• About

Maria Lucia Riccioli

~ La Bellezza salverà il mondo (F. Dostoevskij).

Maria Lucia Riccioli

Archivi tag: Palermo

“Turiddu si racconta” presso Il Cerchio

23 domenica Ott 2022

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura

≈ Lascia un commento

Tag

Agata Politi, Carmela Fillioley, Centro Studi di Tradizioni popolari Turiddu Bella, Fondazione Ignazio Buttitta, Giuseppe Marciante, La mia storia, Leoluca Cascio, Lucia Corsale, Maria Bella, Maria Lucia Riccioli, Mascali, Palermo, Roberto Lombardo, Sandra Lorefice, Sergio Bonanzinga, Siracusa, Turiddu Bella, Turiddu si racconta, Vincenzo Monica

Tratto dal libro “La mia storia ” di Turiddu Bella, pubblicato dalla Fondazione Ignazio Buttitta Palermo, presentiamo stralci dal diario della vita, con alcune poesie inedite dell’autore e alcuni brani per i cantastorie.

Vi aspettiamo numerosi presso Il Cerchio… la chitarra e le voci di Giuseppe Marciante e Sandra Lorefice, le letture di Lucia Corsale, giornalista e scrittrice, collaboratrice del Centro Studi e qui fine dicitrice, Roberto Lombardo, che impersona Turiddu Bella in una prova attoriale voluta dalla scelta registica di Agata Politi, i miei interventi e quelli soprattutto di Maria Bella… un pomeriggio all’insegna della memoria e delle tradizioni.

Posto un po’ di sitografia…

http://www.irsap-agrigentum.it/turiddu_bella.htm

http://www.culturasiciliana.it/poesia-e-poeti-siciliani/poeti-siciliani-deceduti/65-cantastorie/turi-bella

Un’immagine della serata… folto pubblico all’evento.

Il link al video della serata!

Grazie ad Enzo Monica e a Carmela Fillioley…

La mia storia – Turiddu Bella… a Palermo!

12 domenica Giu 2022

Posted by mlriccioli in Uncategorized

≈ Lascia un commento

Tag

Centro Studi di Tradizioni popolari Turiddu Bella, Fondazione Buttitta, Leoluca Cascio, Maria Bella Raudino, Maria Lucia Riccioli, Mascali, Palermo, Sergio Bonanzinga, Siracusa, Una marina di libri

Appena pubblicato dalla Fondazione Ignazio Buttitta, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le attività culturali, della Regione Siciliana (dipartimento beni culturali e dell’identità siciliana) e dell’Università di Palermo, un volume dedicato a Turiddu Bella: l’autobiografia, la bibliografia e discografia a cura di Leoluca Cascio, introduzione di Sergio Bonanzinga.
Maria Bella Trofeo Turiddu Bella C.S.T.B. Centro Studi di tradizioni popolari Turiddu Bella
 
Riporto le parole di Sergio Bonanzinga:
 
Questa sera ore 20.30 a Villa Filippina parleremo di Turiddu Bella, poeta siciliano specializzato nella composizione delle “storie” che venivano cantate nelle piazze durante gli spettacoli dei cantastorie. Il suo racconto autobiografico illustra anche una Sicilia in trasformazione, dal buio periodo del Ventennio agli anni ’70 del secolo scorso.
Conosciamo molto poco le biografie dei “poeti popolari” siciliani del passato. Di molti fortunati
poemetti, cantati dai cantastorie e da altri suonatori ambulanti specializzati nel repertorio sacro, a
volte conosciamo solo il nome del poeta-autore, altre volte neppure quello. Sappiamo che esiste
una differenza nella dimensione “compositiva” fra poeta improvvisatore (pueta stimpiratu) e poeta “da tavolino” (pueta i tavulinu), per distinguere modalità espressive di ordine poetico-musicale esclusivamente affidate alla performance orale da pratiche che si fondano invece sulla scrittura, pur implicando competenze esecutive di tradizione orale. Talvolta la figura del poeta può coincidere con quella dell’esecutore: è il caso dei cosiddetti pueti-cantastorii, come tanti ce ne sono stati nel secolo scorso. In altri casi il pueta si limita invece alla stesura dei testi, non partecipando affatto – o solo sporadicamente e non per mestiere – al momento performativo. A questa ultima categoria appartiene Turiddu Bella. La sua abilità nel narrare in versi si raccorda a quella di innumerevoli autori, per gran parte
anonimi, che a partire dall’invenzione della stampa a caratteri mobili hanno incessantemente alimentato il mercato delle “canzoni di strada”: canzoni che hanno servito la cronaca e l’immaginario, la
religione e la politica. Erano letterati di ceto medio-basso e di formazione non canonica che operavano entro contesti di prevalente analfabetismo, dove voci e immagini costituivano la principale
opzione cognitiva. Nell’Inghilterra elisabettiana si afferma il termine balladist per identificare questo
singolare mestiere: lo scrittore di ballate, che operava su committenza e di questo viveva.
Bella non ha vissuto solo di canzoni ed è stato testimone di una fase storica che ha visto la Sicilia e il Mondo trasformarsi profondamente, insieme al lento declino dell’antico mestiere del cantastorie, oggi riproposto con varie modalità più o meno apprezzabili ma comunque al di fuori degli spazi logistici e socioculturali che gli erano tradizionalmente deputati. Considero un grande privilegio
avere potuto esplorare i tratti interni a questa nobile professione attraverso il “laboratorio Bella”, custodito con cura e amore dalla figlia Maria Bella Raudino.
(Dalla mia Presentazione)
 
 
ll volume può essere richiesto via mail al seguente indirizzo: fondazione.buttitta@yahoo.it
 
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone e persone sedute
 

Nell’ambito di UNA MARINA DI LIBRI, dunque, una riflessione su folklore e poesia popolare, cantastorie e cuntastorie…

https://www.facebook.com/100063767821338/videos/pcb.424273413041583/1076891256258049

Vi invito anche a seguire le attività del Centro studi di tradizioni popolari intitolato alla memoria di Turiddu Bella…

Munuzzagghi e ratteddi… alla Biblioteca comunale!

18 mercoledì Mag 2022

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica

≈ 1 Commento

Tag

Alfio Grasso, Algra Editore, Biblioteca comunale Siracusa, Casa Algra, Casa del Libro Rosario Mascali, Concetta La Leggia, cunti, cunto, dialetto, dialetto siciliano, Gaetano Blundo, La Civetta di Minerva, Libreria Diana, Libreria Gabò, Libreria NeaPolis, lirica, liriche, Maria Lucia Riccioli, Maria Rita Pennisi, Marilina Figura, Munuzzagghi e ratteddi, Orazio Caruso, Palermo, Poesia, poesie, puisia, Sebastiano Burgaretta

Lascio sedimentare le emozioni e le riflessioni di questo pomeriggio…

https://fb.watch/da4eX41zKk/ (qui il link al video in cui leggo la mia traduzione siciliana di un sonetto celeberrimo di Dante: grazie a Marilina Figura, anche per le foto!)

https://www.facebook.com/events/1074980623053678/?ref=newsfeed

Se nasci ’nta la menti e dintra o’ cori / ’a puisia diventa biddizza eterna: / né tempu né morti chiù la guverna.

Nell’ambito di “Siracusa che legge” ecco la prima presentazione siracusana del mio quinto libro, il secondo in dialetto siciliano… MUNUZZAGGHI E RATTEDDI, di Algra editore.

Sono emozionata perché tornare a leggere in pubblico, tornare a parlare di libri tutti insieme, tornare a vivere la cultura in presenza è bellissimo!

Vi aspettiamo numerosi!

Ringrazio il prefatore Sebastiano Burgaretta, i curatori di collana Maria Rita Pennisi e Orazio Caruso, Alfio Grasso e tutta casa Algra, Gaetano Blundo per la splendida immagine di copertina.

Ripropongo le parole di Concetta La Leggia su LA CIVETTA DI MINERVA…

“Munuzzagghi e ratteddi” (Algra Editore). Il nuovo omaggio di Maria Lucia Riccioli alla ‘lingua’ siciliana

Alla Libreria Diana… il libro è comunque presente anche alla Libreria Gabò, presso la Casa del Libro Rosario Mascali e la NeaPolis di Siracusa.

Approfitto per ricordare che il mio primo libro in dialetto è stato QUANNU ‘U SIGNURI PASSAVA P’ ‘O MUNNU, sempre per i tipi di Algra Editore…

Oggi pomeriggio gradevolissima presentazione del libro “Munuzzagghi e ratteddi – Poesie sparse in vernacolo siciliano” alla presenza dell’autrice Maria Lucia Riccioli e di un pubblico particolarmente interessato.

«… un registro poetico che spazia agevolmente tra squarci di lirismo sostenuto e tono giocoso che sconfina a volte nella sentenziosità e nell’ironia… sostenuto sottilmente ma fermamente dal filo incoercibile della luce». (Dalla Prefazione di Sebastiano Burgaretta).

Io e i miei libri… MUNUZZAGGHI E RATTEDDI e QUANNU ‘U SIGNURI PASSAVA P’ ‘O MUNNU…
Pubblico attento e interessato… che bella conversazione!

Carmela Spedale, amica e collega…

Amiche e colleghe…

Mariannina Coffa, 30 settembre 1841-2021

30 giovedì Set 2021

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica

≈ Lascia un commento

Tag

Accademia di Belle Arti di Palermo, Andrea Guastella, ANFI - Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia, anniversario, associazione Cultura e Dintorni, Associazioni BCsicilia, Auditorium Del Buono, Balarm, Barboni, Biblioteca comunale di Casa Professa, Carmela Buffa Calleo, Cirpe, Classica, Concetta De Luca, concorso, convegno, Corrado Calvo, Costamed  EEIG, Domenico Pisana, Enzo Papa, Euterpe, Ferita all'ala un'allodola, Fondazione Lauricella, Gabriella Lucia Grasso, gender studies, Gianluca Pipitò, Giovanna Alecci, Giuseppe Blandino, Harmonia Suave, Ignazia Iemmolo Portelli, Isola delle Femmine, Lavatoio di Brancaccio, Leima Casa Editrice, Letteratura, Luigi De Mitri, Maria Lucia Riccioli, Mariannina Coffa, Mariannina raccontata, Massimo Leggio, Museo archeologico A. Salinas UO2, Niccolò Vincenzo Salvia, OIFm IeFP, Palermo, Palermo Classica, Paolo Battaglia La Terra Borgese, Piero Meli, Pina Magro, Poesia, Progetto Zyz, Real Albergo dei Poveri, Risorgimento, Roberto Lagalla, romanzo, Rosolini, Rotary Club Colonne d’Ercole, Rotary Club Palermo Montepellegrino, Rotary Club Palermo Teatro del Sole, Scuola Stabile di fotografia, Sebastiano Tusa, Sicilia, Siciliani, Silfide maga e sirena - L'ideale femminile nella letteratura dell'Ottocento, Società Siciliana per la Storia Patria, Stefania Campo, Stefano Vaccaro, Suggestioni mediterranee, Triscele  Member of Zonta International, Tuareg T.O., Università degli Studi di Palermo, Viaggio negli Iblei, Viaggio nell’area aretusea. Percorsi di poesia narrativa saggistica, Zonta Club Palermo

Il 30 settembre del 1841 nasceva e il 6 gennaio 1878 si spegneva la poetessa e patriota netina Mariannina Coffa Caruso, una delle protagoniste del Risorgimento siciliano ed eroina del mio romanzo FERITA ALL’ALA UN’ALLODOLA uscito per i tipi di Perrone LAB nel 2011 (a 150 anni dall’Unità d’Italia) e poi rieditato da L’Erudita editrice nel 2013.

 

Nel corso di questi anni tante sono state le presentazioni, i convegni, i concorsi letterari, le pubblicazioni cui ho preso parte non solo come autrice del mio romanzo storico sulla Coffa ma anche come “esperta” della poesia e della biografia coffiana.

Occasioni di incontro, di studio, di amicizia nel nome della poetessa netina.

Approfittando dell’anniversario della morte di Mariannina Coffa, vi ripropongo questo studio di Enzo Papa su Mariannina raccontata, studio che cita e analizza anche il mio romanzo, cosa di cui gli sono grata.

https://enzopapa.wordpress.com/2016/09/05/mariannina-coffa-raccontata/
 
 
 

