fra i quali venne anche a renderle omaggio il Dott. Filippo Pennavaria, medico della famiglia. Mariannina, sempre elegantemente vestita, veniva aiutata dalla cognata Lucia che, pettinandola, s’accorse della ciocca di capelli mancante e, tutta stupita, le chiese: “Come ti è capitata questa disgrazia?” Ella trasalì, inventò una scusa e, col cuore, ricordò quando s’era tagliata quella ciocca per darla in pegno d’amore ad Ascenzio. Mille idee e mille pensieri invasero la sua mente (pag. 46).

Riccioli

Mariannina disfaceva il pratico toupet e le onde dei capelli, non più domate da mollette e fermagli, dilagavano sulla schiena sul collo sul petto. Poi, davanti alla cognata Comitini, l’unica che le volesse un po’ di bene e che dagli occhi non saettasse invidia o veleno, iniziava ad intrecciarli.

– Peccato!

– Che cosa?

– Ti manca quasi metà d’una treccia… e com’è avvenuta questa disgrazia?

Mariannina balbettò qualche parola di scusa. – Oh… una pilucchera inesperta, quando mi fidanzai con vostro fratello… io ero nervosa e…

Poteva dirle che Ascenzio custodiva i suoi capelli? O forse no, li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito… (pagg. 208-209)”.

Davvero interessante notare come gli avvenimenti raccontati dalla poetessa si trasmutino nelle pagine letterarie di autori diversi ma accomunati dal desiderio di ridare voce alla poetessa netina.

Ridare voce: questo è stato il mio intento principale nello scrivere “Ferita all’ala un’allodola” – al di là della ricostruzione di race, milieu, moment, al di là del lavoro sulla lingua, sulla “musica” delle parole e delle frasi su cui ho tanto lavorato, al di là della tradizione letteraria e del canone, al di là delle possibili letture del mio libro in chiave sociopolitica, storiografica, stilistica, femminista… –, che per me vuol dire farsi strumento, attraverso la parola, per chi parola non più non ha e poter fare memoria, oltre che emozionare, far riflettere e sognare.

Sono anche consapevole del fatto che la Mariannina del mio romanzo è la “mia” Mariannina, non la reale Mariannina Coffa, filtrata attraverso le mie letture, i miei studi, la mia scrittura e prima ancora attraverso il mio modo di essere e sentire: persona e personaggio non possono mai coincidere, dato che la vita si rifrange nella letteratura frantumandosi come le immagini di un immenso caleidoscopio e ogni opera letteraria sulla poetessa può restituirne solo un frammento.

Precisato questo, non posso che essere grata dell’attenzione critica di Enzo Papa nei confronti del mio lavoro e rispettare le sue considerazioni su “Ferita all’ala un’allodola”: la critica letteraria si sviluppa proprio grazie al confronto delle visioni diverse sullo stesso testo e credo che questa mia trattazione ne sia – se ce ne fosse bisogno – l’ulteriore prova.

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