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Maria Lucia Riccioli Dicembre 30, 2022
Una delle penne de “La Civetta di Minerva”, ovvero Duccio Di Stefano, è un redattore che ha spesso affrontato tematiche relative al sociale e che scrive anche di sport.
Si è cimentato anche nella narrativa, pubblicando infatti, per i tipi di Carthago edizioni, un romanzo intitolato “Angelo di pietra” (“La Civetta di Minerva” si è occupata sia di questo che del secondo romanzo di Di Stefano, qui i link: https://www.lacivettapress.it/2018/06/02/presentato-l-angelo-di-pietra-di-duccio-di-stefano/, https://www.lacivettapress.it/2018/04/20/libri-da-non-perdere-angelo-di-pietra-di-duccio-di-stefano/, https://www.lacivettapress.it/2021/06/24/l-ombra-fausa-del-mandorlo-di-duccio-di-stefano-in-questo-romanzo-sui-generis-le-maschere-e-gli-specchi-si-moltiplicano/), che sorprendentemente diventerà un film.

Ne parliamo con l’autore.
Come si è concretizzato il progetto di realizzazione del film?
Il progetto, in realtà, è partito immediatamente dopo la pubblicazione del romanzo, perché chiunque lo leggeva rimaneva piacevolmente colpito soprattutto dal finale della storia, trovandolo inaspettato e sorprendente. Quindi il sogno di poterci realizzare un film ha viaggiato insieme alle presentazioni del romanzo, fin quando – circa un anno fa – grazie al supporto e alla entusiastica spinta di Paolo Lombardo, un grande ex produttore cinematografico italiano, mi sono imbattuto in Ermelinda Maturo, la produttrice, conosciuta in un set formativo a Venezia al quale ho preso parte pure io in veste di sceneggiatore, la quale ha apprezzato e sposato questo progetto. Ci siamo subito messi al lavoro insieme allo staff di Massimo Tuccitto, attore, regista e autore siracusano doc, con un’esperienza internazionale decennale nel settore, sia teatrale che cinematografico.
Come avete lavorato nel corso del lavoro di trasposizione?
Intanto io ho subito gettato le basi della sceneggiatura, che poi insieme a Massimo ed Ermelinda abbiamo ritoccato e rifinito, cercato le location che a mio avviso sarebbero state più idonee al contesto letterario, compresa la struttura alberghiera (L’Aranceto di Siracusa) che poi è diventata il campo base operativo, collaborato col regista e la produttrice stessa al casting degli attori e delle comparse, e nel giro di sei mesi circa abbiamo cominciato a realizzare le prime riprese per il video promozionale che trovate qui allegato.
Che differenze riscontri tra la scrittura narrativa e quella cinematografica?
Le differenze sono tante e importanti. Diciamo che si tratta di due linguaggi diversi. Per farla breve, lo scrittore deve dipingere al meglio lo scenario per riuscire a farlo immaginare al lettore, mentre lo sceneggiatore lo deve proprio spiegare letteralmente al regista ed all’intera troupe, che non sempre conoscono il soggetto. Quindi ogni movimento e soprattutto ogni dialogo è letteralmente trascritto nella sceneggiatura che poi sarà passata al regista e ai tecnici affinché possano capire ed interpretare nel modo che ritengano più efficace l’intero evolversi dei fatti, tramite le immagini finali.
Come emergono la siracusanità e il legame con il territorio dal libro e dal film?
La siracusanità ed il legame col territorio non possono non emergere, perché la mia è un’idea ed una storia che nasce nel siracusano e anche nella sua trasposizione cinematografica è fortemente legata a questa identità. L’unica vera e importante condizione che ho chiesto al regista prima di affidargli il soggetto di Angelo di Pietra è stata proprio quella di mantenere il messaggio fortemente identitario e l’impronta visceralmente legata al territorio. La mia storia fa fatica infatti a discostarsi dalle mie radici, che poi sono anche quelle del personaggio protagonista, un pescatore siciliano dialettalmente “corrotto” nella sua essenza latina e mediterranea. E quindi ho preteso che tutte le scene dovessero girarsi nel nostro territorio, e che la matrice sicula dovesse ergersi a protagonista. E poi, tra l’altro, con mio grande piacere, il 99% degli attori e della troupe è nativo del siracusano e del ragusano, compresa la band dei QBeta, siracusani DOC, da cui abbiamo attinto per la colonna sonora del film.