MARIANNINA COFFA RACCONTATA

MARIANNINA COFFA RACCONTATA

Devo innanzitutto esprimere il mio personale compiacimento non solo per l’iniziativa, sicuramente opportuna, che tuttavia va ad aggiungersi alle altre che nel corso degli anni si sono succedute nel tentativo di rendere sempre viva la memoria di Mariannina Coffa e, ma non per ultimo, il mini-convegno del settembre 2000, cioè 14 anni fa, in occasione della presentazione, in questa sala, dell’importante e fondamentale libro di Marinella Fiume, Sibilla arcana1 , con gli interventi di Anna Scattigno dell’Università di Firenze e del qui presente prof. Nicolò Mineo. Ma il mio compiacimento consiste soprattutto nel vedere riuniti insieme, come co-autori, Biagio Iacono e Marinella Fiume, come dire l’amore e la scienza. Senza scienza non basta amore: era questo, se ben ricordo, il titolo di una stroncatura, per certi aspetti feroce, apparsa sul quotidiano “La Sicilia”2 a firma di Marinella Fiume che aveva come oggetto, come bersaglio, la pubblicazione del libro Poesie scelte di Mariannina Coffa3 a cura di Biagio Iacono. Evidentemente da allora se n’è fatta di strada e adesso sembra che si sia capito che amore e scienza devono andare insieme come un inscindibile binomio. Voglio il mio cielo4, questo libro a quattro mani, come si dice, che è stato presentato ieri sera, credo che suggelli definitivamente l’assunto.
Dal titolo del mio intervento si capisce che il tema che mi accingo a trattare non riguarda la poesia di Mariannina Coffa; altri, più competenti di me e anche più affezionati di me a quella poesia l’hanno fatto e continueranno a fare. Io, per mio conto, non mi sono mai occupato criticamente dell’opera poetica di Mariannina, pur conoscendola fin da ragazzo, com’era quasi doveroso essendo io notinese. E ciò per due motivi. Intanto per i giudizi che su di essa venivano espressi da qualcuno dei miei maestri, magari di estrazione crociana e forse anche condizionati da quello che su Mariannina intorno agli anni ‘30 del secolo scorso aveva scritto e sentenziato Carmelo Sgroi5, nume tutelare e punto di riferimento della cultura netina negli anni del Fascismo e in quelli immediatamente successivi all’avvento della Repubblica; poi anche dagli scritti, quasi sempre agiografici, se non melodrammatici, e quindi per me privi di significato e anche antipatici, che periodicamente apparivano a Noto, non solo scritti da dilettanti ammiratori, ma anche da persone di un certo livello culturale, e tutti notinesi, che tuttavia nulla aggiungevano alla conoscenza critica della produzione poetica di Mariannina e invece, quasi sempre si tendeva ad esaltare la poetessa come gloria cittadina e nazionale, sol perché il De Sanctis aveva dettato ad una delegazione di notinesi quattro striminzite e stitiche parole di presentazione per il volumetto voluto dal Comune di Noto, che nulla dicevano, nulla potevano dire e nulla dicono tuttora6.
Ma nel 1957 erano apparse le Le lettere ad Ascenso7, a cura di Gino Raya che con la sua prefazione aggiungeva carne al fuoco, destituendo di valore, come lo Sgroi, la poesia e rinvenendo invece significato narrativo e anche con accenti poetici nelle lettere inviate all’amato Ascenso, suscitando per questo reazioni e risentimenti nella classe dei devoti e ammiratori netini. In verità Raya ne aveva dato anticipazioni su “La Nuova Antologia”8 e su “La Sicilia”9 almeno un paio d’anni prima, nel 1955. Le Lettere aprivano nuovi scenari, più sulla figura, sulla vita, sulla vicenda umana, che sull’opera poetica di Mariannina. Quelle lettere, in numero di 39, si leggevano come un romanzo e per certi aspetti scendevano come una mannaia e aprivano nuovi orizzonti sull’avventura umana della poetessa e portavano crudelmente alla luce, e nei particolari, quel che da sempre sottilmente si sapeva o semplicemente si sospettava. Le Lettere costituivano in effetti il romanzo d’amore di Mariannina per Ascenso. Non solo. Ma in esse facilmente si potevano rinvenire molte chiavi di lettura di tante poesie apparse, prima, di difficile decodificazione. La dichiarazione dei rapporti di Mariannina con Migneco e con Bonfanti, con l’omeopatia e col magnetismo, con la simbologia massonica e con i valori culturali e ideologici ad essa connessi, consentivano una più facile comprensione delle difficoltà ermeneutiche, della penetrazione della produzione lessicalmente occulta, simbolica e anche visionaria. E proprio di esperienza visionaria ha parlato anche Nicolò Mineo: La poesia della Coffa – egli ha scritto – somiglia ad una esperienza di tipo visionario. Chi conosce o ha esperienza di come siano organizzate le scritture dei Mistici, guidate o legate da esperienze confessionali, vede che ci sono in M.Coffa molti punti in comune con questi10.
Insomma, con la pubblicazione delle lettere si dava inizio, così, al mito della “Capinera di Noto”, come lo stesso Raya ebbe a definirla, il quale tuttavia era consapevole che le lettere da lui pubblicate, importante testimonianza psicologica, letteraria e di costume, costituivano appena l’inizio di una storia crudele e terribile che sicuramente avrebbe conquistato altri orizzonti con la pubblicazione di altre lettere del carteggio amoroso e non solo di quello, ma anche quello con il canonico Sbano, con Giambattista Lupis, con Filippo Pennavaria e col ritrovamento di altre lettere andate smarrite. (Vedi, ora, il voto compiuto in Voglio il mio cielo!)
Dunque le lettere, l’epistolario amoroso. E’ questo che più ha acceso l’interesse per Mariannina Coffa, mettendo in subordine la sua poesia, inserendola, secondo me correttamente, nella produzione letteraria minore del tardo Romanticismo, anche se, come ha scritto Mineo, è una produzione che raggiunge il massimo della letteratura minore ottocentesca.: Ci possono essere gradazioni di minori – egli ha scritto – che si avvicinano al massimo o che vanno sino al niente. Rispetto, quindi, ai tanti “minori” della provincia italiana ed anche dei grandi centri culturali, sicuramente la Coffa si colloca in una posizione che è di assoluto e grande rilievo11.
Ora, mentre Francesco Genovesi o Giuseppe Leanti potevano scrivere la Storia di una martire12 e Una poetessa della patria e del dolore13, raccontando quel che sapevano o quel che di Mariannina, della sua vicenda umana, era nella memoria collettiva della comunità netina, alimentando, così, una agiografia, una sorta di mitologia iniziata già il giorno successivo alla morte della poetessa, successivamente, dopo il pesante giudizio di Carmelo Sgroi, altri ammiratori, altri amanti appassionati, soprattutto netini, anzi quasi esclusivamente netini, hanno affondato il loro sguardo curioso, quasi famelico, nelle pieghe, nelle ferite, nelle cicatrici di una storia straordinaria, sezionando ogni parola, ogni espressione, ogni costrutto dell’epistolario amoroso, portando alla luce lentamente, piano piano, una straordinaria figura di donna che era rimasta legata e circoscritta ad un’immagine fragile e tremolante. Non intendo entrare nel merito della poesia di Mariannina, pur con gli strumenti interessanti che gli orientamenti critici di oggi ci offrono, perché credo che non ci sia più tanto da dire dopo Sibilla arcana, né quella poesia, pur studiata e inserita nel periodo storico in cui è stata prodotta, può rivelare altro oltre quel che già ha rivelato dopo la pubblicazione delle Lettere a cura di Gino Raya e quelle successive di Francesco Lombardo, di Biagio Iacono, di Teresa Carpinteri, di Marinella Fiume e forse anche di altri. Tentativi, spesso sicuramente ben riusciti, di mettere in relazione tra loro poesia e prosa epistolare, e di rinvenire in quest’ultima, come ho detto, le giuste chiavi di comprensione di oscuri testi poetici.
L’epistolario amoroso è in realtà un romanzo epistolare, così come l’ha ordinato Marinella Fiume che, con un attento e scrupoloso lavoro d’indagine e armata di grande pazienza nel ricostruire, nel datare e nell’interpretare gli originali, è riuscita a pubblicare quel che né Raya, né Iacono erano riusciti a pubblicare, e cioè le lettere di Ascenso a Mariannina per ricostruire – ha scritto – la storia attraverso il dialogo, l’intrecciarsi delle due voci da cui scaturisce una teatralità melodrammatica che esplora aspetti più ampi del costume del tempo e ne rispecchia i meccanismi culturali14. Difficoltà enormi, soprattutto per le lettere di Ascenso, perché, scrive, trattasi di minute zeppe di cancellature e chiamate, spesso a mala pena leggibili, di fogli volanti non numerati, e contenenti a volte missive indirizzate a destinatari diversi, tra cui non è stato facile districarsi per cercare di ricostruire l’inizio e la fine di singole interminabili lettere, talora prive di intestazione o di commiato o semplicemente della firma di chiusura e restituirle alla compiutezza del messaggio15. E allora, come non essere riconoscenti a Marinella Fiume per avere offerto e messo a disposizione degli studiosi, a quelli che hanno scienza e a quelli che hanno amore, un patrimonio di informazioni, di minuterie, di nuove tessere di quel vasto, tragico e amaro mosaico.
Il primo romanzo, o, meglio, la prima biografia romanzata di un certo rilievo si deve, come si sa, a Teresa Carpinteri che nel 1978 pubblica L’eringio16. Tralascio Mariannina e il mal d’amore della novarese Pina Ballario, pubblicato a Roma nel 1956 perché mai ho potuto vederlo e di cui non so nulla. Teresa Carpinteri, originaria di Canicattini Bagni, ma romana di adozione, sorella maggiore della scrittrice Laura Di Falco, aveva già al suo attivo tre romanzi e una serie di premi ricevuti. Quel libro si impose subito all’attenzione della critica perché per la prima volta si ricostruiva, direi filologicamente e minutamente e sulla puntuale scorta dell’epistolario,la storia sfortunata dell’infelice poetessa, una storia dominata da una borghesia socialmente arretrata e conservatrice, arroccata nei suoi pregiudizi, specie per quanto riguardasse la condizione della donna, per di più sotto l’aspetto insolito di intellettuale… che in un arco assai breve di vita, appena 36 anni, maturò e concluse progressiva e sicura presa di coscienza dei suoi diritti di donna nella società; con cento e più anni di anticipo rispetto a quel che succede oggi. Così scrive nel risvolto di copertina la Carpinteri. Da quel libro e dai suoi precedenti articoli su Mariannina pubblicati su “La Fiera Letteraria” (1972) e su “La Nuova Antologia”, ma anche su “Netum” (1976), prese avvìo un rinnovato e diverso interesse per Mariannina, ma più per il romanzo della sua vita che per la sua produzione poetica.
Il libro della Carpinteri che anch’io, come tanti, ebbi modo di recensire, rispondeva al classico modello ottocentesco della “storia di un’anima”, strutturato con la prevalenza della dimensione spirituale su quella della realtà effettuale, cioè, fondamentalmente, come “biografia psicologica” in cui i dati reali della biografia della Coffa interagiscono con la tensione ad intraprendere un viaggio nell’animo femminile. Cosicché emerge spesso tra le due donne una sorta di affinità elettiva, una specie di complicità, che si rivela nell’intromissione diretta, in prima persona, della scrittrice che ripercorrendo le vicende di Mariannina e condividendone slanci e incomprensioni, e sempre partecipe di ogni sommovimento interiore, scopre parallelamente in un personaggio così lontano nel tempo la dolorosa attualità della condizione femminile. C’è nel libro quasi un dialogo tra Teresa e Mariannina, tra biografa e biografata, i cui confini spesso si perdono e sfumano, come quando va in cerca dei luoghi in quella Noto libro aperto, dalle pagine di pietra dove leggere la storia di Mariannina17. Scrive, ad esempio: Impresa disperata ora ritrovare la casa dove morì. Di un solo cenno dispongo, del nome di una strada, via Mazzini, e debole anche questo, oggi che molti nomi sono cambiati da allora. Vado a caso, girovagando a lungo. Oltrepassata la torre dell’orologio di città, su una via Sergio Sallicano costeggio sulla destra l’edificio del carcere dalle persiane abbassate sulle finestre, all’interno lo sferragliare ritmico delle macchine a cui lavorano i carcerati. Mi spingo fino alla chiesa settecentesca del Crocifisso dalla facciata incompiuta, in piazza Mazzini; quel nome è un indizio, torno indietro sui miei passi, gli occhi mi vanno a caso su una lapide….18 Inoltre, l’alternarsi, nella narrazione, della prima e della terza persona, di questo interagire, di questo commentare partecipato, sono sicura testimonianza di quanto detto. Ad esempio, quando presenta la scena del matrimonio, interrompe la descrizione e scrive: Non mi risulta come i C. abbiano giustificato allo sposo l’insolito apparato di quella cerimonia…19; oppure, quando descrive la scena del ballo a Ragusa, scrive: E a questo punto mi piace immaginare Mariannina, tenutasi in disparte dalla finale baraonda, mettersi anche lei a battere le mani, corrugando le ciglia, in una espressione che le era solita nei rari momenti di divertita malizia20. O ancora l’intromissione relativa alla ricerca, a Genova delle strenne della rivista “La Donna e la Famiglia” a cui Mariannina collaborò e dove nel 1875 pubblicò l’ Ode a Giuseppe Migneco: Al mio tavolo di fòrmica e metallo attendo con una certa trepidazione. E giunge il commesso, sorridente e preciso mi dispone accanto le pile dei volumi della “Donna e la Famiglia”21. E tuttavia, tali interventi, insieme alla ricchezza di note a piè di pagina, danno al libro una strana qualità, assai particolare, che sta, appunto, tra la biografia romanzata, l’autobiografia e il saggio critico. Si aggiunga a ciò le innumerevoli citazioni dalle lettere con relativi e puntuali riferimenti e richiami e anche un breve intermezzo in cui la Carpinteri immagina un dialogo concitato, quasi alterco, tra Mariannina ed Ascenso, tratto dal carteggio e teatralmente presentato. Allora, si tratta proprio di un romanzo, come si attesta nella copertina? Non credo. In ogni caso, il libro aveva una sua intrinseca necessità e valide motivazioni, e come tale si proponeva ai lettori, agli ammiratori e agli studiosi della figura e dell’opera di Mariannina Coffa. In quegli anni, sappiamo bene, si discuteva animatamente sulla funzione del romanzo.
Ma quanti sono i notinesi, me compreso, che si sono incontrati con Mariannina Coffa? Tanti, in verità, hanno voluto dire il loro punto di vista, tanti hanno scritto articoli e interventi di varia natura; qualcuno, come il mio amico Biagio Iacono, ne ha fatto come un suo tema dominante e ha dedicato, si può dire, gran parte della sua vita intellettuale allo studio, alla conoscenza, alla fruizione, e alla diffusione della figura e della poesia della nostra poetessa. E tuttavia scarsa, a mio avviso assai scarsa, risulta l’attenzione critica sulla poesia di Mariannina, sulla sua piagnucolosa, dolorante, lacrimosa produzione poetica. E neppure in questo convegno mi sembra che ci sia stata particolare attenzione al problema. La vicenda personale e umana ha sempre avuto il sopravvento. Proprio su quella tristissima storia personale, Corrado Marescalco, un poeta anch’egli netino, nel 2003 ha voluto raccontare a modo suo “la triste storia di Mariannina Coffa”22; è questo, infatti, il sottotitolo di una biografia strutturata come un dramma in quattro parti ed un epilogo, dove vengono chiamati ad agire i personaggi più importanti di quella atroce vicenda umana ognuno per la sua parte, amici e nemici, samaritani e carnefici di questa giovane che avrebbe potuto avere ben altro destino23. Un’opera che, nella sua semplicità e direi quasi innocenza, testimonia un’ accorata partecipazione sentimentale, umana ed emotiva. Mettendo a confronto, in dialoghi accesi e vibranti i personaggi della storia, Marescalco sa restituire il clima di quegli anni che certamente ha studiato e conosciuto attraverso l’epistolario amoroso e non solo esso.
Lo studio di Angelo Fortuna Mariannina Coffa, L’Incompiuta24 si propone come racconto e insieme come saggio critico e l’autore correda di note entrambe le parti in cui divide il suo lavoro, aggiungendo una bibliografia degli scritti di e su Mariannina Coffa. La prima parte, infatti, è sostanzialmente il racconto della vita di Mariannina, dalla nascita ai funerali, dalla culla alla tomba. Fortuna racconta i vari momenti della vita di Mariannina, e li commenta a suo modo, deducendo e interpretando, leggendo tra le righe del carteggio amoroso anche il non detto, a volte anche proponendo sue soluzioni come quando di Ascenso Mauceri dice di riuscire a comprendere il giovane, ma non l’uomo maturo, l’umanista, lo scrittore, l’intellettuale che nel corso degli anni non poté realizzare il dramma interiore dell’amica, il suo desiderio di comprensione se non di perdono. Se questo fosse avvenuto, probabilmente le sofferenze morali della poetessa non sarebbero rimaste così fulminanti ed intense25. Riconosco al mio amico Angelo ottime capacità e lucidità di analisi, ma non sono d’accordo con lui su alcuni punti, sia quando, ad esempio ritiene che la Coffa non sia da collocare nel migliore dei casi tra la cosiddetta letteratura minore26, o quando, pur ritenendo fondamentale la raccolta delle lettere ordinata da Gino Raya, che egli dichiara essere stata la sua fonte principale, resta dell’opinione che la fama della Coffa resti più saldamente ancorata alla produzione poetica, lirica. Non se la prenda il mio amico, se io sono di opinione contraria, me egli sa bene che diverse voci fanno o potrebbero fare dolci note. Ogni opinione merita di essere rispettata ed io rispetto la sua, come rispetto la lettura delle poesie che egli affronta nella seconda parte del suo libro, premettendovi una breve introduzione, una giustificazione, un redde rationem. Cercherò –egli scrive – per quanto possibile, di ridurre all’essenziale i giudizi di merito, dal momento che lo scopo del presente studio è di avvicinare i lettori alla lettura di Mariannina Coffa, i cui versi, contrariamente alla convinzione di Gino Raya, che ha però l’indiscutibile merito di aver messo in evidenza il valore letterario e umano della corrispondenza col Mauceri, non meritano di essere sepolti nell’oblio. Varie composizioni, è vero, mancano di elaborazione artistica e di intensità poetica; molte altre, però, possono degnamente figurare in qualunque raccolta antologica comprendente i migliori poeti dell’Ottocento. Ignorarlo non è più possibile. La sua voce, poco ascoltata finora, merita certamente un posto non secondario nel panorama letterario italiano27. Passa quindi ad esaminare le varie raccolte, dalla prima, Poesie in differenti metri28 della tredicenne fanciulla fino ai versi della maturità, agli ultimi versi. Non entro nel merito della produzione poetica giacché, come ho detto, non è questo, qui il mio compito, ma non posso non dichiarare che, a mio avviso, nelle poesie l’oggetto amoroso viene spesso caricato oltremodo di segnali positivi e tende ad assumere connotazioni di maniera, sciogliendosi nei luoghi comuni del dettato tardo-romantico e facendosi altra cosa dal sentimento interiormente inteso; liriche, ritengo, di maniera, in cui il sentimento dovrebbe scorrere pianamente perché frutto non certo di una menzogna poetica, ma di una macerata prospettiva intima, e allineate e vincolate a forme compositive che altri già si sono lasciati alle spalle. E, ancora una volta, non posso non dichiarare di non essere d’accordo, con Angelo Fortuna sui rapporti di Mariannina con la Massoneria. Commentando infatti la famosa ode dedicata a Giuseppe Migneco, Fortuna ritiene che sbaglia chi pensa che il contatto con la massoneria totale, tramite il Migneco, abbia allontanato la poetessa dalla fede dell’infanzia, il giro della ruota: dalla visione cristiana all’armonia universale, all’immortal concetto. Lo dimostrerebbe anche l’uso, evidente, del linguaggio iniziatico. Indiscutibile l’accostamento alla Massoneria, indiscutibile l’influsso del medico omeopata su di lei. Ma sembra altrettanto indiscutibile che della Massoneria abbia recepito tutto ciò che poteva armonizzarsi con la fede in Gesù Cristo, nella trascendenza e nell’al di là cristiano: il ”gran concetto” per lei è, in sostanza, la verità cristiana29 . Io non ne sono convinto, non propendo per questa interpretazione; ma forse è per questo che Fortuna, quando racconta i funerali della Coffa, non fa alcun accenno alla presenza delle “insegne” massoniche, che pure c’erano, né che la “Loggia Elorina”, fondata da Lucio Bonfanti, fece imbalsamare il corpo della poetessa dal Dottor Francesco Orsoni e dal Dottor Corrado Rubera30, come attesta il cronachista netino sac. Corrado Puglisi. Ma tant’è. Ogni confronto è sempre produttivo, soprattutto per chi ritiene, come me, di non avere in tasca le chiavi della verità, che anzi va cercando.
Ancora nel 2003 un’altra biografia raccontata, La capinera che non sorrise31. di Concetto La Terra. Il ragusano La Terra, guidato da Biagio Iacono, ha voluto realizzare “un suo antico voto personale” come quello di porre un altro umile fiore ibleo sulla memoria della Donna e della Poetessa”. Ed è lo stesso Iacono ad affermare, nell’introduzione, che egli merita, proprio per questa sua candida semplicità letteraria, tutto il nostro sentito consenso emotivo specie quando, immergendosi nell’interiore travaglio di Mariannina, ne ripercorre con personale partecipazione i sogni e le angosce, ne mette a fuoco il dramma dei suoi quotidiani rapporti in seno alla Famiglia Morana di Ragusa, quando si reinventa nel dialetto ibleo del tempo pure i dialoghi con gli oltraggiosi o medievali rimproveri del rozzo Suocero verso la Nuora poetessa, istruita e… per questo, disonorata!32 . Tanto basta.
L’ultimo e più recente racconto della vita di Mariannina si deve alla siracusana (ma fattasi quasi adottare da Noto) Maria Lucia Riccioli che nel 2011, anno del 150° dell’Unità d’Italia, pubblica Ferita all’ala un’allodola33, ristampato da Giulio Perrone lo scorso anno. Non si tratta di un romanzo e di ciò ne hanno consapevolezza sia Paolo Di Paolo nei risvolti, sia Lia Levi che in quarta di copertina scrive che una ricerca storica tanto approfondita e minuziosa farebbe presupporre un romanzo che tragga il suo valore dalla forza dei fatti. Niente di più sbagliato. Del resto il termine “romanzo”, di cui oggi tanto impropriamente si abusa, non appare neppure in sottotitolo. Ferita all’ala un’allodola (verso preso in prestito, come dichiarato in epigrafe, dal visionario William Blake) è propriamente una biografia romanzata che va a fare il paio con quella di Teresa Carpinteri e che nulla aggiunge di nuovo alla conoscenza della biografia umana e intellettuale di Mariannina. Costruita, come l’altra, sul carteggio amoroso e su quanto da esso sia facile intuire, il pregio di questo libro tuttavia può essere squisitamente letterario, anche se, a mio avviso, esso è condizionato da una scrittura che alterna a lampi di sicuro e lucido lirismo la pesantezza della lezione linguistica di Camilleri. L’uso, infatti, di una terminologia dialettale ormai datata, a cui spesso la Riccioli ricorre e che non so se resiste ancora nell’inventore del commissario Montalbano, (è monotono, non lo leggo più, che altro avrebbe da dire?) è trapassato da gran tempo in favore di un uso smaliziato, originale, sapiente della lingua italiana che è la quarta lingua del mondo. Ma si sa, queste sono posizioni personali, poiché so bene che non si può stabilire a priori una lingua della narrazione o conformarsi a norme prestabilite e codificate. E mi viene in mente quel che diceva Vann’antò’: “nun è u cuntu ca importa, ma comu si cunta”. E tutti capiamo cosa vuol dire. Ma c’è, a mio avviso, un altro pregio, in questo libro, e cioè la capacità della scrittrice di saper costruire il testo con una sapiente tecnica di montaggio dei vari lacerti biografici e ricomporre il tutto in una unità armonica e, direi, cantante, cantilenante, come una sinfonia, soprattutto con l’elegante, soffice inserimento, tra le righe, della sua sensibilità e della sua capacità di commuoversi e di commuovere. Ma anche, e non è un aspetto del tutto secondario, la minuziosa e convincente ricostruzione del milieu storico nel tentativo, abbastanza riuscito, di ricomporre un ritratto, il più autentico possibile, rimettendo a posto i ruoli e i personaggi, scavando nelle situazioni, tracciando un quadro insieme storico e sociale. Ne vien fuori, alla fine, uno spaccato del tempo di cui si denunciano i sintomi negativi attraverso la reale mancanza di una dialettica sociale e culturale, ma assegnando a Mariannina un ruolo di indiscussa protagonista, quasi di eroina, anche se probabilmente caricata eccessivamente di positività.
A raccontare Mariannina, oltre che a studiarla con scienza ed amore, non si è sottratta neppure Marinella Fiume, che ha scritto un racconto, Notte chiara, riportato anche nel citato libro di Concetto La Terra; un racconto di poche pagine che scruta col fulmine della sintesi e in profondità la personalità di Mariannina utilizzando un iter narrativo dai tocchi leggeri e sapienti.
Ma prima di concludere desidero con qualche esempio, mettere a confronto la trasfigurazione narrativa che nelle varie narrazioni è stata fatta delle lettere di Mariannina, soprattutto della famosa lettera del 9 marzo 1870 che ovviamente qui sarebbe stato troppo lungo riportare34.

La scena del matrimonio
Mariannina
Sposai all’alba – la chiesa era deserta – camminavo come trasognata e mi pareva di non essere più sulla terra. Mio padre non mi accompagnò – non ebbi accanto un amico – da un lato avevo mia madre confusa e dolente anch’essa, dall’altro lato mio suocero, che col suo viso arcigno mi faceva spavento come l’angelo del male. Nicastro mi guardò commosso, e non ho obliato quello sguardo. Vi fu un istante in cui, senza parlarci, noi ci svelammo una lunga storia di dolori, di tradimenti, di miserie. Io ero impassibile –quando mi si pose in dito l’anello, Nicastro aveva gli occhi pieni di lagrime e non poteva leggere la lunga orazione latina di cui non compresi una parola. Terminata la cerimonia, ritornammo a casa; ma le strade erano ancora deserte perché di buon mattino. Presso la soglia della chiesa vi erano una povera e una fanciulla –forse avevano assistito alla cerimonia. La vecchia ci si accostò per chiedere l’elemosina e intanto diceva alla fanciulla: “è una sposa, come è bella, come è contenta”. Poverra donna! io non fui mai bella –ma d’onde argomentò la mia contentezza? – ero vestita modestamente e nulla in me addimostrava la sposa.
Carpinteri
Le nozze furono celebrate all’alba, con carattere di estrema riservatezza, dall’amico Sebastiano Nicastro; che alcuni giorni prima aveva ricevuto, come di rito, il “reciproco e libero” consenso degli sposi. Nicastro mi guardò commosso e non ho obliato quello sguardo. Vi fu un istante in cui, senza parlarci, noi ci svelammo una lunga storia di dolori, di tradimenti, di miserie. Io ero impassibile. Quando mi si pose l’anello al dito – da rilevare, non accenna mai allo sposo, nemmeno nel momento saliente della cerimonia- … Nicastro aveva gli occhi pieni di lagrime e non poteva leggere la lunga orazione latina di cui non compresi una parola. Era vestita modestamente, “nulla in lei addimostrava la sposa”, da un lato la madre, dall’altro il suocero. Il padre non la aveva accompagnata. Due testimoni e nessun invitato… All’uscita la sposa scese macchinalmente i gradini, la mano appoggiata al braccio del marito. Ancora di buon mattino, si avviarono per le strade deserte (pag. 127).
M. Fiume
Già, le sue fastose nozze! La chiesa deserta… camminava come trasognata nel suo modesto vestito…le pareva di non essere più sulla terra. Non c’era suo padre al suo braccio… glien’era mancata la faccia… da un lato sua madre, confusa e preoccupata, dall’altro il viso arcigno di suo suocero. Impassibile si fece mettere l’anello di gemme al dito. Le strade al ritorno deserte…Davanti alla soglia della chiesa una vecchia mendicante: “ Che bella sposa! E com’è felice!”, mentiva per ricevere una generosa elemosina…(pag. 107)
M.L. Riccioli
Padre Saverio Nicastro finì di pronunciare le parole del rito –strano matrimonio, strano davvero… I testimoni quasi seccati di dover presenziare…I genitori della sposa…una mummia impietrata lei, e dov’era Salvatore Coffa?… non aveva accompagnata la figlia all’altare… Fece giorno. Era e non era giorno ancora… Le strade deserte s’andavano animando poco a poco. Lo strano corteo nuziale venne fermato da una vecchia e una fanciulla.
-E’ una sposa… com’è bella, com’è contenta..
Morana, per farla tacere, le cacciò in mano una moneta. Mariannina alzò la testa. La vecchia la guardò e smentì con gli occhi la bugia detta per rimediare un’elemosina svogliata. (pagg. 162-163)

La scena del pranzo

Mariannina
Giunte a casa trovai la sola famiglia Sierna, il Nicastro e il Notaro Luigi Perricone. Restammo tutti insieme pel pranzo. Mio Padre si sentiva poco bene, e pareva invecchiato di venti anni. Si pranzò; non vi era gioia, non accenti scherzevoli, eravamo come fantasmi – perchè l’amore non allegrava il convito. Ascenso, non oblierò mai le lagrime di mio fratello Peppino durante quell’eterno pranzo. Era gioia – era dolore?

Carpinteri
Il pranzo si svolse sullo stesso tono della cerimonia. Soli invitati il notaio e il sacerdote Nicastro, i familiari di Peppina Siena… Durante quel pranzo “interminabile” il pianto improvviso del fratello Peppino. Lo guardò con distaccata meraviglia, non apparteneva ormai lei ad un altro mondo’? E perché egli piangeva, “era gioia, era dolore”? (pag. 127)

Riccioli
A casa i Siena, padre Nicastro e il notaio Luigi Perricone. Il pranzo sembrò un convito di fantasmi. Peppino lacrimava sul piatto. Salvatore Coffa non sostenne lo sguardo della figlia e sedette a tavola senza quasi toccare cibo. Sembrava che quella mattinata l’avesse invecchiato di vent’anni.(pag. 163-164)

La Terra
Al pranzo erano presenti i Siena, il notaio e il prete Nicastro: Peppino, forse per la gioia di veder Mariannina sposata oppure perché andava a Ragusa, ruppe in un pianto senza fine rendendo quel pranzo ancor meno nuziale. (pag. 44)

La scena dell’anello

Mariannina
Prima di partire Peppina mi confessò tutto – essa era stata avvisata, sapeva pria di me l’intreccio del matrimonio, e aveva agito per la mia felicità. Mi donò un piccolo anello, che mi pose essa stessa al dito accanto a quello che mi si era dato in chiesa. “Così va bene, mi disse, accennando ai due anelli, l’amore e l’amicizia”. Ci guardammo, e forse si spaventò del mio sguardo, perché io mi tolsi dal dito l’anello di sponsalizio e lo conservai. “Pensi al passato? –mi disse sbigottita- alienati, hai fatto un sacrifizio, ed hai messo la pace nella tua famiglia”. Io non risposi, ma sin d’allora non portai più l’anello di gemme.