Quali sono le tue aspettative e i sogni legati a questo progetto?
Bè, nutriamo tutti grandi aspettative da questo progetto, perché tutti ci abbiamo messo soprattutto il cuore e l’anima, oltre naturalmente alla grande competenza ed alla professionalità di Ermelinda Maturo in primis e alla squadra di collaboratori di Massimo Tuccitto in secundis. Tra l’altro entrambi, mi riferisco proprio a Massimo e Ermelinda, sono volati a New York per promuovere questo promo anche lì, visto che la produttrice ha studiato e lavorato con professionisti americani del settore cinematografico. Quindi auspico, credo e spero che di questo progetto presto si sentirà molto parlare.
Quando potremo vedere il tuo film? Che distribuzione avrà?
Per quanto riguarda i tempi, contiamo entro la prossima primavera di girare il film nella sua versione integrale, mentre per la distribuzione – come ti ho già detto alla precedente domanda – non posso ancora dirti nulla perché nulla è ancora ufficiale, ma ci sono ottimi presupposti che la distribuzione possa anche travalicare i confini nazionali.
Cast: Massimo Tuccitto, Azul Parente, Riccardo Scalia, Corrado Drago, Loretta Micheloni; apparizioni speciali: Andrea Bifolco, Ambra Lucia Cutrì, Clizia Paladino, Serena Carignola, Francesco Cutale, Greta La Mura, Paolo La Mesa, Duccio Di Stefano; comparse: Ivo Ippolito, Antonio e Peter Sciuto, Giuseppe Giombanco, Alessandro Di Mauro, Marta Guzzardi, Angelo Battaglia, Chiara Caia, Bianca Lucia Di Stefano, Susanna Di Stefano, Elisa Ragusa; musiche; QBeta; location manager: Duccio Di Stefano; fotografo di scena: Paolo La Mesa; capo costumista: Vincenzo Occhipinti; aiuto costumista: Maria Giovanna Schembari; stilista: Gisella Scibona; aiuto stilista: Cristina e Carla Parlato; truccatrice: Marilisa Amore; assistente truccatrice: Floriana Giuliano; dop e produttore esecutivo: Ermelinda Maturo; segretaria di produzione: Angela Bellia; riprese: Marco Calafiore; direttore del suono: Raphael Urbino; montaggio: Massimo Tuccitto e Raphael Urbino; regia: Massimo Tuccitto.
Ecco il link al promo del film:
https://www.facebook.com/massimo.tuccitto.18/videos/1304609217001569

“La mia storia – Turiddu Bella”: è stato recentemente pubblicato dalla Fondazione Ignazio Buttitta, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le attività culturali, della Regione Siciliana (dipartimento Beni Culturali e dell’Identità Siciliana) e dell’Università di Palermo, un volume dedicato a Turiddu Bella: l’autobiografia, la bibliografia e discografia a cura di Leoluca Cascio, introduzione di Sergio Bonanzinga. Pregevole anche il corredo fotografico dell’opera, una vera e propria testimonianza che trascende la microstoria.
Indispensabile il contributo di Maria Bella, fondatrice e presidentessa del Centro Studi di Tradizioni popolari “Turiddu Bella” intitolato al padre: il manoscritto inedito dell’autobiografia insieme a poesie mai pubblicate del poeta di Mascali, versificatore storico dei testi per celebri cantastorie (in primis il sodale Orazio Strano) sono protagonisti del volume.
E non solo.