Carpinteri
In camera, già vestita da viaggio, badava agli ultimi preparativi. Peppina Siena, in aria misteriosa e insieme trionfante – Bene, ora che è fatta, voglio dirti proprio tutto: io sapevo dell’intreccio di questo matrimonio quando tu non ne sapevi niente… Se qualche volta ho esagerato nel riferirti qualche cosetta, devi pur credere, lo ho fatto per la tua felicità. La fissò in volto senza capire, come colta nel sonno…La guardò in fondo agli occhi, con le ciglia corrugate. Quella abbassò la testa, come intenta ad infilarle al dito un suo piccolo anello accanto a quello nuziale:- Così va bene – disse – l’amicizia accanto all’amore. Per tutta risposta si sfilò dal dito il recente anello nuziale con le gemme e lo ripose, decisa a non più portarlo.
-Pensi al passato?
Le voltò le spalle.(Pag. 128)

La Terra
Mentre, poi, Mariannina si preparava per il viaggio, Peppina –l’amica fidata – tutta contenta le disse: “ Ora che ti sei sposata, voglio dirti tutto. Io sapevo di questo matrimonio, se non ti ho detto nulla avrò anche esagerato un po’, ma l’ho fatto per il tuo bene e per la tua felicità”… La fissò negli occhi atterrita e con quello sguardo l’accusava d’infamia. Peppina, intanto, s’era sfilato un anello e glielo mise al dito accanto a quello nuziale dicendole.” L’amicizia accanto all’amore”! Mariannina non rispose e, poi, cosa mai avrebbe potuto dirle, se anche lei l’aveva tradita? (pag. 44)

Riccioli
Peppina l’abbracciò prima di partire, prese la sinistra di Mariannina e le pose al medio, accanto all’anulare ingemmato, un anello.
-Così va bene: l’amore e l’amicizia.
Mariannina si tolse la fede nuziale e trapassò l’amica con uno sguardo che l’atterrì. Dunque le scottava, quell’anello. Sposa da poche ore e non sopportava di sentirselo addosso. Peppina lottò per ricacciare indietro le lacrime, per trovare parole per…Trovò quelle che le parvero più adatte…
– Io sapevo tutto, ma ho agito per la tua felicità…perché pensi al passato? Hai fatto un sacrificio, ed hai messo la pace nella tua famiglia.
Mariannina si passò le mani sull’abito da viaggio.
– E’ tardi, devo andare. (Pag. 164)

La scena della treccia

Mariannina
Quando io guardo questi oggetti sì cari, dico talora a me stessa: conservò Ascenso i miei capelli? O li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito?…Oh se sapeste: quando venni qui, quando ero costretta a vestirmi con eleganza per ricevere le persone che mi visitavano, io intrecciavo i miei capelli innanzi alla cognata che mi faceva compagnia e mi amava come una sorella. Peccato!, mi disse un giorno, ti manca quasi la metà di una treccia – e come è avvenuta questa disgrazia? – Disgrazia! Aveva ragione. Balbettai alcune parole di scusa e mutai discorso.
Carpinteri
Doveva cambiarsi in tutta fretta, vestirsi con eleganza; arrivava gente in visita, a conoscere la nuova sposa. La aiutava ad acconciarsi la cognata Lucia, sposata al Comitini, la sola a mostrarle qualche familiarità di sorella: – Peccato, ti manca quasi la metà di una treccia. E come ti è successa questa disgrazia?
-Disgrazia.
(Ancora Ascenzio, la ciocca che gli aveva regalata. “Conservò egli i suoi capelli, o li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito?” (pag. 137)
La Terra
Nei primi giorni fu tutto un ricevimento di parenti ed amici, fra i quali venne anche a renderle omaggio il Dott. Filippo Pennavaria, medico della famiglia. Mariannina, sempre elegantemente vestita, veniva aiutata dalla cognata Lucia che, pettinandola, s’accorse della ciocca di capelli mancante e, tutta stupita, le chiese: “Come ti è capitata questa disgrazia?” Ella trasalì, inventò una scusa e, col cuore, ricordò quando s’era tagliata quella ciocca per darla in pegno d’amore ad Ascenzio. Mille idee e mille pensieri invasero la sua mente (pag. 46).
Riccioli
Mariannina disfaceva il pratico toupet e le onde dei capelli, non più domate da mollette e fermagli, dilagavano sulla schiena sul collo sul petto. Poi, davanti alla cognata Comitini, l’unica che le volesse un po’ di bene e che dagli occhi non saettasse invidia o veleno, iniziava ad intrecciarli.
-Peccato!
-Che cosa?
-Ti manca quasi metà d’una treccia… e com’è avvenuta questa disgrazia?
Mariannina balbettò qualche parola di scusa. –Oh.. una pilucchera inesperta, quando mi fidanzai con vostro fratello… io ero nervosa e…
Poteva dirle che Ascenzio custodiva i suoi capelli? O forse no, li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito… (pag. 208-209)

Mi avvìo a concludere, ma devo anche dire che Mariannina è stata raccontata anche in versi e per questo, visto che di una poetessa stiamo trattando, mi piace leggervi una poesia in dialetto siciliano di Gaetano Passarello, pubblicata nella sua raccolta titolata La carcarazzata35, anche per fare omaggio ai “cugini” ragusani:

A RAGUSA DAVANTI ALLA CASA
DI MARIANNINA COFFA

All’angulu di ‘na strada c’è ‘palazzu
ca pari ca vulissi arriparari
di tramuntana quannu c’è vintazzu
li massari ca stannu a raggiunari
di provuli, furmaggiu e di viteddi.
E’ na fudda d’ommini vistuti
di nivuru affumatu. Li cappeddi?
-Sunnu ppi cavaleri arrinisciuti.
Dicinu sti massari rausani
ca se li senti e si li vuoi studiari
pari s’ancora siculi e sicani
sunnu tinuti cca a rapprisintari.
Nuddu s’adduna di ‘na valatedda
unni c’è scrittu un nomu fimminili.
Cca parrunu di caciu e muzzaredda!
Hannu raggiuni, nun su cosi vili!
Ma ‘n ta dda petra quantu ‘n fazzulettu
c’è scrittu un nomu: Coffa Mariannina.
Arreri a stu barcuni avia lu lettu,
e di cca s’affacciava ogni matina.
Vardava u celu, la chiesa e la campana
E s’asciugava l’occhi lacrimanti.
Pinsava alla sua Notu assai luntana
E pinsava puru a lu so amanti.
Poi riturnava intra muta e stanca
E tanti versi amari idda scrivìa
Dicennu: Ascenzu miu, tuttu mi manca,
nun pozzu cchiù campari senza tia.
E morsi, e fu pp’amuri ca sinn’ìu!
Scrivennu versi chini di duluri.
Ora è luntana ed è vicina a Diu
E nui sintemu ancora lu so’ amuri.
Amici ragusani, spissu sentu
Ca tra li dui città, Notu e Ragusa,
c’è un rapportu d’amuri, un sintimentu.
E c’è sta puitissa, sta carusa

C’a a stringiri stu vinculu cuncurri.
E’ comu l’acqua d’un ciumi ‘nto jardinu
C’arrifrisca dui spondi quannu scurri
Abbivirannu rosi e biancuspinu.
Ora non vi scurdati st’angiliddu
Ca scrissi tanti versi ‘nzuccarati.
Se ‘nta dda petra mittiti un ciuriddu
‘nforza l’amuri di li dui citati.

E desidero chiudere con le parole di Gino Raya, per rendere omaggio anche alla sua memoria, al ricordo di chi, nel 1957, con la pubblicazione delle Lettere ad Ascenso, portò all’attenzione degli studiosi l’avventura umana e letteraria di Mariannina Coffa:
Un Comune, anche di modeste possibilità, non dovrebbe mai trascurare il ricordo dei suoi figli migliori, pur senza snaturarne il volto mediante le solite apologie. (G. Raya, Lettera a B. Iacono da Fiuggi, Ferragosto 1984).

NOTE

1 Marinella Fiume, Sibilla arcana- Mariannina Coffa (1841 -1878), Caltanissetta, Lussografica, 2000.
2 Cfr. “La Sicilia”, Catania, 7 giugno 1978, pag. 42
3 Mariannina Coffa, Poesie scelte, a cura di B. Iacono, Noto, Sicula editrice, 1988
4 M. Fiume – B. Iacono, Voglio il mio cielo, Acireale-Roma, Bonanno Editore, 2015
5 Cfr. Carmelo Sgroi, Cultura e movimenti d’idee in Noto nel sec. XIX, Catania, Studio editoriale moderno, 1930, pagg. 67-81. Tra l’altro, nella sua impietosa analisi scrive: …Ma, purtroppo, lo stile abbondante, verboso, cascante, in lei si era come connaturato, sicché quando prendeva a cantare i suoi affetti, non le riusciva di abbandonare la solita maniera, di umiliare la sua mente alla precisione dell’espressione. Ella si abbandonava all’impeto irrompente del verso, all’espressione impropria, vaga, alla facile aggettivazione…
6 Cfr. in M. Coffa, Poesie scelte, a cura del Municipio, Noto, Zammit, 1882. Una delegazione di cittadini promotori dell’iniziativa e innamorati della poesia della Coffa, si recò a Napoli per ottenere dal De Sanctis, ormai vecchio e quasi cieco, un suo giudizio. Il Maestro, che non poteva più leggere, ascoltò le poesie lette da uno dei delegati ed espresse il seguente giudizio che venne pubblicato come prefazione all’elegante volumetto: L’autrice di questi versi non osò essere donna, e cullò tutta la sua vita nei sogni e nei desii vaghi, indefiniti della prima età. Ti giungono sussurri, mormorii, melodie, e non sai onde vengono e dove vanno. Martire della sua anima rimasta vergine e quasi infantile, passò sulla terra, guardando al Cielo dove cercava la patria sua, e dove sperava quiete. Questi versi raccolse la sua città natale con pietosa cura e onorando lei , onorò se stessa.
7 M.Coffa, Lettere ad Ascenso, a cura di Gino Raya, Siracusa-Roma-Milano, Ed. Ciranna, 1957
8 G. Raya, L’occulto fuoco di M. Coffa. Un epistolario inedito, Roma, “La Nuova Antologia”, agosto 1955, pagg. 500-516
9 G. Raya, Le caste e appassionate lettere d’una poetessa siciliana,
10 Nicolò Mineo, Mariannina Coffa in “Sibilla arcana”, (a cura di B. Iacono), in “La Gazzetta di Noto”, n. 4, ottobre 2000, pag. 115.
11 Ibid. pag. 114
12 Francesco Genovesi, Storia di una martire, Napoli, Chiurazzi, 1900
13 Giuseppe Leanti, Una poetessa della patria e del dolore, Noto, Zammit, 1923
14 Cfr. M. Fiume, Sibilla arcana, cit., pag. 151
15 Ibid, pag. 152
16 Teresa Carpinteri, L’eringio, Palermo, Flaccovio, 1978
17 Ibid. pag. 18
18 Ibid. pag. 19
19 Ibid. pag. 127
20 Ibid. pagg. 153-154
21 Ibid. pag. 155
22 Corrado Marescalco, Solitudine – La triste storia di Mariannina Coffa, Noto, Edizioni Pro Noto, 2003
23 Ibid. pag. VI
24 Angelo Fortuna, Mariannina Coffa-L’incompiuta, Noto, Editrice Alveria, 2002
25 Ibid. pag. 27
26 Ibid. pag. 145
27 Ibid. pag. 87
28 M. Coffa, Poesie in differenti metri, Siracusa, Pulejo, 1855
29 A. Fortuna, cit., pagg. 141-142
30 Corrado Puglisi, Cronica della città di Noto, vol. I, 1871-1880, Noto, Edizioni Pro Noto, 1988, pag. 124.
31 Concetto La Terra, La capinera che non sorrise, a cura di B. Iacono, Noto, Sicula editrice – Netum, 2003
32 Ibid. pag. 9
33 Maria Lucia Riccioli, Ferita all’ala un’allodola, Roma, Perrone editore, 2013
34 Tale lettera, scritta da Ragusa e indirizzata ad Ascenso, in quindici facciate, si può leggere integralmente sia nella raccolta di Lettere curata da Gino Raya (pagg. 137-144), sia in Sibilla a,mrcana di M. Fiume (pagg. 314-317)
35 Gaetano Passarello, La carcarazzata, Noto, Sicula Editrice, 1972

Vi offro il mio pezzo inedito a commento del saggio di Enzo Papa, che ringrazio ancora.

Sono onorata e felice che Enzo Papa, studioso e critico oltre che scrittore di non poco merito – “La città dei fratelli”, uscito per Le Edizioni dell’Ariete, è stato una delle mie fonti per scrivere di Mariannina Coffa e del suo milieu storico-politico – nel suo saggio “Mariannina raccontata” (uscito nel volume edito nel 2016 da Armando Siciliano Editore per raccogliere gli interventi del convegno “Sguardi plurali” del 2014) abbia citato e analizzato il mio romanzo storico “Ferita all’ala un’allodola”, che ha come protagonista la poetessa e patriota netina di cui quest’anno ricorrono i 140 anni della scomparsa, avvenuta il 6 gennaio del 1878.

Sentirsi parte di un continuum ininterrotto di studi e di scritti sulla poetessa rappresenta una grande soddisfazione perché ci si rende conto di aver potuto fornire un contributo ancorché modesto alla conoscenza sempre maggiore e approfondita della vita e delle opere di Mariannina Coffa.

Queste mie note costituiscono un semplice ringraziamento ad Enzo Papa ma anche l’occasione per alcune precisazioni.

“Ferita all’ala un’allodola” si pone come un’opera di tipo differente rispetto ai lavori di Biagio Iacono, Marinella Fiume, Angelo Fortuna – che insieme ad altri studiosi della poetessa ho letto e leggo, ammiro e stimo –: per il mio scritto rivendico lo statuto di romanzo, per diversi motivi.

Ben nota Papa che l’epistolario amoroso Coffa- Mauceri costituisce “in effetti il romanzo d’amore di Mariannina per Ascenso”, più precisamente “un romanzo epistolare”, grazie al certosino lavoro di Marinella Fiume che ha ricostruito entrambe le voci del dialogo in forma di lettera e sommamente letterario che è la corrispondenza tra la poetessa e il suo maestro di pianoforte, drammaturgo impegnato nel fermento politico pre e post risorgimentale, docente e primo preside del Liceo di Noto.

Ma anche se possiamo leggerlo come un romanzo, sempre di un epistolario si tratta, mentre il primo romanzo, anzi “la prima biografia romanzata di un certo rilievo si deve, come si sa, a Teresa Carpinteri”: nel 1978, primo centenario della morte di Mariannina, per i tipi di Flaccovio esce infatti “L’eringio” (anche se sarebbe interessante leggere “Mariannina e il mal d’amore” della novarese Pina Ballario, pubblicato a Roma nel 1956). “L’eringio” ricostruisce la vicenda coffiana con scrupolo documentario e a mio modo di vedere con uno stile in cui il narratore – la stessa Carpinteri – spesso interviene dialogando a distanza con la poetessa. Non per questo il libro perde il proprio status di romanzo, come accade per esempio in “Vita” di Melania G. Mazzucco (Rizzoli 2003), in cui l’autrice ricostruisce la vicenda dell’emigrazione del proprio nonno in America, intrecciando alla narrazione il proprio viaggio alla ricerca delle tracce dei propri antenati. Vita e Melania sembra che giochino a rincorrersi, proprio come Teresa e Mariannina ne “L’eringio”: Papa scrive che la “strana qualità, assai particolare” del libro sta nel suo essere una biografia romanzata, un’autobiografia e un saggio critico insieme, cui però il critico non riconosce lo status di romanzo, “etichetta” che io rivendico non solo per il mio “Ferita all’ala un’allodola” ma che credo si attagli anche al libro di Teresa Carpinteri, perché il romanzo, la cui morte è annunciata da almeno un secolo ma il cui necrologio nessuno riesce ancora a scrivere, prevede molti gradi di separazione tra l’ellissi/ eclissi totale del narratore e la sua esibizione o perfino la sua deliberata intromissione nella narrazione.

Ecco cosa scrive Papa a proposito del mio romanzo: “L’ultimo e più recente racconto della vita di Mariannina si deve alla siracusana (ma fattasi quasi adottare da Noto) Maria Lucia Riccioli che nel 2011, anno del 150° dell’Unità d’Italia, pubblica “Ferita all’ala un’allodola”, ristampato da Giulio Perrone lo scorso anno. Non si tratta di un romanzo e di ciò ne hanno consapevolezza sia Paolo Di Paolo nei risvolti, sia Lia Levi che in quarta di copertina scrive che una ricerca storica tanto approfondita e minuziosa farebbe presupporre un romanzo che tragga il suo valore dalla forza dei fatti. Niente di più sbagliato. Del resto il termine “romanzo”, di cui oggi tanto impropriamente si abusa, non appare neppure in sottotitolo. “Ferita all’ala un’allodola” (verso preso in prestito, come dichiarato in epigrafe, dal visionario William Blake) è propriamente una biografia romanzata che va a fare il paio con quella di Teresa Carpinteri e che nulla aggiunge di nuovo alla conoscenza della biografia umana e intellettuale di Mariannina”.

Vero, verissimo il fatto che dietro la stesura di questo romanzo – mi ostino a chiamarlo tale – ci sia stata una ricerca minuziosa e approfondita: gli scritti di e su Mariannina sono stati da me scandagliati non con il piglio dello storico o del critico ma con quello del romanziere, che nelle crepe, nelle fessure, nel non detto, negli strappi e nelle lacune dei documenti cerca il dicibile romanzesco, la narrazione, la descrizione, il dialogo, la polifonia del contesto – per scrivere “Ferita all’ala un’allodola” ho tra l’altro ri-letto tanta narrativa coeva per allenare la mia penna e farla correre al ritmo della scrittura ottocentesca, ho scandagliato carte d’archivio la cui lingua così peculiare è confluita nella mia scrittura; c’è inoltre tanta, tantissima musica in questo romanzo, specie l’opera, che era la colonna sonora del Risorgimento e che sia Mariannina che Ascenso frequentavano sia come fruitori che come dilettanti, cantando e suonando romanze e arie. Ricordo per inciso che Ascenzio Mauceri aveva frequentato a Napoli il Conservatorio di San Pietro a Maiella, da cui erano usciti musicisti del calibro di Vincenzo Bellini. Chi legge “Ferita all’ala un’allodola” noterà gli incastri, le tarsie, gli impasti che ho tentato di fare ri-ascoltando tanta musica dell’epoca e ri-leggendo i libretti d’opera, spesso vera e propria poesia di per se stessi e non solo base per la musica.

Continua Papa: “Costruita, come l’altra, sul carteggio amoroso e su quanto da esso sia facile intuire, il pregio di questo libro tuttavia può essere squisitamente letterario, anche se, a mio avviso, esso è condizionato da una scrittura che alterna a lampi di sicuro e lucido lirismo la pesantezza della lezione linguistica di Camilleri. L’uso, infatti, di una terminologia dialettale ormai datata, a cui spesso la Riccioli ricorre e che non so se resiste ancora nell’inventore del commissario Montalbano, (è monotono, non lo leggo più, che altro avrebbe da dire?) è trapassato da gran tempo in favore di un uso smaliziato, originale, sapiente della lingua italiana che è la quarta lingua del mondo. Ma si sa, queste sono posizioni personali, poiché so bene che non si può stabilire a priori una lingua della narrazione o conformarsi a norme prestabilite e codificate. E mi viene in mente quel che diceva Vann’antò’: “nun è u cuntu ca importa, ma comu si cunta”. E tutti capiamo cosa vuol dire”.

Papa riconosce pregi letterari al mio romanzo, ma contesta l’utilizzo del dialetto e per di più di un dialetto camilleriggiante, se mi si passa il termine. La mia familiarità con il dialetto è di lunga data: sono cresciuta perfettamente bilingue grazie alla sapienza di mia madre – posso davvero dire che il siciliano è per me lingua mater in tutti i sensi – e frequento il dialetto anche per scrivere poesia: è del 2014 il mio “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu”, uscito per i tipi di Algra Editore, in cui ho messo in versi i “cunti” dei miei nonni materni, lavoro più che decennale. Mi sono nutrita di Verga, Capuana, Pirandello, Sciascia, Bufalino, Consolo e non solo: amo Martoglio e altri grandi e minimi che ci hanno regalato poesia e teatro in siciliano con risultati letterari altissimi. Camilleri, che leggo per le sue capacità di affabulatore e cui riconosco il pregio di essersi ritagliato a sua immagine una scrittura personale, uno stile che ormai ci suona familiare, se ha avuto un’influenza sulla stesura di “Ferita all’ala un’allodola” lo ha fatto perché ho riletto per l’occasione i suoi romanzi storici (quelli ambientati nella Vigàta ottocentesca); l’uso che faccio del dialetto nel romanzo è funzionale alla caratterizzazione dei personaggi: vari registri linguistici per l’Italiano delle classi più o meno alfabetizzate e colte, il dialetto per le classi popolari, senza dimenticare il fatto che il siciliano veniva utilizzato correntemente per la comunicazione quotidiana anche dalle persone più istruite – come si evince anche dall’epistolario coffiano scandagliato da Marinella Fiume e Biagio Iacono, in cui è interessante notare le interferenze del dialetto sulla scrittura pur sorvegliata e sempre in lingua italiana della poetessa.

“Ma c’è, a mio avviso, un altro pregio, in questo libro, e cioè la capacità della scrittrice di saper costruire il testo con una sapiente tecnica di montaggio dei vari lacerti biografici e ricomporre il tutto in una unità armonica e, direi, cantante, cantilenante, come una sinfonia, soprattutto con l’elegante, soffice inserimento, tra le righe, della sua sensibilità e della sua capacità di commuoversi e di commuovere. Ma anche, e non è un aspetto del tutto secondario, la minuziosa e convincente ricostruzione del milieu storico nel tentativo, abbastanza riuscito, di ricomporre un ritratto, il più autentico possibile, rimettendo a posto i ruoli e i personaggi, scavando nelle situazioni, tracciando un quadro insieme storico e sociale. Ne vien fuori, alla fine, uno spaccato del tempo di cui si denunciano i sintomi negativi attraverso la reale mancanza di una dialettica sociale e culturale, ma assegnando a Mariannina un ruolo di indiscussa protagonista, quasi di eroina, anche se probabilmente caricata eccessivamente di positività”: qui Papa evidenzia i pregi riscontrati nel mio libro e non posso non ringraziarlo. Il mio lavoro mirava al verosimile manzoniano: il contesto andava ricostruito senza invenzioni gratuite né forzature, men che mai anacronismi o proiezioni del 2011 sul 1860. Per quanto riguarda il rapporto con la protagonista, ho tentato un approccio empatico, per potermi avvicinare – io donna del XXI secolo – ad una conterranea del XIX: per commuovere i lettori ho dovuto commuovermi io per prima, per farli immergere nel milieu storico-politico dell’epoca ho dovuto ristudiarla io per prima, per creare suggestione, per tentare di far rivivere l’atmosfera poetica, culturale, musicale del nostro Risorgimento ho dovuto riviverla in prima persona aiutandomi con i libri, le “sudate carte”, i documenti, la musica, l’arte, senza tralasciare i sopralluoghi in loco, quasi a voler ripercorrere le orme dei miei personaggi eliminando – o fingendo di farlo, questa è la magia della letteratura – le barriere spazio-temporali che ci dividono.