Il Centro Studi, che ha valorizzato e continua a studiare e partecipare le proprie conoscenze sulle tradizioni popolari, la lingua siciliana e tutti gli elementi della cultura della nostra terra – pensiamo ai convegni, alle conferenze, alle mostre che il centro ha promosso, al Trofeo di poesia popolare che ha censito nel corso delle sue tante edizioni i poeti popolari di Sicilia, tastando il polso della situazione della poesia popolare della nostra regione: giustamente ha ricevuto il riconoscimento Unesco entrando a far parte del R.E.I., cioè il registro delle eredità immateriali; attendiamo che l’arte del cantastorie, cui Turiddu Bella ha donato tanto, collaborando come poeta con i più grandi cantastorie di Sicilia, come Ciccio Busacca e tanti altri nomi, venga riconosciuta patrimonio dell’umanità – ha dedicato il 27 ottobre scorso un pomeriggio culturale presso Il Cerchio (ospiti Enzo Monica e Carmela Fillioley). Grazie alla sapiente regia di Agata Politi, che ha riletto la storia di Turiddu Bella attraverso il poeta stesso offrendo un monologo recitato dall’ottimo Roberto Lombardo, quasi in dialogo con il pubblico, grazie alle appassionate letture della scrittrice e fine dicitrice Lucia Corsale (rivivono nella sua interpretazione le poesie che Bella dedica alla sua esperienza nelle guerre coloniali, alla madre e alla lontananza da casa, all’amore per la moglie e le figliolette, le due Marie, quella volata in Cielo anzitempo e la professoressa Maria Bella Raudino, che ha relazionato sul Turiddu Bella marito, padre, nonno e cultore dell’amicizia oltre che della poesia), grazie alle musiche tradizionali e appositamente composte ed eseguite da Giuseppe Marciante e Sandra Lorefice.
Presentatrice e moderatrice della serata Maria Lucia Riccioli, qui in veste di docente e critica letteraria, che ha tracciato un profilo biografico e letterario di Turiddu Bella, contestualizzandone l’attività nel momento storico-culturale dell’età giolittiana, delle due guerre mondiali, del fascismo e nell’ambito dei rapporti con i movimenti coevi e con intellettuali, poeti e artisti del calibro di Brancati, Quasimodo, Modugno, tra gli altri.
Un recital che ha riscosso un grande successo presso il folto pubblico di soci e simpatizzanti de Il Cerchio e del Centro Studi, in attesa delle nuove attività di quest’ultimo.
il video della serata: https://www.youtube.com/watch?v=f00s-EhXwSk
VOCAZIONE ALL’AMORE, La nuova pubblicazione di don Raffaele Aprile
VOCAZIONE ALL’AMORE, La nuova pubblicazione di don Raffaele Aprile
Rise up, follow me
Come away, is the call
With the love in yourheart
As the only song
There is no such beauty
As where you belong
Rise up, follow me
I will lead you home
(Alzati e seguimi/ Vieni via, è il richiamo/ Con l’amore in cuore/ Come solo canto/ E non c’è Bellezza/ Se non da dove vieni/ Alzati e seguimi/ Ti porterò a Casa)
Michael Dennis Browne, The Road Home, traduzione di Maria Lucia Riccioli
Salutiamo questa nuova pubblicazione di don Raffaele Aprile.
Dopo, infatti, “Innamorato del Cielo” e “Fratelli di Cielo”, sempre per i tipi di Bonfirraro editore, recensiti su varie pubblicazioni ecclesiastiche e non, ecco “Vocazione all’Amore”, raccolta di prose e versi come il primo volume del presbitero siracusano, ma anche di testimonianze, com’è avvenuto nel secondo.
Don Aprile alterna il fluire della prosa allo scorrere di versi caratterizzati da anafore (vedi il verbo “ha” ripetuto ad inizio verso nel paragrafo Evangelizzare la gioia come pure la poesia-preghiera O Gesù), ripetizioni, parallelismi, com’è consuetudine stilistica delle preghiere, familiari naturalmente insieme alle Scritture al nostro autore.
Similitudini e metafore attingono alla tradizione poetica e scritturale, oltre che alla scrittura religiosa di ogni tempo, senza complicazioni intellettualistiche ma con grande semplicità, forse anche perché il libro è rivolto ad un pubblico ampio che preferisce una teologia incarnata in uno stile accessibile e facilmente fruibile: ne è esempio La legna dell’amore, come pure Anima orante (con il suo paragone incenso-preghiera).