Il saggio di Papa conclude mettendo a confronto “la trasfigurazione narrativa che nelle varie narrazioni è stata fatta delle lettere di Mariannina, soprattutto della famosa lettera del 9 marzo 1870” in cui Mariannina Coffa narra delle proprie nozze con Giorgio Morana, possidente ragusano: all’alba dell’8 aprile del 1860, giorno di Pasqua, data fatidica per i moti risorgimentali in Sicilia, nella Cattedrale di Siracusa avviene lo sposalizio tanto aborrito dalla poetessa.

“La scena del matrimonio”.

Mariannina

Sposai all’alba – la chiesa era deserta – camminavo come trasognata e mi pareva di non essere più sulla terra. Mio padre non mi accompagnò – non ebbi accanto un amico – da un lato avevo mia madre confusa e dolente anch’essa, dall’altro lato mio suocero, che col suo viso arcigno mi faceva spavento come l’angelo del male. Nicastro mi guardò commosso, e non ho obliato quello sguardo. Vi fu un istante in cui, senza parlarci, noi ci svelammo una lunga storia di dolori, di tradimenti, di miserie. Io ero impassibile –quando mi si pose in dito l’anello, Nicastro aveva gli occhi pieni di lagrime e non poteva leggere la lunga orazione latina di cui non compresi una parola. Terminata la cerimonia, ritornammo a casa; ma le strade erano ancora deserte perché di buon mattino. Presso la soglia della chiesa vi erano una povera e una fanciulla –forse avevano assistito alla cerimonia. La vecchia ci si accostò per chiedere l’elemosina e intanto diceva alla fanciulla: “è una sposa, come è bella, come è contenta”. Poverra donna! io non fui mai bella –ma d’onde argomentò la mia contentezza? – ero vestita modestamente e nulla in me addimostrava la sposa.

Carpinteri

Le nozze furono celebrate all’alba, con carattere di estrema riservatezza, dall’amico Sebastiano Nicastro; che alcuni giorni prima aveva ricevuto, come di rito, il “reciproco e libero” consenso degli sposi. Nicastro mi guardò commosso e non ho obliato quello sguardo. Vi fu un istante in cui, senza parlarci, noi ci svelammo una lunga storia di dolori, di tradimenti, di miserie. Io ero impassibile. Quando mi si pose l’anello al dito – da rilevare, non accenna mai allo sposo, nemmeno nel momento saliente della cerimonia – … Nicastro aveva gli occhi pieni di lagrime e non poteva leggere la lunga orazione latina di cui non compresi una parola. Era vestita modestamente, “nulla in lei addimostrava la sposa”, da un lato la madre, dall’altro il suocero. Il padre non la aveva accompagnata. Due testimoni e nessun invitato… All’uscita la sposa scese macchinalmente i gradini, la mano appoggiata al braccio del marito. Ancora di buon mattino, si avviarono per le strade deserte (pag. 127).

  1. Fiume

Già, le sue fastose nozze! La chiesa deserta… camminava come trasognata nel suo modesto vestito…le pareva di non essere più sulla terra. Non c’era suo padre al suo braccio… glien’era mancata la faccia… da un lato sua madre, confusa e preoccupata, dall’altro il viso arcigno di suo suocero. Impassibile si fece mettere l’anello di gemme al dito. Le strade al ritorno deserte…Davanti alla soglia della chiesa una vecchia mendicante: “ Che bella sposa! E com’è felice!”, mentiva per ricevere una generosa elemosina…(pag. 107).

M.L. Riccioli

Padre Saverio Nicastro finì di pronunciare le parole del rito – strano matrimonio, strano davvero… I testimoni quasi seccati di dover presenziare… I genitori della sposa… una mummia impietrata lei, e dov’era Salvatore Coffa?… non aveva accompagnata la figlia all’altare… Fece giorno. Era e non era giorno ancora… Le strade deserte s’andavano animando poco a poco. Lo strano corteo nuziale venne fermato da una vecchia e una fanciulla.

– È una sposa… com’è bella, com’è contenta…

Morana, per farla tacere, le cacciò in mano una moneta. Mariannina alzò la testa. La vecchia la guardò e smentì con gli occhi la bugia detta per rimediare un’elemosina svogliata (pagg. 162-163).

La scena del pranzo

Mariannina

Giunte a casa trovai la sola famiglia Siena, il Nicastro e il Notaro Luigi Perricone. Restammo tutti insieme pel pranzo. Mio Padre si sentiva poco bene, e pareva invecchiato di venti anni. Si pranzò; non vi era gioia, non accenti scherzevoli, eravamo come fantasmi – perché  l’amore non allegrava il convito. Ascenso, non oblierò mai le lagrime di mio fratello Peppino durante quell’eterno pranzo. Era gioia – era dolore?

Carpinteri

Il pranzo si svolse sullo stesso tono della cerimonia. Soli invitati il notaio e il sacerdote Nicastro, i familiari di Peppina Siena… Durante quel pranzo “interminabile” il pianto improvviso del fratello Peppino. Lo guardò con distaccata meraviglia, non apparteneva ormai lei ad un altro mondo? E perché egli piangeva, “era gioia, era dolore”? (pag. 127).

Riccioli

A casa i Siena, padre Nicastro e il notaio Luigi Perricone. Il pranzo sembrò un convito di fantasmi. Peppino lacrimava sul piatto. Salvatore Coffa non sostenne lo sguardo della figlia e sedette a tavola senza quasi toccare cibo. Sembrava che quella mattinata l’avesse invecchiato di vent’anni (pag. 163-164).

La Terra

Al pranzo erano presenti i Siena, il notaio e il prete Nicastro: Peppino, forse per la gioia di veder Mariannina sposata oppure perché andava a Ragusa, ruppe in un pianto senza fine rendendo quel pranzo ancor meno nuziale (pag. 44).

La scena dell’anello

Mariannina

Prima di partire Peppina mi confessò tutto – essa era stata avvisata, sapeva pria di me l’intreccio del matrimonio, e aveva agito per la mia felicità. Mi donò un piccolo anello, che mi pose essa stessa al dito accanto a quello che mi si era dato in chiesa. “Così va bene, mi disse, accennando ai due anelli, l’amore e l’amicizia”. Ci guardammo, e forse si spaventò del mio sguardo, perché io mi tolsi dal dito l’anello di sponsalizio e lo conservai. “Pensi al passato? –mi disse sbigottita- alienati, hai fatto un sacrifizio, ed hai messo la pace nella tua famiglia”. Io non risposi, ma sin d’allora non portai più l’anello di gemme.

Carpinteri

In camera, già vestita da viaggio, badava agli ultimi preparativi. Peppina Siena, in aria misteriosa e insieme trionfante – Bene, ora che è fatta, voglio dirti proprio tutto: io sapevo dell’intreccio di questo matrimonio quando tu non ne sapevi niente… Se qualche volta ho esagerato nel riferirti qualche cosetta, devi pur credere, lo ho fatto per la tua felicità. La fissò in volto senza capire, come colta nel sonno… La guardò in fondo agli occhi, con le ciglia corrugate. Quella abbassò la testa, come intenta ad infilarle al dito un suo piccolo anello accanto a quello nuziale: – Così va bene – disse – l’amicizia accanto all’amore. Per tutta risposta si sfilò dal dito il recente anello nuziale con le gemme e lo ripose, decisa a non più portarlo.

– Pensi al passato?

Le voltò le spalle (Pag. 128).

La Terra

Mentre, poi, Mariannina si preparava per il viaggio, Peppina – l’amica fidata – tutta contenta le disse: “ Ora che ti sei sposata, voglio dirti tutto. Io sapevo di questo matrimonio, se non ti ho detto nulla avrò anche esagerato un po’, ma l’ho fatto per il tuo bene e per la tua felicità”… La fissò negli occhi atterrita e con quello sguardo l’accusava d’infamia. Peppina, intanto, s’era sfilato un anello e glielo mise al dito accanto a quello nuziale dicendole.” L’amicizia accanto all’amore”! Mariannina non rispose e, poi, cosa mai avrebbe potuto dirle, se anche lei l’aveva tradita? (pag. 44).

Riccioli

Peppina l’abbracciò prima di partire, prese la sinistra di Mariannina e le pose al medio, accanto all’anulare ingemmato, un anello.

– Così va bene: l’amore e l’amicizia.

Mariannina si tolse la fede nuziale e trapassò l’amica con uno sguardo che l’atterrì. Dunque le scottava, quell’anello. Sposa da poche ore e non sopportava di sentirselo addosso. Peppina lottò per ricacciare indietro le lacrime, per trovare parole per…Trovò quelle che le parvero più adatte…

– Io sapevo tutto, ma ho agito per la tua felicità… perché pensi al passato? Hai fatto un sacrificio, ed hai messo la pace nella tua famiglia.

Mariannina si passò le mani sull’abito da viaggio.

– È tardi, devo andare (Pag. 164).

La scena della treccia

Mariannina

Quando io guardo questi oggetti sì cari, dico talora a me stessa: conservò Ascenso i miei capelli? O li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito?… Oh se sapeste: quando venni qui, quando ero costretta a vestirmi con eleganza per ricevere le persone che mi visitavano, io intrecciavo i miei capelli innanzi alla cognata che mi faceva compagnia e mi amava come una sorella. Peccato!, mi disse un giorno, ti manca quasi la metà di una treccia – e come è avvenuta questa disgrazia? – Disgrazia! Aveva ragione. Balbettai alcune parole di scusa e mutai discorso.

Carpinteri

Doveva cambiarsi in tutta fretta, vestirsi con eleganza; arrivava gente in visita, a conoscere la nuova sposa. La aiutava ad acconciarsi la cognata Lucia, sposata al Comitini, la sola a mostrarle qualche familiarità di sorella: – Peccato, ti manca quasi la metà di una treccia. E come ti è successa questa disgrazia?

– Disgrazia.

(Ancora Ascenzio, la ciocca che gli aveva regalata. “Conservò egli i suoi capelli, o li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito?” (pag. 137).

La Terra

Nei primi giorni fu tutto un ricevimento di parenti ed amici, fra i quali venne anche a renderle omaggio il Dott. Filippo Pennavaria, medico della famiglia. Mariannina, sempre elegantemente vestita, veniva aiutata dalla cognata Lucia che, pettinandola, s’accorse della ciocca di capelli mancante e, tutta stupita, le chiese: “Come ti è capitata questa disgrazia?” Ella trasalì, inventò una scusa e, col cuore, ricordò quando s’era tagliata quella ciocca per darla in pegno d’amore ad Ascenzio. Mille idee e mille pensieri invasero la sua mente (pag. 46).

Riccioli

Mariannina disfaceva il pratico toupet e le onde dei capelli, non più domate da mollette e fermagli, dilagavano sulla schiena sul collo sul petto. Poi, davanti alla cognata Comitini, l’unica che le volesse un po’ di bene e che dagli occhi non saettasse invidia o veleno, iniziava ad intrecciarli.

– Peccato!

– Che cosa?

– Ti manca quasi metà d’una treccia… e com’è avvenuta questa disgrazia?

Mariannina balbettò qualche parola di scusa. – Oh… una pilucchera inesperta, quando mi fidanzai con vostro fratello… io ero nervosa e…

Poteva dirle che Ascenzio custodiva i suoi capelli? O forse no, li distrusse inesorabile per distruggere con essi la memoria di colei che lo aveva tradito… (pagg. 208-209)”.

Davvero interessante notare come gli avvenimenti raccontati dalla poetessa si trasmutino nelle pagine letterarie di autori diversi ma accomunati dal desiderio di ridare voce alla poetessa netina.

Ridare voce: questo è stato il mio intento principale nello scrivere “Ferita all’ala un’allodola” – al di là della ricostruzione di race, milieu, moment, al di là del lavoro sulla lingua, sulla “musica” delle parole e delle frasi su cui ho tanto lavorato, al di là della tradizione letteraria e del canone, al di là delle possibili letture del mio libro in chiave sociopolitica, storiografica, stilistica, femminista… –, che per me vuol dire farsi strumento, attraverso la parola, per chi parola non più non ha e poter fare memoria, oltre che emozionare, far riflettere e sognare.

Sono anche consapevole del fatto che la Mariannina del mio romanzo è la “mia” Mariannina, non la reale Mariannina Coffa, filtrata attraverso le mie letture, i miei studi, la mia scrittura e prima ancora attraverso il mio modo di essere e sentire: persona e personaggio non possono mai coincidere, dato che la vita si rifrange nella letteratura frantumandosi come le immagini di un immenso caleidoscopio e ogni opera letteraria sulla poetessa può restituirne solo un frammento.

Precisato questo, non posso che essere grata dell’attenzione critica di Enzo Papa nei confronti del mio lavoro e rispettare le sue considerazioni su “Ferita all’ala un’allodola”: la critica letteraria si sviluppa proprio grazie al confronto delle visioni diverse sullo stesso testo e credo che questa mia trattazione ne sia – se ce ne fosse bisogno – l’ulteriore prova.

Riporto un contributo di Stefano Vaccaro, per il quale ho scritto la prefazione ad un pregevole volume di studi che mi piacerebbe tanto presentare a Siracusa:

Silfide, maga e sirena. L'ideale femminile nella letteratura italiana  dell'Ottocento - Vaccaro, Stefano - Libri - Amazon.it

FIGLIE D’ITALIA
Il 6 gennaio 1878 lasciava questo mondo Mariannina Coffa, la ricordiamo con due quartine inedite tratte da un più ampio componimento scritto dalla Poetessa. Il testo integrale fa parte dei documenti visibili al Castello di Donnafugata all’interno della mostra “La biblioteca svelata – A carte scoperte”.
 
Si prostri l’empio a cui le voglie immonde Giammai non sazia la viltate e l’oro;
Chi al grido dell’onor mai non risponde,
Chi fa del vizio il suo maggior tesoro.
Chi, turpe il labbro e per velen feroce,
Strazia la fama altrui, l’alma, e l’ingegno…
O sommo Iddio! per te, per la tua Croce,
Trovi perdon di chi perdono è indegno!!
 
E come scordare il convegno ragusano di due anni fa? 
 
DONNE DI / PER RAGUSA: foto e video | Maria Lucia Riccioli
 
Notizie da Domenico Pisana, che a suo tempo ospitò il mio romanzo a Modica nell’ambito del caffè letterario intitolato a Salvatore Quasimodo…
 
Il prossimo 10 ottobre 2020 presenterò a Rosolini presso l’Auditorium Del Buono, il mio nuovo libro di critica letteraria uscito a fine luglio, “Viaggio nell’area aretusea. Percorsi di poesia narrativa saggistica” , 271 pagine, ove mi occupo di alcuni poeti, scrittori e saggisti dell’area aretusea del Sud est siciliano.
Ringrazio lo scrittore Corrado Calvo, Presidente dell’associazione Cultura e Dintorni, gli scrittori e poeti Ignazia Iemmolo Portelli, Giuseppe Blandino, Piero Meli, Pina Magro, Giovanna Alecci per l’organizzazione dell’evento, che si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid(mascherina e distanziamento). Ringrazio il sindaco di Rosolini per la concessione dell’Auditorium Del Buono. Nei prossimi giorni sarà comunicato il programma della serata.
 
Domenico Pisana mi aveva onorata della sua attenzione critica pubblicando un saggio documentato e ponderato su FERITA ALL’ALA UN’ALLODOLA nella rivista letteraria Euterpe. Il saggio è adesso presente nel volume presentato a Rosolini (è prevista anche una presentazione siracusana).
 
L'immagine può contenere: 14 persone, tra cui Annalisa Stancanelli, Luca Campi e Maria Lucia Riccioli
 
Un’altra piacevole sorpresa mi è venuta dalla mia ex compagna di classe della scuola media Cetty De Luca: la sua tesi di laurea, “L’anticonformismo di Mariannina Coffa nella storia del Risorgimento italiano”, nella quale sono citata come autrice del secondo romanzo sulla poetessa e patriota netina.
Avevo avuto la gioia di presenziare alla discussione della tesi di laurea di Niccolò Vincenzo Salvia, che aveva collegato l’analisi della biografia e della poetica della Coffa nell’ottica dei gender studies (anche Salvia mi aveva citata; direi che esistono potenti e misteriosi legami tra gli estimatori coffiani).
 
 
https://www.lacivettapress.it/2019/12/19/niccolo-salvia-l-esemplarita-di-mariannina-coffa/
(il link al mio articolo per LA CIVETTA DI MINERVA)
 

E adesso? Leggo e studio sempre Mariannina Coffa. Penso che quest’anno ricorrono 180 anni dalla sua nascita (1841-2021) e potrebbe essere questa l’occasione per nuovi studi e lavori sulla poetessa.

“Aprendo il balcone, ho guardato all’infuori per trovare un po’ d’aria e di luce. Qual vista Ascenso, quale spettacolo sublime e tetro ad un tempo! (…) Vi è un chiarore così bello che non par cosa naturale: lo si scambierebbe per la luce di un dipinto magico, in cui l’artista in un momento d’estasi e di ispirazione abbia voluto oltrepassare i limiti dell’arte concessi”. Mariannina Coffa

Venerdì 1º ottobre dalle ore 18:30 in poi la poetessa ritornerà con le sue parole, la sua poesia, il suo mondo, a passeggiare per le vie del centro storico di Ragusa. Tutti gli appuntamenti sulla pagina del Tour Letterario Ibleo.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "SICILIA TOUR LETTERARIO IBLEO Edizioni 180° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DELLA POETESSA MARIANNINA COFFA Î 18:30 VENERDÌ 1 OTTOBRE 2021 PRESENTAZIONE DEL LIBRO "VIAGGIO NEGLI IBLEI" CON ANDREA GUASTELLA E STEFANO VACCARO. CONDUCE STEFANIA CAMPO H 20:00 A seguire: LETTURE TEATRALIZZATE DALL'EPISTOLARIO COFFA-MAUCERI CON MASSIMO LEGGIO E CARMELA BUFFA CALLEO MARIANNINA COFFA E LA RICERCA DI UNA PATRIA IDEALE. CONFERENZA DI MARINELLA FIUME A seguire: CONCERTO DELLA CANTAUTRICE GABRIELLA LUCIA GRASSO RAGUSA Tour Letterario Ibleo Sagrato San Giovanni Battista EVENTO GRATUITO www.tourletterarioibleo.it WHATSAPP 3337631059"

Chi ha rubato la mia mamma? a LA VIA DEI LIBRAI!

27 martedì Apr 2021

Posted by mlriccioli in Uncategorized

≈ Lascia un commento

Tag

#VDL21, #video, Amor Librorum, Chi ha rubato la mia mamma?, Damiano Calabrese, Elio Cannizzaro, Fausta Di Falco, La bananottera, La via dei librai, Laura Addari, Maria Lucia Riccioli, Marta Occhipinti, Monica Saladino, Palermo, VerbaVolant edizioni

La via dei librai 2021: La città comunità - LA VIA DEI LIBRAI

CHI HA RUBATO LA MIA MAMMA? partecipa a LA VIA DEI LIBRAI 2021, manifestazione che si è tenuta on line dal 22 al 27 aprile e che si spera possa essere svolta in presenza a settembre, naturalmente a Palermo…

VERBAVOLANT EDIZIONI

Ecco questo video di presentazione, in cui a 10′.47” potrete vedermi parlare del mio secondo libro per bambini, sempre pubblicato da VerbaVolant edizioni, di cui LA VIA DEI LIBRAI ha intervistato l’editrice Fausta Di Falco:

LA VIA DEI LIBRAI

VERBAVOLANT EDIZIONI

Per parlare di noi abbiamo deciso di intervistare il nostro “capo”, colei che ha deciso di imbarcarsi in questa impresa. A rappresentarci sarà il miglior amico dell’uomo, un cagnolino di peluche, la nostra mascotte che ci dà preziosi consigli e ci accompagna alle fiere e alle manifestazioni (quando leggerete queste righe sarete portati a considerarci degli sclerati fuori di testa ma non temete: siamo veramente, a volte, ma simpaticamente, un po’ fuori di testa!) Dal momento che Vongoletto (questo è il curioso nome della mascotte prima citata. Vi racconteremmo perché si chiama così ma non ci sembra la sede adatta) usa un linguaggio suo proprio che solo noi riusciamo a interpretare, per comodità i dialoghi saranno riportati nel linguaggio umano italiano standard.

Quando nasce questa idea un po’ folle di aprire una casa editrice?

Nasce qualche anno dopo la laurea in lettere, quando mi rendo conto di avere abbastanza rotelle fuori posto per imbarcarmi in un’impresa di questo genere!

E perché proprio una casa editrice e non, chessò, un bel negozio di cibo per cani? (!)

Perché ho sempre avuto un grande interesse per il mondo dell’editoria e dei libri in generale. Fin da bambina amavo andare per librerie e cartolerie e annusare il profumo della carta e dell’inchiostro.

N d i* posso assicurare che la fissazione le è rimasta anche adesso e che a volte è un po’ fuori luogo. Mette il naso dappertutto. E se lo dico io che di odori me ne intendo…

Ok, non potevi accontentarti di lavorare da qualche parte dove si vendessero o stampassero libri?

Ovviamente no! Ma chi te le scrive queste domande? Sorvoliamo… dopo la laurea ho fatto dei corsi specifici e ho deciso di lavorare nel mondo dell’editoria. Avevo pensato di propormi a delle case editrici ma quasi sicuramente sarei dovuta andare via da qui, così ho pensato di prendere coraggio e tentare e ora… eccoci qui.

Perché hai scelto proprio questo nome? Forse la seconda parte del motto (vedi che bravo, conosco anche il latino!) sarebbe stata più adatta non ti pare?

No, perché voglio che i lettori visualizzino l’immagine delle parole che escono dai libri (i nostri) e che li seguano fedelmente accompagnandoli nella loro vita. Immagine poetica, ti pare?

Non posso contraddirti per contratto… chi sono i nostri potenziali lettori?

Direi un po’ tutti. Abbiamo (n d i* il suo noi maschera spesso un IO ma lasciamo correre…) deciso di rivolgerci a un pubblico differenziato grazie a varie collane. Direi comunque che il nostro è soprattutto un pubblico di bambini e giovani, anche solo nell’anima (diversamente dubito che sarebbero arrivati fino a questo punto nella lettura dell’intervista!).

Mi dicono che dobbiamo chiudere qui, perché questa pagina non può essere troppo lunga, ma so che hai una cosa importante da dire…

Sì, è una cosa che dovrebbe essere scontata ma che purtroppo non lo è affatto. La nostra è una casa editrice non a pagamento per gli autori! Non chiediamo contributi ma scommettiamo sugli autori o sugli illustratori che ci sono piaciuti e investiamo su di loro.

Ora che ho finito di lavorare mi prepari la pappa…?

Chi ti ha detto di aver finito? Torna al lavoro piuttosto, abbiamo ancora un sacco da fare!

* nota dell’intervistatore

VIDEO #VDL

Ecco il palinsesto in cui il mio video è stato inserito:

PALINSESTO

Chi ha rubato la mia mamma? da Prampolini!

26 lunedì Apr 2021

Posted by mlriccioli in Uncategorized

≈ Lascia un commento

Tag

Catania, Chi ha rubato la mia mamma?, Elio Cannizzaro, Fausta Di Falco, La Repubblica, Laura Addari, Legatoria Prampolini, libreria storica, librerie storiche, Maria Lucia Riccioli, Marta Occhipinti, Palermo, recensione, Romeo Prampolini, VerbaVolant edizioni

View this post on Instagram

A post shared by Legatoria Prampolini (@legatoria_prampolini)

Non posso che essere grata a tutte le librerie che ospitano e promuovono il mio secondo libro per bambini, CHI HA RUBATO LA MIA MAMMA? (VerbaVolant edizioni, di cui in foto potete vedere altri splendidi libri…).

Questo albo illustrato dai colori meravigliosi di Laura Addari sta facendo breccia nei cuori di tanti bimbi grazie a book influencer, recensori e librai… grazie ancora!

Leggete un po’ la storia di questa libreria storica catanese…

https://it.wikipedia.org/wiki/Libreria_Romeo_Prampolini

Chi ha rubato la mia mamma?

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2021/01/03/i-rubamamma-che-creano-gelosiaPalermo12.html?ref=search

Ecco il link alla meravigliosa recensione di Marta Occhipinti su LA REPUBBLICA – PALERMO!

Chi ha rubato la mia mamma? su “La Repubblica”!

04 lunedì Gen 2021

Posted by mlriccioli in Uncategorized

≈ Lascia un commento

Tag

#fiaba, #libriillustrati, Chi ha rubato la mia mamma?, La bananottera, La Repubblica, Laura Addari, Maria Lucia Riccioli, Marta Occhipinti, Palermo, VerbaVolant edizioni

https://www.instagram.com/stories/vvedizioni/2478451658789668899/?hl=it

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Sono molto felice di questa splendida recensione uscita ieri su LA REPUBBLICA – PALERMO e firmata dalla penna di Marta Occhipinti… la ringrazio non solo per l’analisi sapiente della mia storia, ma anche per aver ricordato LA BANANOTTERA…

Vi ricordo che potete acquistare CHI HA RUBATO LA MIA MAMMA? direttamente dal sito della casa editrice oltre che in libreria:

Chi ha rubato la mia mamma?

Vi ricordo che potete anche recuperare il mio libro precedente…

La Bananottera
https://www.google.com/search?q=chi+ha+rubato+la+mia+mamma%3F&rlz=1C1AVNA_enIT559IT562&oq=chi+ha+rubato+la+mia+mamma%3F+&aqs=chrome..69i57j69i59l2j69i60l3.6809j0j4&sourceid=chrome&ie=UTF-8

Navigando in rete..

Ringrazio le librerie, gli instabookers, i recensori a vario titolo e naturalmente i piccoli lettori che stanno imparando ad amare CHI HA RUBATO LA MIA MAMMA?

La cultura non si ferma: Casa Algra

21 sabato Mar 2020

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica

≈ Lascia un commento

Tag

#andràtuttobene, #giornatamondialedellapoesia, #iorestoacasa, Angelo Manitta, Bellezza, Casa Algra, Catania, Claudia Faraci, Clemente Cipresso, CSTB, cultura, Erika Magistro, Francesco Cusa, Francesco Fazio, Gaetano Perricone, Goffredo di Rue-Grande, interviste, La Rinascente, Marco Napoli, Maria Bella, Maria Lucia Riccioli, Museo Etnografico "Nunzio Bruno", Otello Profazio, Palermo, Premio Letterario Il Convivio 2016, pupi, pupi siciliani, Rosalda Schillaci, San Giuseppe, Santuario Maria Santissima Scala del Paradiso, Tonino Bonasera, Trofeo di poesia popolare

Carissimi, in questi giorni difficili che ci costringono a casa è importante ricordarsi del potere dei libri. Per questa ragione, quanti di Voi volessero realizzare un breve video nel quale presentare il proprio testo o leggere alcuni brani di esso potranno farlo e inviarcelo via mail (algraeditore@gmail.com) o via Messenger. Sarà nostra premura pubblicarlo sulla pagina di Algra. Inoltre, se qualcuno di Voi dovesse realizzasse dirette video potrà comunicarcele, così da condividerle sui nostri canali. È importante lanciare messaggi positivi e rimanere uniti in un momento come questo. A darci forza e coraggio deve essere la bellezza che ci attende quando il presente diventerà un brutto ricordo. Un abbraccio forte a tutti e, in maniera particolare, a quanti di Voi vivono nelle zone maggiormente colpite. A presto!

Queste le parole di Alfio Grasso di Algra Editore… un anno fa.

https://www.facebook.com/groups/333217726885890/ (il gruppo Facebook)

«I peccatori contemporanei non sono destinati all’Inferno, ma ad essere sospesi in un’ultima nuvola, perché il giudizio del poeta non è occhiuto e implacabile, ma ironico e clemente. Le figure di romantici sviati che si incontrano in queste pagine soffrono di debolezze “troppo” umane, ma aspirano alla redenzione e spesso si dannano per una perfezione inaccessibile: “perché ci chiedi di assomigliarti in tutto / se sai benissimo che mai ci riusciremo?”».
Alfio Grasso, “L’ultima nuvola” (Algra Editore)
#iorestoacasa #andràtuttobene #ioleggoacasa #AlgraEditore #giornatamondialedellapoesia

Alfio Grasso, editore, qui in veste di autore…

Una bella notizia:

Potrebbe essere un'immagine raffigurante spazio al chiuso

Tra i pupi di Marco Napoli e molto altro, anche i libri di Algra Editore presso La Rinascente di Palermo e Catania!

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone

Potrebbe essere un'immagine raffigurante spazio al chiuso

Con questa piccola grande casa editrice ho pubblicato il mio libro di cunti QUANNU ‘U SIGNURI PASSAVA P’ ‘O MUNNU – ringrazio ancora tutta casa Algra per la fiducia, Orazio Caruso e Maria Rita Pennisi per la loro curatela, Maria Francesca Di Natale e Alessio Grillo per i disegni e la copertina…

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, libro e spazio al chiuso

Una nuova collaborazione per raccontare la Sicilia!
Da oggi troverete Algra Editore anche a “la Rinascente” di Catania e Palermo!
La Rinascente via Etnea
La Rinascente Via Roma

Vi offro qualche contributo sul libro…

PARABULA 

’Ngnonnu Cristu cu li soi cumpagni
si truvò a gghiri muntagni muntagni.
C’erunu petri tutt’ntornu a iddi,
accussì tanti quantu sunu ’i stiddi.
Cristu pigghiò ’na petra e s’’a carriau,
e ai so’ discipuli accussì parrau:
«figghioli mei, faciti comu a mia,
pigghiati ’na petra e facemu ’sta via.
Acchianamu poi supra ’dda muntagna,
p’arrivari ’nfinu a ’dda campagna».
l’apostuli erunu stranizzati,
ma vistu ca c’erunu abituati,
(sempri stranu era lu so’ parrari)
cci jeru appressu senza ciatiari.
Ma Petru, c’aveva sempri cchi ddiri,
cci rissi: «Signuri, ma unn’âm’a gghiri?
’Sti to’ paroli su’ daveru strani:
ma c’âm’a ffari cu ’sti mazzacani?».

«Petru, Petru, sempri tu ha’ prutistari?
fai comu l’autri e nun ti preoccupari.
Quannu poi arrivamu unn’âm’a gghiri
ti ricu chiddu ca tu vuoi sapiri».
Petru s’abbozza e va c’’e’ cumpagni,
c’appressu a Cristu scalaunu ’i muntagni.
Ma poi penza: “e ju chi sugnu fissa,
ca mi fazzu ’na gran chianata ’i chissa,
cu supra e’ spaddi ’nu gran cuticchiuni,
ca paru ’n mulu c’acchiana ’n vadduni?
’Na pitrùddula è megghiu ca mi pigghiu.
Nostru Signuri di Diu è lu figghiu,
e ju criru e’ paroli r’’a so’ ucca,
ma nun sacciu ’stu sceccu unni si cucca”.
Petru, cuntentu p’’a bedda pinzata,
cogghi ’na petra e cumincia ’a chianata.
e’ so’ cumpagni ci trimàunu l’anchi,
e arrivaru ’nt’’a cima ciunchi e stanchi.
Petru, ca si crirìa cchiù furbu ’i riddi,
arrivò satannu comu l’ariddi.

Supra lu monti c’era ’n praticeddu,
unni s’assittò ’u Signuruzzu beddu.
«figghioli mei, ora n’arripusamu:
mittiti cca ’i petri e poi manciamu».
«uora, Maistru, chi n’âm’a manciari?
’Sti petri ni facisti carriari».
«uomini senza fidi, chi pinzati?
Cririti a mia e uora taliati».
Tempu nenti, ’nta li so’ mani,
tutti li petri addivintaru pani.
Cu avia pigghiatu li cuticchiuni,
li scanciò cu granni filuni,
cu si caricò petri pisanti,
jappi cuccirati e panini abbunnanti.
Petru ammeci, cu ’dda petra nnica,
si varagnò sulu… ’na muddica.
Tutti arristaru senza riri nenti,
ma poi manciaru, tutti cuntenti.
Ammeci Petru stava mutu mutu,
tuttu affruntatu e cunfunnutu.

Allura ’u Signuri cu la so’ vuci,
accussì putenti ma tantu duci,
ci rissi a tutti ’i cumpagni:
«Cu havi fidi smovi li muntagni!
Cu porta ’a so’ cruci cu pazienza,
ju ci rugnu ’na gran ricumpenza,
cu soffri cu speranza e amuri
ju lu cunzolu di tutti li duluri.
Tu, Petru, ca ti st’ammucciannu,
a ’st’ura stassutu manciannu,
ma si’ piddunatu, veni ni mia,
ca pani cci nn’è macari pi ttia».
’u capìsturu chi vuleva riri?
biatu è chiddu ca criri!

Grazie a Santo Privitera de LA SICILIA per la recensione uscita sulla pagina della Cultura giovedì 29 settembre 2016…

Dopo la splendida esperienza di Save the Beauty, dopo l’accoglienza degli amici floridiani, sono stata ancora in giro a portare il mio libro di cunti QUANNU ‘U SIGNURI PASSAVA P’ ‘O MUNNU (Algra editore)… sono stata ospite del 36simo convegno regionale del MASCI Sicilia presso il Santuario di Maria Santissima Scala del Paradiso a Noto (SR). A proposito, questo era un luogo carissimo alla protagonista del mio romanzo FERITA ALL’ALA UN’ALLODOLA, la poetessa e patriota netina Mariannina Coffa Caruso. Ringrazio dell’invito l’amico Carmelo Maiorca.

… nella categoria Libri editi di poesia, QUANNU ‘U SIGNURI PASSAVA P’ ‘O MUNNU ha ricevuto una segnalazione di merito al Premio Letterario Il Convivio 2016 – Premio Poesia, Prosa e Arti Figurative e Premio teatrale “Angelo Musco”!

La cerimonia di premiazione si è tenuta nella splendida Giardini Naxos! Ringrazio ancora Carmela Tuccari e il Presidente del premio Angelo Manitta…

20160320_175707

Il 2 luglio 2014 è stata pubblicata la raccolta di “cunti” in dialetto siciliano “Quannu ‘u Signuri piassava p’ ’o munnu”, con prefazione di Sebastiano Burgaretta, immagini di Alessio Grillo e Maria Francesca Di Natale, per i tipi di Algra Editore (collana “Fiori blu”, diretta da Maria Rita Pennisi e Orazio Caruso), oggetto di un reading presso l’aula consiliare del comune di Solarino il 28 luglio 2014 nell’ambito della mostra “È… vento d’arte” e in occasione del tour della stessa mostra il 5 settembre 2014 l’autrice ha tenuto un nuovo reading presso il Parco culturale “Lucia Migliaccio” di Floridia (SR).

Il 24 settembre 2014 il libro è stato presentato ufficialmente presso la Feltrinelli di Catania dai relatori Sebastiano Burgaretta, poeta ed etnologo, che ne ha curato anche la prefazione, e Orazio Caruso, docente, scrittore, organizzatore culturale, curatore insieme a Maria Rita Pennisi della collana “Fiori Blu” di Algra editore.

Il 27 settembre, presso il MOON di Siracusa, insieme ai poeti e performer Patti Trimble – che ha presentato il lavoro realizzato con Ramzi Harrabi –, Chris Iemulo, Mounir Ben Younes, il libro è stato protagonista del reading “100 Thousand Poets for Change”.

Il 26 ottobre “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu” è stato presentato presso il Centro studi di tradizioni popolari “Turiddu Bella” di Siracusa da Maria Bella e Sebastiano Burgaretta (letture curate dall’autrice insieme a Dominella Santoro), mentre il 12 novembre è stato presentato dalla stessa autrice presso la biblioteca del Liceo Corbino-Gargallo di Siracusa.

Il 27 dicembre presso la Casa del Libro Rosario Mascali di Marilia Di Giovanni l’autrice ha presentato “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu” insieme ad Alfio Grasso. Il volume è stato presentato nuovamente ad Aci Bonaccorsi (CT) presso la Cantina Bonaccorsi insieme al frontman degli Archinuè il 4 gennaio 2015, in occasione delle serate del ciclo delle Domeniche in Cantina, insieme agli Archinuè e al pittore Ezio Fichera.

Il 17 gennaio l’autrice ha presentato il libro assieme a Maria Rita Pennisi presso la Sala Scacchiera del Resort San Biagio ad Acireale, ospite della FIDAPA di Acireale e di BPW Italy, esibendosi anche come cantante eseguendo tre pezzi in dialetto siciliano accompagnata dalla presidente dell’associazione, Vera Pulvirenti.

Il 20 gennaio l’autrice è stata intervistata da Paola Parisi presso gli studi di Auchan – Porte di Catania per il programma “Buoni o cattivi”, trasmesso da Antenna One.

Il 2 marzo, in occasione della manifestazione “Volontariato in… scena” organizzata dalla Rete del volontariato di Catania e dall’Assessorato al Welfare e condotta dall’attrice Egle Doria, l’autrice è stata ospite dell’associazione Tiresia interpretando due cunti da “Quannu ‘u Signuri passava p’’o munnu” presso il Teatro Stabile di Catania – Teatro Verga.

Il 31 marzo il libro è stato ospite degli studi di ZERONOVE TVin occasione della registrazione della settima puntata del format BUC, una trasmissione sui libri condotta dalla scrittrice Simona Lo Iacono.

Il 9 aprile alle 21.30 e l’11 aprile alle 15.30 è andata in onda l’intervista realizzata da Paola Parisi su “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu” per TeleOne e Trs (canale 19 del digitale terrestre). Presentatori Giovanni Nicastro e Luca Seminara.

Il 25 aprile “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu” è stato presentato al Siracusa Book Festival, il 10 giugno alla Galleria Roma di Siracusa per la rassegna “Cibo & Arte”, il 13 giugno e il 13 luglio al Caffè letterario fridericiano a Rosolini.

Il 17 luglio l’autrice è stata ospite de “I venerdì dell’anima” della Casa del Libro Rosario Mascali e ha letto i suoi cunti in dialetto accompagnata dal maestro Valerio Massaro alla chitarra.

Il 30 agosto, presso Palazzo Barbagallo a Nicolosi (CT), l’autrice è stata tra gli autori della Notte bianca di Algra editore, evento condotto da Antonella Guglielmino e patrocinato dal Comune di Nicolosi.

Il 18, 19 e 20 settembre l’autrice ha preso parte al Catania Book Festival presso il Cortile Platamone.

Il 19 marzo l’autrice è stata protagonista insieme a Donatella Motta di un recital poetico-musicale presso l’AFAM (Associazione Amici della Musica di Floridia), ospite della FIDAPA di Floridia (SR); durante la serata ha declamato alcuni passi del volume di cunti.

Il 20 marzo, in occasione dell’inaugurazione della mostra “’A via dulurusa”, l’autrice ha letto alcuni brani dalla sua raccolta di cunti “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu”.

Il 24 aprile “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu” è stato ospite di “Save the Beauty”, manifestazione a carattere nazionale, presso il Cortile Verga a Siracusa , in occasione della serata “Sapori letterari”.

Il 3 e il 5 maggio l’autrice – anche in veste di performer – è stata ospite a Floridia in occasione dei festeggiamenti per l’Ascensione (al “Chianu ‘i Masciu Vartulu” e presso il Museo etnografico dedicato a Nunzio Bruno).

Il 9 ottobre l’autrice ha letto uno dei suoi cunti in occasione del Convegno regionale del MASCI Sicilia presso il Santuario di Maria Santissima Scala del Paradiso a Noto (SR).

Nella categoria Libri editi di poesia, QUANNU ‘U SIGNURI PASSAVA P’ ‘O MUNNU ha ricevuto una segnalazione di merito al Premio Letterario Il Convivio 2016 – Premio Poesia, Prosa e Arti Figurative e Premio teatrale “Angelo Musco”.

La cerimonia di premiazione si è tenuta nella splendida Giardini Naxos domenica 30 ottobre. 

Il 18 novembre ha registrato la quinta puntata della trasmissione di Telecittà (ch 654) “Libri in città”, dedicata ai libri e agli autori siracusani e non, condotta da Claudia De Luca e dal professor Luigi Amato.

L’autrice è stata coinvolta nelle iniziative della Biblioteca comunale di Siracusa relative al Maggio dei Libri: il 4 giugno, in diretta su Facebook, ha parlato con la giornalista e scrittrice Lucia Corsale dei suoi cunti in dialetto siciliano – moderatori Dario Scarfì dell’Assessorato alle politiche culturali del Comune di Siracusa e Salvatore Pizzo della Biblioteca comunale – e ha letto in anteprima un brano dalla nuova raccolta in uscita per i tipi di Algra Editore, “Munuzzagghi e ratteddi”.

   “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu” è stato segnalato come libro della settimana dalla Libreria Fenice in occasione della riproposizione di alcuni video dedicati.

Copertina Riccioli

Vi ripropongo l’intervista di Infinity agency (grazie a Marla Lombardo e Garjan Atwood)

e poi vi posto dell’altro materiale…

20160320_191233

QUANNU ‘U SIGNURI PASSAVA P’ ‘O MUNNU è il mio libro di cunti in dialetto siciliano, uscito nel 2014 e protagonista di tanti incontri…

Ecco la prefazione, dono dell’amico poeta, etnologo e saggista Sebastiano Burgaretta:

Aria fresca, che pure sa d’antico e che d’antico serba la fragranza, è quella che si respira e si gusta leggendo questi racconti in versi di Maria Lucia Riccioli, la quale in essi si rivela narratrice, anzi poetica raccontatrice, d’antico stampo popolare, quasi una specie di contastorie in proprio, aggiornata cioè al tempo d’oggi e quindi libera nel piegare il ricco patrimonio lessicale siciliano all’esigenza della comunicazione che la vita attuale impone (Sebastiano Burgaretta).

https://luisellapacco.wordpress.com/2014/08/28/quannu-u-signuri-passava-p-o-munnu-di-maria-lucia-riccioli/ (la splendida recensione di Luisella Pacco)

http://www.cataniapubblica.tv/buc-quannu-u-signuri-passava-po-munnu/ (la puntata di BUC in cui sono stata intervistata sul libro)

http://www.nuovosud.it/24242-cultura-siracusa/quannu-%E2%80%98u-signuri-passava-p%E2%80%99%E2%80%99o-munnu-presentato-siracusa-il-libro-di-maria (la recensione di Anna Di Carlo su NuovoSud)

https://cstbcentro.wordpress.com/2014/10/28/quannu-u-signuri-passava-p-u-munnu/ (io e il CSTB, Centro Studi di Tradizioni Popolari Turiddu Bella)

http://www.lacivettapress.it/online/index.php?option=com_content&view=article&id=258:libro-in-dialetto-della-poetessa-riccioli-storie-in-endecasillabi-a-rima-baciata&catid=17:cultura&Itemid=121 (La Civetta di Minerva)

http://www.reteregione.it/si-cunta-sarraccunta/ (su Reteregione, scritto da Lucia Corsale)

 Il booktrailer…

https://www.facebook.com/groups/298925930280957/?hc_ref=ARSbjqsbVZpsFPFe3_YvPzRpXtAQbjd8-NP14od3_yHjDipqL6GIfOoRvFyMD3ae4pM (IL GRUPPO FACEBOOK DEDICATO AL LIBRO)
https://www.youtube.com/watch?v=kjNGQLycI9Q (un video che riassume alcuni dei primi eventi di Algra Editore)
La casa editrice dei miei cunti in dialetto siciliano QUANNU ‘U SIGNURI PASSAVA P’ ‘O MUNNU… e del mio racconto LORO scritto a quattro mani con Mavie Carolina Parisi uscito nell’antologia NOI SIAMO DESDEMONA. Grazie ad Alfio, Rossella e Alessandra che fanno di ALGRA una vera casa per libri e autori, grazie ai curatori Orazio Caruso e Maria Rita Pennisi, amici di penna…

Arte bananotterosa…

29 sabato Feb 2020

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica, scuola

≈ Lascia un commento

Tag

#balene, #bananave, #bibliophile, #booklover, #bookphotography, #bookstagram, #illustration, #inlibreria, #instabook, #leggerechepassione, #leggereindipendente, #libreriafuoridalcentro, #libreriaindipendente, #libreriaperiferica, #libriillustrati, #libriperbambini, #lovebooks, #reader, #shelfie, @leformichestore, Antonella Palino, balena, bananottera, bookshop, Buk Buk, Caltagirone, Elio Cannizzaro, Ester Bonelli, Fausta Di Falco, Fuingi Art, Gianni Amato, Giulia Valentini, Il Ciliegio, L'indice dei libri del mese, La bananottera, leggere, Libreria periferica, librerie, libri, libri per bambini, libro, mare, Maria Lucia Riccioli, Marilina Figura, Monica Saladino, Nana, Palermo, Qanat, reading, s #bookworm, Sabrina Puglisi, Siracusandonews, Stasera con, Tina Sitera, Tvr Xenon, Una marina di libri, Valeria, VerbaVolant edizioni, Viviana Moscatello

https://www.facebook.com/Fuinghi-Art-2287718124779132/

Curiosando in rete – ma dovrei piuttosto dire nuotando, visto che la mia dolce bananottera gialla Nana continua a sguazzare per i mari del web e oltre – mi sono imbattuta spesso in disegni raffiguranti balene e altre creature del mare… ma quale è stata la mia sorpresa nel vedere un esplicito omaggio a LA BANANOTTERA?