Già nelle raccolte precedenti si notava l’interesse peculiare della poetica di don Aprile verso la contemplazione della Natura, sia per tendenza personale che probabilmente anche sulla scia dell’enciclica di papa Francesco “Laudato si’”. Ad esempio, leggiamo Ti ho cercato o la Poesia al creato:
Primavera in core/ fa fiorire speranza/ ossigena l’aria/ e nell’azzurro cielo/ volan felici cinguettando/ stormi di uccelli. / Manca il candore/ delle stelle alpine/ a chi senza pudore/ sguazza nel lurido pantano/ di vizi osceni. / Prendi in mano la tua vita/ anima bella/ lasciati plasmare dalla grazia. / Hai ali per volare/ vola felice, / è primavera
È evidente l’associazione tra atteggiamenti positivi ed elementi naturali portatori di serenità e gioia, anima serena e primavera dello spirito e stagione del volo e del rinnovamento delle energie naturali, negatività e fango. È proprio il cuore il “fertile terreno” da dissodare, coltivare e curare perché fruttifichi nell’amore per Dio e il prossimo (vedi i versi che seguono la riflessione Cos’è la vita?).
Non mancano riferimenti all’attualità: “il virus avanza”, anche se poi “Dio si fa vicino/ il sole risplende/ l’ombra sparisce/ di un male scampato” (Scelgo l’amore); in un mondo/ aggredito dal virus/ nemico della vita/ veicolo di morte (Anima orante); “Serve l’amore/ vaccino necessario” (Libertà negata).
Spesso la poesia si alterna alla prosa, ma talora è dalla riflessione, dalla meditazione sulla Scrittura, sui fatti della vita o sulle verità di fede che poi sgorgano i versi, come se fossero l’effusione del cuore, l’effluvio dell’anima che si è colmata di pensiero, di adorazione, di contemplazione ed ha come il bisogno naturale di far scaturire da tutto ciò un frutto di parole, di espressività: l’alleluia/ diamanti preziosi/ della gioia (Bellezza).
Le riflessioni e i versi di Don Aprile indagano la solitudine (Solo ma non solo), la sequela (Segui la croce), il mettersi in ascolto per trovare il senso dell’esistenza e la propria vocazione all’amore (La voce del cuore), il soffio del vento dello Spirito (Fruscio, dove troviamo la consueta similitudine tra il soffio dell’amore divino e lo spirare dell’aria), l’abbandono gioioso alla volontà divina, il riposo e il senso di fiducia provati quando si incontra l’Oggetto della propria ricerca, che il realtà è stato il primo a cercare l’io poetico e ognuno di noi: in queste pagine troviamo insomma gran parte dei sentimenti e delle emozioni umane connesse al percorso di fede, allo scavo dentro se stessi, alla ricerca della felicità e alla gioia di averla trovata in braccio a Dio.
La seconda parte del libro è dedicata alle testimonianze vocazionali dello stesso don Raffaele Aprile, di don Giovanni Carnio, di don Andrea Geria, di Stefano Lafranconi, di Riccardo Gelsemio, di don Francesco Venuto, di Tommaso Mazza, di Ernesto Piraino, di suor Vincenzina Botindari, di don Giuseppe Calimera, di Onofrio Farinola e di Mauro Midolo.
Non dobbiamo aspettarci storie straordinarie colme di effetti speciali, ma di resoconti molto semplici di vite quotidiane, ordinarie, in cui l’apparente “banalità” viene riscattata dalla ricerca di senso, dal nostro immedesimarci in percorsi di vita che potrebbero benissimo essere i nostri: il dolore, la malattia, i problemi dell’infanzia, dell’adolescenza, i conflitti e le gioie familiari, l’affanno esistenziale per discernere quale sia il posto nel mondo, da cristiani, da atei, da agnostici, da giovani in ricerca, da adulti in crisi… ecco cosa troverete nelle testimonianze di questi fratelli e sorelle di fede, in cammino verso la verità che si incarna in Gesù Cristo Via Verità e Vita.
Auguriamo a questa pubblicazione di farsi strada nei cuori dei lettori perché faccia riflettere e sentire, e magari possa essere di aiuto per scoprire la propria originale, personalissima, unica vocazione all’Amore.