Grazie mille a Valeria di Fuinghi Art.

…

La BaNaNoTteRa 🐳 … ispirata dal libro per bambini di Maria Lucia Riccioli❤

Maria Lucia Riccioli Ma che carina! Io e Nana ringraziamo…
1
  • Fuinghi Art
    Autore
    Fuinghi Art Maria Lucia Riccioli grazie infinite a lei❤ gentilissima
    1
    Eccola!

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Vi invito a visitare la sua pagina.

Ecco cosa dice per presentarsi:

ciao sono Valeria amo disegnare e vorrei mostrarveli … in più faccio delle mie creazioni da vendere veramente carine con le perline da stirare gli “hamabeads” portachiavi e sottobicchieri �����
Ed ecco altro materiale su LA BANANOTTERA sia per chi la conosce sia per chi la volesse ancora scoprire…

Volevo ringraziare Libreria periferica…

View this post on Instagram

Nana è una bananottera ed è tutta gialla come una banana. Gli altri abitanti del mare non sono proprio a loro agio con questo suo essere gialla, ma grazie al suo gran cuore riuscirà a salvare il mare da una grave minaccia e a far capire che il suo colore non ha nulla a che vedere col suo valore. La bananottetra, @vvedizioni. . . . #libreriaperiferica #libreriafuoridalcentro #libreriaindipendente #libri #librerie #maremma #albinia #bookstagram #instabook #booklovers #bookworm #reading #lovebooks #reader #leggere #leggerechepassione #inlibreria #leggereindipendente #verbavolant #libriillustrati #illustration #libriperbambini #bibliophile #shelfie #bookphotography #bookshop

A post shared by Periferica (@libreriaperiferica) on Oct 30, 2019 at 12:15pm PDT

Una piacevolissima sorpresa…

Monica Saladino, l’illustratrice de LA BANANOTTERA, è finita sull’INDICE DEI LIBRI DEL MESE!

 

Essere l’illustratrice del mese per L’ Indice dei libri del mese, del numero di Settembre, mi riempie di orgoglio. Grazie ancora alla redazione, è stato un vero piacere collaborare ed essere tra gli artisti sostenitori della rivista.
Tra le pagine del numero di Settembre, anche le mie illustrazioni per Buk Buk, Il Ciliegio, Qanat e VerbaVolant.
Buona lettura!
#lindicedeilibridelmese #settembre2019

Settembre 2019

Maria Lucia Riccioli Io e Nana siamo fiere di te… 💛🐋🐳🍌📚📖
1
Modifica o elimina questo commento
  • Mi piace
  •  · Rispondi
  •  · 22 h
  • Monica Saladino Maria Lucia nella rivista c’è anche il gabbiano della Bananottera💛
    1
    Nascondi o segnala
    • Love
    •  · Rispondi
    •  · 1 h
      Monica Saladino

Ed è proprio il gabbiano Beccotremulo a rappresentare LA BANANOTTERA nel pezzo che riguarda Monica Saladino…

 

E in attesa di altre novità sia sulla mia dolce balenottera color banana che su altro che mi riguarda, ecco – per chi non le avesse lette – le ultime nuotate di Nana!

UN TUFFO CON LA BANANOTTERA!

il Centesimo Logo

UN TUFFO CON LA BANANOTTERA!

Home/leggi guarda ascolta/UN TUFFO CON LA BANANOTTERA!

UN TUFFO CON LA BANANOTTERA!

Le belle storie sono sempre utili ad insegnare ai più piccoli valori importanti con divertimento e semplicità. Cosa c’è di meglio di un libro illustrato per parlare del mare, della sua biodiversità e del rispetto di tutte le creature?! Possiamo farlo con il libro “La Bananottera”, edizioni Verba Volant, dell’autrice Maria Lucia Riccioli e con le illustrazioni di Monica Saladino.

Nana è una balenottera gialla, perché nata in una notte di luna piena. Le altre creature del mare non la tengono in gran considerazione, fino a che, con molto coraggio, Nana salva il mare da un gravissimo pericolo.

La storia di Nana è avventurosa e dolcissima, e insegna a tutti a rispettare l’ambiente e la diversità. Alla fine della storia infatti c’è un decalogo che illustra proprio i comportamenti corretti da tenere al mare e le tante specie di creature marine.

La compagna di giochi dell’estate dei tuoi bimbi è gialla come una banana e dolcissima, piena di coraggio e di amore per il mare.

https://www.ilcentesimo.com/news/category/leggi-guarda-ascolta/

Per me è stata davvero una piacevole sorpresa… scoprire che il sito di una catena di supermercati dedichi un articolo al tuo libro fa un certo effetto.

Ringrazio IL CENTESIMO, che tra i libri consigliati cita Margherita Hack, quindi Nana è in ottima compagnia!

Ecco altro materiale su questo libro lieve e felice.

Scrivo questo post dopo aver fatto un po’ sedimentare le emozioni…

Già a Città Giardino la mia bananottera aveva preso vita grazie ai bambini e alle loro docenti… e giorno 4 giugno 2019 la magia si è ripetuta all’Urban center di Siracusa, che emozione!

Mi sono commossa nel vedere vivere sulla scena i personaggi della mia fantasia, ascoltando le battute che avevo immaginato per loro…

Grazie infinite per questa esperienza di bellezza.

Giorno 4 LA BANANOTTERA è tornata presso il XIV Istituto comprensivo statale KAROL WOJTYLA di Siracusa per un appuntamento particolare…

http://www.siracusandonews.it/2019/06/02/martedi-4-giugno-allurban-center-di-siracusa-i-bambini-della-2a-e-2b-della-scuola-primaria-del-14-i-c-k-wojtyla-presentano-lo-spettacolo-teatrale-giallo-ebello/?fbclid=IwAR162v4RHc-kF7RIHPKJF7zDDJRSztRzreSEAQtkQ-ee7PwAgniTavbPrSw (grazie a Siracusandonews)

Martedì 4 Giugno all’Urban Center di Siracusa, i bambini della 2A e 2B della scuola primaria del 14° I.C. k. Wojtyla presentano lo spettacolo teatrale “Giallo è…Bello” tratto dal libro La Bananottera di M. L. Riccioli.

 giugno 2, 2019 silvio

A completamento del un progetto di legalità “Un mondo da…amare” che ha visto gli alunni delle classi 2A e 2B della scuola primaria del 14° I.C. K.Wojtyla impegnati nello studio degli ambienti che li circondano e nel comprendere come il loro rispetto significa salvare il mondo in cui vivono, martedì 4 giugno sarà presentato uno spettacolo teatrale presso i locali dell’Urban Center di Siracusa. Lo spettacolo “Giallo è…..bello ” è tratto dal libro La Bananottera di M. L. Riccioli. Gli alunni con pensiero critico, letto il testo sotto la guida della dott.ssa M. Figura e delle insegnanti di classe hanno dato vita a questa rappresentazione teatrale. Non è mancata la collaborazione con L’ INDA grazie all’attrice G. Valentini. Durante il percorso progettuale i bambini sono stati accompagnati dalle loro docenti a visitare luoghi del territorio circostante, quali il vivaio comunale, la riserva naturale del Plemmirio, la capitaneria di porto, un’azienda agrituristica, e l’ associazione ENPA e giocato con alcuni cani amici dell’uomo che salvano la vita. Un plauso alla dirigente G. Garrasi per aver dato alle docenti la possibilità di sviluppare tale percorso.

A. Valenti

Martedì 4 giugno, presso l’URBAN CENTER di Siracusa, le classi II A e II B, in collaborazione con la Biblioteca comunale di Siracusa, metteranno in scena lo spettacolo teatrale “Giallo è… bello”.

Dopo la locandina, la brochure…

Grazie alla dirigente scolastica dott.ssa G. Garrasi, alle meravigliose colleghe Antonella Palino, Rita Marino, Viviana Moscatello, Tina Sitera e naturalmente Marilina Figura e all’attrice Giulia Valentini!

La mia dolce bananottera gialla Nana nuota ancora tantissimo: domenica l’abbiamo avvistata al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, mentre lunedì 18 è stata ospite del XIV Istituto comprensivo di Siracusa dedicato a Karol Wojtyla… nel plesso staccato di Via Torino.

L’11 maggio è stata pubblicata per i tipi di VerbaVolant edizioni la fiaba “La bananottera” (con illustrazioni di Monica Saladino), presentata in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino il 17 maggio presso il Bookstock Village al Laboratorio Scienza e Saperi, con lettura animata e laboratorio per i bambini.

La fiaba è stata poi presentata a Palermo presso la Libreria Un mare di libri, a Siracusa presso la Casa del Libro Rosario Mascali il 30 maggio, alla fiera “Una marina di libri” di Palermo il 5 e 6 giugno (presentazione e laboratorio), il 14 giugno a Ragusa (A tutto volume) con un laboratorio, il 20 giugno presso la Libreria dei Ragazzi di Siracusa con una labomerenda.

Il 28 agosto, presso la spiaggetta del Castello Maniace (che fa parte dell’area marina protetta del Plemmirio di Siracusa), la fiaba è stata ospite di “C’era un mare da favola…”.

Il 13 settembre è stata tenuta una lettura de “La bananottera” in Piazza Leonardo da Vinci a Siracusa nell’ambito della manifestazione “Il risveglio di Siracusa” organizzata da “Archimede in movimento”.

Il 18, 19 e 20 settembre la fiaba ha preso parte al Catania Book Festival presso il Cortile Platamone; il 3 ottobre, “La bananottera”, è stata ospite della manifestazione “Il mare al museo” presso il Museo del mare di Siracusa, mentre a Palermo la fiaba è stata protagonista di un laboratorio presso “È Bio”.

Il 25 ottobre “La bananottera” è stata tra i libri VerbaVolant in mostra al Book b@ng di Messina, dove è stato tenuto anche un laboratorio creativo presso la Biblioteca “Fata Morgana”; nello stesso giorno la fiaba è stata presentata presso La Città del Sole a Palermo, mentre il 31 ottobre è stata presentata a Ragusa presso “Le Fate”; il 15 novembre è stata ospite della nuova edizione di “Archimede in movimento”, mentre il 6 dicembre è stata protagonista di un laboratorio presso la Fiera della piccola e media editoria “Più Libri – Più Liberi” tenutasi a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni; il 13 dicembre è stata ospite della Fiera “Arriva Santa Lucia” presso il Centro “Pio La Torre” di Siracusa, mentre il libro è stato oggetto di un laboratorio con l’illustratrice dal 18 al 20 a Palermo presso Palazzo Asmundo in occasione di “Jingle books”.

Il 20 febbraio 2016 “La bananottera” è stata ospite – con un laboratorio dedicato – di BUKids, la sezione di BUK Modena dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi, mentre il 25 febbraio presso l’associazione culturale Alimede è stata protagonista di una labomerenda.

Dal 18 al 20 marzo la fiaba è stata ospite presso il Palazzo del ghiaccio di Milano in occasione di “Bellissima fiera”.

Il 3 aprile la fiaba è stata ospitata alla IV edizione di “Archimede in movimento” presso la piazza Cesare Battisti di Siracusa, come pure in occasione dell’edizione speciale sul referendum riguardante le trivellazioni.

Il 23 e il 30 aprile “La bananottera” ha partecipato all’iniziativa benefica “Il Cestino dei Libri”, patrocinata dal BUK Modena e organizzata da La biblioteca del gufo e Casa Mazzolini per La Casa di Fausta e i suoi ospiti in occasione della Giornata mondiale del Libro, della Cultura e del Diritto d’autore, mentre a giugno è stata ospite della settima edizione di “Una marina di libri” presso l’Orto botanico di Palermo.

L’11 giugno la fiaba è stata ospitata presso l’Asilo nido comunale “Santa Maria Goretti” di Canicattini Bagni (SR), in occasione della festa finale del progetto “Nati per leggere”, a cura di Paola Cappè.

“La bananottera” è tra i libri “Scelti per voi” dallo staff de La Feltrinelli – Catania.

Il 24 ottobre, in occasione della campagna nazionale “Libriamoci” l’autrice de “La bananottera” è stata ospite insieme all’editrice Fausta Di Falco dell’Istituto comprensivo “Guglielmo Marconi” di Lentini (SR).

Il 18 novembre l’autrice ha registrato la quinta puntata della trasmissione di Telecittà (ch 654) “Libri in città”, dedicata ai libri e agli autori siracusani e non, condotta da Claudia De Luca e dal professor Luigi Amato.

Il 27 dicembre l’autrice ha premiato l’editrice Fausta Di Falco per la sezione editoria nell’ambito della prima edizione del premio intitolato al giornalista Dino Cartia (organizzato dal CAS, Comitato Attivisti Siracusani e patrocinato dal Comune di Siracusa) presso il Palazzo Vermexio di Siracusa.

Il 3 aprile la fiaba “La bananottera” è stata ospite della scuola “Pascoli-Crispi” per un incontro con l’autore, nell’ambito dei progetti didattico-educativi di VerbaVolant edizioni e in collaborazione con la libreria Bonazinga; l’8 maggio gli alunni dell’Istituto comprensivo statale di Francavilla (SR) hanno realizzato uno spettacolo, lapbook e lavori multimediali su “La bananottera”. Il 16 maggio 2017 “La bananottera” è stata protagonista di un laboratorio artistico con l’illustratrice Monica Saladino presso la II B del I Istituto comprensivo “Trieste” di Palermo; con la casa editrice VerbaVolant edizione il libro è stato ospite di #SalTo30 e, a Modica, della fiera “ForteLibro”, mentre dal’8 all’11 giugno è stato presente all’edizione 2017 di “Una marina di libri” a Palermo e a fine giugno a TaoBuk, successivamente al NininFestival di Bogliasco (GE), oltre che a Libri d’aMare a Puntasecca, nei luoghi del commissario Montalbano.

Il 5 dicembre, nell’ambito della rubrica “Consigli del libraio” della trasmissione “Ciao Gender” (Realpan Tv, Radio 3 network, Play dj, prima stagione, puntata 22), Alfredo Polizzano della Libreria Fenice di Catania ha proposto il libro per “piccoli e grandi lettori” da “regalare a chi si vuole bene”.

Oltre alle fiere e ai festival, tra cui Libridamare a Bisceglie nell’agosto 2018 o la sagra del miele di Sortino (SR), il BookPride di Genova, il Sabir Fest e altri appuntamenti, continua il viaggio del libro presso le scuole: il 18 dicembre 2017 l’autrice è stata ospite della IV BS del Liceo Corbino di Siracusa per il progetto di alternanza scuola-lavoro “Una biblioteca può cambiare un quartiere”.

Nel marzo 2018 La psicologa Eleonora Mangano ha utilizzato il libro per un laboratorio nella classe II A dell’Istituto comprensivo “Torrenova”.

Il 14 aprile “La bananottera” è stata protagonista di una labomerenda presso la Libreria Diana di Siracusa. Dal 23 al 25 aprile, in occasione dell’Earth Day, “La bananottera” è stata tra i libri proposti a Cefalù e continua ad essere tra i libri VerbaVolant presentati in occasione di fiere e festival dedicati. Il 21 agosto 2018 il libro è stato ospite della Biblioteca comunale di Canicattini Bagni (SR) presso il BiblioHUB recentemente inaugurato, nell’ambito dell’iniziativa “Lettori si cresce: tante storie per un’estate da leggere”.

In occasione di “Libriamoci a scuola 2018” il libro è stato ospite del XIV Istituto comprensivo di Siracusa e del IV Istituto comprensivo “G. Marconi” di Lentini (SR) giorno 23 ottobre, a cura della lettrice Viviana Giubilo che ha incontrato le classi quarte della scuola, mentre il 29 ottobre 2018 “La bananottera” è stata ospite del XII Istituto comprensivo di Belvedere (SR), plesso di Città Giardino, per un incontro con le classi terze. Il 13 novembre la fiaba è stata rappresentata dalla III D dello stesso Istituto. Il 17 e 18 novembre la fiaba è stata ospite insieme agli altri libri Verbavolant edizioni al Pop Up Market Festival di Catania, a dicembre è stata ospite di “Più Libri Più Liberi” a Roma. Il 12 gennaio la fiaba è stata protagonista di una lettura con laboratorio creativo presso la sede di Siracusa (dedicata a Paolo Mario Sipala) della Società Dante Alighieri. Il 26 gennaio la fiaba è stata protagonista di una lettura-laboratorio curata da Simona Ruvolo presso la Libreria L’Incanta Storie di Barcellona Pozzo di Gotto (ME).

Il 17 marzo, presso il Bookshop del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, a cura di Dracma – Circulating culture, nell’ambito del Pomeriggio Bimbi in concomitanza con la stagione di prosa e musica del Teatro, la fiaba è stata protagonista grazie sempre a Simona Ruvolo di una lettura animata con laboratorio creativo sul valore della diversità e l’importanza della tutela dell’ecosistema marino.

Il 30 e 31 marzo “La bananottera” è stata presente al Pop Up Market Festival di Catania.

Il 14 aprile, grazie all’attrice e drammaturga Beatrice Vollaro e a LAB.ù, la fiaba è stata protagonista di “Una valigia di sogni” presso la Montagnola di Bologna. Dal 26 al 29 aprile la fiaba è stata presente insieme agli altri libri VerbaVolant edizioni a Palermo per La Città dei Saperi – La Via dei Librai 2019 e durante il primo fine settimana di maggio presso gli stand del Lungomare Fest a Catania; insieme agli altri libri VerbaVolant edizioni “La bananottera” è stata al Salone del Libro di Torino e sarà presente alle altre manifestazioni legate ai libri programmate per l’estate come “Floridia in biblioteca – Libri in piazza” (1 giugno) e “Una marina di libri” o la Regata velica di Augusta (SR).

   Ha svolto alcuni incontri con le scuole in occasione del Maggio dei Libri: il 6 e il 20 maggio a Caltagirone (CT) presso la Biblioteca comunale “Emanuele Taranto” e l’Istituto “Alessio Narbone” e il 13 maggio a Lentini (SR) presso l’Istituto comprensivo “G. Marconi”.

   Il 4 giugno “La bananottera” è stata rappresentata presso l’Urban Center di Siracusa (ex sala Salvo Randone) nello spettacolo dal titolo “Giallo è… bello” a conclusione del progetto “Un mondo… da aMARE” promosso dal XIV Istituto comprensivo “Karol Wojtyla” e dalla Biblioteca comunale di Siracusa.

Le bellissime parole di Gladys Sanfilippo…

Gladys Sanfilippo Graziee Mariaa! ❤❤❤…questo e’ uno dei Ricordi piu’ Belli che ho del mio Lavoro ,di Palermo e delle Persone che mi hanno Aiutato a Realizzarlo e con le quali ho collaborato con Gioia nel Cuore😊❤❤❤mi sono Divertita Tantissimo quel Giornooo!…e di recente ho ritrovato alcuni post dove chiedevo le formine di Balena per i biscotti!!!nessuno le aveva…ho dovuto arrangiarmi!😁😁😁ed e’ nata Nana ed una Linea intera di Biscottini realizzati con formine fatte a Mano!😊Incredibileee! 😊❤❤❤

 

I #banabiscotti!

https://video.corriere.it/california-soffio-balena-arcobaleno/528d1020-2a16-11e5-b455-a2526e9b2de2

Papa Francesco e il suo tweet del 5 giugno…

Oggi, con gratitudine a Dio, ricordiamo che il nostro corpo contiene gli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora…

demand.tvrxenon.it/index.php/video/1302/stasera-con-poesia-25-giugno-2019/?fbclid=IwAR1GpMB1ZNtDjcgMDqHeu4t1GlfDLR8hiMOituBoXSFmfS_Xxq9MKcpiC3I

Ecco l’intervista di Gianni Amato a Ester Bonelli, che ha ospitato insieme a colleghe collaboratori dirigente bibliotecari – grazie Sabrina Puglisi! – e alunni fantastici la mia Nana a Caltagirone… grazie!

Canale 289 del digitale terrestre…

Qui parla di poesia, di libri e anche della mia bananottera…

La Balena Gialla

iMMAGINE TROVATA NAVIGANDO IN RETE…

Il copyright rimane ai rispettivi proprietari.

 

 

LA CIVETTA DI MINERVA del 25 gennaio 2020

02 domenica Feb 2020

Posted by mlriccioli in Eventi culturali, Letteratura, Musica

≈ Lascia un commento

Tag

Aldo Mantineo, Algra Editore, Andrea Pagliari, Angelo Bonomo, Antonio Amato, Antonio Pica, Antonio Raciti, approfondimenti, articoli, articolo, Bach, Barbara Pindo, Biblioteca provinciale, Brett Dpuglas Deubner, Bruno Sauza, Carmen Dollo, Cettina Raudino, Chiara Mongiovì, Claudio Ruggeri, Corelli, Corrado Sorrentino, Cristina Artale, Daniela Cavarra, Daniela Tralongo, Daniele Lorefice, Dario Giannobile, Dario Monzù, Domenico Lo Bue, Doulce Memoire, Eduardo Cannata, Egidio Ortisi, Eleonora Turco, Elio Cappuccio, Elio Tocco, Elio Vittorini, Emanuela Abbadessa, Emanuele Liali, Enrico Luca, Eugenio Bruno, Fabio Di Stefano, Fausto Renda, Federica Miceli, fotografia, Francesco Aversa, Francesco Barreca, Franco Oddo, Franco Perlasca, Gabriele Midolo, gender studies, Giambattista Bufardeci, Giancanio Sileo, Giorgia Cinciripi, Giorgio Perlasca, giornale, giornalismo, Giovanna Caggegi, Giovanni Bove, Giovanni Di Giorgio, Giovanni Fontana, Giovanni Tumminelli, Gisella Calì, Giuseppe Aliano, Giuseppe Bellofiore, Giuseppe Giardina, Giuseppe La Colla, Giuseppe Mazzarella, Ignazio Calà, Ilenia Nicolosi, IMSU, inchieste, Kevin Saragozza, La Civetta di Minerva, La voce del recensore, Larita Sarta, Laura Marchetti, Le formiche del fuoco, Lovemà, Luca Ambrosio, Luca Parmitano, Madonie Musica Antica, Marcello Bianca, Marco Brunetti, Maria Cristina Picciolini, Maria Lucia Riccioli, Mariannina Coffa, Marina De Michele, Marinella Fiume, Mario Blancato, Marisa Berretta, Martina De Sensi, Massimo Di Stefano, Massimo Tamajo, Matteo Collura, Maurizio Formati, Maurizio Randieri, Michela Di Rosa, Michele Ponzio, mostra, Mozart, news, Niccolò Vincenzo Salvia, Notabilis, OBS, Orazio Mezzio, Orchestra Barocca Siciliana, Palermo, Paola Modicano, Paolo Borrometi, Paolo Fai, Paolo Sanzaro, Piero Amara, Piero Cartosio, Piero Terracina, PP. Cappuccini, Rai3, redazione, Report, Salvatore Di Giorgio, Salvatore Di Maria, Salvatore Lorefice, Salvo Fresta, Salvo Vasile, Salvo Zappulla, Sampognaro & Pupi, Sebastiano Cristaldi, Sebastiano Gozzo, Sebastiano Pirruccio, Sebastiano Valenti, Serafiche frequenze, Sguardi plurali, Sicily Fest, Siracusa, Sistema Siracusa, Stazione spaziale internazionale, Stefania Genovese, Stefano Piazza, Valentina Sorrentino, Vespro della Beata Vergine, Vincenzo Miconi, Vivaldi, Voglio il mio cielo

Ecco la nuova prima pagina de LA CIVETTA DI MINERVA… in edicola!

Sabato 8 febbraio uscirà il nuovo numero…

L'immagine può contenere: 2 persone

Oggi il concerto finale…

Sostieni il nostro impegno: chiedilo in edicola. Per te è solo un euro, per noi un grande aiuto, per la realtà sociale un mezzo di informazione libero, unico e originale. Non fermiamo le poche voci che sono svincolate da chi decide cosa e quando bisogna sapere. L’informazione è potere. Riappropriamoci della capacità di avere un nostro strumento d’informazione. Ti aspettiamo!

Caro lettore,

Il quindicinale La Civetta di Minerva è impegnato nella difesa dell’ambiente e del territorio, dei diritti civili, della legalità, dello sviluppo economico ecosostenibile, di una società inclusiva e solidale.

Editore del giornale è l’Associazione Culturale Minerva autofinanziata dai giornalisti e da alcuni soci, tutti insieme impegnati a sostenere una sfida coraggiosa e difficilissima, soprattutto in una provincia come la nostra dove è difficile poter affermare le proprie idee senza alcun timore, a dare la parola a chi non ce l’ha e pubblicare inchieste e notizie che non si trovano sui giornali di maggiore diffusione.

Oggi il giornale si trova in grave crisi economica e l’autosostentamento tra soci e giornalisti non basta più. Ritorniamo in edicola, dopo la pausa estiva, ma non sappiamo garantire per quanto tempo ancora. Chiediamo, pertanto, a quanti apprezzano il nostro modo di fare informazione di aiutarci. L’appello è rivolto sia alle Associazioni ai Movimenti di impegno sociale e civile (ai quali ci offriamo come loro voce e sicuro alleato) sia alle singole individualità che apprezzano il nostro lavoro e ci trovano in edicola. A tutti chiediamo di sottoscrivere un abbonamento annuale (Sostenitore, di almeno 50 euro oppure Ordinario di 25 euro). In cambio promettiamo il nostro rinnovato impegno di cronisti scrupolosi e intellettualmente onesti e l’attenzione verso le loro istanze insieme al piccolo privilegio di poter ricevere il giornale per posta, direttamente a casa, invece di ritirarlo in edicola. Ci rivolgiamo inoltre agli operatori economici, a chi gestisce un’attività commerciale: siamo disponibili ad offrire spazi pubblicitari e redazionali a prezzi veramente contenuti.

Per sottoscrivere materialmente l’abbonamento si può effettuare direttamente un bonifico ad Associazione Culturale Minerva UGF Banca, Viale Teracati 304 SR   IBAN IT 37 O 03127 17100 000000000726; oppure contattandoci direttamente: cell. 3337179937 – 3331469405.

Leggete La Civetta, diffondetela, acquistatela in edicola o sostenetela con un abbonamento da regalare agli amici o sponsorizzando la vs. attività commerciale.

Grazie per l’attenzione. Con i più cordiali saluti.

Franco Oddo

Marina De Michele

Tutta la Redazione

Sono fiera, nel mio piccolo, di far parte dei collaboratori di questo giornale che dalla Sicilia, da Siracusa e dalla sua provincia, fa sentire la propria voce…
Un video di Rainews del giugno 2012…

Più giù, alcuni pezzi recenti…

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=4005:in-morte-di-piero-terracina-cittadino-onorario-di-siracusa-uomo-che-ha-guardato-in-faccia-l-inferno-di-auschwitz&catid=17&Itemid=143

In morte di Piero Terracina, cittadino onorario di Siracusa uomo che ha guardato in faccia l’inferno di Auschwitz

MARIA LUCIA RICCIOLI

Giovedì, 09 Gennaio 2020 12:33

L’8 dicembre scorso è morto a Roma Piero Terracina, uno degli ultimi testimoni della Shoah, sopravvissuto all’inferno di Auschwitz.

Forse non tutti sanno che piangiamo non solo la scomparsa di un martire di una delle pagine peggiori della Storia – e ci teniamo a ricordarlo perché i rigurgiti nazifascisti e l’antisemitismo strisciante devono farci tenere la guardia alta –, ma di un nostro concittadino, perché a Piero Terracina, oltre a quella di Palermo e di diverse altre città, era stata conferita la cittadinanza onoraria di Siracusa nel 2005, promotore Elio Tocco; ringrazio Maurizio Landieri per l’immagine reperita, per la preziosa testimonianza sulla successiva visita a Siracusa di Terracina nel 2015 e per aver recuperato la motivazione del conferimento della cittadinanza onoraria: “Il Sindaco / Avv. Giambattista Bufardeci / Onorando in / Piero Terracina / L’instancabile ambasciatore di memoria e di umanità, che / ha suscitato, nel nostro Paese, partecipata coscienza nei / confronti della Shoah, / Su proposta dell’Istituto Mediterraneo / di Studi Universitari / gli Conferisce / La Cittadinanza Onoraria di Siracusa.

Piero Terracina, sopravvissuto alla Shoah, attraverso la Sua Parola, che ha trasformato il dolore in testimonianza di vita e di speranza, ha saputo creare argini di ragione e di coscienza, nei nostri giovani, contro ogni fanatismo, intolleranza, razzismo, cause di ogni orrore. Egli ci ha insegnato che ricordare è l’unico modo per difendere il nostro futuro dagli incubi dell’odio”.

Recupero gli appunti scritti sull’onda dell’emozione del pomeriggio del 27 gennaio 2008, quando ho avuto modo di conoscere personalmente Terracina e di ascoltare la sua testimonianza e mi piace riparlarne a ridosso della festa di Hanukkah (tra l’altro sul canale per bambini Rai Gulp domenica 22 dicembre alle 15:25, andrà in onda il cortometraggio “Hanukkah-La festa delle luci”, prodotto da Rai Ragazzi e dalla Graphilm Entertainment di Roma, opera di un maestro dell’animazione italiana come Maurizio Forestieri; il film racconta la storia fantasiosa della giovane pasticciera Anna, ricorda l’origine di una delle più antiche e affascinanti feste ebraiche e sarà visibile anche su Rai Play), che per la simbologia delle luci, lo scambio dei doni, il senso dello stare insieme si può apparentare al nostro Natale.

A Siracusa, nella Chiesa di San Martino, per ricordare la figura di Monsignor Sebastiano Gozzo (che era recentemente scomparso e che aveva programmato quest’evento poco prima della sua morte), si era tenuto l’ultimo incontro della settimana dedicata alla cultura ebraica e promosso dalla Provincia Regionale di Siracusa e dall’IMSU (Istituto Mediterraneo di Studi Universitari).

Moderatore Elio Tocco, hanno offerto la propria testimonianza nel giorno della memoria (il 27 gennaio, se ci fosse ancora bisogno di ricordarlo, è dedicato dal 2000 alla memoria della Shoah) Franco Perlasca, figlio di Giorgio Perlasca, ed un sopravvissuto di Auschwitz, Piero Terracina.

Franco Perlasca ha rievocato la figura del padre, che durante la seconda guerra mondiale si trovava in Ungheria e per un rocambolesco caso del destino (destino?) si è ritrovato ad essere eroe suo malgrado. Fingendosi il nuovo ambasciatore di Spagna, è riuscito a salvare all’incirca 5200 ebrei ungheresi dalla deportazione.

Un eroe. Ma Franco Perlasca ci tiene a distinguere l’eroe dal giusto: pensiamo a Pirandello per cui è “molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere ogni tanto, galantuomini sempre”. L’azione eroica a volte viene ostentata e un singolo gesto eroico può essere perfino in contrasto con la natura profonda di un essere umano. Giorgio Perlasca, invece, come i veri giusti, ha compiuto un gesto da eroe ma quasi suo malgrado e, cessata la situazione straordinaria in cui si è trovato a scegliere il bene opponendosi con coraggio e determinazione al male, è tornato alla vita di sempre, mantenendo il silenzio anche con le persone care.

Questa storia, scritta in un memoriale di cui una copia andò al governo italiano, l’altra a quello spagnolo, che l’ignorarono completamente, sarebbe rimasta per sempre nel cassetto e nel cuore di Perlasca se non fosse accaduta una serie di fatti: un ictus, che lo portò a rivelare alla nuora e al figlio l’esistenza del memoriale, di cui però ancora una volta i familiari stessi sottovalutarono l’importanza. Perlasca, una volta guarito, come prima cosa ripose lo scritto nel cassetto. Altro motivo per cui ritenerlo un vero giusto: solo la morte imminente l’aveva indotto a quella rivelazione perché temeva che quel passato andasse perduto per sempre.

Decenni di silenzio. Poi, accade qualcosa che fa riemergere potentemente quell’atto di eroismo, di compassione, di solidarietà umana. Delle donne ungheresi, all’epoca dei fatti ragazzine, avevano cercato notizie di quell’Jorge Perlasca sedicente diplomatico spagnolo e riescono a scovarlo in Italia, a Padova, nella sua casa di Via Guglielmo Marconi 13, giusto di fronte alla basilica di Sant’Antonio da Padova.

Le donne, un po’ in ungherese, un po’ in tedesco, un po’ in italiano, un po’ nel linguaggio universale dei gesti, rievocano quella storia davanti agli occhi allibiti di Franco, che inizia finalmente a capire che suo padre Giorgio forse aveva compiuto qualcosa di veramente straordinario. Franco Perlasca racconta con garbo, perfino riesce a far sorridere, ma la commozione gli vela la voce quando narra cosa quelle donne regalarono a suo padre in segno di gratitudine. Pacchi e pacchettini dei tipici prodotti ungheresi. Quello che ogni turista porta in dono. Poi, tre oggetti. Che Franco Perlasca tuttora conserva religiosamente. Piccole povere cose cariche di un dolore indicibile. Una tazzina, un cucchiaino, un medaglione. Perlasca rifiuta. Le donne insistono. Il balletto di offerte e rifiuti si ripete per qualche minuto. Perlasca dice: “Dovete tenere voi queste cose, per lasciarle in ricordo ai vostri figli, che poi le lasceranno ai vostri nipoti”. E quelle donne, in un italiano perfetto che ha del miracoloso, gli rispondono: “Queste cose deve averle lei. Se non fosse per lei, noi non avremmo figli né nipoti”.

La storia di Perlasca inizia così a diventare conosciuta. Se ne occupano Enrico Deaglio, che dopo una lunga serie di interviste scrive “La banalità del bene” (poi uscirà anche “L’impostore”) e Giovanni Minoli con la sua trasmissione “Mixer”. La vita di Perlasca viene allo scoperto ed è tutto un susseguirsi di incontri con le scuole, di interviste, di riconoscimenti anche internazionali, alcuni preziosi e importanti. Ma quello a cui Perlasca tiene di più sta sulla scrivania del suo studiolo. Una targa consegnatagli da ragazzi di una scuola della provincia vicentina. La semplice iscrizione dice: Ad un uomo al quale vorremmo assomigliare. In un tempo mediocre, di falsi miti ed eroi, Perlasca il giusto, riconosciuto tale anche dalla commissione dello Yad Vashem in Israele, che esamina le cause di chi, non ebreo, si è comportato da giusto (e non si autopresenta ma è presentato da terzi, le cui testimonianze sono attentamente vagliate), Perlasca il giusto dicevamo, rappresenta sicuramente un modello positivo, una luce per le nuove generazioni. Un uomo che ha vissuto nel silenzio, che ha risposto con sincerità e semplicità disarmante a chi gli chiedeva come avesse fatto a compiere quell’impresa disperata: “Lei non avrebbe fatto lo stesso al posto mio?”.

Hannah Arendt, a proposito di Eichmann e altri nazisti, ha parlato di banalità del male. Il mostro, il torturatore, possono essere anche i nostri vicini di casa. Il male non ha corna né puzza di zolfo ma può avere il volto di ognuno di noi. Di chi ubbidisce agli ordini ricevuti senza discuterli. Di chi volta la faccia dall’altra parte per non essere coinvolto. Anche il bene è banale, in fondo. Un gesto semplice può salvare una vita. E come dice il Talmud, chi salva una vita salva l’universo intero.

C’è una leggenda ebrea meravigliosa. Esistono nel mondo 36 giusti, sempre. Neanche loro sanno di essere giusti, ma quando c’è da dire un sì o un no, quando c’è da prendere posizione, lo fanno e basta. Poi tornano alla vita di sempre, neanche consci loro stessi fino in fondo di aver cambiato la storia. E grazie a loro Dio non distrugge il mondo.

Vi invito a visitare il sito della fondazione intitolata a Giorgio Perlasca, dove troverete altro materiale interessantissimo – bibliografia e filmografia, storia della Shoah e vari documenti – : http://www.giorgioperlasca.it.

Dopo il racconto emozionante di Franco Perlasca – che ci narra anche del film tratto dalla vita del padre, interpretato da Luca Zingaretti, giudicato dalla moglie di Perlasca bravissimo ma molto, molto meno bello del marito… – attendiamo tutti le parole di Piero Terracina. Non è un film. È vita vissuta, sangue e lacrime. Una disperazione senza fine.

Piccolo uomo vestito di verde, ti riconosco ebreo dall’aspetto mite che Umberto Saba seppe così bene ritrarre. Occhialetti tondi a difendere gli occhi pensosi scrutati da occhi attenti, rispettosi sì, ma che indugiano su di te come su una bestia da fiera, l’animale da circo che deve fare il suo numero da deportato testimone speranzoso nonostante tutto.

Ma tu non ci stai. Da subito. “Per me non c’è stato un Giorgio Perlasca”. Voce scura, bassa e dignitosa.

E il dolore fluisce come una piena, trattenuto dalle parole ferme di chi si sa innocente eppure perseguitato, di chi è vittima e ha subito le sevizie di carnefici infernali eppure uomini come lui, unico scampato su una famiglia di otto persone.

Il male può essere banale, quotidiano. È il compagno di scuola sempre amico che ti volta le spalle e ti lascia da solo perché sei ebreo; è l’insegnante che salta il tuo nome nell’appello e ti dice che non puoi entrare in classe. “Che cosa ho fatto?” chiedi. E ti viene risposto con tre parole che uccidono la tua sensibilità, il tuo amore per lo studio, la tua innocenza di bambino di otto anni. “Perché sei ebreo”. È il traditore che consegna te e la tua famiglia per 5000 lire ciascuno – 40000 lire durante la seconda guerra mondiale sono soldi – mentre avete deciso di riunirvi per la Pasqua ebraica, finalmente insieme dopo essere stati separati perché protetti in case diverse da persone buone – i giusti senza nome – che avevano avuto pietà di voi.

Piero ha 8 anni quando vengono emanate le leggi razziali e 14 anni quando viene arrestato con i suoi dai nazisti che non hanno pietà neanche del nonno anziano. Ed è dolore infinito: il carcere di Regina Coeli – avete idea di cosa sia entrare in carcere quando si è innocenti? – dove, faccia a muro, con la consegna del silenzio, il padre di Piero, lucido profeta di ciò che sarà, intima ai figli di conservare la dignità, almeno quella. “Siate uomini”.

Ma è proprio quello che i nazisti vogliono distruggere: l’umanità di questa povera gente, stipata sul treno che parte dalla stazione Tiburtina di Roma per Fossoli, tappa intermedia del viaggio verso Auschwitz, l’inferno di un pazzo.

Niente cibo né soprattutto acqua, implorata a mani tese di stazione in stazione a gente indifferente. Piero si interrompe spesso scusandosi con noi, noi che dovremmo baciargli le mani, quelle stesse mani di ragazzo tese disperatamente dal carro bestiame di un treno, per la commozione che gli stringe la gola e che taglia la nostra. Il silenzio in chiesa è tangibile, solido e compatto. Le lacrime scendono e ci domandiamo che cosa potrebbe risarcire sofferenze così grandi. “Nemmeno uno sguardo di pietà”.

Cinque giorni cinque notti escrementi urine un bambino è nato per morire ad Auschwitz.

E l’arrivo. E la verità, subito. Di qui si esce solo per il camino.

E gli appelli, e la neve gelata da bere, che non sia troppo contaminata. E la supplica con gli occhi all’aguzzino perché affondi un’altra volta il cucchiaio nella brodaglia immonda. Qui non c’è più dignità, quella che aveva raccomandato ai figli il padre di Piero. Ma un ragazzo di quattordici anni vuole vivere, anche un giorno soltanto di più.

Piero parla e i suoi occhi sono oltre noi, fuori dal portone di questa chiesa dove lui si sente fuori posto, perché è fuori anche da questo tempo Piero, forse perché è il 27 gennaio e nel 1945 i Russi aprirono quei dannati cancelli da cui i suoi cari non sono usciti. E non c’è esultanza e non c’è scampo al senso di colpa per essere ancora vivi.

Piero non ci narra l’orrore, non ci narra la follia cieca e stupida di gente che era capace di indicibili crudeltà eppure amava la famiglia l’arte la letteratura la musica. Piero si scusa ancora. “Mi sento lì. Scusatemi, non ce la faccio a continuare”.

Lo applaudiamo e sfiliamo fuori. Qualcuno di noi va a stringergli la mano. Il peso che quest’uomo porta è troppo grande, ma che lo abbia condiviso con noi è bellissimo. Penseremo a lui, pregheremo per questo piccolo uomo che ha guardato in faccia l’inferno e ne è uscito vivo.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=4045:siracusa-in-mostra-collettiva-di-fotografia&catid=17&Itemid=143

SIRACUSA IN MOSTRA: COLLETTIVA DI FOTOGRAFIA

MARIA LUCIA RICCIOLI
Martedì, 21 Gennaio 2020 14:17
Il 13 gennaio alle ore 17, presso la Biblioteca provinciale dedicata e intitolata ad Elio Vittorini, situata in Via Roma 31, si terrà l’inaugurazione della mostra che vedrà esposte le fotografie di Antonio Pica, Angelo Bonomo, Corrado Sorrentino, Kevin Saragozza, Giovanni Di Giorgio, Antonio Amato, Dario Monzù, Francesco Aversa, Marco Brunetti, Bruno Sauza, Chiara Mongiovì, Vincenzo Miconi, Francesco Barreca, Domenico Lo Bue, Giuseppe Aliano, Massimo Di Stefano, Daniela Cavarra, Larita Sarta, Laura Marchetti, Ignazio Calà, Maurizio Formati, Andrea Pagliari, Stefania Genovese, Stefano Piazza, Salvatore Di Maria, Eduardo Cannata, Barbara Pindo, Giuseppe Giardina, Cristina Artale, Valentina Sorrentino, Michele Ponzio, Giovanni Tumminelli, Giovanni Fontana, Fabio Di Stefano, Giancanio Sileo, Gabriele Midolo, Eleonora Turco, Eugenio Bruno, Emanuele Liali, Giuseppe Bellofiore, Giuseppe Mazzarella, Sebastiano Pirruccio, Fausto Renda, Giuseppe La Colla.