Ecco i miei ultimi articoli usciti su LA CIVETTA DI MINERVA…
“Rosetta” di Lucia Corsale premio letterario “Racconti nella Rete 2022”
“Rosetta” di Lucia Corsale premio letterario “Racconti nella Rete 2022”
Lucia Corsale, giornalista e scrittrice, rappresenta una delle voci letterarie dell’area aretusea: autrice di racconti (ricordiamo “Il Plasma di Ciccio”, illustrato da Francesco Nania e distribuito dall’Avis comunale nel 2007, “Il brillante di Turi”, che ha vinto nello stesso anno il III premio al concorso letterario “La Mongolfiera”, la raccolta “Le cravatte di Corpaci” per l’editore Emanuele Romeo, “Il canto del gallo”, “Il compleanno” e altri, presenti in diverse antologie tra cui quelle curate da Algra Editore), ha pubblicato il romanzo “Don Antonio” (per i tipi del compianto Arnaldo Lombardi, cui è intitolato il premio per l’editoria indipendente nell’ambito del Premio Vittorini); con il racconto dalla forte vena teatrale “Rosamunda” si è aggiudicata il Premio intitolato a Mario Re nell’ambito del Contest Sicilia Dime Novels 2021 ed è anche attenta e appassionata lettrice, specie in dialetto (pensiamo alle collaborazioni con il Centro Studi di tradizioni popolari intitolato a Turiddu Bella), oltre che intervistatrice e presentatrice (ricordiamo la coordinazione di diversi incontri letterari e la trasmissione condotta e ideata per TRIS ”Segnalibro”).
Con “Rosetta”, il cui contesto retrogrado costituisce un’allegorica trasposizione dell’ipocrisia coniugale, Lucia Corsale si è aggiudicata, assieme ad altri ventiquattro autori provenienti da tutta Italia, il “Premio letterario Racconti nella Rete 2022”, organizzato nell’ambito della ventottesima edizione del Festival LuccAutori, svoltosi dal 24 settembre al 2 ottobre a Villa Bottini.
Il racconto, pubblicato nell’omonima antologia curata da Demetrio Brandi, prefata da Michele Cecchini, edita da Castelvecchi ed il cui disegno di copertina è stato realizzato da Miko Dalla Battista, nella sua veste corale e polifonica si dipana con un registro linguistico a slalom tra l’italiano standard e il dialetto siciliano, duettando, a tratti, con l’italiano regionale e quello popolare.
In un luogo immaginario, che inconsapevolmente Lucia Corsale fa coincidere con la sua città natia, Rosetta, “le cui carni, prima rosa di pesca e levigate nella pietra, hanno il colore della carta pecora, avvizzite dall’alcol e dai troppo strapazzi”, percorre le desolate lande coniugali, dove la simulazione da concettuale si fa paradossale. Rosetta, additata quale profanatrice del talamo nuziale e sovvertitrice dell’ordine morale, soddisfa, invece, la voglia di tenerezza col beneplacito della Chiesa e la benedizione, forse, di Gesù Nostro Signore. Sotto la vestina del malaffare, l’amore non è venduto, dunque, ma donato, cancellando nel corpo l’ombra di ogni peccato. Patri, Figghiu e Spiritu Santu.
Ricordiamo che il Festival, organizzato dall’associazione culturale LuccAutori, con la direzione artistica di Demetrio Brandi, e patrocinato, tra gli altri, dalla Regione Toscana e da Rai5 (una troupe del programma “Save the date” ha documentato la manifestazione), ha contemplato una girandola di incontri con uomini dello spettacolo ed esponenti di spicco del panorama culturale nazionale. Grazie alla capacità interpretativa e all’estro degli studenti del “Liceo artistico Passaglia” di Lucca, infine, è stata allestita una mostra iconografica dei lavori che hanno illustrato i racconti di Alberto Bassetto, Lucia Corsale, Miriam De Marco, Gabriella Gera, Maria Luisa La Rosa, Alessio Manfredi Selvaggi – premio AIDR (premio Italian Digital Revolution per il più giovane autore), Marco Ruggiero, Stefania Salvi, Irene Schiesaro, Riccardo Scafati, Federica Codebò, Oscar Tison, Arianna Lumare.
(Per chi volesse seguire in differita l’evento: https://www.youtube.com/watch?v=RYR5Xp8YYRk)