Alcuni degli espositori hanno alle spalle la partecipazione a mostre collettive o personali, docenze e partecipazioni a laboratori e corsi di fotografia, riconoscimenti su portali relativi alla fotografia, collaborazioni con istituti scolastici e molto altro, diversi di loro sono dei semplici appassionati che tentano di catturare momenti, di “scrivere con la luce” la loro personale visione del mondo e delle cose.

Organizzatori sono Salvatore Di Giorgio, Salvo Vasile, Sebastiano Valenti, Giovanni Bove, Dario Giannobile, Marcello Bianca e Massimo Tamajo, che hanno realizzato l’evento grazie anche al supporto di alcuni sponsor; l’intento del progetto è quello di veicolare idee e immagini e raccogliere il maggior numero possibile di diverse visioni fotografiche di Siracusa e i suoi immediati dintorni: 51 fotografi, un vero record nella storia culturale della città, che espongono 110 fotografie raccontando il loro sguardo su Siracusa.

L’ingresso è gratuito e sarà possibile visitarla dalle 10.30 alle 13 e dalle 16 alle 20, dal 14 al 24 gennaio 2020.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=4046:l-orchestra-barocca-siciliana-sbarca-a-siracusa&catid=17&Itemid=143

L’ORCHESTRA BAROCCA SICILIANA “SBARCA” A SIRACUSA

MARIA LUCIA RICCIOLI
Martedì, 21 Gennaio 2020 14:19
L’OBS “sbarca” a Siracusa: l’Orchestra Barocca Siciliana, fondata a Palermo dal flautista Piero Cartosio, dal 1986 si è distinta nell’organizzazione di concerti, festival come Palermo e Madonie Musica Antica, registrazioni discografiche e corsi di perfezionamento (a Polizzi Generosa) sulla prassi storicamente informata della musica antica e dal 2020 la sua nuova sede sarà proprio la nostra città, scelta per promuovere le sue attività istituzionali anche nella Sicilia orientale la sua attività istituzionale.

Proprio a Siracusa infatti lo scorso 5 gennaio si è tenuto il primo concerto, che ha così ufficialmente aperto la nuova stagione dell’ensemble: presso la suggestiva Chiesa di San Martino nel cuore di Ortigia sono risuonate le note dell’organo suonato da Luca Ambrosio, quelle del flauto di Piero Cartosio e della voce del soprano Paola Modicano.

Il refettorio, la Biblioteca e la Chiesa dei PP. Cappuccini di Siracusa, dedicata a Maria Ss.ma della Misericordia e dei Pericoli, saranno protagonisti dei successivi appuntamenti: il clavicembalo di Sebastiano Cristaldi, il flauto traversiere e il virginale di Enrico Luca e di Luca Ambrosio, gli archi di Salvatore Lorefice, Martina De Sensi e Daniele Lorefice, le voci del soprano Giorgia Cinciripi e del tenore Salvo Fresta e del coro Doulce Mémoire accompagneranno gli spettatori lungo un percorso musicale alla ri-scoperta di Corelli, Vivaldi, Bach, Mozart – interessanti le suggestioni mariane del “Vespro della Beata Vergine” al tempo di Luigi XIV, il parallelismo tra le hit parade contemporanee e quelle del Sei-Settecento e il salotto bachiano fra note e tazze di tè.

Al pubblico interessato la gioia di seguire questo cartellone che si snoderà da febbraio a giugno.

Per maggiori informazioni, scrivete ad orchestrabaroccasiciliana@gmail.com oppure consultate i social.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=4049:la-voce-del-recensore-una-nuova-opportunita-per-giovani-scrittori&catid=17&Itemid=143

LA VOCE DEL RECENSORE: UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER GIOVANI SCRITTORI

REDAZIONE CIVETTA
Martedì, 21 Gennaio 2020 14:34
Attorno ai libri ruota tutto un mondo a molti sconosciuto: oltre ai librai vanno considerati i distributori e prima ancora gli editor e gli agenti letterari. Altre figure della “filiera” del libro sono i recensori, che tramite i siti letterari, i blog e i social come Facebook, Twitter, Instagram e altri diffondono le notizie relative al libro, al suo autore e al suo mondo.

Il recensore odierno riveste il ruolo che fino a qualche anno fa era di competenza più accademica, cioè dei critici letterari – docenti universitari, giornalisti specializzati, scrittori di riconosciuta fama e peso.

Occorre quindi ponderare con attenzione ciò che viene pubblicato in rete, specie alcune recensioni volutamente o esageratamente positive o stroncature immotivate.

Riceviamo e pubblichiamo la proposta di uno spazio nato di recente e specificamente dedicato alla promozione degli autori: La Voce del Recensore che, dopo una soddisfacente esperienza decennale in campo editoriale, diventa spazio per la valutazione delle opere letterarie: quelle ritenute meritevoli (da inviare a valutazioneopere@libero.it) saranno recensite da editor qualificati e recensori che metteranno a disposizione dell’autore la propria professionalità e competenza, il tutto gratuitamente (diffidare sempre dei servizi a pagamento, se non offerti da agenzie di riconosciuta serietà) a fronte di simbolici e volontari contributi a sostegno dello spazio stesso.

Il sito in questione sarà visionabile all’indirizzo http://www.scritturaviva.simplesite.com.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=3978:niccolo-salvia-l-esemplarita-di-mariannina-coffa&catid=17&Itemid=143

Niccolò Salvia: l’esemplarità di Mariannina Coffa

MARIA LUCIA RICCIOLI
Giovedì, 19 Dicembre 2019 11:29
Mariannina Coffa, poetessa e patriota netina, donna e artista impegnata anche nella causa risorgimentale, visse la sua breve parabola tra il 1841 e il 1878.

La sua biografia e la sua opera sono state indagate con acribia e passione, anche per via degli aspetti “romantici” della sua vicenda di donna e artista, malmaritata e costretta a sublimare dolorosamente il primo amore, quello per il drammaturgo e musicista Ascenzio Mauceri, poi primo preside del Liceo classico di Noto.

“La Civetta di Minerva” ha seguito il procedere degli studi sulla Coffa – mostre, convegni come “Sguardi plurali”, pubblicazioni sulla poetessa: ricordiamo almeno “Voglio il mio cielo”, che raccoglie a cura di Biagio Iacono e Marinella Fiume le lettere che Mariannina indirizzò a familiari, ad amici e al precettore Corrado Sbano –, anche nella speranza che gli scritti della Coffa e la sua stessa figura siano svincolati dall’ambito più prettamente locale e siano sempre più oggetto di indagini accademiche, come sta accadendo da qualche anno a questa parte, grazie sia agli studiosi ed estimatori “storici” della poetessa che alla nuova generazione di indagatori di aspetti nuovi o poco studiati delle poesie e della biografia coffiana.

Venerdì 29 novembre scorso si è laureato in Lettere classiche – relatore il professor Andrea Manganaro, auspici affettuosi i familiari, gli amici, i docenti come Michela Di Rosa, Marisa Berretta e Cettina Raudino, già assessora alla Cultura e sensibile tra l’altro alle tematiche della scrittura al femminile, della toponomastica, della violenza di genere – Niccolò Vincenzo Salvia, studente netino, impegnato non solo negli studi e nella realizzazione del sogno di insegnare, ma anche di “dedicare tempo, energie, passioni, progetti per ciò che si ama”, per usare le sue stesse parole: la candidatura alle elezioni studentesche, l’interesse attivo per la politica, l’associazionismo con “Le formiche del fuoco” sono alcuni degli aspetti che ne contraddistinguono il percorso. Niccolò Salvia ha scelto come argomento per il suo elaborato il rapporto tra Mariannina Coffa e i gender studies; si tratta dei cosiddetti studi di genere, che possono fornire utili strumenti ermeneutici per la comprensione e la descrizione della storia e della produzione della Nostra: quanto conta per un letterato un artista un intellettuale uno scienziato l’appartenenza a un genere? Quanto ha influito nella vita e nell’opera della Coffa la specificità del suo essere donna, in un contesto – quello della Sicilia del secondo Ottocento, tra conservatorismo, lotte risorgimentali, primo e secondo Romanticismo – nel quale le istanze femministe erano in fieri?

L’esemplarità della vicenda della Coffa, le figure femminili della sua poesia – ad esempio le sorelle spose madri dei patrioti, l’Italia stessa raffigurata come donna negletta e schiava com’era costume letterario dell’epoca, pensiamo a Leopardi… -, la sua volontà di essere più di una “donna di casa”, i suoi impegni interessi stilemi, possono essere indagati alla luce di una critica femminista o dell’approccio degli studi di genere? Questo il tema interessante della tesi di Niccolò Salvia, cui auguriamo un proficuo prosieguo degli studi e la realizzazione dei suoi obiettivi e progetti – qualcuno riguarda anche una maggiore valorizzazione di Mariannina Coffa, gloria netina e non solo.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=3828:in-fratelli-di-cielo-di-don-aprile-liriche-e-testimonianze-di-fede&catid=17&Itemid=143

In “Fratelli di cielo” di don Aprile liriche e testimonianze di fede

MARIA LUCIA RICCIOLI
Domenica, 23 Giugno 2019 22:20
Il libro comprende la prefazione di Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta, e i contributi di vari poeti

 

La Civetta di Minerva, 15 giugno 2019

“La Civetta di Minerva” ha dedicato diversi articoli all’opera pastorale e letteraria di don Raffaele Aprile, che, dopo “Innamorato del cielo”, ha deciso di dare alle stampe il volume “Fratelli di cielo – in versi si raccontano in cammino con Maria” (Bonfirraro Editore), che verrà presentato il 20 giugno alle ore 20 presso il Salone Baranzini della Basilica Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa.

Don Aprile, augustano, oltre a svolgere il suo ministero presbiteriale come assistente spirituale del gruppo di preghiera Madonna delle Lacrime e del gruppo Caritas, accoglie i pellegrini che vengono a visitare la Basilica Santuario e si occupa anche delle missioni con il Reliquiario. Ricordiamo alcuni dei riconoscimenti che ha ottenuto per la sua passione per la scrittura: ha partecipato alla stesura di un’antologia poetico-letteraria in omaggio a Luigi Pirandello a cura di Giuseppe La Delfa, al libro di don Francesco Cristofaro, conduttore televisivo presso Padre Pio TV e a vari concorsi poetici (quello di Favara intitolato ad Ignazio Buttitta, “Il Federiciano”…); per iniziativa del parroco don Domenico Cirigliano, a ricordo della visita del Reliquiario della Madonna delle Lacrime, è stato collocato in modo definitivo nella parete laterale esterna della Chiesa Madre di Rocca Imperiale il quadretto della Madonnina con una sua preghiera/poesia Vergine delle Lacrime; collabora col settimanale “Notizie della diocesi” di Carpi, curando una rubrica poetica.

La pubblicazione collettanea comprende la prefazione di Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta, e di Francesco Maria Marino OP, una introduzione di Fabrizio Mattioli, Avvocato della Rota Romana, e i contributi dei poeti Monsignor Giuseppe Greco, Loris Filippetto, Sonia Accossano, Roberto Giovanni Bizzotto, Filippo Cacioppo, Albino Fattore, Don Ernesto Piraino, Giuseppe Puzzo, Maria Lucia Riccioli, Andrea Maniglia, Nino Cardillo, Don Pasqualino di Dio, Rita Masala, Suor Vincenzina Botindari, Michele Taboni, Rafał Soroczyński, Gruppo di Preghiera Carismatica Madonna delle Lacrime, Nicola Douglas De Fenzi, Claudia Koll e le testimonianze di Salvatore Pappalardo Arcivescovo di Siracusa, Aurelio Russo, Gabriele Russo, Lucia Palmieri, Gabriele Dini, Ida Vasta, Giuseppe Aletti, Danilo Zirone, Loris Filippetto: ecclesiastici e laici, semplici devoti e studiosi, ma comunque voci che narrano, che liricamente si effondono, voci pellegrine, in cammino dunque, come suggerisce il sottotitolo del volume.

Il libro raccoglie sia poesie che testimonianze di fede e di guarigione fisica e spirituale: la parola è canale privilegiato di espressione dei sentimenti più profondi e quindi anche della contemplazione mistica, del rapporto con la Natura e con il Divino, delle lacerazioni, delle sofferenze e delle gioie; se l’arte è a suo modo testimonianza, la narrazione di un percorso di vita, dei bivi e delle svolte inattese dovute ad un incontro con qualcosa che trascende il solco dell’abitudine o peggio ancora della rassegnazione lo è ad un altro livello.

http://www.lacivettapress.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=4020:il-bimestre-di-cultura-notabilis-festeggia-i-10-anni&catid=17&Itemid=143

Daniela Tralongo: “A noi tocca ricordare che pensare non è una perdita di tempo”

Non è semplice per un giornale o una rivista cartacea giungere a tagliare traguardi importanti in termini di durata: la concorrenza dei new media e una certa disaffezione verso la lettura e l’approfondimento – spesso si preferiscono veloci post composti di poche immagini ad effetto e di ancor meno parole – rendono sempre più complicata la sopravvivenza di mezzi “lenti” come il quotidiano, il quindicinale, il mensile. Eppure.

Eppure qualche giorno fa “Notabilis”, bimestrale di cultura che mette in risalto “Persone, fatti ed eventi degni di nota in Sicilia” e che si è posto l’ambizioso obiettivo di difendere la cultura siciliana sul territorio e nel mondo, ha tagliato il nastro dei suoi primi dieci anni: grazie alla caparbia dolcezza di Daniela Tralongo, che lo dirige e lo pubblica, affiancata da una squadra di validissimi collaboratori e simpatizzanti – pensiamo ad Egidio Ortisi, Mario Blancato, Paolo Fai, Elio Cappuccio, a docenti operatori culturali studiosi artisti e scrittori come Salvo Zappulla, Emanuela Abbadessa, Marinella Fiume e Maria Lucia Riccioli, a Carmen Dollo, Antonio Raciti, Maria Cristina Picciolini, Giovanna Caggegi, Orazio Mezzio, Paolo Sanzaro… – questo periodico raffinato è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante nell’editoria siciliana e oltre.

La sfida è quella di seguire la tradizione e si sapersi rinnovare: la grafica gioca un ruolo importante così come l’individuazione di nuovi target (ad esempio una sezione è dedicata ai piccoli lettori); la costola digitale di Notabilis offre inoltre un aggiornamento quotidiano sugli eventi di maggiore spessore – fondamentale il lavoro di Ilenia Nicolosi, Federica Miceli, Claudio Ruggeri, una cui splendida illustrazione raffigurante Luca Parmitano, siciliano di Paternò a capo della Stazione spaziale internazionale, è stata offerta in dono agli ospiti della serata per festeggiare il decennale di Notabilis.

Si è parlato di moda in Sicilia grazie alle creazioni sartoriali di Lovemà, di festival culturali come Sicily Fest, di teatro con Gisella Calì, di scrittura che si unisce al volontariato con Aldo Mantineo e “Serafiche frequenze”, la raccolta di racconti edita da Sampognaro & Pupi il cui ricavato finanzierà l’acquisto di un defribillatore per un istituto scolastico di Siracusa e la formazione per gli operatori che lo utilizzeranno… e molto altro.

Ecco le parole di Daniela Tralongo: “… è stata una vera e propria festa, che attraverso la voce dei presenti, ma anche di chi non è potuto esserci, ha permesso di raccontare questi dieci anni di attività del lavoro di Notabilis: fare informazione culturale, consegnare approfondimenti che generino letture critiche e scoprire risorse umane e territoriali che siano di esempio e ispirazione. Fare informazione culturale è davvero una scommessa, e decidere di farlo con un’edizione cartacea e una online forse è follia. Riconoscere le professionalità diventa fondamentale. Viviamo bombardati da informazioni che ci aggiornano minuto per minuto di tutto ciò che ci circonda e al 90% tutto assume toni sensazionalistici (l’urgenza dei click). Diventa facile in questo modo perdere di vista non solo la complessità di alcuni eventi che necessitano letture critiche, ergo spazio per una narrazione polivalente, ergo tempo per leggere questi approfondimenti; ma diventa fondamentale anche offrire letture che siano di ispirazione, che facciano maturare nuove considerazioni e spingano a lavorare a un cambiamento. Degli stereotipi e delle lamentele sterili non se ne può più. E questo tocca a noi! Tocca a chi fa informazione culturale. A noi tocca ricordare che pensare non è una perdita di tempo. Che le competenze vanno riconosciute e valorizzate perché quelli sono gli esempi a cui bisogna dare una voce seria. In pochi secondi siamo informati su tutto, ma solo in alcuni minuti riusciamo a costruirci un’idea. E quell’idea è quella che ci garantisce di non perderci in mezzo alla valanga di fake news e di modelli effimeri. Quell’idea ci consente di poter avere discussioni in cui ci si confronta discutendo guardandosi negli occhi, senza urlarsi contro ma con il solo potere delle idee, dei ragionamenti e delle relazioni che arricchiscono sempre. Perché in fondo di questo si tratta. Di relazioni tra persone che guardandosi in faccia capiscono di non essere sole, in quello che pensano, in quello che fanno, in quello che sperano. Lo spirito della Festa di Notabilis sta tutto in queste righe. Essere insieme e insieme costruire un cambiamento. Le narrazioni si sono intrecciate con i volti di chi le scrive e chi le legge. Tutti insieme, pronti per iniziare i prossimi anni…!”.

← Vecchi Post

Articoli recenti

  • Mimi e gnomi alla Libreria NeaPolis! Le foto…
  • Io su LA SETTIMANA ENIGMISTICA!
  • Mariannina Coffa (6 gennaio 1878 – 2023)
  • I miei ultimi pezzi per LA CIVETTA DI MINERVA
  • Il Natale di NOTE TRICOLORI… il nuovo video!

Archivi

  • gennaio 2023
  • dicembre 2022
  • novembre 2022
  • ottobre 2022
  • settembre 2022
  • agosto 2022
  • luglio 2022
  • giugno 2022
  • Maggio 2022
  • aprile 2022
  • marzo 2022
  • febbraio 2022
  • gennaio 2022
  • dicembre 2021
  • novembre 2021
  • ottobre 2021
  • settembre 2021
  • agosto 2021
  • luglio 2021
  • giugno 2021
  • Maggio 2021
  • aprile 2021
  • marzo 2021
  • febbraio 2021
  • gennaio 2021
  • dicembre 2020
  • novembre 2020
  • settembre 2020
  • agosto 2020
  • luglio 2020
  • giugno 2020
  • Maggio 2020
  • aprile 2020
  • marzo 2020
  • febbraio 2020
  • gennaio 2020
  • dicembre 2019
  • novembre 2019
  • ottobre 2019
  • settembre 2019
  • agosto 2019
  • luglio 2019
  • giugno 2019
  • Maggio 2019
  • aprile 2019
  • marzo 2019
  • febbraio 2019
  • gennaio 2019
  • dicembre 2018
  • novembre 2018
  • ottobre 2018
  • settembre 2018
  • agosto 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • Maggio 2018
  • aprile 2018
  • marzo 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • dicembre 2017
  • novembre 2017
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • agosto 2017
  • luglio 2017
  • giugno 2017
  • Maggio 2017
  • aprile 2017
  • marzo 2017
  • febbraio 2017
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • agosto 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • Maggio 2016
  • aprile 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • dicembre 2015
  • novembre 2015
  • ottobre 2015
  • settembre 2015
  • agosto 2015
  • luglio 2015
  • giugno 2015
  • Maggio 2015
  • aprile 2015
  • marzo 2015
  • febbraio 2015
  • gennaio 2015
  • dicembre 2014
  • novembre 2014
  • ottobre 2014
  • settembre 2014
  • agosto 2014
  • luglio 2014
  • giugno 2014
  • Maggio 2014
  • aprile 2014
  • marzo 2014
  • febbraio 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013
  • novembre 2013
  • ottobre 2013
  • settembre 2013
  • agosto 2013
  • luglio 2013
  • giugno 2013
  • Maggio 2013
  • aprile 2013
  • marzo 2013
  • febbraio 2013
  • gennaio 2013
  • dicembre 2012
  • novembre 2012
  • ottobre 2012
  • settembre 2012
  • agosto 2012
  • luglio 2012
  • giugno 2012
  • Maggio 2012
  • aprile 2012
  • marzo 2012
  • gennaio 2012
  • dicembre 2011
  • novembre 2011

Categorie

  • Eventi culturali
  • Letteratura
  • Musica
  • scuola
  • Uncategorized

Blog che seguo

  • DJED MEDU
  • Il blog di Teresa Vergalli
  • Il videoblog di Maria Amata
  • FLANNERY
  • Seidicente
  • Maria Lucia Riccioli
  • luoghipensanti.wordpress.com/
  • Pane cultura e fantasia
  • rosaliamessina.blogspot.com/feeds/posts/default
  • SOLCHI
  • The Daily Post
  • Remo Bassini
  • Repubblica.it > Homepage
  • NASCONDERE QUALCOSA

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • Flusso di pubblicazione
  • Feed dei commenti
  • WordPress.com

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

DJED MEDU

Blog di Egittologia

Il blog di Teresa Vergalli

Riflessioni

Il videoblog di Maria Amata

FLANNERY

Seidicente

altrimenti tutto è arte

Maria Lucia Riccioli

La Bellezza salverà il mondo (F. Dostoevskij).

luoghipensanti.wordpress.com/

Abitare Miti, Fenomeni e Storie per i Luoghi dell'Anima e della modernità

Pane cultura e fantasia

La Bellezza salverà il mondo (F. Dostoevskij).

La Bellezza salverà il mondo (F. Dostoevskij).

SOLCHI

Quando verrai, o dio dei ritorni, mi coprirò di rugiada e forse morirò per ogni possibile resurrezione

The Daily Post

The Art and Craft of Blogging

Remo Bassini

Appunti

Repubblica.it > Homepage

La Bellezza salverà il mondo (F. Dostoevskij).

NASCONDERE QUALCOSA

"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto" (Calvino)

  • Segui Siti che segui
    • Maria Lucia Riccioli
    • Segui assieme ad altri 104 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Maria Lucia Riccioli
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...